venerdì 31 gennaio 2014

Tenere pulito lo spazio interiore

 

Lo spazio interiore....

Forse non molti sanno di avere la possibilità di conoscere il proprio spazio interiore (la mente).
 
I più si accontentano di vivere alla giornata, accettando che la propria interiorità venga colmata da ogni sorta di "influenze" esterne, vissute nella più totale inconsapevolezza dei dannosi effetti emotivi ed energetici che si generano "dentro", come conseguenza del caos che ci circonda.

Lo spazio interiore - che è conoscibile e coltivabile attraverso la Meditazione e la Preghiera - è lo "spazio" della nostra coscienza, e non vi è luogo più "sacro" ed intimo per ognuno di noi. E' il nostro tempio senza pareti (e senza pareri e opinioni), dove regnano il silenzio e la pace assoluti.
 
E' il luogo del riposo, della luce e della rigenerazione. Il luogo dell'Unità.
 
Dedicare quotidianamente del tempo alla Meditazione e alla Preghiera è il più bel regalo che possiamo fare a noi stessi e al mondo.
 
Pulire la mente è come fare pulizia in casa: spazzare, spolverare, lavare e...aprire le finestre per lasciar uscire "l'aria viziata".
 
Non si dovrebbe mai smettere di fare "pulizia in casa", neanche dopo molti anni di pratica meditativa (addirittura anche dopo il Risveglio), altrimenti, come ha detto il Buddha, "il vaso (la mente), goccia dopo goccia, torna a riempirsi di veleno".

venerdì 24 gennaio 2014

IL BELLO DELL'ABBANDONO



Abbandono...termine che si può affrontare da molte angolazioni e scoprirne sempre nuovi significati utili al nostro difficile stare al mondo. Utili a trovare la tanto desiderata "pace interiore".

Il termine in sé, etimologicamente parlando, potrebbe avere come valenza più appropriata il significato di "metter fuori mano un oggetto, lasciar di tenerlo, lasciarlo andare". E questo è precisamente uno dei principali "segreti" che aspettano di essere scoperti (e conquistati) dal Ricercatore: l'Arte dell'Abbandono.

Perché?
Perché uno dei motivi principali dell'umana sofferenza risiede proprio nell'ATTACCAMENTO a cose, idee e persone.

Poiché noi ci attacchiamo a tutto, diamo costantemente il fianco alla sofferenza.

La vita, per sua natura, è in costante mutamento, in trasformazione....è un flusso che non si può fermare!
Voler trattenere qualcosa (o qualcuno) nel proprio pugno equivale e "firmare un contratto con la sofferenza", perché quel qualcosa ci sarà inevitabilmente tolto un giorno o l'altro.

Ciò non vuol dire che non dobbiamo amare gli oggetti, le idee e le persona, ma riconoscerne la transitorietà. 
E non sentircene padroni.

Questo riconoscimento (e conquista) porta ad un vasto e leggero senso di libertà: libertà di movimento, di pensiero, d'azione.

L'assenza di libertà è forse il "motivo di fondo" del soffrire - sia a livello emotivo, che psicologico e fisico -.
Ogni ostacolo non può che farci soffrire, PERCHE' CI IMPEDISCE DI FLUIRE. 

Un ulteriore significato "etimologico" del termine Abbandono
(che non si trova nei dizionari) potrebbe essere "donare ad Abba".

Abba era il termine col quale il Maestro Gesù amava rivolgersi al Padre "celeste".

Perciò, visto che noi siamo e ci muoviamo nel Padre, l'Abbandono potrebbe essere visto come un "lasciar tornare al Padre quel che da sempre è stato Suo".

Abbandonare = donare ad Abba
Abbandono    = dono fatto ad Abba
Abbandonato =  donato ad Abba.

martedì 14 gennaio 2014

Quanto siamo superstiziosi? (Seconda parte)




Riassumendo brevemente: nel precedente articolo ho lanciato un sasso nello stagno, con l'intento di far vacillare le innumerevoli convinzioni di cui siamo vittime sin dall'infanzia.

Queste ferree convinzioni sono così subdole da sfuggire ad una osservazione superficiale. Ciò è dovuto al fatto che le consideriamo nostre, e frutto di una conquista personale.

Così, ripetutamente durante il corso di una giornata, facciamo nostre le idee e le opinioni degli altri senza averle veramente capite fino in fondo. Oppure, con altrettanta superficialità, ci mettiamo a controbattere fino argomentazioni basandoci su vecchie convinzioni, senza prenderci la briga di "ascoltare veramente".

Occorre un lungo e serio lavoro su se stessi per cominciare ad avere seri dubbi sull'enorme e pesante bagaglio di opinioni e convinzioni "non nostre" che ci portiamo dietro.

Tutto questo insieme di idee, opinioni e convinzioni acquisite di seconda mano e non capite fino in fondo, le ho catalogate come "superstizioni", è costituiscono il "sottofondo" di quasi tutte le azioni che compiamo durante la giornata.

Ma cos'è una superstizione?

Lama Anagarika Govinda, nel libro "Meditazione creativa e Coscienza multidimensionale" da una interessante spiegazione su questo argomento, definendo la superstizione come un "residuo", un frammento coperto di polvere (e che può aver subito delle manipolazioni), di qualcosa che in origine era una verità.

