martedì 24 marzo 2009

SCHIAVI IN CASA PROPRIA (4) - L'IMPOVERIMENTO AGRICOLO IN ITALIA



Abbiamo già parlato di Vandana Shiva. La scienziata indiana è stata ospite, nel 2008 a Torino, all'appuntamento annuale di Terra Madre (un'Associazione internazionale Slow Food nata in Italia, che attualmente coinvolge 130 Paesi dei Cinque Continenti).

Abbiamo anche parlato delle Multinazionali. Queste hanno le "mani in pasta" in tutti i settori. La Monsanto, per esempio, opera nel campo farmaceutico, agrochimico, dei fertilizzanti ed erbicidi, nonché degli OGM.

Se non erro, quasi la totalità del mercato del frumento e della soia è nelle mani di cinque Multinazionali: Cargill, Continental, Louis Dreyfus, Bung & Born, André Toepfer. Un vero e proprio Monopolio Mondiale.

Queste si permettono il lusso di fare quello che vogliono, in nome dei loro interessi, e non si fanno scrupoli di impoverire intere nazioni o inquinare il Pianeta. Tanto per dirne una, la Monsanto è stata accusata di aver scaricato, in Gran Bretagna, una gran quantità di rifiuti tossici (scarto di lavorazione industriale).
L'operato di questi signori non danneggia gravemente solo i Paesi del Terzo Mondo, ma l'intero Globo.

LA SITUAZIONE AGRICOLA ITALIANA

Prendendo spunto da un articolo di Eleonora Serrati (Terra Nuova, febbraio 2009), passo alcune informazioni: "Cento anni fa in Italia si coltivavano 400 varietà di frumento, oggi gran parte del pane e della pasta che consumiamo provengono da non più di dieci". La frutta non se la passa molto meglio.

In poche parole, il nostro patrimonio di varietà vegetali (frutto di millenni di fatica e di scambi con popoli stranieri) si è fortemente impoverito. Tutto questo a partire dagli anni '50, con l'avanzare dell'industrializzazione e della "politica" della Legge di Mercato.
Così, l'agricoltura è diventata un'attività sempre più disconnessa dall'ecosistema locale. A partire da quel periodo si è sviluppata un'agricoltura a carattere intensivo e a monocoltura. Legge del Mercato (e del Profitto).

Il problema dei semi ibridi riguarda anche noi. Ormai, quelle poche varietà coltivate sono rappresentate da sementi ibride. L'agricoltore è costretto ad acquistarle ogni anno, ad un costo vicino (se non addirittura superiore) al ricavo ottenuto dai raccolti.
Questo è quello che sta succedendo in Italia (e nel resto del mondo).

Pian piano, le Multinazionali, hanno ritirato i semi autoctoni ed imposto i loro (presentandoli come più restistenti e di maggior resa). Ma la cosa non è andata come ci hanno prospettato (in parole povere ci hanno presi per il culo). Fatto sta che questa gente sa fare bene i conti, i contadini, invece, un po' meno.
Molti di loro avranno visto sì aumentare le rese, ma non hanno considerato il massiccio uso di fertilizzanti ed erbicidi (obbligatorio e costosissimo), e la questione del "riacquisto" annuale di semi da piantare. Per non parlare dei mutamenti genetici a scapito della "buona qualità" di un tempo.

Io sono vissuto abbastanza per aver assistito in prima persona a questi cambiamenti. E, guarda caso, sono quasi eslusivamente vegetariano. Amo e conosco la frutta, la verdura ed i cereali (mio padre era un industriale del settore agroalimentare).
Ricordo bene il sapore e la qualità della frutta (forse meno bella a vedersi) e del pane di un tempo. Niente a che vedere con quella "roba" che ci propinano oggi.
Detto questo, riporto alcuni siti utili a chi volesse procurarsi semi non ibridi e tradizionali:
www.bavicchi.it - www.fousementi.it - www.franchisementi.it - www.ingegnoli.com - www.lortolano.com - www.semiorto.it - www.sgaravatti.net.

Fine.

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