venerdì 29 ottobre 2010

Terzigno: emblema di un'Italia allo sfascio!



Mentre "coloro" che dovrebbero provvedere al "benessere" della popolazione passano tutto il loro tempo (e dico tutto) affeccendati in lotte di potere, strategie di difesa personale e "cene importanti" dove passano il tempo a raccontarsi berzellette, gli esponenti del mondo economico fanno man bassa di tutte le risorse del pianeta.


Tutto, al giorno d'oggi, è diventato business.


Il terremoto dell'Aquila? Business.

Stupri, omicidi e violenze sui minori? Business.

Emergenza rifiuti?....Business.


Sembra proprio che quella del business sia diventata la "vocazione" più diffusa dell'era moderna: tutti siamo diventati venditori (e compratori) di tutto.


Al giorno d'oggi l'importante è vendere e comprare...anche l'immondizia.


Quindi, in base alla legge della domanda e dell'offerta, più immondizia si produce più il business si fa importante.


Ecco che in questo "mare di immondizia" vi sono "pescecani" che ci sguazzano da dio.


A loro poco importa che a Terzigno molti giovani e anziani si stiano ammalando di tumore, quel che importa è il business.


E siccome un'azienda si regge sul giusto rapporto dei costi e dei ricavi, visto che mantenere una discarica o un'inceneritore con tutti i crismi fa aumentare i costi di gestione, allora si sorvola sul fatto che l'inceneritore non funziona a giusto regime (facendo diventare le ciminiere delle bocche che sputano veleno), l'importante è badare ai profitti.


E se gli abitanti della zona (ormai arrivati al limite della sopportazione) protestano, giù botte, si instaura la linea dura (nella mia zona si dice "cornuti e mazziati").


Il punto è che dovremmo ormai aver capito che quella del business a tutti i costi è una "malattia", una malattia che è degenerata nel consumismo sfrenato.


Molti di coloro che sentono la "vocazione" per l'impegno sociale sanno che il problema del surplus dei rifiuti (giusto per dirne una) sta a monte: cioé nel consumo irresponsabile, strettamento collegato all'eccesso di produzione di beni superflui o di cattiva qualità.


A questo punto poco importa se è nato prima luovo o la gallina, cioé se la colpa è degli industriali che invogliano a consumare con strategie altamente sofisticate, o dei consumatori che non sanno autogestirsi (o vivono di ingordigia), fatto sta che per ridurre i rifiuti bisognerebbe andare a "monte" ed eliminare tanta paccottiglia inutile.


Si potrebbero fare degli aggiustamenti su migliaia di cose che hanno preso una brutta piega, come per esempio l'impacchettamento dei prodotti.


Ma non mi va di stare a fare una lista delle cose che si potrebbero fare, vi sono molte associazioni, riviste e siti che trattano questi argomenti.


Fatto sta che se non vogliamo morire sepolti dall'immondizia (fine ingloriosa, non credete?) è bene che ci diamo una mossa.


Ognuno di noi dovrebbe stare più attento all'autogestione dei consumi.


Mentre chi è interessato ad operare nel sociale, per sensibilizzare i più distratti, potrebbe organizzare cicli di "Campagne di Informazione all'Educazione al Consumo Responsabile", ad iniziare dalle scuole (non parlando agli alunni, ma agli educatori).


Infatti so di molte "maestrine" che sono sempre molto solerte nel cambiare le scarpine e i vestitini (ancora nuovi) ogni tre mesi ai propri figli (rigorosamente di alta qualità, s'intende) perché l'abbigliamento "in" dei bambini fa status sociale e non possono vestire "fuori moda". E poco importa se poi fanno fatica a pagarsi il mutuo della casa: il vestitino del bambino è più importante.


Così come so di molti professori che per andare da casa a scuola (300 mt) ci vanno in auto.


Quindi, come vedete, l'autogestione dei consumi riguarda differenti aspetti, basta guardarsi attentamente attorno e in casa, e...iniziando da noi stessi.


Quindi il punto importante da considerare è l'eccesso di produttività, la cattiva qualità e addirittura l'inutilità di molti beni prodotti.


Se non si correggono questi tre punti tutte le soluzioni adottate non possono fare altro che peggiorare la situazione.


In Capitanata (nella provincia di Foggia), se non ho sentito male, sono in fase di costruzione o progettazione circa una cinquantina di inceneritori, termovalorizzatori e megadiscariche.


A quando una discarica anche nel Colosseo?
Intanto che riflettete vi lascio col simpatico Wall-e che si diverte in un mondo pieno di immondizia.


lunedì 25 ottobre 2010

Il corpo come fabbrica chimica




Credo che vi siano tanti modi di considerare il corpo umano.


Ad esempio lo si può guardare dal "punto di vista" estetico, sociale, di razza, come "unità lavorativa", unità votante, come strumento di contatto tra la realtà fisica materiale e qualcosa di più "sottile" che sta dentro di noi, come strumento di seduzione...è veramente incredibile in quanti modi possa essere "vista" una persona.

