Quante volte abbiamo sperimentato una sorta di imbarazzo nel ritrovarci da soli con degli estranei (o anche con dei conoscenti) in casa nostra o in casa loro? Penso l'abbiamo sperimentato tutti.
Spesso la mancanza di argomenti da condividere crea una sorta di vuoto, un silenzio, dal quale non si sa come uscirne brillantemente.
Ma le parole non arrivano...non si riesce a trovare un filo che ci colleghi all'altro. Allora ecco venire in nostro aiuto la televisione. Un click e il problema è risolto. Arriva un terzo intermediario a salvarci dall'abisso che ci separava dal nostro ospite.
Guardando la tivù si cominciano a fare commenti su ciò che si sta vedendo...si comincia a chiacchierare...
...ma è solo un chiacchierare, un parlare tanto per parlare...solo per riempire un vuoto.
Eppure, se solo avessimo la forza di resistere in quel vuoto, in quel silenzio, forse potrebbe aprirsi uno "spazio" nuovo, più profondo.
Il timore dell'altro potrebbe sciogliersi come neve al sole e stabilirsi una nuova intimità. Potrebbe affiorare il piacere di condividere dei momenti con qualcuno, momenti preziosi: il contatto con un mondo diverso dal nostro.
A volte per superare l'imbarazzo potrebbe bastare una osservazione divertita della situazione (quella del silenzio perché non si hanno argomenti), comunicarla e...riderci sù.
A parte questo caso, credo che il principale fattore del "successo" della tivù (o anche di internet) sia proprio l'incapacità di permanere nel vuoto, nel silenzio, nella "solitudine".
Io personalmente preferisco mille volte la solitudine a palliativi artificiali e superficiali.
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