venerdì 17 luglio 2009

YOGA - IL SALUTO AL SOLE: PREGHIERA E RINGRAZIAMENTO


Ecco una personale interpretazione (diversa da quella delle "masse" dedite allo Yoga) del Surya Namaskara...


...e lasciamo completamente da parte il lato ginnico di questa meravigliosa sequenza di asana, per dare uno sguardo veloce ad un aspetto forse un po' troppo trascurato: quello della preghiera.


Una preghiera che non è richiesta di aiuto, di benefìci...di mercificazione, ma un afflato, un "desiderio" forte e profondo, vissuto con tutto se stesso, di intima comunione col "Sole spirituale" (di cui il Sole materiale non è che un pallido riflesso).


Il Saluto al Sole, quindi, non come pratica terapeutica, ma come un gesto di riconoscenza e come richiesta di una ancor più intima comunione...un fondersi in...


Riconoscenza e comunione vissute in modo più o meno consapevole e...vissute con tutto il proprio corpo. Allora ogni gesto, anche minimo, del Surya namaskara (ma non solo, poiché tutto lo Yoga tende a questo) assume un valore diverso: le mani giunte del Namasté, l'inchino di Utthanasana, un aprire il proprio cuore (con l'apertura del torace in Urdhva Mukha Shavanasana), un fare un "passo" verso il Divino (quando dopo Adho Mukha Shavanasana si porta un piede a terra alzando le mani al cielo), non sono affatto atti ginnici, ma "gesti" consapevoli espressi da un "essere" riconoscente dell'immenso dono ricevuto.


Il mistero dell'intima comunione di Spirito-Coscienza-Materia è sempre presente nella mente di uno yogi (o di un aspirante tale).


Praticare il Surya namaskara è un "rinnovare" questa consapevolezza ed una libera ed adogmatica espressione di riconoscenza verso il Divino.

1 commento:

  1. Io non so se non credo
    e se appartengo o no
    a questa realtà.
    Ma non avendo in tasca
    il peso dei sassi della verità
    e scoperte tutte le vene
    della fragilità
    chiudo gli occhi
    con la leggerezza
    della mia incapacità
    e prego:

    “Mio Dio!
    Libera le croste nere
    della mia coscienza.
    Allontanami dall'ignoranza.
    Libera le prigioni
    delle mie definizioni,
    dei miei concetti,
    delle mie affermazioni.
    Non coinvolgermi più
    nella pena infinita del peccato.
    Non racchiudermi
    in questa forma animale.
    Risveglia l’intelligenza
    del mio cuore.
    Orientami
    ad una sana percezione
    Espandimi,
    dilatami
    e fammi esplodere
    nel tuo viaggio astrale.

    E se con mantra indiani
    e cantilene dal Giappone
    faccio solo confusione,
    immergimi
    nelle tue antiche polifonie
    e sommergimi
    coi tuoi canti gregoriani.
    Rimettimi fra le dita
    la corona del rosario
    della mamma
    e addormentami
    con una nenia
    o con un'orazione
    come una ninna nanna
    anche se va oltre
    la mia comprensione
    perché non trovo le parole
    dentro la ragione
    e la condizione,
    con quel sapore forte
    che sgranando
    i tuoi vecchi chicchi di legno
    mi allontano
    dall’incomprensione
    di altre tradizioni.
    Avvicinami al tuo Calvario.
    Insegnami
    ad ascoltare sensazioni.
    Allontanami dall’inferno
    che ho creato
    poi agganciami in eterno
    al tuo perno.
    Insegnami ad inginocchiarmi
    di fronte al mistero,
    fammi vedere
    l'albero che sono io
    e che ho di fronte,
    fammi capire chi sono
    e chi ero.
    Mostrami il sentiero vero,
    anche se porta al cimitero.

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