sabato 26 febbraio 2011

Nuovo spot di Greenpeace contro il nucleare in Italia

Cosa dire sui pericoli del nucleare? La rete è piena di informazioni al riguardo.
Un programma di Report di qualche tempo fa, interamente dedicato all'argomento, ne denunciava tutti i punti deboli, tra cui l'incapacità, da parte delle aziende italiane interessate, di smaltire i "residuati" tossici a base di Uranio impoverito.
I contenitori radioattivi (decine e decine di tonnellate) di uranio vengono semplicemente stoccati e accatastati, seppelliti, oppure spediti da qualche parte, in attesa che il tempo (decine o centinaia di migliaia di anni) elimini la radioattività delle scorie.
Nel frattempo il mortale inquinamento radioattivo può tranquillamente fare il suo corso, avvelenando territori, l'atmosfera e gli esseri viventi.
Gli iatliani con un Referendum hanno già detto di no al Nucleare, ma il nostro caro Governo se ne è fregato, e porta avanti comunque il suo "progetto" sulle centrali atomiche.
Greenpeace, da sempre impegnata alla lotta contro il nucleare, ogni tanto si inventa qualcosa per sensibilizzarci all'argomento.
Questo spot ironico è uno di quei tentativi.


giovedì 24 febbraio 2011

Quando si legge molto e disordinatamente...




Questo post avremmo potuto intitolarlo anche "Quando si mangia molto e disordinatamente"; oppure: "Quando si parla molto e a sproposito" eccetera eccetera...


Aben guardare il rischio del troppo leggere è quello di una vera e propria indigestione, con conseguenti mal di testa, disordini cognitivi, visioni distorte della realtà e, a lungo andare, malattie più serie.
Infatti leggere molto e in modo disordinato può presentare molti "effetti nocivi", esattamente come un'alimentazione sconsiderata può condurre a scompensi di varia natura, anche gravi, fino all'avvelenamento.


Prima di vedere quali possono essere gli scompensi derivati da una "cattiva" lettura forse è bene considerare prima il "cosa" "quanto" "come" e "perché" si legge.


Se è vero che "leggere è nutrimento per la mente" - proprio come il cibo lo è per il corpo - allora è consigliabile essere un po' più attenti al cosa, quanto, come e perché leggiamo.


Perciò: Cosa leggiamo durante la giornata? Quanto leggiamo? E, soprattutto, Come e Perché leggiamo?


Per una corretta alimentazione, è risaputo, è bene variare, mangiare un po' di tutto. Questo può essere vero anche per la lettura.


Però come esiste una "scienza" dell'alimentazione, un modo corretto di alimentarsi secondo giusti abbinamenti dei cibi (ad esempio acido-alcalini), allo stesso modo vi dovrebbero essere dei corretti abbinamenti delle letture che portiamo avanti.


In casi normali le giuste scelte delle nostre letture possono essere dettate semplicemente dal corretto sentire di "cosa" abbiamo bisogno in quello specifico momento della nostra vita; oppure le scelte possono essere consigliate dal semplice buon senso "pratico" (cioé: leggo quello che mi è utile sapere in questo momento, per motivi di lavoro o di cultura personale).


E questo era il "cosa".


Riguardo al "quanto", naturalmente, sta a ognuno di noi sentire quali sono i propri limiti ma, considerando che in alimentazione molti hanno superato da un pezzo i propri limiti, "sfasciandosi" fisicamente e non sentendo che si stanno uccidendo, non è difficile capire come anche nella lettura si possa arrivare a "sforare" di brutto senza accorgesene. Infatti di lettura ci si può letteralmente drogare.


Ecco allora generarsi i bulimici della lettera stampata, gli ingordi della pagina scritta (su carta o sul web), i divoratori di notizie di qualunque sorta (anche in lingue straniere), i maratoneti della cronaca calcistica, nera e rosa, i drogati di facebook...


...ma cosa e quanto leggiamo?

Non importa, purché si legga! (naturalmente dall'altro lato della barricata ci sono quelli che non leggono proprio nulla (i paralitici mentali, e sono tanti, ma li lasciamo fuori perché non centrano nulla con questo post).


Adesso, prima di dire due parole sul "come" e "perché" leggere, ricordo che chi scrive (cioé il sottoscritto) ha una stima immensa per le lettere dell'alfabeto, per la parola, la scrittura, la lettura e la comunicazione in generale...una stima tanto grande da portarmi a dare il dovuto rispetto alla "parola" scritta o parlata (e a chi la usa correttamente).


Questa "stima" per la parola (pur riconoscendo di non essere un letterato di prim'ordine) mi porta a sforzarmi di usarla il più correttamente possibile.


Cosa intendo per "correttamente"?


Se non ho capito male (e se il mio "sentire" non è distorto) la parola è Sacra, e come tale va trattata, cioé con giusta misura e rispetto.


Ho esagerato?


Forse no!


Secondo me oggi si parla molto e spesso a sproposito, con leggerezza e superficialità (se non addirittura con mascherate intenzioni poco pulite).


La parola, il Verbo, è una facoltà meravigliosa che ci è stata donata da "sfere" più elevate...insomma: è un "dono".


Questo dono non ci è stato fatto per parlare di calcio, per criticare, adulare, giudicare, spettegoalre...o come "passatempo ciarliero".


La parola, come ben sapevano i Filosofi, i Sapienti e i Saggi del tempo che fu è il tramite fra il "mondo" delle idee pure, delle essenze, degli Archetipi, e quello della Creazione di mondi, di forme viventi e di oggetti.


Ciò che la parola dice quello crea (a iniziare dalla nostra mente, nella nostra immaginazione).


Perciò la parola dovrebbe essere usata (e se ne dovrebbe usufruire) con questa cognizione di "potere" creativo o evocativo.

Attraverso la parola si può risalire al mondo delle idee pure, ma si può sprofondare (quando usata a sproposito) ancor più nel mondo del caos e dell'illusione.


Detto questo può risultare più comprensibile il "come" e il "perché" leggere: cioé per capire, per esplorare nuovi mondi, per farsi attraversare dalle parole di chi sa più di noi...per arricchirsi della loro conoscenza, per elevarsi (ma senza mai dimenticare che l'esperienza è sempre al primo posto: un'esperienza vale più di diecimila parole).


Ecco che il troppo leggere, o il farlo disordinatamente, può portare a dei veri e propri "ingorghi" mentali, labirinti in cui possiamo perdere la "chiara visione" di noi stessi e del mondo che ci circonda; la parola può creare meandri di concetti che nulla hanno a che vedere col "senso pratico" della vita, anzi, piuttosto lo possono confondere.


Quindi credo sia bene leggere stando ben attenti a quello che si legge, cercare di comprendere i termini usati e, soprattutto, sforzarsi di afferrare anche il "non detto". Perché le parole e i concetti, ben manipolati, possono divenire delle armi incredibili e condizionare più profondamente di quanto immaginiamo sia i nostri comportamenti che le scelte di vita di interi popoli.


Le Costituzioni sono fatte di parole, i Dogmi sono fatti di parole, le mezze o le false informazioni sono fatte di parole....



Perciò quando entriamo nei supermercati della parola, che siano via etere o cartacea, stiamo ben attenti alle scelte che facciamo e, cerchiamo di stare ben svegli...




...che altro dire? Buona lettura!

mercoledì 23 febbraio 2011

Meccanicità inconsapevole - Allenarsi, ogni tanto, a resistere agli stimoli



Ricordo che una sera, da ragazzo, assistendo a una serata canora nella piazza principale del paese, illuminata per l'occasione, lasciai il gruppo dei miei amici sotto il palco e me ne andai tutto solo in cima alle scale della chiesa.

Erano i giorni della festa patronale e quella sera, come consuetudine voleva, si esibiva un cantante famoso.

L'immensa piazza era gremita fino all'inverosimile: migliaia di uomini, donne, giovani e bambini si assiepavano stretti stretti formando un'unica grande massa umana.

Dal mio "strategico" punto di osservazione potevo estraniarmi (cosa che ero solito fare sin da bambino in tutte le situazioni "pubbliche" in cui mi trovavo) e in un'unico colpo d'occhio potevo osservare non solo il palco e il cantante, ma l'immensa folla sotto di me.