Rimanendo sullo "strettamente materiale" potremmo paragonare il nostro corpo ad una sofisticatissima fabbrica chimica organica.

E qui è meglio che mi fermo un attimo per far notare una cosa: di solito quando si usa il termine "chimica" vengono subito in mente i laboratori e gli "elementi" chimici sintetici.

Ma la chimica non è certo nata nei laboratori, se ci guardiamo attorno tutto è chimica: tutto il pianeta e l'intero universo sono un immenso laboratorio chimico.


Uno dei significati che mi sembrano più appropriati del termine "chimica" è: fondere elementi fra loro, farli scorrere.

La chimica, alla luce di questi termini, è un incessante interrelazione di sali minerali e di elementi chimici naturali.

La chimica opera ed è presente dovunque: negli oceani, nelle infinite trasformazioni della terra, del fuoco, dell'aria...e del nostro corpo.

Nel nostro corpo avvengono continuamente un numero incredibile di trasformazioni chimiche, trasformazioni che hanno come scopo il ricambio costante degli elementi che compongono il nostro organismo.

Un’altra cosa importante da considerare al riguardo è la necessità del nostro corpo (per continuare a sussistere normalmente) di mantenere più o meno costanti le percentuali di elementi che lo compongono.

Studi fatti sostengono che il 98,5 per cento del nostro corpo è composto da soli sei elementi: ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio e fosforo.

I grassi che si trovano nel nostro corpo, così come gli amminoacidi, le proteine e il Dna, sono quasi interamente composti da questi sei elementi di base.
Il resto del nostro corpo è costituito da altri elementi, in tutto dodici, che risultano essere indispensabili ad alcune funzioni vitali dell’organismo, essi sono: lo zinco, il manganese, il selenio, il cobalto, lo iodio, il rame, il cromo, il ferro, il molibdeno, ecc.

Per esempio, il Rame, è importante per le reazioni che generano energia nelle nostre cellule. Il Cromo, rafforzando l’azione dell’insulina, serve a regolare i valori glicemici nel sangue.

Ma a chi spetta, nel nostro corpo, di gestire questi elementi chimici?


LE GHIANDOLE ENDOCRINE

La nostra fabbrica chimica è dotata di organi altamente sofisticati in grado di ricavare (prelevandoli direttamente dal sangue) tutti gli elementi chimici necessari al retto funzionamento della "fabbrica uomo".

La nostra salute dipende dal corretto funzionamento di questi "organi di trasformazione chimica".




Questi organi sono le ghiandole endocrine.


Esse sono: l’ipofisi, la tiroide, la paratiroide, le ghiandole surrenali, il pancreas, le ovaie (nelle donne), i testicoli (negli uomini), il timo e la milza.


Credo fermemente che ogni essere umano (per il proprio benessere)dovrebbe studiare e conoscere le funzioni delle ghiandole endocrine, facendo delle ricerche attive e riflettendo a lungo su questo argomento.

Il compito delle ghiandole endocrine è produrre dei fluidi, fluidi che vengono riversati direttamente nel sangue.

Questi fluidi sono gli ormoni (dal greco: mettere in movimento).

Gli ormoni sono delle sostanze chimiche naturali (specifico: naturali, quelle chimiche non servono a nulla, anzi, no! servono a danneggiarci ancor di più) altamente concentrate, e fungono da trasmettitori chimici da una cellula all’altra.


Gli ormoni servono a regolare il metabolismo umano, cioè tutto l’insieme delle “reazioni chimiche” dell’organismo, cioé...tutte le nostre funzioni vitali: la digestione, il pianto, il riso, l'eccitamento, la produzione di sperma, di saliva, il ricambio della pelle, dei capelli...addirittura il corretto funzionamento del cervello e di tutti i nostri organi, come il fegato, la milza, eccetera.

In pratica le ghiandole endocrine sono ancor più importanti dei grandi organi che ho appena citato, perché queste fungono da intermediarie tra il lavoro di un organo e quello di un altro e sono loro a rifornire gli organi degli elementi neccesari.




- Ci sarebbe da aggiungere che alla base delle trasformazioni chimiche operate dalle ghiandole endocrine vi è la "forza elettro-magnetica" generata dai vortici di energia (detti chakra, presenti non a livello fisico ma nella struttura energetica sottile), quella che nel linguaggio dello Yoga si chiama Prana. Questo perché i principali chakra sono situati nelle vicinanze delle ghiandole endocrine e sono proprio loro che forniscono la "forza vitale" che elettrizza le ghiandole endocrine (e gli ormoni, le sostanze chimiche, che vengono secreti da queste). Ma l'argomento preferisco lasciarlo per qualche altro post. -

Ricapitolando quanto detto fin'ora, il nostro organismo vive grazie ad una infinita serie di reazioni chimiche organiche naturali; esse sono dirette e amministrate dalle ghiandole endocrine, le quali producono gli ormoni, fungono da serbatoi di riserva, e all'occorrenza li versano direttamente nel sangue.

