sabato 22 maggio 2010

I VIAGGI DELLA MEMORIA - C'ERA UNA VOLTA L'EUROPA


C'era una volta l'Europa divisa, quella dei singoli Stati Sovrani.


Intendiamoci, io non sono per la divisione tra gli uomini, sono per la fratellanza dei popoli.


Ma questa non è fratellanza.

Questa è solo una gigantesca presa per il culo.


Una presa per il culo con degli effetti disastrosi nel quotidiano economico, sociale e morale di ognuno di noi.


Non sappiamo più chi siamo, dove stiamo andando e né tantomeno sappiamo più cosa stiamo mangiando.


Questa della UE non è una unione economica, è una dittatura economica.

Inutile parlare della BCE, della Banca Mondiale, del Parlamento Europeo, del Consiglio d'Europa o del Trattato di Lisbona, tanto quasi nessuno ti capisce.


Nessuno sembra capire che quando si consumava la propria produzione artigianale ed agricola "fatta in casa" i prodotti costavano molto meno, erano più genuini e rispettavano un po di più i ritmi delle stagioni.


Adesso vi sono i "cervelloni" di Bruxelles che decidono chi vendere cosa e a chi.


Così, come tante volte in passato ha riferito Beppe Grillo in modo tragicomico, le merci viaggiano da un posto all'altro dell'Europa, fanno il giro del mondo, poi ti ritornano in casa coi prezzi mille volte superiori rispetto all'origine.


Pensate non sia vero?


Anni fa ho lavorato in una industria conserviera alimentare.

Compravamo carciofi, li lavoravamo e li mettevamo in salamoia (in acqua e sale, per mantenerli in buono stato) prima di venderli.

Bene, dopo aver comprato i carciofi, per esempio, a 5 lire al pezzo, con l'aggiuta dei costi di lavorazione dovevamo rivenderli, sempre per esempio, a 7 lire.

Quando andavamo a proporre l'acquisto a qualche altra industria di trasformazione questa rifiutava l'offerta perché "troppo esosa". Vi erano i carciofi della Spagna o della Grecia (spesso di qualità molto scadente, direi melma, perché la salamoia se non è fatta nelle giuste percentuali di acqua e sale, o se non è rinnovata periodicamente, il prodotto agricolo si decompone) che venivano offerti a 4 lire il pezzo. Cioé una lira in meno a quanto l'avevamo pagata noi in origine.
E non finisce qui. Stranamente, poi, quando andavo nei supermercati e guardavo i costi dei vasetti di carciofini sott'olio, notavo che un vasetto che conteneva dieci carciofini che, secondo la mia logica, avrebbe dovuto costare al massimo cento lire, invece costava 1500 lire.
Una cosa assurda.

Altro esempio: noi pugliesi, che siamo tra i primi produttori in Europa di uva da vino, andiamo a comprare spesso il vino prodotto in Emilia Romagna o addirittura in Spagna.


Che facciamo? Ci ridiamo su o ci buttiamo a terra e ci mettiamo a piangere come degli asini frustati a sangue, oppure ci incazziamo veramente?


Non è possibile assistere ad un simile manicomio.


Vi faccio altri pochi esempi pratici, che riguardano la mia zona.


Nel territorio in cui vivo vi sono centri agricoli specializzati nella coltivazione delle patate, delle carote, dei pomodori, dei carciofi, eccetera.


Bene, pensate che se i coltivatori vanno al mercato a vendere i loro prodotti li vendono al giusto prezzo? Ma neanche per sogno. Vi sono le patate che arrivano dalla Grecia, le carote che arrivano dalla Spagna, i pomodori idem, e via dicendo, ad un prezzo inferiore a quello minimo che chiedono gli agricoltori per sopravvivere.


Stessa cosa per i mosti, di cui siamo i maggiori produttori in Italia. I mosti che arrivano dalla Grecia e dalla Spagna sono molto più convenienti, alle grandi industrie del settore, di quelli prodotti in casa.


Da quando si aggiunta la Cina e l'Europa dell'est la cosa poi non ha fatto altro che peggiorare.


In pratica quelle tante vocine che parlano e parlano al Parlamento Europeo non stanno facendo altro, da qualche decennio a questa parte, di confondere terribilmente le acque.


Dare la possibilità ai paesi membri di smerciare i loro prodotti all'estero, facendo crollare l'economia di una nazione o di un territorio, non mi sembra il modo migliore per aiutare l'economia.


Ognuno dovrebbe consumare prodotti fatti in casa, così la penso io. Coltivarli, trsformarli e...consumarli.


E se una nazione è molto più ricca delle altre, in nome della "fratellanza" sborsa un po' di soldini e manda un aiuto economico senza ritorno (non un prestito capestro) alla nazione più bisognosa.


Questa è fratellanza tra i popoli.

O no?

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