Vedevo così le varie dinamiche meccanico-reattive di massa che si ricreavano sempre uguali, anno dopo anno: bambini che facevano i capricci perché volevano la tal cosa, ragazzine che civettavano per attrarre l'attenzione dei loro coetanei, famigliole compunte intente più all'apparire che all'ascolto, gruppi di scapestrati che creavano disordini, poliziotti in divisa, persone di un ceto elevato che avevano i migliori posti a sedere perché loro erano "diversi", il cantate che tra una canzone e l'altra faceva dei complimenti alla folla dicendo che quella era la più calda e accogliente piazza d'Italia, la folla che rispondeva "automaticamente" con un boato di approvazione...fischi alle formose ballerine che accompagnavano il cantante...e cose di questo genere.

Per non parlare dell'abbigliamento: i giorni della festa patronale tutti dovevano sfoggiare abiti nuovi (i pochi che non potevano si sentivano dei poveri sfigati).

Dall'alto delle scale osservavo quell'immenso palcoscenico in cui ognuno recitava una parte, ognuno col proprio costume, ognuno col suo ruolo, e....ognuno nell'inconsapevolezza più totale di chi era e cosa stesse facendo (così come aveva fatto il giorno prima dietro la processione).

E io dall'alto "vedevo" tutto ciò...

..ma non sapevo spiegare né a me stesso né tantomeno agli altri quello che sia allora che in centinaia di altre occasioni avevo "visto"...


...e poco dopo aver "visto" tornavo anch'io alla normalità, e andavo a recitare il mio ruolo tra gli amici e in famiglia, nella "quasi" totale inconsapevolezza.


Dico "quasi" perché quel "qualcosa" che avevo visto sin dai primissimi anni di vita non mi permetteva di immedesimarmi al cento per cento nella parte che mi si chiamava a recitare nelle varie situazioni della vita.


Ma allo steso tempo non ero né carne né pesce: non ero un attore inconsapevole, ma neanche una persona totalmente libera e consapevole.


Solo dopo molti anni di questo "travaglio", crescendo, vivendo, leggendo...cercando, e praticando certe tecniche per il "risveglio", ho scoperto cose veramente incredibili su me stesso e sull'essere umano in generale.


La prima cosa "incredibile" (talmente incredibile che se la dici a qualcuno quel qualcuno, appunto, non ti crede) è che l'essere umano è "addormentato", profondamente addormentato, ma, cosa veramente strana, egli crede di essere sveglio.


L'essere umano crede di fare, di sapere, di scegliere...in poche parole crede di essere libero e sveglio e confonde questo "dormire da svegli" per autonomia.


La realtà, invece, è che non solo non è sveglio, ma neanche libero e autonomo.


L'essere umano non è libero né di scegliere nè di pensare in autonomia: egli è solo un "aggregato" senza capo né coda di azioni, emozioni e pensieri "reattive" e compulsive...è semplicemente un "automa" programmato dalle usanze, tradizioni e consuetudini del posto e del tempo in cui è nato e cresciuto.


L'uomo è tirato per il naso da condizionamenti di varia natura: di specie, di razza, di patria, familiari, educativi...in pratica è progammato bene bene a reagire sempre allo stesso modo a stimoli sensoriali, emotivi e psicologici.


Naturalmente vi sono differenze da uomo a uomo, da razza a razza, ma...ognuno ha i propri condizionamenti e stimoli che lo inducono a reagire secondo un cliché che è stato pre-ordinato dalla sua "educazione".


Stimolo-reazione: questa è la vita umana allo stato attuale (anche quando pensa).


Natiralmente questa "cosa" è più facile da vedere negli altri, soprattutto quando si tratta di interi popoli.


Per esempio le rivolte popolari che stanno avvenendo in Nord Africa in questi giorni (non considerando, in questo contesto, le manovre segrete che possono esserci sotto) mostrano chiaramente la natura reattivo-meccanica dei popoli, come ben sanno tutti i politici: "il popolo si ribella solo quando non ha più pane sulla tavola".


Il popolo non si ribella se vede delle ingiustizie, se sente odore di marcio nel suo governo, no! Si ribella solo quando non può più mangiare: dagli da mangiare, "regole di educazione" e un po' di divertimento e hai il popolo nelle mani. Ben ammaestrato e addomesticato.


Ma non disperiamo, la cosa non è senza rimedio (individualmente parlando), si può divenire liberi e consapevoli anzi, è a quello che dobbiamo tendere con tutte le nostre forze, a patto che...la smettiamo (sempre individualmente) di credere che sono gli altri quelli che dormono: "No, io sono ben sveglio!"


Non mio caro, mi spiace, anche tu sei addormentato e soggetto alle dinamiche di stimolo-reazione.


Non ci credi?


Per sperimentare di persona prova per esempio a:


1) resistere ad uno stimolo quando si presenta (tipo: non guardare una bella donna quando ti attraversa la strada, resistere a rispondere a qualcuno che ti fa incazzare...ognuno ha i suoi stimoli preferiti);

2) cambiare alcune abitudini della tua vita (cambiare tipo di colazione, percorso per andare a lavoro, modo di lavarsi i denti, modo di mangiare, eccetera);

3) per un lasso di tempo (che può essere mezzora, un'ora) decidere in anticipo le tue azioni o un certo percorso e non cambiarlo per nulla al mondo, resistendo agli stimoli che vorrebbero farti deviare a destra o sinistra;

4) sedere immobili per un certo tempo, senza fare assolutamente nessun movimento, costi quel che costi. NATURALMENTE DEV'ESSERE UN TEMPO CONSIDEREVOLE, DICIAMO TRE QUARTI D'ORA, UN'ORA ALMENO. (Questo metodo è il più efficace in assoluto, non solo per dominare la "reattività" ma soprattutto per divenirne "consapevoli". Infatti lo scopo non è tanto il liberarsi dalla meccanicità, ma dall'inconsapevolezza della stessa).


Il nostro vero "nemico" è l'inconsapevolezza (o una consapevolezza solo parziale), quell'inconsapevolezza che ci fa pensare appunto di essere svegli e liberi, che ci fa credere che noi non possiamo essere "pilotati" da "poteri superiori" perché noi siamo svegli (e casomai stiamo pensando questa cosa mentre siamo seduti al tavolo di McDonald's, bevendo Coca, mangiando Hamburger di gomma, e patatine di plastica; oppure mentre stiamo sfilando come marionette in una manifestazione pacifista o ecologista "programmata" e organizzata ad hoc da qualcuno che muove le pedine, per scopi che noi ignoriamo completamente.


Lottare per divenire liberi e svegli non è né stare contro né stare a favore; non è essere normali né diversi: qualcuno lo ha difinito un "Viaggio Trasversale".


"Trasversale" perché non si esclude nulla a priori (neanche un pranzo da McDonald's), ma si viaggia dovunque da "osservatori attenti", soprattutto a se stessi.


Invece appena cadiamo in una qualche "ideologia", divenendone parte, non facciamo altro che aggiungere altre dinamiche meccanico-reattive a quelle che già esistevano in noi (perché ci identifichiamo col gruppo in cui ci siamo inseriti).


In definitiva è impossibile liberare il mondo se prima non abbiamo liberato noi stessi.


mercoledì 16 febbraio 2011

Meditazione: Essere in "forma"



Una delle prime cose che ho notato, sin dalle prime volte che ho praticato a lungo delle tecniche meditative, è stata la forte sensazione di una maggiore "discesa" nel mio corpo. E' difficile da spiegare, ma ci provo.

A quei tempi sono stato condotto a volte, dalle mie Guide, a rimanere seduto anche per più di tre ore di fila.

Non si può capire cosa si può vivere all'interno, minuto dopo minuto, quando si è sottoposti a una simile "prova di resistenza", se non sperimentadolo direttamente.

Soprattutto le prime volte già dopo una mezz'ora iniziavano a comparire dolori insopportabili alle ginocchia, al sacro. ai glutei, alla schiena...

Dopo un'ora il corpo era praticamente "in fiamme".

Muoversi voleva dire darsi per sconfitto (almeno così lo interpretavo io).

Bisognava resistere, ad ogni costo.

Bisognava guadagnare un "centimetro" in più (come consiglia Al Pacino in "Ogni maledetta domenica" ai suoi uomini della squadra di Rugby).

Ogni minuto di resistenza in più segnava un punto a mio favore, a favore della mia forza di volontà, della capacità di resistere, di comprendere fino in fondo la "portata" della motivazione che mi aveva indotto a seguire un simile insegnamento...e molto altro.
Superata una certa "soglia" del dolore, tutto si trasformava in un "oceano" di pace e beatitudine, ma io questo all'inizio non poetevo saperlo.

