Mezzora seduto in Siddhasana...pochi secondi di silenzio.
Ho capito, non è giornata, non è il caso di insistere. Tra l'indecisione se leggere qualche capitolo dei Grandi Iniziati (Edouard Schuré, Grandi Tascabili Economici Newton) o "spararmi" un post, opto per la seconda (il libro può aspettare...qualche editore dirà: "E' una vita che aspetta!)
Mi scusi l'editore...è che c'ho un'idea proprio qui, sulla punta della lingua (o delle dita?) e se non l'afferro al volo quella se ne va'.
Io so', l'ho capito, l'ho vissuto tante volte che quando smetto di pensare, seduto nel Loto o in Siddhasana, divento come incorporeo, leggero, trasparente e...mi immergo in un oceano di energia. Anzi, divento consapevole che sono sempre immerso in un oceano di energia.
Invece, quando non ho scaricato a sufficienza le pile del pensiero e penso, penso...mi sento come in un "circuito chiuso".
In effetti, a pensarci bene, il pensiero e l'immaginazione sono proprio questo: un circuito chiuso.
Trascrivo una definizione del circuito chiuso trovata in rete: "Un impianto a circuito chiuso (TVCC) è un sistema televisivo che opera su una distribuzione privata del segnale".
Cioé non riceve nulla dall'esterno (che ne sò dalla Liberia) ma solo dall'impianto interno.
Ecco, la stessa cosa avviene quando pensiamo e immaginiamo: nulla di nuovo, sempre la stessa minestra, trita e ritrita. E' come avere una telecamera in ogni angolino della nostra casa collegata a dei monitor e noi lì che ci guardiamo il comò, il sofà, l'ingresso...che palle!
Eppure quanto siamo attaccati al pensiero e all'immaginazione.
Nessun commento:
Posta un commento