La ghiandola endocrina più importante, quella che potremmo definire: “il direttore d’orchestra” è l’ipofisi, che si trova alla base del cervello.


GLI ORMONI

Tutte le reazioni chimiche del nostro corpo sono quindi stimolate dagli ormoni.

Le ghiandole endocrine secernono diversi tipi di ormone, ognuno con una funzione diversa; ad esempio l’ormone somatotropo, prodotto dall’ipofisi, regola la crescita. Il paratormone, prodotto dalla paratiroide, regola il metabolismo del calcio e del fosforo nell’organismo. Il cortisone e l’idrocortisone, prodotti dalle ghiandole surrenali, regolano il metabolismo delle proteine, dei carboidrati, il bilancio idrico, ecc. La milza aiuta a formare i globuli rossi.

Questo per parlare solo di alcune delle innumerevoli reazioni chimiche prodotte dagli ormoni.

Gli ormoni, quindi, sono delle combinazioni altamente "concentrate" delle stesse sostanze di base naturali che ingeriamo attraverso gli alimenti che mangiamo, nonché quelle che abbiamo ricevuto in eredità dai nostri genitori.

Una cosa di vitale importanza che mi preme dire (sempre in relazione a quello che ho capito io, s'intende) è che il funzionamento delle ghiandole endocrine avviene in "automatico": stimolo-reazione, e che molte delle problematiche di salute derivano proprio dal "freno" che l'uomo mette a se stesso.

Provo a spiegarmi meglio, perché è veramente importante capire questo punto.


DISFUNZIONI GHIANDOLARI

Ormai, da quanto detto, dovrebbe risultare evidente che il corretto funzionamento delle ghiandole endocrine è di vitale importanza per il mantenimento della nostra salute (per mantenimento della salute non intendo "tirare a campare", ma vivere veramente bene potendo espletare tutte le funzioni naturali di cui Madre Natura ci ha dotati).

Funzionando come dei serbatoi e dispensatori delle sostanze chimiche di base, le ghiandole endocrine, provvedono alla corretta distribuzione delle medesime sostanze lì dove occorrono.

Va da sé che il corretto funzionamento delle ghiandole endocrine è di vitale importanza per mantenere un corretto equilibrio psico-fisico-emotivo.

Il buon funzionamento delle ghiandole endocrine dovrebbe essere corretto ed automatico, nel nostro organismo, salvo traumi o cause ereditarie, ma purtroppo siamo stati talmente abili nel rovinarci l'esistenza che siamo riusciti a scombussolare il loro corretto funzionamento.

Le condizioni di vita innaturali del giorno d'oggi hanno alterato in modo seriamente compromettente il giusto, e ripeto naturale, funzionamento delle ghiandole endocrine.

Il motivo di questo guaio (che è comunque un passaggio evolutivo per l'essere umano) è che l'uomo deve imparare ad amministarsi da solo, attraverso l'uso della propria mente.

Quindi, lì dove gli animali non fanno scelte individuali, perché vivono meccanicamente secondo i dettami di specie, cioé della Natura, l'uomo, invece, poiché sta imparando ad usare la mente si è momentaneamente allontanato dalla vita naturale, anzi, è entrato in contrasto con essa.

Ma l'uomo non ha ancora capito che la mente individuale non deve interferire col lavoro della Natura, quanto piuttosto collaborare o lasciar fare a lei quello che fa nel suo campo (e lo fa benissimo) da milioni di anni.

Vita innaturale: mente individuale che ostacola il lavoro della Natura...

Ecco che aumentano sempre più i casi di eccessivo (o al contrario insufficiente) lavoro delle ghiandole endocrine, con le conseguenze disastrose che si riversano prima sugli organi principali e poi sulla salute in generale: voracità, inappetenza, ipereccitabilità, apatia, eccessiva o insufficiente vita sessuale, e molto altro, sono conseguenze della vita innaturale, e a loro volta sono cause di molti mali: obesità, anoressia, cancro, osteoporosi, incapacità fisica di affrontare i cambi di stagione, foruncolosi giovanile (per assurdi divieti sessuali), e mille altri disturbi più o meno gravi non sono altro che le conseguenze di uno stile di vita innaturale (il quale altera il funzionamento delle ghiandole endocrine).


Un punto veramente importante che l'essere umano sembra proprio non voler capire è che "La Natura ha la sua Intelligenza", molto più vasta e più antica delle nostre scarse conoscenze scientifiche.




L'intelligenza della Natura (di cui, lo ricordo, anche il nostro corpo fa parte)sa come fare ad adeguarsi alle situazioni che man mano si presentano (ce lo dimostrano bene gli animali selvatici e le piante).
Anche il nostro corpo (che lo vogliamo o no) è Natura.