Comunque, quello che volevo mettere in evidenza è quella "strana" sensazione (che ho provato allora) di entrare nel corpo, e di poterlo andare ad "esplorare" fin nei più remoti recessi. Mi sentivo "presente" a me stesso come mai mi era capitato prima di allora. Ricordo di aver pensato più di una volta: - Ma dove diavolo sono stato fin'ora? -

Infatti mai prima di allora ho sentito di essere tanto presente e "in forma"...di indossare il mio corpo come un guanto, e sentirmici all'interno, fin nell'unghia del mignolo del piede.

Col passare degli anni ho continuato quotidianamente a "sedere" immobile: un quotidiano viaggio fantastico (ma reale) alla scoperta diretta di questa "nuvola energetica" che è il nostro corpo: sentita, percepita, proprio grazie ad una facoltà (che si sviluppa gradualmente con la pratica) di rivolgere la propria consapevolezza, attraverso la sensibilità, all'interno, anziché all'esterno (come avviene di solito).

Normalmente i nostri sensi sono proiettati all'esterno, verso ciò che ci arriva da fuori. Mai ci fermiamo ad interiorizzarci, neanche nei momenti di relax. Quindi cresciamo convinti che non è possibile andare ad "esplorare" il proprio corpo e la mente direttamente.

Ecco che per sapere come siamo fatti ci rivolgiamo allo specchio, ai raggi X, alle risonanze magnetiche, alle ecografie, agli psicologi, psicanalisti...senza sapere (o volere accettare quando ci viene detto) che è possibile estendere la nostra coscienza anche all'interno di noi stessi, grazie a tecniche di respiro e di focalizzazione mentale.

Sentire il proprio corpo dall'interno è possibile ed estremamente utile, qualunque sia l'obiettivo che inseguiamo nella vita...utile a sfatare molti "miti fasulli" che ci hanno raccontato su noi stessi, ma, soprattutto per chiederci: - Chi sono io che sto andando ad esplorare il mio corpo all'interno? -.

sabato 12 febbraio 2011

I Fiori di Kama - Il Rosso e il Bianco


- Nelle culture orientali il rosso è associato al principio femminile mentre il bianco a quello maschile. Nella Cina antica il rosso ha sempre simboleggiato la donna, il potere creativo, la potenza sessuale ed una vita felice e piena di successo. Le spose, in genere, indossavano seta rossa sotto i pantaloni e spesso il matrimonio è chiamato Affare Rosso.

Luci rosse erano sospese fuori dalle osterie e dai bordelli. Anche i doni di lutto per i morti erano dipinti di rosso credendo che così li si preservasse dal disfacimento.

In India e in Tibet il colore rosso ha connotazioni molto simili. Ha sempre suggerito il dinamismo femminile, il potere creativo, la passione e l'energia sessuale.

Il rosso nella Tradizione Tantrica è sempre stato simbolo del fuoco, e segni rossi si applicano sulla fronte degli uomini e delle donne come rituale che ricordi l'identificazione simbolica con la Kundalini, l'energia creativa interiore.

Il punto centrale dei diagrammi mistici, come lo Sri Yantra, in genere è colorato di rosso e si conosce come Shakti Bindu, il punto d'energia.

La Dakini Rossa, una dea estatica colorata di rosso sotto forma di ragazza piena di passione, simboleggia nel Tantra la raffinatezza dell'emozione.

Anche l'Islam attribuisce qualità simili al colore rosso. I musulmani usano l'aggettivo 'rosso' quando descrivono una bella donna. Un detto popolare arabo dice che 'la bellezza è rossa' ed i veli rossi sono considerati particolarmente seducenti: "Se dovessi uscire, ragazza mia, indossa un velo rosso", scrisse un famoso poeta arabo.

In Occidente anche noi abbiamo associazioni di tipo sessuale con il colore rosso: per esempio il cuore rosso di S. Valentino, la Donna Scarlatta, e la zona a luci rosse, tutti con connotazioni sessuali.

La luce rossa stimola gli ormoni sessuali del marito ed è stato a lungo un colore associato alla sensualità e al piacere.


Nella Cina antica il Bianco è il simbolo dell'uomo, della trascendenza di tutte le cose terrene, della morte e del lutto. La cerimonia funebre è sempre chiamata 'Affare bianco' ed il bianco è il colore usato ai funerali. Questa tradizione è ancora oggi usata in Oriente.

In India sono i celibi che indossano il colore bianco. Il bianco è associato allo Yoga, alla meditazione e a Shiva, che è spesso descritto come 'bianco come la canfora'.

In Tibet la Dakini Bianca è adorata e identificata come la 'rimozione della mondanità', e Avalokiteshvara, il Salvatore Pietoso, simbolo della trascendenza attraverso la rimozione delle illusioni, è dipinto di bianco.

L'Islam identifica il bianco con la purezza, la mascolinità, il comando e il misticismo...

"Le forze materializzanti rosse e bianche diventano la potenzialità unitaria creativa. Fisicamente l'oganismo diviene un corpo trasformato, formato da luce luminosa mentale e spirituale, Beatitudine e Potente Vuoto"

Naropa


tratto da: "I segreti sessuali dell'Oriente"

venerdì 11 febbraio 2011

Com'è difficile cavalcare il pensiero....


Il pensiero...
...una facoltà della mente che ci permette di interpretare e ragionare (a posteriori) sulle esperienze fatte: su ciò che abbiamo visto, letto, vissuto...per meglio capire un evento o dei fatti.
Ma anche un modo per esprimere le nostre opinioni.
Con gli anni ho notato che vi sono diversi modi di 'cavalcare' il pensiero, differenti stili, con diverse regole...diverse modalità, e con scopi e fini anche molto distanti tra loro.
Per esempio si può usare la monta all'inglese: ordinata, compunta, lineare...borghese, ma comunque difficile e piena di regole.
Oppure si può cavalcare alla western, all'americana: monta un po' più folkloristica, spettacolare e acrobatica, ma sotto certi versi forse più facile (perché si reggono le redini con una sola mano, mentre con l'altra mano ci si può reggere al pomello della sella: più difficile cadere, quindi, con la monta all'americana, a meno che non partecipiamo a un rodeo montando cavalli selvaggi).
Poi c'è la monta all'indiana, quasi in disuso, in cui spesso si cavalca anche senza sella e senza staffe e finimenti, reggendosi solo con la forza delle gambe e un formidabile equilibrio.

Queste, naturalmente, sono solo alcuni dei vari stili di monta.

Sempre, comunque, per cavalcare bene occorre divenire 'uno' con il cavallo, ci vuole sensibilità e rispetto per il nostro compagno equino ma, allo stesso tempo occorre una grande capacità di stare in equilibrio e, soprattutto, carattere e polso fermo.

E' di primaria importanza, infatti, far capire sin da subito (al cavallo) chi comanda: cioé noi, il cavaliere; quindi non bisogna lasciargli troppo la padronanza delle decisioni, meglio non lasciargli l'iniziativa, altrimenti il cavallo potrebbe giocarci brutti scherzi (e chi ha montato qualche volta sa di cosa sto parlando, al cavallo piace molto tastarci il polso ogni tanto, anche a sorpresa).

Ecco, pensare è un po' come andare a cavallo: ci siamo noi e il pensiero (che può essere usato in modo selvaggio o fin troppo addomesticato).

E, esattamente come per la monta, vi sono diversi modi di pensare, modi più o meno eleganti...stili più o meno acrobatici.

Però, io credo che non bisognerebbe mai lasciargli le briglie sciolte, altrimenti il pensiero selvaggio ci può combinare dei veri e propri disastri (come quando si pretende di dire tutto quello che ci passa per la mente, senza filtri, e senza regole o rispetto per il nostro interlocutore); al contrario il pensiero addomesticato ripeterà sempre le stesse cose, all'infinito (e si rifiuterà di impararne di nuove), sarà fin troppo educato ma...lento.

E credo anche sia meglio non identificarsi troppo col pensiero, con le proprie o altrui idee, teorie, concetti, opinioni...non dimenticare insomma la differenza tra il pensiero e il pensatore: una cosa è il cavallo, un'altra il cavaliere.

Quindi, una volta scesi da cavallo...lasciamolo nella scuderia.

giovedì 10 febbraio 2011

Nadi e Meridiani: percorsi di luce?




Sempre rimanendo in tema di Prana (in cinese Chi, e in giapponese Ki) mi sembra indispensabile dire qualcosa sui 'canali sottili' lungo cui scorre l'energia, il prana, appunto.


