mercoledì 8 giugno 2011

SCENE D'AUTORE - Agorà

Verso la fine del IV secolo dopo Cristo Alessandria d'Egitto è sconvolta da lotte religiose intestine: pagani, ebrei e cristiani si contendono il potere sulla città. Saranno i cristiani ad avere la meglio, e il vescovo Cirillo (poi fatto santo) diventerà la massima autorità religiosa, con forte ascendente sul popolo e sulla setta cristiana dei Parabolani.

A farne le spese, oltre ai numerosi innocenti che saranno massacrati da entrambe le parti, saranno secoli e secoli di storia e di ricerche nel campo del sapere - con la distruzione della famosa biblioteca del Serapeo - e alcune figure particolarmente illuminate tra i pagani. Tra questi la filosofa-astronoma e ricercatrice Ipazia, ultima erede di un sapere di antica data.

La donna viene pubblicamente accusata da Cirillo di stregoneria, cosa non vera, ma ai fanatici religiosi poco importa la fondatezza delle accuse. Inoltre Ipazia, proprio perché donna, viene malvista dai "maschilisti" cristiani dell'epoca.


Perciò, pur essendo di alto ceto ed avendo amici influenti, compreso il prefetto romano suo discepolo (siamo infatti sotto il dominio dell'Impero Romano), Ipazia non riuscirà a sfuggire alla morte per mano del fanatismo religioso della setta dei Parabolani.

Il film è decisamente toccante, anche se con delle forzature emotivo-sentimentali, e ci aiuta, poiché basata su una storia vera, a riflettere ancora una volta sul serio pericolo dei fondamentalismi, di qualunque natura essi siano.

Il film, stranamente, non uscì subito nelle sale italiane, qualcuno insinuò che vi fosse sotto l'ostracismo della Chiesa Cattolica, già duramente provata dagli scandali di questi ultimi anni, eppure lo stesso regista, Alejandro Amenàbar, ha chiarito subito che "Ipazia è la versione femminile di Gesù. Agorà non è un film contro il cristianesimo, ma contro tutti i fondamentalismi".

Bella la scena finale, con la zoomata in allontanamento, dal luogo dove la donna viene uccisa fino a mostrare la Terra vista dal cielo, proprio dalle lontane stelle che Ipazia aveva studiato per tutta la vita.


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