Quindi tutti i tabù, i "divieti" morali (tanto per dirne una) nati da una mente che non ha ancora compreso ad armonizzarsi ai Ritmi della Natura, non possono che alterare il funzionamento della "fabbrica corpo".
Comunque: gli eccessi-difetti, in genere, sono una di queste conseguenze-cause, come gli eccessi-difetti alimentari (soprattutto se gli alimenti in questione non sono puri o non sono di stagione e del luogo in cui si vive).
L’abuso di sostanze inorganiche, i composti chimici artificiali (come quelli contenuti in tutti i farmaci), conservanti e prodotti velenosi (perché artificiali, cioé creati in laboratorio) usati per l’agricoltura... tutti questi sono altamente dannosi per le ghiandole endocrine.
Altre cause possono essere il dormire troppo o troppo poco, oppure la mancanza di un corretto e prolungato esercizio fisico...o, ancora, gli eccessi-difetti di natura emotiva.

Praticare le asana dello Yoga, unitamente ad un corretto stile di vita (soprattutto alimentare e vita all'aria aperta) sono particolarmente efficaci nella prevenzione o nel riequilibrio del funzionamento delle ghiandole endocrine (naturalmente quando queste non sono state danneggiate in modo veramente serio).

sabato 23 ottobre 2010

"La pioggia nel pineto" recitata da Roberto Herlitzka

Concedetemi una poesia, e quale se non la "Pioggia nel pineto", un inno alla Natura...alla "pura sensualità".
E se sensualità dev'essere che sensualità sia, senza tante ipocrisie.
Perciò grazie a Gabriele D'Annunzio per queste stupende musicali parole.
Un consiglio: lasciatevi attraversare dalle parole e dalle immagini.


giovedì 21 ottobre 2010

Uso e abuso



Nonostante da diversi decenni molti attenti osservatori abbiano denunciato i pericoli insiti nell’eccessiva produttività, logica conseguenza di un sistema capitalistico, regolarmente le loro impopolari parole sono finite nel dimenticatoio.

Di questi tempi, apparentemente, sembra che non convenga a nessuno fare un uso parco dei beni a nostra disposizione. Tutti hanni degli interessi a far sì che la produttività non solo vada avanti, ma che si raddoppi, si triplichi...

Ma questo solo apparentemente.

Apparentemente sembra che produrre a manetta convenga molto agli industriali e a tutti coloro che offrono servizi collaterali (se parliamo di oggetti).

Stampare infiniti giornali, riviste o libri sembra che convenga molto ai rispettivi proprietari di testate giornalistiche o di case editrici e a pseudogiornalisti e pseudoscrittori.

Mandare in onda centinaia di programmi televisivi (spesso inguardabili) per soddisfare i bassi appetiti di un pubblico incolto “sembra” che convenga moltissimo ai produttori televisivi e alle migliaia di addetti al settore “spettacolo”.

“Sembra” che tutti ci godono con questo sistema basato sulla quantità in vece della qualità: ci gode il produttore televisivo perché alza lo share e guadagna a piene mani con le pubblicità, ci gode il presentatore di turno con i suoi alti compensi di ingaggio, ci godono i partecipanti agli show demenziali (perché finalmente “appaiono” da qualche parte), e ci gode il pubblico in sala e da casa perché riempie il proprio “tempo vuoto”.

Ma a ben guardare, invece, l’abuso (cioé l'uso eccessivo) non sta facendo altro che alienarci, ci sta allontanando sempre più da una condizione naturale di auto-appagamento e soddisfazione per cercare all’esterno (in modo abnorme, intendo) la soddisfazione sensoriale-emotiva.

Uso a abuso sono due modi diametralmente opposti di affrontare l’esistenza, e riguarda tutte le attività umane: mangiare, camminare, parlare, pensare, usare oggetti, lavorare, e via dicendo.

Il primo è armonioso, mentre l’abuso non può che generare disarmonia e, a lungo andare, problematiche varie e scontento.

Le crescenti problematiche sociali legate allo smaltimento dei rifiuti è la prova di quanto stiamo pagando caro non il benessere, ma l’abuso dello stesso.

Niente di male nell’avere un telefonino, ma averne quattro, e usarlo da mattina a sera per scopi futili, soddisferà sicuramente le aziende telefoniche e i produttori, ma “a lungo andare” non meravigliamoci se ci mettono un inceneritore sotto casa.

Se Mangiamo come un fagocito ubriaco questo soddisferà sicuramente le aziende alimentari e gli addetti ai servizi collaterali, ma poi non meravigliamoci se ci viene un infarto (per obesità) o se ci mettono una discarica sotto casa (di fianco all’inceneritore).

Se per fare cinquecento metri (dico 500) non sappiamo fare a meno di usare la nostra automobile lucidafiammanteultimomodellosportivo, sicuramente faremo la gioia delle industrie automobiliste, delle aziende collaterali e dei petrolieri, ma poi non lamentiamoci se, sempre a lungo andare, si fanno guerre per il petrolio (guerre in cui vanno a morire i nostri figli), né lamentiamoci se ci piazzano un’autodemolizione sotto casa (di fianco all’inceneritore e alla discarica).

