lunedì 8 novembre 2010

Conoscenza e informazione


Quando abbiamo sotto gli occhi uno scritto dovremmo sempre considerare che ciò di cui parla rappresenta "conoscenza" solo per lo scrittore.


Vi sono poi casi molto frequenti, come quelli riscontrati in tanti articoli giornalistici, nei quali neanche lo scrittore sa bene di cosa parla.


Infatti, spesso, il giornalista ha copiato da qualche altra fonte, oppure è "troppo di parte", e quindi oggettivamente inaffidabile.

Comunque, ammesso che lo scrittore padroneggi praticamente l’argomento di cui parla, questa è conoscenza solo per lui, per noi, invece, è solo informazione, e tale resterà finché non avremo imparato a mettere in pratica le informazioni lette o non ne avremo fatto esperienza personalmente.


Leggere su un giornale cosa sta accadendo, per esempio, a Terzigno non è come andare a verificare di persona lo stato delle cose.

Oppure, mettiamo che abbiamo sotto gli occhi un foglietto illustrativo sul montaggio di un armadio: per chi ha ideato la sequenza del montaggio quella rappresenta conoscenza (perché di solito questo è fatto dal costruttore), ma per noi che lo stiamo leggendo sarà solo informazione…fino a quando non avremo imparato a mettere in pratica i passi suggeriti dal foglietto illustrativo.

Questo semplice “giochetto” di saper distinguere la conoscenza dall’informazione spiega perché molte persone che hanno letto e “studiato” moltissimo (e fatta poca o nessuna esperienza diretta) poi si sentano spiazzate e inadeguate quando devono affrontare la vita all’atto pratico.

Conoscere è aver fatto proprio un certo sapere, averne fatta esperienza diretta e saper riprodurre fedelmente i passi necessari alla costruzione di qualcosa, teorica o pratica che sia (a quel punto si possono addirittura apportare delle varianti, se padroneggiamo bene l’argomento e abbiamo l’intelligenza sveglia).

E questo spiega altresì quante illusioni ci facciamo quando cadiamo nel “tranello di sapere” solo perché abbiamo letto molto.

Se poi la Conoscenza in questione è Conoscenza con la C maiuscola, cioè Conoscenza di ordine metafisico, allora la faccenda è ancora più delicata e sfuggente, ma risponde allo stesso principio: padroneggiare praticamente l'argomento in questione, averne fatta esperienza diretta.

Come dice Raphael nel “La Triplice Via del Fuoco”, pag.122:

-…Oggi, in linea di massima, la filosofia discorre su rappresentazioni mentali…è diventata una concezione sistemica logico-razionale empirica di un determinato individuo e spesso non viene vissuta neanche dallo stesso creatore.

Anche per Aristotele conoscere è essere, perché la vera conoscenza deve operare nell’individuo una vera catarsi.

Chi cerca esclusivamente rappresentazioni mentali rimane, ovviamente, tale e quale.

La Filosofia tradizionale è realizzativa, è catartica, è trasformante perché rappresenta, come sostiene Platone, un mezzo di ascesi.

Chi non vive la Conoscenza non conosce; se la Conoscenza non diviene coscienza non è autentica Conoscenza, ma semplicemente memoria di dati e cognizione di fatti…-.


...aggiungo io: spesso sbagliati o distorti...

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