Scusate se la prenderò un po' alla lontana.


Nella Bibbia leggiamo..."E Dio disse: Che sia la Luce! E Luce fu".


E nel Vangelo di Giovanni: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio".


Gli antichi testi indiani confermano queste parole dei libri sacri cristiani dicendo che in origine era il sacro suono: l'OM (o l'AUM) e che ogni cosa è stata fatta per mezzo suo.


Allo stesso tempo ci dicono anche che i 'mondi superiori' sono abitati da 'esseri di luce'.


Se non sbaglio i conti tornano e tutti siamo daccordo: la prima 'manifestazione' è sonora e, subito dopo, segue la luce.
Comunque sia, la manifestazione procede dal sottile al denso.


Ormai è risaputo: nell'universo tutto vibra, e differenti vibrazioni causano differenti 'manifestazioni' più o meno dense.


Sebbene la scienza ufficiale dichiari che la luce vibra più velocemente del suono (e in effetti quando scoppia un fulmine si vede prima il bagliore, poi segue il suono), c'è comunque da dire che la nostra percezione sensoriale è limitata: noi non sentiamo gli ultrasuoni e gli infrasuoni, né vediamo tutto lo spettro dei colori effettivamente esistenti.


Quindi può benissimo essere che esistano dei suoni più veloci della luce.


Indipendentemente da chi abbia il primati di velocità, penso che possiamo essere daccordo sul fatto che il suono e la luce sono manifestazioni vibrazionali.


Tutto vibra, e cambiando la velocità di vibrazione si hanno differenti 'condensazioni' energetiche.


Immaginiamo una lunga tastiera di un immenso pianoforte che va dalla dimensione più grossolana a quella più sottile.


E immaginiamo che i tasti esprimono una scala di vibrazioni (che ci portano dal denso al sottile) che vanno dal tatto, l'olfatto, il gusto, la vista e l'udito fino a vibrazioni ancora più sottili, come le emozioni, i pensieri e altre ancora.


Ognuna di queste 'frequenze' vibratorie, naturalmente, necessita di uno 'strumento' ricevente adeguato per essere percepita, altrimenti è come se non esistesse.


Così il nostro occhio è strutturato per percepire solo un certa gamma di frequenze, le trasforma in luce e le manda come impulsi elettrici al cervello, che le registra e le interpreta appunto come diverse gradazioni di luce e colore.


La stessa cosa fanno l'orecchio e gli altri sensi: registrano e trasmettono impulsi elettrici


In pratica il nostro corpo è un 'ricettore-trasformatore-ripetitore' di energia, di prana, appunto.


Questa 'energia' è la stessa dell'elettricità, del magnetismo...ma anche delle emozioni, sensazioni, percezioni e del pensiero: tutto è energia a diversi livelli di vibrazione.


Cosa c'è di strano, allora, nel sentire affermare (dalle antiche tradizioni) che esistono dei percorsi energetici, nei nostri corpi 'sottili', attraverso cui 'vibra' l'energia, compreso il suono e la luce?


E' strano sentir affermare che abbiamo dei corpi sottili 'luminosi'?


Ma, ragioniamoci un po': di notte, quando sogniamo, con che 'corpo' stiamo vivendo le nostre avventure (o disavventure se sono incubi)?


Non ditemi che lo stiamo facendo col corpo grossolano, infatti quello se ne sta immobile per i fatti suoi. Non è forse con un 'corpo' più sottile (quello che gli sciamani chiamano "il corpo di sogno") che stiamo viaggiando nel fantastico mondo dei sogni ?


E, a ben rifletterci quel 'mondo dei sogni' non è forse luminoso? Tutto è luce in quel mondo, compreso il corpo col quale stiamo vivendo le nostre esperienze oniriche.


Ecco: le Nadi e i Meridiani (cioè i canali energetici) trasportano...anzi, no, non trasportano un bel nulla, è più esatto dire 'vibrano' trasmettendo correnti energetiche nei nostri corpi sottili.


In tempo reale quelle vibrazioni influenzano anche il corpo grossolano (il quale anche lui vibra, ed anche lui è luce diciamo, più densa).


Ma se il corpo più denso non è fatto del giusto 'materiale' (da qui l'importanza di una corretta alimentazione) questo non vibra correttamente in sintonia con le vibrazioni più sottili.


Per fare un paragone: vicino alle orecchie di un sordo possiamo anche sbattere con forza due giganteschi piatti di ottone, ma questi non sentirà un bel nulla.


Quindi se ci nutriamo male il nostro corpo fisico sarà fatto di 'mattoni' non utili all'energia che vorrebbe animarlo.


Se poi consideriamo che noi non ci nutriamo solo di cibo denso, ma anche di sensazioni, percezioni, emozioni, pensieri...idee, allora forse è più facile comprendere quanto la struttura fisica sia fortemente influenzata, nel bene o nel male, da un 'cattivo nutrimento'.
Questo cattivo nutrimento sta all'origine di blocchi e 'ristagni' energetici, sia di natura grossolana che emotiva e psicologica.


Il rimedio 'naturale' a questi blocchi e ristagni energetici (che causano ogni forma di malattia psicofisica) consiste nel mangiare un po' meglio: cioè ridurre o eliminare i cibi conservati, adulterati, la carne, eccetera, e mangiare più frutta e verdura fresca non trattata chimicamente e possibilmente del luogo dove viviamo, bere acqua pura (un sogno, vero?) e servirsi di trattamenti volti a 'sbloccare' o ripulire i Canali Energetici dai ristagni.
L'oriente ci ha regalato antiche discipline (mediche e non) preziosissime a questo riguardo: l'Agopuntura, lo Shiatsu, la Moxa, la Fitoterapia, lo Yoga, il Tai Chi Chuan, il Qigong...

Quindi, andare nel 'sottile' per guarire la parte più densa, ma, allo stesso tempo, agire sulla parte densa per guarire nel profondo.

Basta volerlo...e la luce (e la salute) possono tornare a fluire nei nostri corpi.


mercoledì 9 febbraio 2011

Il valore di un respiro



Un respiro...

..uno, uno solo, può fare la differenza se continuare o vivere o morire.

Ma può fare anche la differenza sulla qualità della propria vita.

Il respiro è quel 'legame' sottile con la vita biologica indispensabile alla stessa; eppure, proprio perchè ci è stato fornito 'gratuitamente' dalla natura, è così poco apprezzato dai più distratti.

Il respiro 'muove' la nostra vita biologica esattamente come il vento muove le acque dell'oceano, coinvolgendolo non solo in superficie, ma generando anche correnti sottomarine e scambi di sostanze...rigenerazione.

Il nostro 'oceano' corporeo, fatto di liquidi di varia natura, vive, si muove, ed è soggetto a 'scambi' di sostanze chimiche vitali, anche grazie all'azione del respiro.

Il cibo di cui ci nutriamo non potrebbe essere assimilato e trasformato senza l'intervento del respiro, il quale apporta 'sostanze' extra, come l'ossigeno, l'azoto, ed altre, indispensabili agli scambi di sostanze nutritive tra le cellule.

Ma c'è modo e modo di respirare e, soprattutto, vi può essere la consapevolezza (o la totale assenza di consapevolezza) della funzione del respiro.

Come vi sono differenti modi, da parte del vento, di spazzare la superficie delle acque dell'oceano, modi che possono andare dalla bonaccia, alle leggere brezze fino ai cicloni generatori di terribili tempeste, allo stesso modo vi sono differenti modalità d'azione del nostro respiro e differenti effetti fisiologici.

Così vi può essere (come di solito avviene) un respiro aritmico, uno con frequenti pause in apnea, un respiro affannato, uno lungo, calmo e profondo...ogni differenza di respiro produce effetti completamente differenti, sia nel metabolismo, che sugli stati emotivi o sul corretto funzionamento del pensiero.

Il respiro è un 'valore aggiunto' fornitoci dalla natura; purtroppo proprio perché 'naturale' lo diamo per scontato.
Ma al massimo è scontato il respiro, non il corretto respirare.

Il nostro respiro è fortemente influenzato dalle emozioni e dai riflessi condizionati dagli eventi esterni, perciò se le emozioni e gli eventi sono turbolenti o 'paralizzanti' il respiro si comporterà di conseguenza, alterandosi o fermandosi a tratti.

Attraverso l'osservazione del proprio respiro si possono comprendere molte cose di noi stessi, e imparare a gestire un po' meglio le nostre funzioni vitali.

