sabato 22 settembre 2012

Il libro del comando e della strategia








Questo prezioso testo è una raccolta di passi tratta dallo Huainanzi (il Libro del principe di Huainan) e si divide in quattro sezioni: Sullo stato e sulla società; Sulla Guerra; Sulla pace e Sulla saggezza.


Lo Huainanzi risale alla dinastia degli Han anteriori (206 a.c- 23 d.c) e viene attribuita ad otto saggi maestri taoisti ospiti alla corte del principe Lin An, grande filantropo e mecenate.


Scritto in un periodo di pace e prosperità (dopo il lungo periodo degli Stati Combattenti), lo Huainanzi affronta temi cosmologici, filosofici, etici, di strategia militare e politica, spirituali e salutari ed è a buon diritto annoverato  tra i grandi classici taoisti.

Dal retro di copertina:

Testo fondamentale del Taoismo....più dettagliato e più esplicito del Tao Te Ching di Lao-tzu e del Chuang-tzu, abbraccia l'intera gamma delle scienze naturali, sociali e spirituali di cui si occupava il taoismo classico...

Per i "maestri di Huainan" la via del Tao - che è una perenne ricerca di equilibrio e di armonia - è unica e deve guidare non solo il rapporto corpo-mente nel singolo, ma anche i rapporti tra persone, tra governanti e governati, tra nazioni, tra mondo umano e mondo naturale, tra individuo e universo.....


Alcune pagine dal libro:

"Ecco le regole per governare un Paese: 
i governanti non siano insensibili, 
gli amministratori non siano opprimenti, 
gli intellettuali non siano ipocriti, 
gli artisti non siano decadenti.

In una società caotica i politici si sostengono a vicenda lodandosi l'un l'altro, mentre gli uomini di cultura si onorano reciprocamente in modo ipocrita.

Coloro che governano avendo raggiunto la Via, anche se non possiedono nessuna capacità, sanno impiegare gli uomini capaci. Se non raggiungi la Via, anche se hai molte capacità, esse sono inutili.

Esistono vari modi di valutare le persone. 
Se occupano una posizione elevata, osserva che cosa promuovono. 
Se sono ricche, osserva che cosa danno. 
Se sono povere, osserva che cosa si rifiutano di accettare. 
Se sono di basso rango, osserva che cosa si rifiutano di fare. 
Se sono avide, osserva che cosa non prendono. 
Guardando come esse affrontano le difficoltà, potrai conoscere il loro coraggio.
Guardandole quando sono felici, potrai notare il loro autocontrollo.
Dando loro beni e denaro, potrai accertare la loro generosità.
Spaventandole, potrai accertare il loro grado di disciplina.

Il corpo va in rovina se viene maltrattato.
L'energia si esaurisce se viene utilizzata in modo dispersivo.
La mente si offusca se non viene usata in modo appropriato.
E' indispensabile stare attenti a queste cose.

I saggi insegnano a tenere sotto controllo il corpo, l'energia e la mente, in modo che svolgano le loro funzioni senza interferenze reciproche.

La tristezza, la felicità e il cattivo umore producono malattie. 
Quando ci sono molte preferenze e avversioni nascono le disgrazie.

Se accresci i piaceri artificiali e diminuisci i mezzi naturali di godimento, puoi essere così ricco e così potente da dominare il mondo, ma sei ancora da commiserare."


Il libro del comando e della strategia, Thomas Cleary, Oscar Saggi Mondadori.








sabato 15 settembre 2012

Un discorso onesto







Di solito non amo ripetere quello che ha detto un Maestro, perché il più delle volte si mettono in bocca alla Guida parole che non ha mai pronunciate, oppure le si distorce, cambiando il senso del suo discorso.

Questa volta voglio correre il rischio, e me ne assumo le mie responsabilità, perché ritengo che ciò che è stato detto contiene preziose indicazioni (per un Ricercatore di Verità). Indicazioni che mostrano una pulizia di fondo che raramente ho riscontrato in altre guide, guide che tendevano chiaramente a creare una "dipendenza" da loro.

