lunedì 29 ottobre 2012

Capire la crisi

Il filosofo Emile Ciòran diceva: "...un libro deve frugare nelle ferite, anzi, deve provocarle. Un libro dev'essere un pericolo."


Perchè?

E quale attinenza ha questa tagliente frase con le crisi? Perché penso che anche un post (così come un film) debbano fare la stessa cosa, aiutandoci a svegliarci.

Poiché sono un uomo sotto la sessantina, che di crisi ne ha vissute e ne vive di fortissime a tutti i livelli; ed avendo sperimentato, dopo, alla fine della crisi, una considerevole crescita interiore e personale, ho smesso di combattere le crisi: che siano le benvenute.

Col tempo sono diventato uno studioso (in privato) del fenomeno "crisi", e ho scoperto come questa sia collegata alle Leggi di Natura.

Forte di queste premesse penso di poterne un po' parlare (pur senza avere la pretesa di essere un filosofo, un economista, un sociologo o uno psicologo).

Ma prima di elencare brevemente i vari tipi di crisi, penso sia d'obbligo chiarire di cosa stiamo parlando.


Cos'è una crisi?

Una definizione moderna di crisi potrebbe essere: "...un momento che separa una maniera di essere, o una serie di fenomeni, da un'altra differente.."

Vediamo perciò che la crisi è un "momento" di transizione da un "prima" a un "dopo".

La crisi è dunque uno spartiacque che evidenzia un "conflitto" in essere tra due "forze" in contrapposizione: la forza progressista (che spinge in avanti) e la forza conservatrice (quella che vuole mantenere lo "status quo").

Ed è in quest'ottica che, secondo me, bisognerebbe guardare alle crisi come a un conflitto di Forze in atto.

In alcuni testi (leggere, ad esempio, "Il potere di cambiare le cose", Adea Edizioni, in cui si parla estesamente della Legge del Tre e del Sette, o Legge delle Ottave, spiegandone tutte le dinamiche), queste Forze vengono prese seriamente in considerazione.

Questi "libri di Conoscenza" ci informano dell'esistenza di Leggi Naturali, o Fische che, pur regolando tutto, ma proprio tutto ciò che esiste; e pur essendo costantemente "sotto i nostri occhi", ci sfuggono completamente, perché ne ignoriamo l'esistenza.

La più importante di esse - per la vita di questo pianeta e dell'intero universo - è la Legge del Tre: questa sta alla base di tutto ciò che esiste.

Essa è denominata così perché è composta da "tre forze" che interagiscono e concorrono per far sì che un fenomeno, o una vita, vengano all'esistenza (e perdurino per un certo tempo).

Queste "tre forze" sono chiamate la Forza Positiva, Negativa e Neutra; oppure Forza di Creazione, di Conservazione e di Distruzione (o Trasformazione); oppure, ancora: Forza Progressista, Conservatrice, e di Cambiamento (o Rinnovamento); o Forza Aggregante, Disgregante e di Coesione. Ancora: di Affermazione, Negazione e Riconciliazione...Prima, seconda e Terza Forza, insomma.

Conoscerle o non conoscerle fa un'enorme differenza.
Capirle e saperle applicare in tutte le situazioni della vita, e non capirle o non sapere come e quando mettere in atto la Terza Forza, la fa ancor di più.

Personalmente ritengo sia sempre importante capire di cosa stiamo parlando - questo vale non solo per le Forze suddette, ma per tutto, anche ai fini di comprendere la crisi attuale (e viverla più serenamente e più proficuamente, portandola a nostro vantaggio, personale e collettivo) -, perciò sarò costretto a fare una "piccola divagazione" sulla Legge del Tre.

Essa ci dice che in Natura non vi è nulla, ma proprio nulla, che possa esistere senza la simultanea azione di queste tre Forze.

Tutto ciò che esiste, da un microbo a un filo d'erba, dall'uomo alle gigantesche galassie, è "sempre" composto di "triadi" di Forze, da Tre Campi di Forza.

Nel libro su citato si fa l'esempio di un seme di sequoia (uno dei migliaia di semi che cadono da un albero); questo seme, una volta caduto nel terreno, è subito soggetto alla prima e alla seconda Forza.