E tutti sappiamo quanto le mezze verità siano più pericolosa della menzogna.

Mettiamo che qualcuno, in un lontano passato, abbia viaggiato in dimensioni paradisiache e infernali, e poi abbia spiegato per punto e per segno ai propri intimi che l'inferno e il paradiso non sono dei luoghi fisici, ma "riflessi" della nostra coscienza e un "prodotto" dei nostri comportamenti e delle nostre scelte.

Mettiamo anche che quel qualcuno abbia insegnato loro anche tecniche di osservazioni tali da far sperimentare di persona la verità di questa asserzione.

In quel caso gli ascoltatori hanno avuto accesso a procedimenti e cognizioni tali da poter osservare in se stessi, nei propri pensieri e azioni, le "cause" che conducono a crearsi con le proprie mani condizioni infernali o paradisiache (causa-effetto = karma).

Ma se dopo qualche generazione il messaggio viene manipolato, le tecniche di osservazioni si perdono sepolte dalla polvere del tempo, e poi viene semplicemente detto che chi fa il buono va in paradiso mentre i cattivi vanno all'inferno, allora, non capendo profondamente cosa è bene e cosa è male, quella è superstizione bell'e buona. Niente di vero! Ma solo una menzogna che in origine era una verità.

E se pensiamo che le cose stiano diversamente in campi diversi dalla religione, ebbene ci sbagliamo di grosso: a causa della nostra intima propensione a farci suggestionare siamo sempre pronti a berci di tutto, e ne siamo impregnati sin nel midollo, che si tratti di informazione, politica, scienza, arte, filosofia, psicanalisi, new age e via dicendo...difficilmente sfuggiamo alla superstizione.

L'alternativa?
Svegliarsi!

domenica 12 gennaio 2014

Quanto siamo superstiziosi?





Spesso mi ritrovo a farmi delle domande "importanti".

Da un bel po' di anni non accetto più supinamente quello in cui ho sempre creduto, quindi mi ritrovo a "setacciare" il mio sapere, per eliminarne i "residui tossici" che inquinano la mia visione del mondo e di me stesso.

Se noi siamo ciò che pensiamo di essere - e se il mondo è ciò che noi pensiamo sia - allora è proprio nell'idea di fondo che bisogna andare a "rovistare" se vogliamo veramente cambiare qualcosa in noi stessi.

Da quando ho capito che la posta in gioco è troppo alta (qui si parla della propria libertà individuale) non perdo occasione per usare la mia capacità di riflettere a fondo sulle questioni che veramente contano.

Quando noto dei comportamenti strani in me: paure, chiusure, contraddizioni, frustrazioni.....non ricorro ad un analista, mi analizzo da solo, sinceramente e....spietatamente. A volte chiedo anche, a chi mi frequenta, cosa vede di me, come mi vede.

Io uso di regola: ASCOLTARE - RIFLETTERE - MEDITARE: ascolto e leggo molto, rifletto fino in fondo su un argomento e....medito (quando medito non medito su un argomento, quello è "riflettere", meditare è un'altra cosa).

Così riflettendo riflettendo mi sono ritrovato a riflettere su temi come la Speranza, la Fede, l'Amore e...la Superstizione.

Cos'è la Superstizione?
E quanto ognuno di noi è superstizioso?

Normalmente si crede che la superstizione si fermi alle credenze popolari basate su timori ancestrali.
Ogni popolo ha le sue superstizioni e i suoi "oggetti" di superstizione: gatti neri, specchi rotti, sale che si rovescia sulla tavola, eclissi, e chi più ne ha più ne metta.

Ma la superstizione finisce veramente lì?
E riguarda solamente i creduloni e i sempliciotti?
O, sotto sotto, siamo un po' tutti creduloni e sempliciotti?

Torniamo a chiederci cos'è la superstizione.

La mia attuale conclusione è che "siamo superstiziosi tutte le volte che crediamo in qualcosa (o qualcuno) che non conosciamo fino in fondo".

Credere senza capire è superstizione.
Avere fede prima di comprendere è superstizione (oppure un "atto di fede" in qualcuno di cui abbiamo fiducia).
Arrivare a delle conclusioni solo perché "suggerite" da altri è superstizione.
Credere in qualcosa senza averne fatta noi stessi esperienza è superstizione.

Ora chiediamoci: "In quante cose crediamo che non conosciamo veramente, o di cui non conosco veramente i fatti?"

Io potrei iniziare in questo momento un elenco lunghissimo di superstizioni largamente diffuse anche nella nostra cosiddetta società "avanzata", ma se mi credereste ciecamente sarebbe una superstizione in più.

Proviamo comunque a riflettere: tutto quello che leggiamo sui libri, sui giornali, che ascoltiamo alla radio, alla Tv, su Internet o da altri, è vero?

Se noi crediamo alla Formula della Relatività di Einstein senza averla capita e ne accettiamo le conclusioni, quello è un atto di superstizione.
Se noi crediamo allo sbarco sulla Luna senza averne le prove certe, quello è superstizione.
Se crediamo in dio, nei santi e nella madonna senza capire chi è dio, cosa sono i santi e la madonna, quella

è superstizione.

Devo continuare?