Visto che un Blog è anche un diario personale, perché non dire qualcosa di se stessi? Questo, per me, non è un volersi mettere al centro dell'attenzione quanto un voler comunicare qualcosa che, spero, sia di una qualche utilità per chi legge.
E' ampiamente conosciuta la storiella del pesciolino che, essendo nato e cresciuto nell'oceano, non era consapevole dell'acqua in cui viveva. Questo perché per conoscere pienamente qualcosa è necessario anche viverne l'assenza.
Io ho sperimentato cosa vuol dire "uscire fuori dall'acqua". E non per un giorno o due, ma per ben quattro anni.
Mi spiego meglio: dal 1981 al 1985 (con una breve pausa nell'83) sono stato un Hare Krishna. Avevo chiuso con la famiglia, con le vecchie amicizie, con tutto il passato...completamente. Vestivo di arancione, portavo la testa rasata, mi alzavo alle tre e mezza del mattino (anche di domenica), partecipavo alle cerimonie nel tempio, studiavo con molto interesse la Bhagavad-gita e il Bhagavata Purana (conoscevo circa 200 versi a memoria, sia in sanscrito che in italiano), uscivo per le strade a cantare e distribuire libri, riviste, incensi, dischi, e...ero completamente isolato dal mondo.
Ma non ero fuori dal mondo, anzi, mai come in quel periodo ho viaggiato. Gran parte del tempo l'ho passato viaggiando (appartenevo ai gruppi itineranti). Ho attraversato più volte l'Italia in lungo e in largo, dalle Alpi alla Sicilia. Guidavo io il furgone o l'auto. Non v'è stata regione in cui non ho dimorato e attraversato. Sono entrato in migliaia di città, paesi e case ed ho ascoltato infinite storie di persone di ogni ceto: da cardinali, vescovi e parroci a operai, da politici a manager, da contadini e giovani studenti a massaie vecchi e bambini.
Eppure, in quei quattro anni, non ho mai guardato la televisione (se non di sfuggita entrando in qualche casa), mai letto un giornale...in pratica non sapevo quasi nulla di quel che avveniva nel mondo. Avevo chiuso con la società. Fuori dall'oceano.
Ero completamente isolato dal mondo, pur standoci a contatto tutti i santi giorni. Ero come racchiuso in una bolla protettiva (e isolante).
Il mio mondo (mentale ed emotivo) era Krishna e gli eroi indiani del passato. Diventare un essere "puro" era la mia ossessione. Volevo stabilire un contatto col mondo spirituale (secondo le modalità che mi erano state inculcate nel movimento, naturalmente).
Oggi so che ero caduto in una visione settaria. Che i quattro "principi regolatori" che ho rispettato in modo ferreo: 1) essere completamente vegetariano, senza mangiare neanche pesce e uova; 2) celibato assoluto. Niente donne (potete immaginare il grado di arrapamento a che livelli era arrivato, bastava che sentissi l'odore di una donna che il mio Palo di Giada si inturgidiva irrispettoso dei miei obietivi di castità); 3) niente gioco d'azzardo o attaccamento al denaro. Povertà assoluta; 4) Niente intossicanti: caffé, droghe, alcolici, sigarette...niente di niente, mai.
Il rischio è stato grosso. Parlo del rischio di rimanere prigioniero a vita in una visione settaria, unilaterale, idealistica, fuori dalla realtà, della serie "noi abbiamo la verità e voi no". Ma per fortuna io ho il senso della libertà incluso nei miei geni, sin dalla nascita. Nessuno, dico nessuno me la può togliere. Quindi prima o poi me la riprendo. Al massimo mi si può privare della libertà fisica, ma non di quella interiore. Non mi si può privare della libertà di sentire e pensare come mi aggrada. Col tempo ho capito che la stessa libertà è un diritto di ogni essere umano. Non parlo certo della libertà di rubare, depredare, o infastidire gli altri. Ma di quella di seguire la propria interiorità, il proprio cammino, senza volerlo imporre agli altri.
Ma torniamo al pesciolino (e alla sua fuga dall'oceano). E' incredibile con che "occhi nuovi" quel pesciolino vide l'oceano dopo esservi stato fuori per così tanto tempo. Che dire del piacere di nuotare liberamente. Di sondare le profondità marine. Di sentire il piacere di una carezza o, perché no? Di una bella trombata. Di fumare una buona sigaretta o di bere un confortevole bicchiere di vino rosso in compagnia di amici.
Ma non finisce qui. Ormai, vedendo tutto con occhi nuovi, osservando il "vivere sociale" il pesciolino ha cominciato a vedere milioni di cose da un nuovo punto di osservazione. Questa volta libero sia dalla visione settaria Hare Krishna che dalla visione settaria delle comunità sociali. Sì, perché ogni paese, città, regione, nazione, gruppo sociale ha la sua visione della vita. C'è un vedere da francesi e un vedere da italiani; un vedere da meridionali e uno da settentrionali. Un vedere da operaio e uno da politico, eccetera eccetera. E chi ci vive dentro, inconsapevolmente ne è influenzato. Ognuno indossa una specie di lente colorata che vela tutti i fenomeni. Dirò di più. In effeti abbiamo molte lenti colorate davanti agli occhi (o nel cervello): quelle familiari, delle amicizie da cui siamo stati influenzati, dalla cultura in cui siamo nati, dal lavoro che facciamo e via dicendo.
Solo uscendone completamente fuori per un certo periodo si può capire sino in fondo quanto siamo schiavi di sottili influenze che alterano il nostro libero sentire e pensare. provare per credere.
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