Quel seme cercherà con tutto se stesso di sopravvivere e di germogliare (prima Forza), ma incontrerà ostacoli a non finire già solo per venire alla luce, per non parlare della crescita e della sopravvivenza (Seconda Forza, la Forza Conservatrice).

L'habitat della foresta in cui il seme è caduto non accoglierà certo a braccia aperte quella "nuova presenza": non c'è "spazio" per tutti, nella foresta. 

Inoltre il terreno può essere troppo duro, può essere un periodo di siccità (o, al contrario, di piogge abbondanti); vi può essere troppo o poco sole, oppure eccessivo inquinamento nel terreno o nell'aria....insomma: di "seconde forze", di Forze Conservatrici che si opporranno alla nascita del seme, ve ne saranno a bizzeffe...

...E solo un seme su migliaia riuscirà a superare l'empasse.
Perché solo un seme su migliaia beneficerà della Terza Forza ai momenti giusti.




Infatti, se non subentra la Terza Forza, in soccorso della Prima, vi sarà uno "stallo", che si risolverà sempre a vantaggio della condizione già stabilita da lungo tempo, quella che appunto rappresentano le Forze Conservatrici, la Seconda Forza.

Insomma: occorre una "Terza Forza" per superare il "vecchio" e accedere a qualcosa di nuovo.

Due sole Forze non bastano.

Nel caso della Natura, cioè nei Regni Minerale, Vegetale e Animale, la Terza Forza è affidata al caso (o piuttosto a una serie di eventi fortuiti; eventi che stanno appunto a rappresentare le "giuste condizioni" climatiche, ambientali, eccetera).

Ma cosa succede nel Regno Umano?
E cosa centra con la Crisi?

Per quanto mi è dato di vedere e di capire, anche nel Regno Umano la faccenda procede pressappoco nello stesso modo: tutto si muove sotto la Legge del Caso.

Il più delle volte è proprio un evento "fortuito" a decidere  quale strada deve prendere un cambiamento, e a favore di chi (a meno che non conosciamo le dinamiche delle Tre Forze, e siamo abili nel farle funzionare a nostro vantaggio, o a vantaggio della collettività).

Pensiamo solo cosa sarebbe successo se Napoleone avesse vinto a Waterloo, o se Hitler fosse stato un po' più fortunato e, per sua fortuna (e nostra sfortuna), avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale.

Nelle faccende di guerra conta sicuramente l'abilità, ma l'abilità, da sola, non garantisce il successo.

Ma neanche la fortuna...

E' tutta una questione di Terza Forza che si "incastra", che arriva in soccorso al momento giusto per dare maggior "potere vitale" alla Prima Forza.

Mettiamo che il nostro seme abbia trovato tutte le condizioni giuste, per venire all'esistenza e crescere (Terza Forza), ma necessariamente avrà superato numerosi "momenti di crisi" sempre solo (e grazie) alla terza Forza.

La spinta iniziale della "voglia" di vivere (Prima Forza) non è sufficiente.

E arriviamo finalmente alla "crisi".

O, sarebbe più giusto dire: "alle crisi".

Infatti noi siamo costantemente soggetti (sia individualmente che collettivamente) a numerose crisi.

Vi sono:

- Crisi fisico-biologiche
- Crisi politiche
- Crisi Economiche (individuali o collettive)
- Crisi della Personalità (d'identità)
- Crisi familiari
- Crisi di coppia
- Crisi ideologiche
- Crisi esistenziali
- Crisi dei Valori
- Crisi spirituali (o religiose)....

Quante crisi....

Eppure, se solo capissimo - come diceva Einstein - che la Crisi è una meravigliosa opportunità per crescere, per evolvere, per accedere a qualcosa di nuovo che possa generare una condizione più in linea con le nostre esigenze del momento, invece di lamentarci delle crisi e piangerci addosso inizieremmo a vederne i "lati positivi", sfruttandoli a nostro vantaggio (o della collettività).

E ci rimboccheremmo le maniche.

Senza crisi non c'è cambiamento: tutto resta sclerotizzato, fermo.

Invece, durante le "crisi", basterebbe cercare la Tera Forza....et voilà!

Basterebbe cercare...quella Terza Forza di cui volutamente non vi ho parlato estesamente...

...ma se siete degli "arguti ricercatori" sicuramente cercherete di approfondire la "faccenda" delle Tre Forze!