Ecco! Ciò che ho notato in Andrea è proprio l'assenza di voler farti dipendere da lui per "sentirti un ricercatore".

Durante un incontro intimo con un gruppo di suoi allievi di Kinesis Defence Andrea Di Terlizzi, in seguito ad una domanda che non ricordo precisamente, ma che verteva su come si dovrebbe procedere sul cammino della Ricerca, ha detto che lui ritiene vi siano tre fattori indispensabili da "coltivare". 

Grazie alla pratica costante di questi tre fattori si può fare molta strada sulla via della ricerca, ANCHE SENZA UNA GUIDA (parole sue testuali).

Naturalmente le parole che seguiranno saranno esposte a modo mio, ma i concetti di fondo "spero" siano corretti.

Primo fattore: coltivare la capacità di usare il pensiero per sviscerare a fondo qualsiasi argomento e per "fermare sul nascere" le emozioni negative. 

L'uso del pensiero, quindi, può essere un potente alleato sulla via della ricerca. 

Occorre imparare a riflettere sulle questioni, piccole e grandi, sviscerandole fin nei minimi dettagli, e senza mai dimenticare che sicuramente qualcosa ci sfugge: non abbiamo compreso tutto fino in fondo. 

Mai dimenticare che resta ancora qualcosa su cui non abbiamo ben riflettuto, che qualcosa ci sta sicuramente sfuggendo. 

Questo uso intelligente ed attivo del pensiero può aiutarci enormemente a vedere le cose da più punti di vista e farci avvicinare ad una visione sempre più oggettiva delle cose, delle persone e degli eventi (noi sappiamo che la nostra visione dei fenomeni è soggettiva, cioè vista dal "nostro" punto di vista).

Questo accettare l'idea che non abbiamo compreso tutto fino in fondo, che non vediamo esattamente le cose come sono, ci dovrebbe portare anche ad una maggiore cautela nello sparare giudizi a destra e a manca su fatti e persone.

Riguardo alle emozioni negative (questo vale anche per tutte le emozioni in generale, che però non vanno certo represse, anzi) Andrea ha chiarito che sì, è vero che le emozioni sono più veloci della mente, ma il pensiero può fare molto.Il pensiero può comunque recuperare rapidamente terreno e fermare sul nascere quelle emozioni negative che riteniamo siano "veleno" per la nostra coscienza o la nostra salute emotiva.

In poche parole se avvertiamo che sta per nascere una emozione negativa di collera, di gelosia, di rancore, di paura, eccetera, col pensiero possiamo fermarla prima che ci travolga completamente nel suo turbine. Come? Semplicemente occorre essere veloci sulla palla. Fermarsi e chiedersi: "Cos'è che mi sta succedendo in questo momento? Perché sto provando gelosia per questa persona? Perché mi sto incazzando con questa persona? Di cosa ho paura in questo momento?".

Questo fermarsi ad analizzare ciò che emotivamente sta per nascere in noi, toglie energia all'emozione negativa stessa, e la dirotta verso un uso intelligente del pensiero.

Per questo occorre presenza e velocità di reazione.



Secondo fattore: essere onesti con se stessi (e di conseguenza anche con gli altri).

Essere onesti con se stessi vuol dire non raccontarsela. Per arrivare a ciò è indispensabile individuare ed eliminare i cosiddetti ammortizzatori Gurdjieffiani e vedersi per quello che si è, senza lenti distorcenti che ci riflettono una immagine falsa di noi stessi.

Certo, non è bello né facile vedersi per quello che si è, vedere tutti i propri difetti, i propri limiti, le proprie paure..ma se non li si vede non si potrà mai fare nulla per liberarsene e crescere veramente.

A che pro fingere? Si può andare avanti per molti anni nella cosiddetta "via della ricerca" con questa attitudine, senza aver fatto un solo "vero" passo avanti verso la verità e verso una visione più oggettiva di noi stessi.

Quindi: essere onesti con se stessi e....pur cercando il superamento dei propri limiti accettare di vedere in cosa siamo limitati.

