Nel mio post precedente ho tentato di mettere in evidenza, in modo semiserio, due questioni che io ritengo di fondamentale importanza: uno che tutta la vita è retta da delicati equilibri, e due che questi equilibri sono costantemente in movimento, perché le situazioni interne od esterne che ci troviamo ad affrontare sono sempre nuove.
Faccio degli esempi.
Punto primo: abbiamo equilibri interni in costante mutamento, dalle percentuali di ossigeno e anidride carbonica nel nostro sangue, agli equilibri del sistema nervoso simpatico e parasimpatico o delle varie coppie di muscoli antagonisti. Vi sono gli equilibri tra il sonno e la veglia o momenti di fame e sazietà, eccetera. Già solo per stare ritti in piedi entrano in gioco tutta una serie di muscoli antagonisti, diretti dalla volontà, che fanno sì che non cadiamo rovinosamente sul pavimento.
Insomma le coppie di opposti, così come descritte nel simbolo del Tai chi, sono veramente tante e sono costantemente all'opera.
Punto secondo: il dinamismo dell'esistenza e il continuo cambiare delle percentuali di pesi e contrappesi, sia al nostro interno che nelle relazioni con gli altri e col mondo circostante.
E l'imprevedibilità è una costante sempre presente nell'esistenza.
Con questa affermazione rispondo a quanti a volte mi hanno chiesto perché a volte faccio un movimento di Tai chi in un modo e poi me ne vedono fare un'altro leggermente diverso.
Dal mio punto di vista, considerata appunto la dinamicità e l'imprevedibilità dell'esistenza è bene non fossilizzarsi in comportamenti, fisici o mentali, fissi e stereotipati.
Ciò che conta di più, sempre secondo il mio punto di vista, è una forte presenza ed una giusta reattività agli eventi.
Per questo occorre una acuta sensibilità.
Un attacco dall'esterno può essere sempre nuovo, come sempre nuovi sono i microbi delle influenze stagionali.
Un vaccino per una vecchia influenza può rivelarsi perfettamente inutile per quella nuova, anche se simile alla precedente.
Una tecnica di difesa per un certo tipo di attacco può, allo stesso modo, non servire a nulla per un nuovo attacco, quasi simile a quello precedente ma pur sempre nuovo.
Sapersi adattare all'avversario, interno od esterno che sia.
Per questo è importante una "delicata" sensibilità, che risponda immediatamente ad una forza, assorbendola in sé per poi farle deviare percorso.
Il Tai chi è dunque dinamico, come dinamica e imprevedibile è l'esistenza.
Se persino una pietra è in costante movimento che dire di un uomo?
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