Nevvero????

E' comunque vitale, per ognuno di noi, cercare di cogliere la presenza delle "due forze" antagoniste in tutto ciò che ci circonda. E come il conflitto di queste due si risolva sempre a vantaggio della Seconda Forza, bloccando un progresso.

Prendiamo la Crisi d'Identità: durante una Crisi d'Identità stiamo vivendo un conflitto interiore tra aspetti di noi stessi che vogliono emanciparsi, o liberarsi di "vecchie" caratteristiche personali, ed aspetti di noi stessi che vogliono mantenere le cose così come sono (può essere per pigrizia, per paura del nuovo, e mille altre ragioni).

In questo caso, se non interviene una Forza aggiuntiva che sblocchi la situazione a favore della voglia di cambiamento e di rinnovamento, la crisi si risolverà in un nulla di fatto...e resteremo con le vecchie abitudini.

In definitiva io penso che conoscere l'esistenza e le dinamiche delle Tre Forze sia di enorme aiuto, per chiunque, per capire e, perché no? Risolvere una crisi.





mercoledì 24 ottobre 2012

Scrivere sull'acqua - Il nuovo libro di Andrea Di Terlizzi



E' un vero piacere per me, che da molti anni mi interesso di Ricerca  della Verità (ma sbagliando spesso approccio, fraintendendo o  appesantendo con inutili quanto immaginarie aspettative il mio "stare al mondo") leggere un libro così leggero e allo stesso tempo chiarificatore su argomenti di vitale importanza quali l'amore, l'amicizia, il sesso, la paura, la solitudine, i bisogni, la libertà...

In un crescendo dolce, ma pieno di "buon senso", l'autore ci offre - come dice il retro di copertina - "...un testo dolce e spontaneo, che indica una strada per trovare maggiore leggerezza in un'epoca di grandi pesi".

Una pagina dal libro:

"...Una delle cose più importanti, perché si stabilisca una vera amicizia, è la "circolarità". Con questo termine intendo un rapporto che non abbia posizioni subalterne. Nessuna gerarchia di ruoli, determinata dal carattere più forte di una persona o dalla sua maggiore intelligenza, cultura o ricchezza...

Spesso le amicizie avvengono per similitudine e non sono sicuro che queste siano le migliori e le più profonde.

Quando frequentiamo qualcuno perché è simile a noi, sicuramente il rapporto è più semplice, ma rischiamo in fondo di relazionarci solo con un'immagine speculare di noi stessi; un po' come quando leggiamo un libro e lo troviamo bello esclusivamente perché esprime dei concetti sui quali siamo d'accordo.

Credo invece che la profondità che si può ottenere stabilendo un'amicizia con chi è diverso da noi sia ineguagliabile; proprio perché tutto ciò che si rinfranca e si stabilizza, è davvero un'incontro con l'altro e non l'autocompiacimento del rapporto con se stessi...

...Amicizia, per me, significa sapersi mettere da parte e ascoltare chi abbiamo davanti.

Ascoltare è una delle cose più difficili e molte persone sono troppo intente a parlare di se stesse per lasciare agli altri lo spazio di esprimersi liberamente.

Ciò vale anche per i sentimenti.

Nell'amicizia, come nell'amore passionale, lasciar spazio all'altro è la cosa più importante. Questo secondo la mia personale opinione.

Non sono però sicuro che amore ed amicizia siano cose differenti. Credo piuttosto che l'amicizia, come l'amore, abbia livelli differenti: quando essa si approfondisce oltre un certo grado, si entra in certa misura nella sfera dell'amore....".


Scrivere sull'acqua, Andrea Di Terlizzi, Adea Edizioni


sabato 20 ottobre 2012

Meditazione: uno sguardo disincantato






Molti anni fa ho letto un libro intitolato "L'incanto quotidiano", se non ricordo male l'autrice la tirava sull'allenarsi a vedere tutto "rose e fiori", nel vedere tutto incantevole. L'incanto quotidiano, appunto.

Ecco: a mio avviso la pratica Meditativa è esattamente il contrario, vale a dire allenare la propria consapevolezza a "combattere l'incanto quotidiano"!