Terzo fattore: la Meditazione....


Ed alla Meditazione mi fermo. Non aggiungo nulla di mio. 

Chi è interessato a sapere come descrive la Meditazione Andrea Di Terlizzi non ha che da cercare di carpirlo attraverso i suoi libri (anche se il massimo sarebbe avere l'opportunità di sedere quietamente in compagnia di Andrea).

Comunque la cosa bella, onesta, dicevo all'inizio, è che alla fine del suo discorso, discorso molto più lungo ed articolato delle poche parole che ho riportato (lo ricordo ancora una volta, a modo mio) egli ha concluso dicendo che si può davvero fare molti progressi "coltivando" questi tre fattori....ANCHE SENZA UNA GUIDA.


A buon intenditor.......




venerdì 14 settembre 2012

lunedì 10 settembre 2012

Perché coltivare il silenzio mentale?

Perché coltivare il silenzio mentale in un'epoca in cui il rumore, le chiacchiere e l'inquinamento acustico la fanno da padroni?


Fermo restando che il silenzio a cui alludo non è il "silenzio degli incoscienti" - cioè quella ottusa condizione mentale in cui non si capisce proprio un bel nulla - ma uno stato vigile e lucido in cui tutto è chiarezza e "conoscenza diretta" (condizione propria agli stati meditativi), ho voluto divertirmi a dare alcune "motivazioni" utili a chi volesse intraprendere la "strada" già percorsa da milioni di ricercatori di tutte le epoche.

E fermo restando che dal silenzio di cui parlo si può uscire quando si vuole (ritrovandosi una mente più fresca e lucida) vi presento alcuni punti (seri e semiseri) a favore del silenzio mentale. A ognuno il divertimento di scoprirne altri.

Allora...perché coltivare il silenzio mentale?







1) Per un considerevole "risparmio energetico". Infatti è risaputo che il "chiacchiericcio mentale" meccanico-associativo brucia più del cinquanta per cento della nostra energia psicofisica;

2) Per liberarsi in un sol colpo da tutti i condizionamenti concettuali, da dogmi, da moralismi e chi più ne ha più ne metta;

3) Perché non se ne può più di sentire nella mente il ritornello (che ci accompagna sin da bambini) delle parole della mamma che ci chiede apprensiva: "Hai mangiato?";

4) E quello del papà che ci rimprovera dicendoci: "Svegliati coglione!";

5) O quello della nonna: "Mi raccomando figliolo, fa' il bravo ragazzo!";

6) Per entrare nel Nirvana; 

7) Per dare una sbirciatina a qualcosa di nuovo (infatti è risaputo che i nostri pensieri non fanno altro che riciclare sempre la solita solfa);

8) Per accedere ad altri stati di coscienza;

9) Perché abbiamo capito che i pensieri sono solo "chiacchiere" che ci raccontiamo;

10) Per ascoltare finalmente gli altri senza preconcetti e senza giudicare;

11) Per fare qualcosa di diverso dagli altri (visto che tutti parlano e nessuno ascolta);

12) Perché il silenzio mentale è la porta verso lo "stato naturale" della mente (quindi per disintossicarci);

13) Per essere finalmente presenti qui ed ora;

14) Per liberarci da anticipazioni e ricordi che ostacolano la libera fruizione delle esperienze;

15) Per liberarci dalle illusioni create dalla immaginazione;

16) Per accedere allo "stato meditativo";

17) Perché nel silenzio corpo, mente ed emozioni sono in perfetta armonia;

18) Per evadere dalla asfissiante prigione di concetti, opinioni e identificazioni;

19) Per curare la malattia dell'attaccamento ossessivo a persone, cose e opinioni (attaccamento che è fonte di tanto dolore);

20) Perché nel silenzio mentale la mente è finalmente chiara e pura;

21) Perché non c'è niente di più bello della quiete del silenzio....

22) ...o per "ritrovare se stessi" e fluire serenamente con la vita, come un fiume che scorre verso il mare.