Queste sono le "intime memorie di un Pellegrinaggio a Santiago di Compostela". Intime e...tali resteranno.
Infatti qualunque cosa possa dire sulla "avventura" vissuta l'anno scorso, nulla può rendere ciò che ho realmente vissuto. Mi dispiace ma è così.
Non si può "comprimere" il tempo e lo spazio in quattro parole...neanche in un milione di parole.
Un anno fa, esattamente il 2 Luglio del 2008 partivo da Saint Jean Pied de Port con l'intenzione di farmi una "bella passeggiata" fino a Santiago di Compostela e, se possibile, allungare fino a Finisterre (ben 870 km percorsi in 34 giorni di cammino, sempre rigorosamente a piedi).
Partivo con uno zaino pieno solo del necessario (anche se poi ho scoperto che tanto necessario non era), con un paio di scarpe da trekking nuove fiammanti (nuove fiammanti? Quanto mi sarebbe costato.) Con pochi soldi in tasca (come al solito) e senza la più pallida idea di cosa mi aspettava.
Volontariamente non mi ero documentato bene sul percorso: volevo viverlo come un'avventura. E tale è stata: un'avventura bella e...dura. Già dopo la prima tappa di una trentina di chilometri, a Roncisvalle, i miei piedi (anche se piedi di un buon camminatore) erano praticamente distrutti: pieni di bolle e sanguinanti. E così sono rimasti fino alla fine del Cammino. Purificazione? Forza di volontà? Semplice stupidaggine? Mah, chissà! Forse un mix di tutte e tre.
Fatto sta che proprio grazie alla mancanza di denaro, alla sofferenza fisica sopportata stoicamente (e naturalmente curata, nei limiti del possibile) ed alla disponibilità all'apertura al nuovo (anche a nuove amicizie) ho avuto l'occasione di vivere un "pellegrinaggio" molto particolare che, come dicevo, purtroppo non si può descrivere compiutamente (tanto meno in un post).
Come si può descrivere, infatti, la sensazione di attraversare a piedi il valico dei Pirenei? Come si può descrivere "l'indescrivibile" piacere di tuffarsi in un ruscello fresco dopo aver attraversato (protetto solo dal mio cappelo di paglia) 200 km. di Meseta spagnola (200 km. di campi di grano sotto un sole a 35 gradi)? Come si può comunicare la gioia di incontrare delle persone simpatiche con le quali condividere liberamente parte del Cammino (ho anche conosciuto "Pino la lavatrice", il comico di Colorado, che in realtà si chiama Michele. Con lui ho condiviso alcuni giorni di Cammino, parlando anche di Ricerca Interiore, perché era molto interessato all'argomento).
Così come non si può descrivere cosa si prova nello scoprire che la mia giacca impermeabile tanto impermeabile non era. E rendersene conto sotto un acquazzone torrenziale in piena foresta, e non avere un posto sotto cui ripararsi? E il piacere poi (durante l'acquazzone) di trovare una locanda in un piccolo borgo, asciugarsi e gustare un buon pranzo e un calice di vino rosso, casomai sbirciando la bellezza di una bella pellegrina?
O il mistico (perché c'è stato anche del mistico) abbraccio commosso con molti "perfetti sconosciuti" dopo una strana funzione al lume di candela (praticamente al buio) e con sottofondo musicale, in una piccola cappella di un monastero in Santiago di Compostela. Oppure assistere nella Cattedrale di Santiago, al "Fumeiro" (la cerimonia dell'incensiere gigantesco che viene fatto oscillare lungo la navata centrale ).
E (giusto per finire) l'immensa soddisfazione di arrivare sulle sponde dell'Oceano Atlantico, osservarlo dall'alto di un'altura sentendo in cuor tuo che ce l'hai fatta, nonostante tutto. Poi scendere dall'altura, raggiungere una spiaggetta isolata (dove guarda caso ho incontrato un giovane di Cremona già conosciuto durante il Cammino), spogliarmi completamente nudo e...tuffarmi nelle acque gelide dell'oceano. E poi trascorrere la notte in un piccolo Albergue di Finisterre dopo aver cucinato personalmente per un gruppetto di persone ed essermi andato ad ubriacare e danzare intorno al fuoco ai piedi del faro esattamente alla "fine del mondo"?
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