L'incantesimo - cioè la fascinazione della coscienza attraverso un canto ben modulato - è già fin troppo diffuso ai nostri tempi, e persone che ce le cantano di cotte e di crude, su libri, giornali e tivù pubbliche e private, ve ne sono a bizzeffe.

Forse e tempo di svegliarsi da tutti questi incantesimi.

Chi si avvicina alla pratica della meditazione lo fa perché ha percepito, intuito, che tutti noi siamo già sotto incantesimo, e vuole "svegliarsi".

Egli vuole vedere le cose per quello che sono - o almeno avvicinarsi a una visione più oggettiva, più reale, di se stesso e della vita.

Chi si vuole svegliare non sa cosa vedrà e cosa farà una volta sveglio, sa solo che ha compreso che sta sognando un sogno in cui è impotente e, proprio come negli incantesimi delle fiabe, si sente come paralizzato, o peggio, costretto ad agire contro la propria volontà, asservito alla volontà di chi gli ha fatto l'incantesimo.

Allargando poi a tutto il nostro mondo percettivo il concetto dell'incanto quotidiano a cui siamo soggetti - e non incolpando nessuno in particolare della fascinazione di cui siamo vittime - potremo sperimentare personalmente che, attraverso le pratiche meditative, si arriva a vedere che "l'inganno" è dovuto semplicemente ad una "limitatezza percettiva" del nostro apparato sensoriale, e a conseguenti conclusioni sbagliate a cui arriva la nostra ragione, circa la natura della realtà.

Ecco che, per via delle nostre limitatezze percettive vediamo, ad esempio, il sole girare intorno alla terra quando è ben risaputo che siamo noi che viaggiamo intorno alla nostra stella.

Oppure consideriamo come stabili e immutabili tutti gli oggetti "solidi", compreso il nostro corpo, quando invece sappiamo tutti che nulla dura in eterno e che nulla permane identico a se stesso per più di cinque secondi.

Tutto è fluido!
Tutto muta costantemente nella sua composizione atomica.

Ma l'incanto quotidiano a cui siamo soggetti ci fa credere che sia "ragionevole" avere una visione stabile e standardizzata delle cose e della vita, o di come dovrebbe essere strutturata ed amministrata una società politica, economica o scientifica. 

L'inganno sensoriale, l'incanto quotidiano, ci fa credere che tutto durerà per sempre, immutato.

La Meditazione ci permette, invece, di avere una visone spazio-temporale più dilatata e più raffinata.

La Meditazione conduce oltre i limiti della ragione, pur senza danneggiarla.

Meditando non si diventa irragionevoli o sconclusionati, semplicemente si ammette che esiste dell'altro oltre i limiti della ragione.

Come fa notare Don Juan a Carlos Castaneda nell'Isola del Tonal, ognuno di noi organizza gli elementi del mondo secondo una propria logica "ragionevole", molto simile alla logica ragionevole della collettività in cui siamo inseriti.

Questa logica "ragionevole" è utilissima nell'ambito sociale, politico ed economico, ma non in quello umano e spirituale.

L'uomo non è solo un numero, una cifra o un nome, l'essere umano è molto di più.

Escludere che vi sia dell'altro oltre i limiti della ragione ci toglie la completezza che avremmo se solo osassimo "avventurarci", ogni tanto, oltre i limiti della ragione: nel vasto regno dell'ignoto.

Ecco: la consapevolezza lucida del meditante vede i limiti della propria e dell'altrui ragione e, pur riconoscendone l'utilità nel suo ambito, ammette che vi è molto altro da scoprire che sfugge alle leggi della ragione, un vasto oceano ancora tutto da esplorare.

Naturalmente questo non è un viaggio per esseri timorosi e pigri: occorre coraggio e spirito d'avventura.

Forse è proprio per paura e pigrizia che andiamo avanti tutta la vita conviti che sia tutto qui, che oltre non vi sia altro. "Dopotutto" - pensiamo - "si sta più comodi qui".

 Lo sguardo disincantato del meditante, invece, vede che oltre ciò che ho definito "l'incanto quotidiano" vi è una vita più completa, più spaziosa e luminosa.

E sa anche che, al contrario, rimanendo nello stato di "incanto quotidiano" egli  continuerà a vedere solo l'ombra della realtà, un pallido riflesso che nasconde ben più vasti orizzonti.