venerdì 15 maggio 2009

IL VALORE DELLA "PRESENZA"

Cè qualcosa che sempre ci accompagna, dal primo all'ultimo respiro (e anche oltre); questo "qualcosa" di solito passa inosservato, non è "oggetto" di studio. In un certo senso lo diamo per scontato e non ci rendiamo conto che è un vero e proprio "valore" che può (e deve) essere messo a frutto.
Stiamo parlando della "Presenza". Cioé quell'essere "testimoni", più o meno consapevoli, di noi stessi e del mondo che ci circonda. La Presenza, quel "quid", quell'incognita che funziona (o almeno dovrebbe funzionare) come un'antenna ricetrasmittente "da e verso" il mondo esterno.
La Presenza è quello "spazio di consapevolezza" presente in tutti noi (che in realtà è il nostro vero fulcro, il nostro vero Sé) che si "nutre" di sensazioni, emozioni, esperienze, conoscenze.
Ma (strano a dirsi) noi nemmeno ce ne avvediamo. Presi come siamo dalle mille problematiche della vita, sempre affaccendati in attività "superficiali", ci dimentichiamo del "valore" più grande: la Presenza. Quella stessa Presenza che studiata, coltivata, conosciuta, ci potrebbe condurre a vivere meglio, più serenamente e in modo più disteso, le sfide che la vita continuamente ci pone.
Ma noi pensiamo già di conoscerci (e di conoscere il mondo). Quella parte "superficiale" della Presenza (cioé la Mente, che serve da tramite tra il nostro vero Io e il mondo), in tutti noi cade nel trabocchetto di pensare di aver capito; pensa di avere la "giusta visione" di come stanno le cose. E non si avvede che il suo è solo un "punto" di osservazione strettamente personale, soggettivo, che non vede le cose come sono realmente.
Noi vediamo (ed interpretiamo) la vita e noi stessi attraverso i "dati" che abbiamo su di essa. Se sappiamo "quattro cose" su di una persona, quando la incontriamo non la vediamo in modo aperto, ricettivo, senza giudicare, ma la vediamo "filtrata" attraverso l'opinione che ci siamo formati su di lei.
Così facendo noi vediamo il vecchio, non il nuovo. E questo fino a quando continueremo a scambiare le opinioni, basate sulle poche informazioni che abbiamo, per la Realtà Oggettiva.
Chi sa quattro cose sugli alberi ha senz'altro una visione meno oggettiva di un botanico. Ma anche il botanico non può affermare di conoscere fin nell'intimo un albero vero, reale, quando se lo trova di fronte.
Da qui l'importanza di non dare eccessivo peso alle "conoscenze" acquisite, semz'altro utili per muoversi ed agire nel mondo, ma non già rappresentative di una Realtà in continua trasformazione e ben più "profonda e misteriosa" di quanto possiamo immaginare.
Essere sempre aperti e disponibili permette alla "Presenza" di essere sempre vigile e in crescita, una crescita in consapevolezza.

Ecco, ho parlato della Presenza brevemente, a modo mio.
Chi vuole può approfondire (questo ed altri affascinanti e insospettati "segreti" di noi stessi e dell'esistenza) attraverso la lettura di "L'Ultimo Segreto", del Maestro Andrea Di Terlizzi (esperto in Scienze Interiori e Filosofia Olistica), ed. Adea. Un libro veramente "prezioso" scritto in modo dolce e scorrevole, adatto a tutti ed in grado di offrire, a quanti vi si schiuderanno, la possibilità di accedere ad uno "spazio coscienziale" più aperto e disteso, e di guardare alla vita con "nuovi occhi".


Buona lettura.

Nessun commento:

Posta un commento