mercoledì 30 maggio 2012

Un quindicenne così non s'è mai visto

Correva l'anno 3000 a.C. (così dice il Bhagavata Purana), secolo più, secolo meno.


Il Kali yuga non era ancora iniziato e si era, allora, nello Dvapara yuga (nell'età del bronzo).


All'alba di un giorno fatidico un giovane quindicenne, Krishna, bello come il sole, accompagnato da suo fratello Baladeva (bello come la luna) e da molti coetanei, suoi cari amici d'infanzia, si apprestava a lasciare il villaggio di pastori dov'era stato allevato con cura e  amore.

A salutarlo in lacrime vi era tutto il villaggio di Vrindavana (nell'attuale stato indiano dell'Uttar Pradesh): i suoi genitori adottivi, Nanda e Yashoda, le giovani ragazze del villaggio, sue amanti e compagne di giochi, come Radha, Chandravali e Lalita, e tutti gli anziani del villaggio.





Il giovane Krishna si stava accingendo a partire alla volta della città di Mathura (a sud dell'attuale Nuova Delhi), per andare a riscuotere un vecchio debito: c'era uno zio cattivo cattivo, Kamsa, usurpatore del trono di Mathura, che doveva essere spodestato.


Questa brutta storia era cominciata alcuni anni prima della nascita di Krishna: Kamsa, stanco del carattere buono e poco espansionista del padre Ugrasena, organizza un complotto per detronizzare il padre. Il complotto riesce e Kamsa imprigiona il padre e tenta di uccidere sua sorella Devaki e il cognato, il re Vasudeva. Ma qualcuno lo dissuade dal farlo.


Kamsa, allora, imprigiona la coppia reale e lì, nella cattività di una prigione, nacque il piccolo Krishna.


Ma poiché vi era una profezia (conosciuta da Kamsa) che rivelava che l'ottavo figlio di Devaki lo avrebbe ucciso, l'usurpatore uccideva regolarmente tutti i figli che nascevano alla sorella.


Quando Devaki mise al mondo Krishna, delle voci divine le rivelarono che il bimbo era un Avatara di Vishnu e avrebbe dovuto immediatamente metterlo in salvo.


Quindi nella notte, con l'aiuto di alcuni complici, Vasudeva evase temporaneamente dal carcere, prese suo figlio Krishna e l'altro suo figlio (Baladeva, anche lui Avatara di Vishnu) che aveva avuto dalla seconda regina Rohini e li portò in salvo in un vicino villaggio di pastori: Vrindavana.


In quel villaggio il piccolo Krishna crebbe compiendo, si dice, imprese tanto straordinarie da sembrare inverosimili. Le sue gesta giovanili fanno impallidire quelle di tutti gli eroi conosciuti da noi, in Occidente. La forza e il potere mostrati da Krishna, sin dai primi anni di vita, sono di gran lunga superiori a quelle di Ercole, di Teseo, Perseo, Achille e tanti degli eroi omerici e mitologici.


Possiamo dire che Krishna, i draghi se li mangiava a colazione.


Come Krishna stesso rivela, molti anni dopo sul campo di battaglia di Kurukshetra al suo discepolo Arjuna: Egli (inteso come Vishnu) discende di era in era per annientare coloro che vogliono frenare l'evoluzione e ristabilire l'ordine universale.


In effetti Krishna è un Altissimo Iniziato Solare che ha incarnato il Principio del Distruttore e dell'Amante Universale. Suo simbolo è il Leone (e si dice che cavalcasse un leone). 


Il Suo compito era (non quello favoleggiato in modo infantile da molti) di epurare il nostro pianeta da alcune "presenze" indesiderate e anti evolutive, aprendo un nuovo ciclo per il nostro pianeta e iniziandolo a una nuova vibrazione.


Quindi, all'epoca, non vi fu demone o eroe che scampasse alle mani forti di questo giovane dio se agiva contro le Leggi Divine.












Dopo un lungo viaggio coi suoi amici e con Balarama, il quindicenne Krishna arriva nella città di Mathura, e trova la città in festa: ovunque vi sono padiglioni abbelliti da bandiere e stendardi, musiche, danze, profumi, tornei, soldati, guerrieri, eroi e principi, gente che passeggia, mercati in festa.