'Iinvestire' sull'osservazione del proprio respiro è sicuramente utile per conoscere e migliorare il proprio stato di salute, sia fisica che interiore.

Ma com'è difficile ricordarsene durante la giornata...

martedì 8 febbraio 2011

Nutrirsi di Luce




E qui già immagino i commenti: "Ma la luce non è commestibile..."

Forse...chissà...mah!

Fatto sta che d'estate, quando andiamo al mare, e finalmente concediamo alla nostra pelle un contatto diretto e prolungato coi raggi del sole, stiamo tutti molto meglio: diventiamo più energici...più solari.

Qualche post addietro parlavamo del prana, della 'forza vitale': ebbene credo che per noi la prima fonte di vita, energia e benessere sia proprio il sole.

Esponiamoci al sole il più spesso possibile per ricaricare le nostre batterie.

Non solo.

Facciamolo entrare anche in casa nostra.

Basta con queste stanze buie.

Apriamo le imposte e giochiamo con la luce e coi colori.

Io (che sono ingordo di luce, lo ammetto) ho escogitato un semplice 'artifizio' per averne di più: ho posizionato alcuni prismi di cristallo in punti strategici della stanza in cui trascorro la maggior parte del tempo libero.
Si tratta di una stanza con una finestra che si affaccia a Sud, quindi esposta tutto il giorno alla luce solare: sia d'estate che d'inverno.

Bene! Ho posizionato i prismi (che naturalmente sposto ogni tanto) in modo tale da fargli catturare i raggi del sole e rifletterli sulle pareti, sugli oggetti e sul soffitto, creando dei meravigliosi giochi di luci e arcobaleni: una vera e propria festa per gli occhi e...nutrimento per l'anima.

Ci sarebbe ancora molto da dire sulla Luce: luce e alimentazione, luce come conoscenza...chissà, forse in un altro post.

lunedì 7 febbraio 2011

Come guardare agli eventi attuali?



Non c'è dubbio sul fatto che l'epoca in cui viviamo sia davvero eccezionale, questo perchè le scoperte tecnologiche degli ultimi centocinquant'anni hanno rivoluzionato completamente la faccia della società politica ed economica.

Oggi il ruolo predominante in questo cambiamento sembra averlo soprattutto la velocizzazione e la globalizzazione delle informazioni.

Gli eventi della propria città, nazionali e internazionali sono talmente tanti, e si susseguono a tale velocità che risulta veramente difficile avere le idee chiare: come fare? cosa guardare? e, soprattutto: come guardare questo scacchiere camaleontico?

Senza avere la pretesa di offrire una 'ricetta' definitiva e autorevole, semplicemente dirò come 'guardo' io:

1) cerco di focalizzarmi sull'obiettivo prescelto: un oggetto, una situazione personale, la politica, l'economia, la crisi mondiale...;

2) libero la mente da preconcetti (tutto quello di cui ero sicuro fino al giorno prima);

3) cerco i nessi tra gli eventi del presente (casomai collegandoli anche a quelli passati) per avere una visione spazio-temporale il più possibile 'globale' della situazione sociale, politica, economica...;

4) ascolto tutte le 'campane', cioé le opinioni di quelli schierati a destra, a sinistra, gli alternativi, gli alternativi agli alternativi, eccetera;

5) diffido di chi vuole condurmi ad avere la "sua visione" degli eventi o delle persone (e diffido anche di me stesso, quando mi accorgo che sto spingendo qualcun'altro verso la mia personale visione);

6) non arrivo subito alla conclusione, lascio sedimentare: se è pur vero che la matematica non è un'opinione, è altrettanto vero che tutte le informazioni che mi arrivano vengono costantemente 'colorate' dalle opinioni altrui. Inoltre: i 'cambiafaccia' delle persone e degli scenari nazionali ed internazionali sono talmente tanti che è meglio non avere una opinione definitiva: meglio aspettare e continuare a seguire attentamente gli eventi e, soprattutto, cerco di capire le 'regole del gioco';

6) cerco di essere sempre sveglio, attento e...continuo sempre a guardare e informarmi;

7) mentre mi informo cerco di rimanere sveglio anche all'immediato circostante: qui appena ti distrai un attimo te lo becchi in quel posto...casomai da qualcuno che ha schiacciato il bottone duemila chilometri più in là.


sabato 5 febbraio 2011

Alchimia Manageriale - Il Booktrailer

Bello, espressivo, semplice, pulito...il Booktrailer realizzato da Kokoro http://www.kokoroitalia.com/2011/02/03/alchimia-manageriale-booktrailer/ per l'ultima fatica letteraria di Walter Ferrero e Marta Residori edito dalla Adea Edizioni.

Con i nostri auguri di un grande successo.


giovedì 3 febbraio 2011

La storia dell'unico Avatara donna di Vishnu: Mohini devi



La storia che sto per raccontare è veramente "incredibile", come tutte le storie che trattano delle imprese di Vishnu, il Figlio Cosmico, la Coscienza Universale.

Sono veramente innumerevoli le storie che da milioni e milioni di anni si tramandano gli 'iniziati' vaishnava sulle imprese di Vishnu. Infatti se consideriamo che gli Avatara di Vishnu sono praticamente infiniti, e che ogni Avatara ha compiuto diverse imprese straordinarie, occorrerebbe una vita solo per raccontarle in sunto.

La storia che seguirà si svolge in dimensioni e pianeti molto al di là della nostra comprensione e nasce da un 'piccolo' difetto di orgoglio da parte del Re degli Esseri Celesti: Indra.
Racconta il Bhagavata Purana che in un'Era precedente a questa in cui viviamo, durante il periodo di 'supervisione universale' del Sesto Manu, Cakshusha Manu, credo intorno agli 8-900 milioni di anni fa (considerando che viviamo nell'era del Settimo Manu, Vaivasvata, e che ogni Manu se non sbaglio 'vive' per 6-700 milioni di anni) il grande saggio Durvasa Muni, uno yogi dai poteri inconcepibili, volle complimentarsi con Indra durante una parata ufficiale.
Durvasa mentre assisteva alla parata si introdusse davanti al corteo e offrì una ghirlanda di fiori ad Indra. Quest'ultimo anziché mettere al collo la ghirlanda, com'era in uso, la infilò sulla proboscide dell'elefante su cui stava seduto. Ma la ghirlanda cadde a terra e l'elefante la calpestò.
A Durvasa, uomo molto suscettibile, la cosa non piaque molto, e vide in quel gesto un difetto di orgoglio nel cuore di Indra. Effettivamente il Re degli Dei era divenuto un po' orgoglioso per la sua alta posizione. Quindi Durvasa maledisse Indra, condannandolo a divenire un miserabile e cadere dalla sua alta posizione (da notare che la parola di un essere della levatura di Durvasa diventa realtà, potenza della parola di un essere realizzato).

In conseguenza di ciò sia Indra che tutti gli Dei persero la loro forza ed autorità.
Poiché gli Dei erano costantemente in lotta contro i loro fratelli maggiori, gli Dei Gelosi, gli Asura, questi ne approfittarono per spodestarli, e tutto l'universo cadde nella rovina e nel caos. Questo perchè gli Dei, con a capo Indra, si dice fossero i 'sostenitori' dell'ordine universale, in accordo con la Volontà Suprema, mentre gli Asura, da sempre, tentano di rovesciare l'ordine universale, basato sull'Armonia Divina.
Immensamente afflitti tutti gli dei si recarono da Brahma (l'Architetto e Creatore degli Universi, Padre-Madre sia dei Deva che degli Asura) per metterlo al corrente della triste situazione di caos in cui erano sprofondati i mondi.
Dopo che ebbe ascoltato, Brahma capì che gli universi stavano perdendo la Virtù (l'equilibrio, la giusta misura) qualità posseduta dagli Dei, mentre le basse passioni, l'avidità, lo squilibrio e l'arroganza stavano devastando i mondi.
Brahma pensò: "Ora è il momento di appellarsi all'influenza della virtù degli esseri viventi che hanno assunto un corpo materiale...".
Brahma sapeva che l'unico che avrebbe potuto fare qualcosa di veramente risolutivo era Vishnu, il Signore Sovrano, l'unica Sorgente di tutto: dei, uomini, e di tutti gli universi.
Poichè era Vishnu ad essere preposto a mantenere in vita la Virtù e ristabilirla quando decadeva (mentre Brahma, pur essendo virtuoso, sovrintende alla Passione Creatrice e Shiva (anch'egli virtuoso) sovrintende all'Ignoranza distruttrice, all'inerzia, e alla trasformazione), Brahma non poteva che rivolgersi a Vishnu..

