venerdì 28 agosto 2009

I VIAGGI DELLA MEMORIA - L'UNITA' D'ITALIA E IL BRIGANTAGGIO MERIDIONALE



Sostengo che conoscere un po' di storia sia indispensabile per capire il presente. Forse molte persone del Nord ignorano l'origine della "Questione Meridionale", perciò oggi diamo un'occhiata alla recente storia italiana (quella che riguarda l'Unità d'Italia e le ripercussioni sulle regioni meridionali).

Giusto come aperitivo vi passo una frase di Antonio Gramsci: "Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentavano di infamare col marchio di briganti".


L'Unità d'Italia è costata (soprattutto per mano di Cialdini, luogotenete del re Vittorio Emanuele II a Napoli) molto al meridione. Ben 9.000 fucilati, 10.000 feriti, 6.000 prigionieri, 64 sacerdoti, 22 frati, 60 ragazzi e 50 donne uccisi solo in un anno, dal 1860 al 1861. Una vera e propria "guerra civile".

Se teniamo presente che il "fenomeno" del brigantaggio meridionale è durato circa dieci anni (1860-70), che queste stime si riferiscono ad una anno solo di "lotta al brigantaggio" e che furono comunicate dal governo vincitore (quindi sono delle sottostime) possiamo solo immaginare lontanamente cosa sia avvenuto realmente.

Il brigantaggio esisteva già da molto prima dell'Unità d'Italia nel meridione, ma in quel caso riguardava solo persone che erano "realmente" dei malfattori (a volte indipendenti, altre volte assoldati dai ricchi latifondisti meridionali per tenere soggiogate le masse contadine).

Invece, poco dopo lo sbarco dei Mille in Sicilia e la conquista del Regno delle due Sicilie da parte del Regno Sabaudo, nacque un altro tipo di brigantaggio. Questo nuovo brigantaggio fu in parte utilizzato dai Borbone per creare un tipo di guerriglia alternativa contro l'invasore del nord, ma da un'altra parte fu costituito da masse (a volte interi villaggi e paesi) di contadini e artigiani che si sentivano oppressi dalle nuove leggi imposte dai nuovi arrivati.

Infatti, oltre a pagare le stesse tasse dei lavoratori del nord, quelli del sud si videro aggiungere anche una onerosa tassa sul grano e l'imposizione della "leva obbligatoria", inesistente durante il Regno dei Borboni. Oltre a questo le popolazioni del sud notarono una reale minaccia alle loro usanze e alle loro tradizioni, che pian piano venivano sostituite dal modo di vedere degli occupanti del nord.

E si sa bene cosa pensaserro i sabaudi del sud: "Questa è Africa! Altro che Italia! I beduini, a riscontro di questi cafoni, sono latte e miele". Questa frase non è di Bossi, ma del già citato Enrico Cialdini.

Quindi, studiando un po' di storia passata, veniamo a sapere che l'Unità d'Italia non è stata voluta unanimamente, ma imposta da una sola parte. E con la forza, anche.


Forse le parole che seguiranno daranno un'idea di come la vedeva (questa storia dell'Unità d'Italia) la controparte meridionale. Quelle che seguono sono parole di Carmine Crocco, un capo brigante di Rionero in Vulture (Basilicata). Io, ora, non sò se quest'uomo fosse solo un "dissidente" o un reale brigante, non ne ho letto la storia, ma sò che questo malcontento era (ed è tutt'ora) piuttosto diffuso al sud: "...E intorno a noi timore e la complicità di un popolo. Quel popolo che disprezzato da "regi funzionari" ed "infidi piemontesi" sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto, anche la dignità di uomini...calpestati, come l'erba degli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo.
Molti si illusero di poterci usare con le loro rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma Libertà non è cambiare padrone. Libertà non è parola vana ed astratta. Libertà è dire senza timore E' mio, e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall'anima. E' vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato e così sempre sarà".

Il nuovo Regno d'Italia fu, in effetti, un Regno del Nord (e gli effetti li viviamo ancora oggi). La politica protezionista a favore dell'industrializzazione del nord mise definitivamente in ginocchio il sud.
Quando la "repressione" del brigantaggio (che invece potremmo definire più correttamente "Resistenza") fu terminata (nel 1870 circa) iniziò una spaventosa emigrazione al nord e all'estero: il sud era stato piegato e privato della sua "anima".

La gente del sud cambiò padrone: dai ricchi latifondisti passò al servizio dei ricchi industriali. Il resto è storia.

(Nella foto un militare sabaudo posa con un brigante ucciso. Durante la lotta al brigantaggio fu largamente usata la propaganda "mediatica" per intimorire la popolazione).
nota: "Io sono apolitico e contro le rivoluzioni armate. Ciò di cui ho parlato non vuole avere carattere di incitamento alla ribellione o di odio. Mi interessa invece mettere in mostra la Legge di Causa ed Effetto. Il mio vuole essere un tentativo di spronare a cercare un'altra via per raggiungere l'Unità".




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