Ecco una personale interpretazione (diversa da quella delle "masse" dedite allo Yoga) del Surya Namaskara...
...e lasciamo completamente da parte il lato ginnico di questa meravigliosa sequenza di asana, per dare uno sguardo veloce ad un aspetto forse un po' troppo trascurato: quello della preghiera.
Una preghiera che non è richiesta di aiuto, di benefìci...di mercificazione, ma un afflato, un "desiderio" forte e profondo, vissuto con tutto se stesso, di intima comunione col "Sole spirituale" (di cui il Sole materiale non è che un pallido riflesso).
Il Saluto al Sole, quindi, non come pratica terapeutica, ma come un gesto di riconoscenza e come richiesta di una ancor più intima comunione...un fondersi in...
Riconoscenza e comunione vissute in modo più o meno consapevole e...vissute con tutto il proprio corpo. Allora ogni gesto, anche minimo, del Surya namaskara (ma non solo, poiché tutto lo Yoga tende a questo) assume un valore diverso: le mani giunte del Namasté, l'inchino di Utthanasana, un aprire il proprio cuore (con l'apertura del torace in Urdhva Mukha Shavanasana), un fare un "passo" verso il Divino (quando dopo Adho Mukha Shavanasana si porta un piede a terra alzando le mani al cielo), non sono affatto atti ginnici, ma "gesti" consapevoli espressi da un "essere" riconoscente dell'immenso dono ricevuto.
Il mistero dell'intima comunione di Spirito-Coscienza-Materia è sempre presente nella mente di uno yogi (o di un aspirante tale).
Praticare il Surya namaskara è un "rinnovare" questa consapevolezza ed una libera ed adogmatica espressione di riconoscenza verso il Divino.
Io non so se non credo
RispondiEliminae se appartengo o no
a questa realtà.
Ma non avendo in tasca
il peso dei sassi della verità
e scoperte tutte le vene
della fragilità
chiudo gli occhi
con la leggerezza
della mia incapacità
e prego:
“Mio Dio!
Libera le croste nere
della mia coscienza.
Allontanami dall'ignoranza.
Libera le prigioni
delle mie definizioni,
dei miei concetti,
delle mie affermazioni.
Non coinvolgermi più
nella pena infinita del peccato.
Non racchiudermi
in questa forma animale.
Risveglia l’intelligenza
del mio cuore.
Orientami
ad una sana percezione
Espandimi,
dilatami
e fammi esplodere
nel tuo viaggio astrale.
E se con mantra indiani
e cantilene dal Giappone
faccio solo confusione,
immergimi
nelle tue antiche polifonie
e sommergimi
coi tuoi canti gregoriani.
Rimettimi fra le dita
la corona del rosario
della mamma
e addormentami
con una nenia
o con un'orazione
come una ninna nanna
anche se va oltre
la mia comprensione
perché non trovo le parole
dentro la ragione
e la condizione,
con quel sapore forte
che sgranando
i tuoi vecchi chicchi di legno
mi allontano
dall’incomprensione
di altre tradizioni.
Avvicinami al tuo Calvario.
Insegnami
ad ascoltare sensazioni.
Allontanami dall’inferno
che ho creato
poi agganciami in eterno
al tuo perno.
Insegnami ad inginocchiarmi
di fronte al mistero,
fammi vedere
l'albero che sono io
e che ho di fronte,
fammi capire chi sono
e chi ero.
Mostrami il sentiero vero,
anche se porta al cimitero.