Quindi, assieme, tutti gli dei si recarono sulle rive dell'Oceano di Latte (la Via Lattea?), al centro del quale dimorava Vishnu, su un'isola chiamata Shvetadvipa (una dimora che si dice sia eterna e trascendentale la dimensione materiale), per chiedergli il sostegno necessario.

Vishnu non poteva essere avvicinato da nessuno, solo Brahma poteva entrare in contatto telepatico con Lui. Prima d'allora nessuno lo aveva mai visto.

Dopo un lungo periodo, e dopo molte suppliche, Vishnu apparve ai Deva, e il suo splendore era tale (e consideriamo che anche i deva sono splendenti) che questi non riuscivano a guardarlo direttamente.

Per prima cosa Visnu propose di stipulare un tregua con gli Asura e di proporre loro di 'frullare' l'Oceano di Latte per ricavarne il Nettare dell'immortalità.

(Qui mi sembra d'obbligo aprire una parentesi, altrimenti si può pensare che sto raccontando solo una favoletta per bambini: consideriamo innanzitutto che i testi giunti a noi ci sono stati presentati effettivamente come della favole, dei miti inverosimili. Se invece consideriamo che possono essere state dette delle 'verità' nascoste, o alterate, in questi miti, allora la cosa può cambiare prospettiva. Così l'Oceano di Latte potrebbe essere la Via Lattea; Shvetadvipa può essere, ad esempio, la Stella Polare; la 'frullatura' dell'Oceano un qualche processo chimico o, perché no? tecnologico, in grado di produrre le infinite manifestazioni più 'dense' della materia ma, soprattutto, il segreto dell'immortalità; gli Dei e gli Asura potrebbero essere le supreme 'categorie' di Extratterrestri, con poteri multidimensioni; Vishnu la Coscienza Universale, l'unica matrice di ogni manifestazione, e via dicendo).

Quindi: Vishnu propose di frullare l'Oceano di Latte per produrre il 'nettare dell'immortalità', ma avvertì gli Dei di non farsi 'sviare' dalle cose attraenti che sarebbero nate dalla frullatura dell'Oceano, né di temere il Veleno che si sarebbe prodotto per primo sotto l'effetto della frullatura, perché se ne sarebbe occupato Shiva.
Il loro unico scopo era riavere la direzione degli universi secondo 'legge' e...perché no? il segreto dell'immortalità.

Così gli Dei andarono a proporre quell'idea 'geniale' ai loro avversari, capeggiati da Bali, e questi si mostrarono subito molto felici del progetto 'immortalità'.

Stipulato l'armistizio, Deva e Asura si accinsero all'opera di produrre il nettare.

Per prima cosa dovevano versare molte specie di erbe nell'Oceano, poi trasportare un'immensa montagna d'oro, la montagna Mandara, sul posto, e poi, servendosi di un'immenso serpente (Vasuki, il re dei Serpenti) come corda attorcigliata attorno alla montagna, tutti avrebbero dovuto, con la sola forza delle loro braccia, far ruotare la montagna così velocemente da produrre la 'frullatura' desiderata.

L'impresa di trasportare la montagna non fu all'altezza delle forze degli 'impresari" divini e asurici, e occorse l'aiuto di Vishnu per trasportarla sul luogo.

Una volta sul posto si dovettero superare tutta una serie di problemi, e le idee astute si susseguirono una dietro l'altra, a ritmo incredibile, pur di arrivare allo scopo.

Innanzitutto su cosa poggiare quella pesante montagna?

Iniziarono col fissarla a un gigantesco perno, ma questo, con tutta la montagna, sprofondò nell'oceano.

Allora Vishnù assunse la forma di una tartaruga (che si estendeva per un milione e trecentomila chilometri) e prese su di sé la montagna che avrebbe potuto benissimo ruotare sul suo guscio.

Poi, sempre Vishnù in un'altra forma, prese il serpente Vasuki per la testa, incitando gli Dei ad imitarlo; ma gli Asura, sempre sospettosi, pensarono ci fosse un trucco, quindi vollero prendere loro il serpente dal lato della testa.
Vishnu e gli Dei accettarono tranquillamente (dopo, durante la frullatura, gli Asura si sarebbero quasi carbonizzati per le fiamme e i miasmi che uscivano dalla bocca del serpente).



Al momento dell'inizio della frullatura si può notare l'evidente Legge del Tre: si dice che Vishnu entrò nel corpo degli asura come passione (raja guna): moto, prima forza; in quello di Vasuki come tama guna: inerzia o forza di opposizione, seconda forza; e nel corpo dei deva come sattva: ritmo, terza forza, forza di riconciliazione.

Dopo altri insuccessi (per mancanza di energia da parte dei deva e degli asura), e dopo l'ennesimo aiuto personale di Vishnu, finalmente si cominciò a frullare al giusto ritmo la montagna.

La prima cosa che uscì dalla frullatura fu un potentissimo veleno e in tale quantità da spaventare a morte Deva e Asura. Tutta la manifestazione era in pericolo di vita.
Allora tutti i partecipanti alla frullatura si racarono al Monte Kailasa, perché sapevano che Shiva era l'unico in grado di salvarli da quel pericolo.
Mosso a compassione per tutte le creature viventi Mahadeva acconsentì a bere il veleno, una goccia del quale avrebbe steso il più potente degli dei.



Dopo aver bevuto il veleno la gola di Shiva divenne blu, cosa che sul suo corpo dorato assunse l'aspetto di un ornamento. A questo evento è dovuto l'epiteto di Shiva come Nilakanta (il Dio dalla gola blu).

Tornati a frullare, dopo l'episodio del veleno, cominciarono a uscire dall'Oceano tutta una serie di cose meravigliose: la mucca dell'abbondanza; un cavallo magico di cui si impadronì Bali; elefanti dai poteri straordinari, capeggiati da Airavata, che divenne in seguito la cavalcatura di Indra; la gemma Kaustuba, che Vishnu prese per ornare il suo petto; poi un fiore magico e le dee più belle dell'universo: le apsaras; poi, sempre dalla 'frullatura' apparve addirittura la Dea della Fortuna, Lakshmi: questa, dopo aver esaminato attentamente tutti i presenti, scelse come suo sposo Vishnu.
Gli Asura si sentirono trascurati dalla Dea della Fortuna, ma quando la frullatura fece apparire Varuni, la Dea dei bevitori, questi la accettarono volentieri e si consolarono.
Tornati a 'frullare', i presenti videro Dhanvantari (un altro Avatara, esperto in medicina, bellissimo, che reggeva un vaso d'oro col 'nettare' dell'immortalità) uscire dall'Oceano.
Immadiatamente gli Asura gli strapparono di mano il vaso e fuggirono via.




Mentre i Deva se ne stavano afflitti da una parte per il furto del Nettare, gli Asura cominciarono a contendere tra di loro per accaparrarsi il liquido prezioso.
Allora Vishnu pensò di giocare un 'tiro mancino' agli Asura assumendo una 'forma' femminile: la più bella che fosse mai esistita.
Questo Avatara di Vishnu, Mohini devi, era così attraente che tutti gli Asura, vedendo le sue forme sensuali e i suoi ancheggiamenti ornati da timidi sorrisi, furono presi da irrefrenabili desideri sessuali.
Attratti dalla donna gli Asura pensarono di chiedere a lei di appianare la loro disputa su chi avesse dovuto bere per primo il nettare.
Mohini replicò con tono scherzoso dicendo che era solo una prostituta e che avrebbe anche potuto prendere una decisione 'disonesta'. Ma gli Asura, sorridendo tra loro, completamente soggiogati dal fascino di Mohini, le consegnarono il vaso prezioso (per il quale si stavano scannando) e affidarono a lei il compito di dirimere la contesa, dicendole che avrebbero accetato qualunque sua decisione.

Senza farselo ripetere due volte l'affascinante Mohini prese il vaso e diede appuntamento a tutti i presenti in un momento successivo quando, dopo adeguati riti e purificazioni, avrebbero ricevuto "ciò che gli spettava".

Così, dopo i riti e i digiuni, Dei e Asura si ritrovarono tutti riuniti, seduti in file separate, sotto eleganti padiglioni, in attessa dell'affascinante Mohini.