Occhio all’uso e abuso.

mercoledì 20 ottobre 2010

I Fiori di Kama - La Bellezza in Plotino


Signori a voi Plotino:


...Ma come si può vedere la bellezza dell'anima buona?


Ritorna in te stesso e guarda: se non ti vedi ancora interiormente bello, fa come lo scultore di una statua che deve diventare bella. Egli toglie, raschia, liscia, ripulisce finché nel marmo appaia la bella immagine. Come lui leva tu il superfluo, raddrizza ciò che è obliquo, purifica ciò che è fosco e rendilo brillante e non cessare di scolpire la tua propria statua finché non ti si manifesti lo splendore divino della virtù e non veda la Temperanza sedere su un trono sacro.


Se tu sei diventato ciò, se tu vedi tutto questo; se sarà pura la tua interiorità, e tu non avrai alcun ostacolo alla tua unificazione e nulla che sia mescolato interiormente con te stesso; se tu sei diventato completamente una luce vera, non una luce di grandezza o di forma misurabile che può diminuire o aumentare indefinitamente, ma una luce del tutto senza misura, perché superiore a ogni misura e ogni qualità; se ti vedi in questo modo, tu sei diventato ormai una potenza veggente e puoi confidare in te stesso.


Anche rimanendo quaggiù tu sei salito né più hai bisogno di chi ti guidi; fissa lo sguardo e guarda: questo soltanto è l'occhio che vede la grande bellezza...


Enneadi, I, 6, 9

martedì 19 ottobre 2010

Musica per un giorno di pioggia con un mix di René Aubry

Anni fa ho viaggiato per venti giorni in lungo e in largo per la Francia col sottofondo musicale di questo grande autore. Io avevo intitolato il cd semplicemente "Musiche Francesi".


lunedì 18 ottobre 2010

Omaggio a Benoit Mandelbrot, fondatore della Geometria Frattale

Questo grande matematico e fisico (scomparso in questi giorni) ha dato, secondo me, un prezioso contributo alla Ricerca nel campo della matematica, fisica, biologia e, addirittura, nella economia e nella finanza.
Grazie all'invenzione della computer grafica (avendo lavorato per l'IBM) Mandelbrot ha potuto sviluppare e approfondire le teorie sui frattali - già presenti in studi di antichi matematici (ne sono un esempio gli studi sulla Sezione Aurea e sulla progressione numerica detta di Fibonacci) o nel più recente Frattale di Julia (1918) - e battersi per dimostrare matematicamente il "fatto" che tutto è in relazione a tutto; il piccolo è collegato, attraverso rapporti matematici precisi, al grande.
Come ha detto lo stesso Mandelbrot: "...la matematica non è lontana dalle esperienze di tutti i giorni...".
Quest'uomo, che ha dedicato gran parte della propria vita allo studio delle leggi fisiche e matematiche insite nella natura, aveva ben compreso come: "...per poter arrivare alle frontiere della conoscenza bisogna spendere grandi energie, poiché è molto difficile superarle...".



mercoledì 13 ottobre 2010

Da quanto tempo la guerra viene chiamata pace?



Anche se ormai non mi meraviglio più di nulla mi ha lasciato comunque sbigottito leggere ieri, nella prima pagina (dico prima) della Gazzetta del Mezzogiorno, un articolo di Giuseppe De Tomaso (nientemeno che il direttore della testata giornalistica) intitolato: "Nel ribaltone delle parole ora la guerra si chiama pace".


Purtroppo non sono riuscito a procurarmi il link dell'articolo in questione, perciò ve ne farò un sunto io.


De Tomaso inizia dicendo che il primo a denunciare questo doppio gioco di parole (per far meglio digerire la cosa ai soldati e alla popolazione) fu addirittura Tacito, pochi decenni dopo la nascita dell'era cristiana.


Queste le parole di Tacito: Ubi solitudinem faciant, pacem appellant (laddove fanno il deserto lo chiamano pace).


Questa frase (tratta dall"Agricola) si riferisce alla strategia "di pace" adottata dal generale Calgaco che cercava con giochi di parole di infondere coraggio nei suoi soldati.


"Si, perché anche gli antichi romani spacciavano le missioni militari come operazioni di pace" dice De Tomaso.
E continua parlando della guerra in Irak e Afghanistan e come da decenni ci spacciano vere e proprie missioni di guerra (a scopo utilitaristico) per operazioni di pace.


"...chi decide, alla Casa Bianca come al Cremlino, sa che le truppe vanno in vere zone di guerra. Ma grazie al marketing e a sofisticate strategie di comunicazione, passa da anni la convinzione che Americani ed Europei vadano a presidiare zone di relativa sicurezza...", queste sono ancora parole sue.


E poi rivela di come la Cina si stia impadronendo di mezza Africa (acquistandola) e tante belle altre cose.


