martedì 14 gennaio 2014

Quanto siamo superstiziosi? (Seconda parte)




Riassumendo brevemente: nel precedente articolo ho lanciato un sasso nello stagno, con l'intento di far vacillare le innumerevoli convinzioni di cui siamo vittime sin dall'infanzia.

Queste ferree convinzioni sono così subdole da sfuggire ad una osservazione superficiale. Ciò è dovuto al fatto che le consideriamo nostre, e frutto di una conquista personale.

Così, ripetutamente durante il corso di una giornata, facciamo nostre le idee e le opinioni degli altri senza averle veramente capite fino in fondo. Oppure, con altrettanta superficialità, ci mettiamo a controbattere fino argomentazioni basandoci su vecchie convinzioni, senza prenderci la briga di "ascoltare veramente".

Occorre un lungo e serio lavoro su se stessi per cominciare ad avere seri dubbi sull'enorme e pesante bagaglio di opinioni e convinzioni "non nostre" che ci portiamo dietro.

Tutto questo insieme di idee, opinioni e convinzioni acquisite di seconda mano e non capite fino in fondo, le ho catalogate come "superstizioni", è costituiscono il "sottofondo" di quasi tutte le azioni che compiamo durante la giornata.

Ma cos'è una superstizione?

Lama Anagarika Govinda, nel libro "Meditazione creativa e Coscienza multidimensionale" da una interessante spiegazione su questo argomento, definendo la superstizione come un "residuo", un frammento coperto di polvere (e che può aver subito delle manipolazioni), di qualcosa che in origine era una verità.

E tutti sappiamo quanto le mezze verità siano più pericolosa della menzogna.

Mettiamo che qualcuno, in un lontano passato, abbia viaggiato in dimensioni paradisiache e infernali, e poi abbia spiegato per punto e per segno ai propri intimi che l'inferno e il paradiso non sono dei luoghi fisici, ma "riflessi" della nostra coscienza e un "prodotto" dei nostri comportamenti e delle nostre scelte.

Mettiamo anche che quel qualcuno abbia insegnato loro anche tecniche di osservazioni tali da far sperimentare di persona la verità di questa asserzione.

In quel caso gli ascoltatori hanno avuto accesso a procedimenti e cognizioni tali da poter osservare in se stessi, nei propri pensieri e azioni, le "cause" che conducono a crearsi con le proprie mani condizioni infernali o paradisiache (causa-effetto = karma).

Ma se dopo qualche generazione il messaggio viene manipolato, le tecniche di osservazioni si perdono sepolte dalla polvere del tempo, e poi viene semplicemente detto che chi fa il buono va in paradiso mentre i cattivi vanno all'inferno, allora, non capendo profondamente cosa è bene e cosa è male, quella è superstizione bell'e buona. Niente di vero! Ma solo una menzogna che in origine era una verità.

E se pensiamo che le cose stiano diversamente in campi diversi dalla religione, ebbene ci sbagliamo di grosso: a causa della nostra intima propensione a farci suggestionare siamo sempre pronti a berci di tutto, e ne siamo impregnati sin nel midollo, che si tratti di informazione, politica, scienza, arte, filosofia, psicanalisi, new age e via dicendo...difficilmente sfuggiamo alla superstizione.

L'alternativa?
Svegliarsi!

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