Quando questa arrivò conquistò ancora una volta tutti i convenuti: i suoi seni, le sue cosce, il suo viso, i suoi occhi, il suo incedere erano talmente sensuali da soggiogare completamente la volontà degli Asura.

Mohini si muoveva con estrema eleganza tra le due file di contendenti pensando tra sé che, poiché i Demoni erano inaffidabili, insidiosi come serpenti e destabilizzatori dell'ordine universale, non poteva affidare loro il prezioso liquido dell'immortalità.

Tuttavia era stata onorata e omaggiata con parole affettuose e piene di rispetto, perciò si rivolse verso gli Asura, ormai pieni d'affetto verso di lei, e li soddisfece con le sue dolci parole.

Ma il vaso lo affidò ai Deva.
Gli Asura, pur immensamente amareggiati, accettarono in silenzio la sua decisione: essi stessi avevano sostenuto che giusta o ingiusta che fosse l'avrebbero accettata senza fiatare (e qui vediamo come i grandi demoni sanno comunque essere di parola).
Solo un Asura, Rahu, furbescamente si nascose tra gli Dei e riuscì a bere qualche goccia di nettare, ma Vishnu se ne accorse e gli stacco la testa col suo disco Sudarshana (si dice che quella testa immortale sia diventata uno dei pianeti 'nascosti' del sistema solare).



Fine della storia

Che cosa possiamo capire da questa vicenda?

Innanzitutto che l'orgoglio gioca veramente dei brutti scherzi (vedi orgoglio di Indra).
Poi: se paragoniamo sia gli Dei che gli Asura a diverse razze superiori di 'extraterrestri multidimensionali', quindi alcuni 'giusti' altri 'ribelli' all'armonia universale, possiamo vedere che sempre, alla fin fine, la bilancia pende sempre dalla parte dei giusti.

Anche quando sono in vantaggio numerico e di forza gli Asura, prima o poi, vengono sconfitti, anche con l'inganno se necessario (sembrerà strano che il Divino 'inganni' eppure in casi estremi arriva a farlo).

Qui vediamo che sia gli uni che gli altri condividono le stesse ambizioni, nello stesso luogo e nello stesso tempo, ma in modi differenti: i primi assoggettandosi ad un 'ordine naturale cosmico', gli altri tentando di stabilire loro un diverso ordine, contrario alla volontà divina, e quindi portando scompiglio nella creazione.

Ora: una cosa che pochi sembrano sapere è che l'onnipresente Padre Universale (qui rappresentato dalla triade Vishnu, Shiva e Brahma) è equanime verso tutti gli esseri viventi, rispettando la legge del libero arbitrio, quindi veramente di rado interviene nelle faccende divine e umane.

Questo perché tutti, ma proprio tutti (anche gli Dei e gli Asura) siamo qui per crescere in consapevolezza verso...una perfezione finale.

Quindi la 'frizione' tra Dei e Asura e la ricerca dell'immortalità (i cui effetti sono risentiti anche nel nostro piano fisico) ha come scopo...diciamo...una certa evoluzione della coscienza, collettiva e individuale.

Sembrerà strano a dirsi ma i tempi difficili in cui stiamo vivendo, visti da un'altra ottica, sono una vera e propria 'manna' per una persona che ha deciso di lavorare su se stesso, che vuole arrivare a capire come stanno veramente le cose e trasformarsi in una persona più armoniosa e consapevole...questi tempi difficili sono più adatti per svegliarsi dal torpore quotidiano.
Sì, perché è proprio la frizione tra le parti antagoniste a creare quello 'spazio' di consapevolezza differente (di cui ognuno di noi ha bisogno per liberarsi dalle identificazioni inconsapevoli) nonché generare la famosa 'terza forza' indispensabile per andare 'oltre', per fare 'salti' d'ottava.

Che altro dire?

Democrazia, Comunismo e Dittatura: tre facce della stessa medaglia



Avete mai visto una medaglia a tre facce?

Nooo?

Neanche io.

Eppure sembra che vi siano dei 'grandi illusionisti' in giro per il mondo che sono riusciti ad operare questo miracolo: ingabbiare la mentalità dei popoli in queste 'tre visioni ideologiche' per asservirli alla propria volontà.

Naturalmente questo non è avvenuto certo dall'oggi al domani, ci sono voluti millenni di schiavitù umana per arrivare a queste forme più sofisticate di assoggettamento dove, tra l'altro, non si capisce più bene chi comanda e chi è comandato.

Così i governanti 'democratici' si sono specializzati nel far credere che siamo tutti liberi e 'compartecipi' della cosa pubblica, salvo poi non avere il denaro per comprarsela quella 'cosa' pubblica, ma se la comprano i governanti stessi: chi maneggia festeggia.

Quelli comunisti fanno credere che lo Stato siamo noi, che siamo tutti uguali (tutti uguali? ma quando mai?) e che dobbiamo sacrificare la nostra individualità per il bene del Popolo (cioè dei dirigenti del Partito): anche qui chi maneggia festeggia.

I dittatori, invece, se ne fregano un cazzo, e impongono con la forza la loro volontà (ma di questi tempi anche con l'inganno: infatti molti dittatori si fanno chiamare 'presidente' e presentano la dittatura come democratica, perché c'è il 'gendarme' statunitense che ha dichiarato guerra ai paesi non 'democratici', almeno a quelli deboli).

Ora azzardo una 'strana' soluzione, una soluzione 'utopica' naturalmente, una soluzione non certo applicabile nell'immediato, ma che può essere seminata nelle coscienze e, chissà, forse un giorno può anche fiorire.

La soluzione è questa: anziché accettare di farsi governare da 'terzi' perché non imparare ad autogovernarsi?

Anarchia? No! Autarchia.

Ma l'autarchia si impara, si coltiva non si improvvisa, e governare se stessi, si sà, è la cosa più difficile al mondo.

Una autarchia improntata sul senso di rispetto per gli altri, sul piacere di condividere con gli altri le proprie capacità; improntata sull'amore di se stessi e degli altri, sulla riconoscenza delle cose belle che la vita e gli altri ci offrono.

Un'autarchia dove ogni luogo territoriale è autosufficente, si nutre e si arrangia coi prodotti della propria terra seguendo il ritmo delle stagioni, e sviluppa una propria cultura, arti, scienze naturali...sempre improntate sul piacere di vivere e sul rispetto della natura e degli altri.

Dei luoghi dove si riesca a vivere bene anche senza preti, politici, economisti, catene industriali, grandi centri commerciali, case farmaceutiche...e...fare un po' di pulizia, insomma! Pacificamente naturalmente, niente spargimenti di sangue, mi raccomando, ma un 'processo di depurazione' che deve avvenire lentamente, come di decantazione.

E forse si possono salvare anche alcune cose belle della tecnica, perché no?

...un bel sogno vero?

Utopia? Si, può darsi, sicuramente almeno per ora...fatto sta che ogni ideologia è un prodotto della mente e, a volte, basta un click nella mente per mandare a quel paese ogni ideologia, divenendo finalmente veramente liberi di 'autogovernarsi' in modo intelligente.

Le risorse della mente sono infinite, ma occorre conoscersi, coltivarsi.

Ma sembra che l'umanità non è ancora matura per comprendere questo punto.

Senza gendarmi, preti e politici l'umanità tornerebbe ad essere selvaggia, e tornerebbe a imperare la legge del più forte, del più crudele. Si scatenerebbero, molto più di ora, le mafie, i delinquenti...e i lupi farebbero man bassa di popoli-pecore.

No, meglio così, in fondo...meglio la medaglia a tre facce e un po' di erba da brucare.

mercoledì 2 febbraio 2011

La vita? Un misto di gioia e dolore

Ebbene si! Se qualcuno mi dovesse chiedere cos'è la vita risponderei proprio così: un misto di gioia e dolore. Risultato? Piacere allo stato puro.
Cos'altro è la vita se non un camminare bendati in una foresta nera, piena di ostacoli e di insidie che pur, spesso, rivela scorci affasciananti visti sbirciando attraverso la trama del tessuto?
Paura?
No!
O forse a volte si, un po' di strizza la si prova.
Ma una una grande curiosità ci spinge ad andare sempre avanti, sempre un po' di più.
Certo, a volte cadiamo, e ci sbucciamo un po' le ginocchia. Ma che piacere, poi, nel rialzarsi, e riprendere impavidi il cammino.
Ecco, quel misto di gioia e dolore credo sia ben rappresentato dalla musica che seguirà (secondo me un capolavoro) di Clint Mansell.
Inserita come colonna sonora del film The Fountain - L'albero della vita - (altro capolavoro) di Darren Aronofsky, questa musica esprime, a mio avviso, proprio quel misto di gioia e dolore che caratterizza le esistenze degli 'esseri' veramente vivi, di quelli che non si tirano indietro quando la vita chiama.
Esaltante, inquietante, ossessionante, ma a tratti dolce, in una alternaza che tocca vette strazianti oppure esplosive.
Passione allo stato puro.
Godetevela e...godetevi pure "Le Sette Chiavi, o I Sette Principi Ermetici" di Ermete Trismegisto.
Ah! Dimenticavo: versatevi un buon bicchiere di vino rosso e sorseggiatelo mentre ascoltate...riscalda il sangue.