E mi chiedo: - La Gazzetta è un giornale che viene letto almeno da 50.000 persone al giorno. Quante di queste persone hanno letto questo pezzo? Cosa hanno veramente capito? Cosa hanno pensato poi, queste stesse persone, leggendo sulla prima pagina dello stesso giornale, il giorno dopo, le parole del presidente della Repubblica che afferma che i nostri militari in Afghanistan stanno morendo per "una causa giusta"?


Non è che quei ragazzi non sapevano esattamente a cosa andavano incontro?

martedì 12 ottobre 2010

Che tempo fa?


E’ autunno…
Tempo di rovesci temporaleschi, di acqua che scende copiosa giù dal cielo.

E io, puntualmente mi diverto, in giornate simili, a sfottere la gente dicendo: - Che bella giornata, vero? -

Loro, che in un primo momento non prendono sul serio le mie parole, mi chiedono stupiti: - Ma davvero ti piace la pioggia? -
- Certo! - rispondo - la trovo romantica, suggestiva…mi piace l’acqua. Mi piacciono gli acquitrini, l’odore dei prati bagnati, le fronde degli alberi inzuppate e gocciolanti…mi piace il suono dell’acqua. Non è che mi piaccia solo la pioggia - specifico poi io - a me piace tutto: il sole, la neve, la notte, la nebbia…persino i fulmini e la grandine. E pazienza per i danni che quest’ultima può provocare all’agricoltura, tanto a questo ci stanno pensando (e lo fanno benissimo) già tanti altri: la politica agricola della UE in testa, e poi le multinazionali, industrie varie che inquinano e avvelenano i terreni, e via dicendo. Perciò qualche chicco di grandine che vuoi che faccia, in più, di tanti “esperti” del settore “danni all’agricoltura?” –

- Ma che ci trovi di bello? – insistono loro.
- L’ho già detto – rispondo io. E concludo, giusto per dare il colpo da KO

– la trovo una vera e propria magia, una magia che in questi momenti ci “piove” letteralmente addosso. Anzi, sapete che vi dico? – e termino prendendo l’ombrello – approfitto di questo “bel tempo” e faccio due passi sotto la pioggia. -

lunedì 11 ottobre 2010

Sintonia e sincretismo



In musica per sintonia si intende una concordanza tra le altezze dei suoni (i toni); un’armonia di suoni (sintonia, dal greco syntonia = accordo).

Il sincretismo, invece, è una armonia di ritmi, di tempi.

Anche quando accendiamo una radio e cerchiamo la frequenza desiderata ci stiamo “sintonizzando” appunto su quella frequenza vibratoria.

Nei rapporti umani avviene lo stesso processo di sintonizzazione, quando si desidera stare in armonia con gli altri: si cerca la giusta frequenza.
E questo vale sia per i rapporti a due che per quelli collettivi.

Per questo è importante l’ascolto e l’attenzione all’altro.
Per questo è importante volere e sapere “sintonizzarsi” alla frequenza dell’altro, conoscere la sua nota, i suoi ritmi.

Nel campo della salute la sintonia è il saper adeguarsi al “canto” della Natura; mentre la sincronia sta nel sapersi adeguare ai suoi ritmi, alle stagioni ad esempio (ora siamo in autunno, ed adeguarsi ad esso vuol dire cambiare modo di mangiare, di vestire, eccetera).

Nel Tai Chi Ch’uan è importante sintonizzare e sincronizzare il respiro ai movimenti del corpo, e le varie parti del corpo tra loro (e sintonizzarsi ai movimenti e ai respiri dei compagni di pratica, quando si pratica in gruppo, generando così una grande onda energetica).

Nello yoga valgono gli stessi principi, principi che, quando vengono rispettati, non possono che produrre un gradevolissimo stato armonico.

E l’Armonia è davvero importante nelle nostre esistenze (non solo nella musica), e questa è…sempre frutto di sensibilità e conoscenza.

giovedì 7 ottobre 2010

Una calciatrice coi fiocchi e controfiocchi

Si chiama Melody Donchet, francese, vent'anni e...ha numeri da dare a molti calciatori.


Un video con Ravi e Anoushka Shankar

A proposito di strumenti a corde...


Con la pratica dello yoga o del Tai chi chuan si accorda il proprio corpo, esattamente come si accorda uno strumento a corde



Praticare Yoga o la Forma del Tai chi chuan, qualunque essa sia, e poco importa che sia breve o lunga, è un eccellente modo per studiare e armonizzare il nostro sistema psico-fisico.
Da questo punto di vista praticare la Forma (così come praticare una sequenza di asana) è simile all’accordatura di uno strumento musicale.

Praticare è una messa a punto del nostro sistema nervoso, muscolare ed energetico, esattamente come si mettono a punto le funzioni dei macchinari.

I musicisti sanno che gli strumenti a corda dopo un po’ si scordano. Occorre, da parte loro, orecchio, sensibilità e tecnica per individuare le scordature e riaccordare lo strumento.

A proposito della giusta tensione (come paragone sull’importanza di riportare il giusto equilibrio dentro di noi o riguardo al "retto sforzo") Buddha Shakyamuni diceva più o meno così: - Una corda troppo tesa si spezza, una corda troppo lenta non dà un buon suono -.

