venerdì 30 aprile 2010

UN POST DA FRANZ'S BLOG: UNO DEI PEGGIORI DISASTRI AMBIENTALI DELLA STORIA DIVENTA SEMPRE PIU' GRAVE


Mi sono permesso di "importare" questo post perché lo trovo estremamente ben fatto e sentito.

Spero che queste parole di Franz risveglino qualcuno dal torpore quotidiano.


"Intanto che in Italia si discute di fatti del tutto iniqui, e si lascia che il governo attuale vari una politica energetica nucleare, contro ogni logica e soprattutto contro i risultati di un certo referendum, a quanto pare a tutti sta sfuggendo un disastro mostruoso che rischia di cambiare l’ecosistema planetario.

Negli Stati Uniti infatti la piattaforma petrolifera affondata 8 giorni fa a causa di una misteriosa esplosione, continua a buttare in mare circa 5.000 barili di petrolio al giorno. Sostanzialmente parliamo di 795.000 litri! Sono un’enormità.

La macchia di petrolio ha raggiunto oggi le coste della Lousiana, estendosi sull’area più estesa nella storia degli incidenti petroliferi.
Si tratta di un disastro ambientale il cui impatto produrrà dei cambiamenti enormi nell’ecosistema americano ma che non si limiteranno a quelle zone.
Gli animali a rischio a causa di questo evento sono talmente tanti da non riuscire neppure a contarli. Un’intera economia se ne andrà a puttane, perchè in quelle zone non ci sarà più nulla da pescare per anni.
Uno shock ecologico così violento rischia di cambiare la faccia del pianeta.


Magari non subito ma, nel giro di pochi anni, i risultati di questo incidente faranno risentire le loro conseguenze a tutto il mondo.

E questo a causa della solita compagnia petrolifera, in questo caso la BP, al secolo British Petroleum, di cui la piattaforma andata a fondo era proprietà.

Ma la responsabilità non è solo della compagnia . Basta leggere le dichiarazioni, a dir poco idiote, della guardia costiera subito dopo i primi segni di versamento del petrolio, che definiva la perdita “leggera”, o che addirittura negava l’evidenza, quando già centinaia di barili stavano inquinando a ritmo continuo la zona marina circostante.

Nel mondo esistono almeno una decina di fonti energetiche alternative al petrolio. Se il pianeta non fosse in mano a pochi delinquenti e a qualche milione di idioti che non vedono al di là del proprio naso, staremmo già da anni investendo fondi nella ricerca di fonti energetiche alternative e nei possibili modi di renderle convenienti anche da un punto di vista economico.

Ma l’interesse economico legato al petrolio, dai paesi dell’Opec in primis per poi passare alle compagnie petrolifere, le famose “sette sorelle”, impedisce da sempre qualsiasi ricerca in tal senso.
Tesla, già nel secolo scorso, aveva trovato il modo di produrre energia e trasmetterla a distanza senza l’uso del petrolio e dei cavi. Ma tutti i suoi studi in tal senso sono secretati dagli stati uniti.

La fusione fredda, di cui Pons e Fleischman sembravano aver trovato un sistema di produzione, è sparita nel nulla. Nessuno ci prova più. I due scienziati sono stati denigrati su scala mondiale e sono del tutto spariti dal panorama scientifico. Riposi in pace la fusione fredda.

Il motore a idrogeno è già una realtà da qualche decina di anni, per non parlare di tutte le altre possibiltà di produzione energetica ecosostenibile, dall’eolico al foto e termovoltaico, dal geotermico all’idroelettrico.
Certo, il rendimento di questi impianti è molto basso, il che significa che il costo di produzione supera il valore dell’energia prodotta.

Ma se invece di spendere miliardi nello sviluppo di tecnologie OGM, nell’industria farmaceutica, nella ricerca militare, nelle tecnologie assurde come quella nucleare i governi spendessero anche solo il dieci per cento nello sviluppo tecnologico delle energie alternative, in poco tempo avremmo impianti ad alto rendimento e a impatto ambientale nullo.
Ma fintanto che il mondo sarà sotto il dominio del Dio Eurodollaro, nulla di tutto questo potrà accadere.

Ecco il perchè della crisi economica che sta colpendo tutto il mondo. L’economia attuale si fonda sullo sfruttamento, da parte di un quarto della popolazione, delle risorse dell’intero pianeta.

Un sistema che non poteva andare avanti per sempre. Prima o poi il giocattolo si doveva rompere. Il problema è che, prima di rompersi definitivamente, rischia di ammazzarci tutti.

E per come la vedo io, non ci sono grandi vie d’uscita. O le persone cambiano dall’interno, rapidamente e in modo profondo, cambiando i governi che le rappresentano, oppure ci penserà la vita.
Solo che se a farlo sarà quest’ultima non sarà ne una cosa dolce ne una cosa lenta.

Il rischio che stiamo correndo come umanità è palpabile: la tensione sociale va crescendo, soprattutto nei paesi del terzo mondo. I conflitti ideologici, religiosi e culturali diventano sempre più evidenti, la natura stessa sta iniziando a ribaltarsi con cambiamenti climatici sempre più evidenti.

Pochi individui senza scrupoli stanno facendo cazzate immani, giocando in modo irresponsabile con virus, atomo, inquinamento, medicina e scienza.
Una nutrita serie di coglioni continua a remare contro qualunque tentativo di evoluzione scientifica che non corra lungo i binari del materialismo più sfrenato, confondendo la testa di quelle poche persone che cominciano a chiedersi se tutto questo abbia un senso.

In queste condizioni mi pare assai evidente il delinearsi di uno scenario in cui uno shock a livello planetario sia l’unica possibile previsione sensata.

Magari non oggi, magari non domani.

Ma nascondere la testa nella sabbia negando l’evidenza è da idioti!

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