Krishna e Balarama entrano nella città come dei leoni in una selva. 


Splendenti in tutta la loro bellezza e forza si divertono con gli amici, indossano abiti colorati e si apprestano a partecipare da protagonisti alla festa in corso.


Mentre si stanno dirigendo verso un padiglione dove si sta svolgendo il Dhanur Yajna, il Sacrificio dell'Arco, al quale stanno partecipando i più forti e valenti re e principi dell'India antica, il giovane Krishna viene aggredito dal più forte elefante di Mathura, Kuvalayapida, che tenta di ucciderlo.


Divertendosi con quel mostro inferocito, Krishna ci gioca un po, danzandogli attorno o sotto le gambe massicce, ma poi, stanco di giocare, lo uccide a schiaffi e gli spezza la colonna vertebrale con un pugno.


Quindi prosegue alla volta del luogo dove si svolge il Sacrificio.


Il Sacrificio consisteva nel riuscire a tendere la corda di un arco di origine divina: l'Arco di Shiva. 


La particolarità di quest'arco era che era talmente pesante che occorrevano diversi uomini forti per riuscire solo a sollevarlo, figurarsi poi piegarlo per legare la corda.


Dopo aver assistito agli insuccessi dei più forti eroi del suo tempo, il giovane Krishna si avvicina all'arco, lo solleva con estrema facilità, lega la corda e, tendendola al massimo, spezza l'arco in un fragore assordante, lasciando nello stupore tutti i presenti.


Velocemente Krishna e Baladeva si dirigono verso il luogo dove Kamsa sta presiedendo ad un altro torneo, dove i più forti lottatori si stanno affrontando in duelli corpo a corpo. 


Scavalcando le recinsioni e il sistema di sicurezza d'ordine i due giovani fratelli balzano come leoni sul palco e affrontano i due più forti lottatori del regno: Chanura e Mushtika, uomini talmente forti da poter frantumare con le braccia dei pilastri di marmo.


Krishna affronta Chanura e Balarama l'altro lottatore.
La lotta è veramente avvincente, a colpo risponde colpo, attacchi e schivate si susseguono in modo armonioso e bello a vedersi, tanto che i movimenti dei lottatori sembrano simili a una danza.


I due ragazzi giocano abilmente coi loro giganteschi avversari danzandogli intorno; elegantemente e veloci come fulmini riescono ad evitare i loro colpi.


Col procedere della lotta i corpi dei lottatori diventano sempre più belli: i muscoli tesi e la pelle sudata rendono il volto e il corpo di Krishna e Baladeva bellissimi a vederesi. Le gocce di sudore sembrano perle di rugiada.


Poi, stanchi di giocare coi due colossi, Krishna e Baladeva li assalgono con forza e tempestandoli di pugni e schiaffi li abbattono.


Krishna fa cadere Chanura e mettendoglisi a cavalcioni lo tempesta di pugni, fino a finirlo.












Ucciso Chanura Krishna corre veloce verso il trono del re Kamsa, che cerca di difendersi con una spada, ma il giovane, più rapido, gli fa cadere la corona dalla testa, lo afferra per i lunghi capelli, lo trascina sul palco e prima che le guardie riescano a intervenire lo uccide tempestandolo di pugni.










Ucciso il malvagio Kamsa, il quindicenne Krishna si siede sul trono e, indossando la corona rivela ai presenti la sua origine regale e il suo diritto al trono.


Ma non volendo tenere il trono per sé il giovane Avatara fa liberare il vecchio re Ugrasena, suo nonno, e i suoi genitori: Vasudeva e Devaki.


Quindi, restituendo alla città di Mathura il suo legittimo re, Krishna continua la sua opera di ristabilire l'ordine planetario.




E oggi?


Cosa farebbe un Avatara (o due) oggi?


Muoverebbero guerra o userebbero altri metodi per ristabilire il corretto ordine evolutivo?


Prossimamente su questo schermo (forse) parleremo di questo argomento.





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