Anche il nostro sistema psicofisico ed energetico, così come gli strumenti a corda, necessita spesso di essere “accordato”.
Questo perché le situazioni della vita ci portano a "scordarci" continuamente.
Pensiamo ad esempio come al mattino, appena svegli, non siamo bene in possesso delle nostre facoltà psicofisiche (perché abbiamo le corde allentate dal rilassamento notturno) o, al contrario, pensiamo all'eccessiva tensione delle "nostre corde" dovuta alla vita frenetica, caotica e rumorosa del giorno d'oggi.
Non per nulla si usa dire: "sono giù di corda" oppure "ho le corde troppo tese".

Perciò praticare Tai Chi Chuan o Yoga al mattino (o comunque in uno specifico momento della giornata) è un eccellente modo per riequilibrare noi stessi, per ri-accordare lo strumento che è il nostro sistema psico-fisico e per... tornare a fare della "buona musica".

martedì 5 ottobre 2010

Tai Chi Chuan - Lo Strumento, il Suonatore e il Ritmo



Credo che praticare la Forma possa essere paragonato all'esecuzione di una composizione musicale: quando la si pratica da soli è un “assolo”, mentre è una sinfonia quando la si pratica in compagnia.

Nel “suonare la Forma” i tre elementi indispensabili sono: il corpo (lo strumento), la volontà (il suonatore) e il Ritmo.

La volontà nell'eseguira la Forma, impone un ritmo al corpo, disciplinandolo.

Sarà proprio quel ritmo, quando ben eseguito e senza strappi o interruzioni, a generare un'onda gradevole di armonia e benessere.
Rinanendo in questo paragone, praticare la Forma è simile al fare esercizi musicali: più tempo si passa ad esercitarsi più si diventa abili, sciolti e padroni della disciplina.

Sarà capitato a tutti di rimanere strabiliati osservando l’esecuzione di un bravo pianista, di un violinista o di un chitarrista, forse una delle cose che più colpisce è la velocità delle dita che scorrono agili sullo strumento.

Indipendentemente dal talento innato (che quando c’è fa del musicista un genio) l’abilità nel suonare è senz’altro frutto di ore ed ore passate ad esercitarsi.

Da questo punto di vista non vi è differenza tra il musicista ed il praticante di Tai chi: più il praticante si allena, più vedrà migliorare le sue prestazioni.


IL GODIMENTO CHE SI PROVA QUANDO SI ACQUISISCE UNA CERTA ABILITA’

Se si interrogasse un bravo musicista, chiedendogli cosa prova quando suona, penso che direbbe che và in estasi, che gode, si sente leggero, che viene rapito dall’esecuzione o si sente in unità con tutto il mondo, e cose di questo genere.
E’ meraviglioso quello che si può provare quando si comincia a padroneggiare un’arte.

E questo vale per qualunque attività.

Anche un lavoro, se viene eseguito con lo spirito giusto, può dare un vero e proprio godimento.

Ciò è dovuto allo stabilirsi di un rapporto di armonia tra la nostra mente che gode della creatività, il corpo che gioisce nell’agire, la nostra natura più profonda che gioisce dell’esistenza.
Ma questo avviene quando le cose scorrono lisce, fluide; quando non vi sono errori grossolani nelle nostre azioni o conflitti interni e esterni.
Imparare a praticare la Forma di Tai chi, da questo punto di vista, è un ottimo aiuto che possiamo dare a noi stessi per imparare a vivere ogni situazione con la stessa scioltezza, rilassamento e non conflitto.


La vita come pratica, la pratica come vita.

Una pratica e una vita in cui si cerca l'armonia.

Allora, lavorare fianco a fianco con un’altra persona, può non essere più un “tour de force” nel quale vince chi è più aggressivo o più autoritario.
Allora non si cerca più di imporsi con la forza o con la volontà: si cerca invece di entrare in armonia, adeguando le proprie azioni a quelle degli altri.
Questa sensazione, molti praticanti di Tai chi, la provano quando praticano la Forma in gruppo.

Essi provano il piacere di sentirsi immersi in un mare di energia, fatto di tante onde (di cui il praticante è un'onda); un piacere che non ha paragoni materiali per il tipo di appagamento che può dare.
Questo grande piacere è dovuto a due semplici fattori: il primo è che siamo fatti per vivere e agire con gli altri; l’altro è il piacere di collaborare, di sintonizzarsi, non di scontrarsi continuamente...ma di sentirsi in unità

Il piacere di sentire armonia d’intenti e di azioni tra i nostri gesti e quelli degli altri.

E’ proprio grazie a questo spirito di collaborazione se si sono realizzate grandi imprese di valore storico.