A proposito del respiro: una scena dal film "Giodano Bruno"

Il respiro è vita, energia, movimento...coinvolgimento totale.

Ma respirare, respirare veramente, può far paura, così come può far paura la libertà (quella vera).
Perché il respiro (come la libertà) può accendere un 'fuoco interiore' a cui non siamo abituati.
Troppo caldo...troppa luce.
Meglio una vita tiepida e in penombra, del sesso tiepido e in penombra....



martedì 1 febbraio 2011

Il libro del mese: Pranayama (di A. Van Lysebeth




IL PRANA

Il Prana sta allo yoga come l'elettricità alla nostra civiltà.

Immaginiamo che la macchina di Wells per risalire il tempo ci metta, duemila anni prima della nostra epoca, alla presenza di uno yogi. Figuriamoci di descrivergli la nostra civiltà con gli aereoplani, il telefono, la radio, la televisione, gli aspiratori, i frigoriferi, le auto, senza dimenticare i satelliti e i razzi spaziali, mettendoci pure le lampadine tascabili, i cervelli elettronici, i tram e i frullatori, dimenticando però di parlargli dell'elettricità: egli si farebbe un'idea assai falsa della nostra civiltà. Non comprenderebbe nulla del suo motore essenziale, di quell'energia elettrica che anche noi dimentichiamo, a meno che non capiti un'interruzione di corrente.

Allo stesso modo, ignorare o misconoscere l'esistenza del Prana, della sua azione sul nostro organismo, il modo di immagazzinarlo, di dirigerlo secondo la nostra volontà, significa ignorare il vero yoga. Non c'è dubbio che è possibile praticare le asana senza preoccuparsi del prana, in quanto, in una determinata misura, le posture assicurano quasi automaticamente l'equilibrio pranico senza che l'adepto se ne debba preoccupare. Ma, dopo un certo periodo di pratica, questi tocca il soffitto. Non appena acquisita la tecnica delle posizioni, se si vuole progredire occorre oltrepassare lo stadio dell'esecuzione puamente meccanica e materiale delle asana e di altri esercizi yogici per passare a quello del Pranayama.

A questo punto mi sembra convenga imitare i filosofi indiani che principiano col definire i termini di cui si servono.


COS'E' IL PRANA?

...Dice Swami Sivananda: "Prana è la somma di tutte le energie contenute nell'Universo". Vastissimo! Per gli yogi l'universo è costituito di Akasha, l'etere cosmico, e di Prana, cioé energia. Tutte le forme della materia nascono quando Prana agisce su Akasha. In sostanza questo concetto corrisponde a quello della nostra fisica nucleare che considera qualsiasi materia come energia 'arrangiata' in maniera diversa...

...Quando scriviamo Prana con la maiuscola intendiamo designare questa Energia Cosmica presa nel suo assieme, mentre prana con la minuscola ce ne indica le sue manifestazioni. Prana, quindi, è l'energia universale indifferenziata, mentre prana è l'energia differenziata in qualsiasi forma si manifesti. Il magnetismo è una manifestazione di prana, esattamente come l'elettricità e la gravitazione. Tutto quel che si muove nel nostro universo manifesta Prana: grazie al prana il vento soffia, la terra trema, l'ascia si abbatte, l'aereo decolla, la stella esplode e il filosofo pensa. Il prana è universale. Noi esistiamo in un oceano di prana del quale ogni essere vivente è un vortice...


CONTROLLO COSCIENTE DEL PRANA

Svelare l'esistenza del prana è già notevole. Scoprire che è possibile controllarlo, determinarne le leggi e le tecniche adatte a tal fine è addirittura meraviglioso...

...Tradurre 'Pranayama' con 'esercizi respiratori' significherebbe porre una deplorevole limitazione alla portata di questi esercizi e disconoscerebbe il loro vero scopo che è la cattura, l'accumulo e il controllo cosciente delle vitali energie praniche del nostro corpo. In ultima analisi il Pranayama è anche l'obiettivo delle asana, bandha e mudra; tra mentale e prana esiste un'interazione che porta l'hatha yoga molto al di là del fisico. Non c'è in realtà molta differenza tra lo yoga mentale, o raja yoga, e l'hatha yoga.

Riassumendo:

Prana = somma delle energie universali. Prana non è né magnetismo, né gravitazione, né elettricità: tutti questi fenomeni diversi sono manifestazioni del Prana universale...


IL PRANA DELL'ARIA

L'atmosfera è la fonte più importante di prana vitale...un'affermazione tra le più significative è quella riferita dal dottor Thérèse Brosse a proposito di uno yogi che sostiene che "l'energia che gli consente di controllare il suo cuore, e persino di arrestarlo, è della stessa natura del fulmine".




PRANA = IONI NEGATIVI
Per il momento la nostra attenzione si concentrerà sulla ionizzazione. La folgore ne è una delle manifestazioni più evidenti. Per fare un esempio, un solo lampo scarica nell'aria l'equivalente del consumo totale di energia elettrica di parecchi giorni di una capitale come Parigi...
...Tanto per cominciare ricordate che uno ione è un atomo, o un frammento di molecola, caricato elettricamente e che gli ioni sono i veri operai della vita nella cellula; essi costituiscono in buona parte il suo potenziale vitale, cioè pranico.





Nell'atmosfera troviamo due tipi di ioni: a) i piccoli ioni negativi...assai attivi elettricamente, sono dei minuscoli pacchetti di energia ad uno stato quasi puro...I piccoli ioni negativi conferiscono vitalità allorganismo...; b) i grossi ioni, o ioni lenti. Questi sono formati da un nucleo polimolecolare - di conseguenza molto più grosso - al quale si è aggiunto uno ione negativo normale, di cui sarebbe più appropriato dire che è stato preso al laccio dal nucleo precipitato.

Noi quindi terremo a mente che i piccoli ioni negativi sono rapidi, mobilissimi, mentre i grossi ioni lenti esercitano la funzione d'acchiappamosche, agglutinando i piccoli ioni che essi attraggono e catturano al loro passaggio.




La presenza di numerosi grossi ioni lenti..diminuisce la conduttività di energia nell'aria, cosa che si verifica specialmente quando questa è inquinata da polveri, fumo e nebbia.
Si può dire, grosso modo, che la concentrazione di piccoli ioni nell'atmosfera diminuisce quando aumenta quella dei grossi, e viceversa...Ecco il motivo per cui c'è sovrabbondanza di ioni grossi nell'atmosfera sporca delle città. In campagna, dove l'aria è pulita, si contano uno, due o tre ioni piccoli per uno grosso, mentre in città la proporzione è di un piccolo rispetto a 275 grossi e, in alcuni determinati casi, addirittura di un solo piccolo contro 600 grossi....

Quanto sopra spiega e conferma le teorie yogiche le quali affermano il prana non essere né ossigeno, né azoto, né alcun altro dei componenti chimici dell'atmosfera in quanto, sia in città che in campagna, il tenore d'ossige dell'atmosfera è in realtà identico...



FONTI DI PICCOLI IONI VITALIZZANTI

Ionizzare negativamente gli atomi di ossigeno significa aggiungergli dell'energia elettrica. Ciò avviene soltanto sotto l'influsso di importanti sorgenti di energia. Quali? Le radiazioni telluriche...dalle radiazioni elettromagnetiche di corta lunghezza d'onda provenienti dal sole, questo inesauribile generatore di energia...i raggi cosmici...dalle grandi masse d'acqua in movimento o in corso di evaporazione: ecco il motivo per cui l'aria è così vitalizzante in riva al mare...




- Tutto questo, e molto altro (in riferimento allo yoga, comprese alcune tecniche di respirazione e bandha) su...-
PRANAYAMA - La dinamica del respiro, A. V. Lysebeth, Astrolabio edizioni