Così com'è grazie alla sintonia d’intenti di più musicisti se possiamo ascoltare meravigliose sinfonie dove ognuno, pur suonando il proprio strumento, offre un prezioso contributo all’Opera generale.

lunedì 4 ottobre 2010

Una incredibile danza interpretata da giovani audiolesi

Si lo so, il video è di qualche tempo fa e sicuramente molti lo conoscono già.
Comunque è incredibile questo "lavoro di squadra" così perfetto, soprattutto se si pensa che questi ex giovani audiolesi durante le prove acquisiscono il tempo dela musica alzando a tutto volume gli altoparlanti e, appoggiandosi alle casse, ne memorizzano le vibrazioni.



venerdì 1 ottobre 2010

Il libro del mese: Estetica del vuoto




L’autore di questo pregevole lavoro, Giangiorgio Pasqualotto, docente di Estetica e del Pensiero Buddhista, nell’affrontare il difficile compito di presentare ai ricercatori occidentali la nozione di vuoto e di estetica secondo la visione taoista e buddhista (nonché delle arti derivate da tale visione: la cerimonia del tè, la pittura ad inchiostro, la poesia, l’arte dei giardini secchi, il teatro no, a cui ha dedicato interi capitoli), precisa innanzitutto che per i cinesi e i giapponesi non vi è mai stata una netta distinzione tra teoria e pratica.
Da qui il difficile compito - anzi oserei dire impossibile - per noi Occidentali, di comprendere la visione buddhista solo attraverso la speculazione intellettuale.

“Andando alle radici dell’esperienza del vuoto si scopre che essa emerge, ancor prima che da riflessioni teoriche, da una pratica di meditazione…” precisa l’autore nel risvolto di copertina.

Alcuni passi dal libro:

“…nella Meditazione buddhista l’uso e l’efficacia delle parole non sono eliminati, ma sospesi, in modo da diminuirne al massimo il potere condizionante: essa consiste soprattutto in un lavoro di osservazione esteriore ed interiore il più possibile neutra ed oggettiva. La meditazione si attua come una pratica di attenzione concentrata su ciò che accade nella mente, nel corpo e nel mondo….

…Nei testi canonici buddhisti vi sono lunghi elenchi delle cose – compresi gli stati mentali – delle quali ci si rende consapevoli mediante la meditazione; e si precisa anche come l’attenzione consapevole esercitata nella meditazione seduta si estenda ai movimenti del corpo.

Parole del Buddha: - E inoltre ancora, o monaci, il monaco è chiaro cosciente nell'andare e nel venire, è chiaro cosciente nel guardare e nel non guardare; è chiaro cosciente nel piegarsi e nel distendersi...è chiaro cosciente nelmangiare, nel bere, nel masticare, nel sorbire...nel camminare, nello stare, nel sedersi, nell'addormentarsi...-.”

Ma perché meditare?
Per liberarsi dall’illusione, dalle infinite “costruzioni mentali” che sono alla base delle problematiche che ci affliggono.

la meditazione, interiore ed esteriore, quindi, non è fine a se stessa, ma rappresenta il “mezzo” con cui prendere coscienza della “vuotezza” di tutti i fenomeni.

Ogni cosa esistente è un insieme di più elementi e fattori dipendenti l’uno dall’altro, compreso il nostro presunto io.

La Grande Illusione a cui siamo soggetti è che pensiamo che le cose, e noi stessi, abbiano un sé autonomo e indipendente.

Tutte le cose, invece, sono senza un sé.

Anche l’io è solo un’illusione.

Ancora parole dal libro:

“…l’attaccamento all’io è alla base di ogni altro tipo di attaccamento: il soggetto che si pensa autonomo, auto fondante e autosufficiente, proietta questa pretesa autonomia sulla realtà che ritiene esterna a sé, e ne fa così un mondo separato, un oggetto dotato anch’esso di un sé autonomo…”

“…in definitiva, demolire le ragioni che alimentano il sé della coscienza individuale significa per il buddhismo minare alla base tutte le costruzioni mentali che derivano dalla presunzione di questo sé soggettivo, ed evitare in tal modo i disastri psichici, ma anche fisici, che quelle costruzioni generano ed ospitano…”.

“…La prima ed ultima meta del buddhismo zen è realizzare che tutto è mu (vuoto). Ma questa realizzazione dev’essere empirica, non semplicemente intellettuale. Non è sufficiente affermare che tutto è vuoto; si deve percepire la realtà della vacuità in tutte le proprie attività quotidiane”.

Ma studiare il taoismo e il buddhismo è cosa seria, e richiede una guida realizzata.

E’ facile infatti cadere nel nichilismo: - Se tutto è vuoto perché preoccuparsi di fare alcunché? –

In effetti il vuoto non è veramente vuoto, ma anche il vuoto è pieno: - La forma è vuoto, il vuoto è forma – diceva il Buddha.

Realizzare che non esiste un “io” non equivale perciò a perdere l’identità, ma a liberarsi da illusorie identità, per scoprire che siamo “qualcosa” di più grande, inclusivo, e…più meraviglioso.

Estetica del vuoto, Giangiorgio Pasqualotto, Marsilio editore