Credo che mai come in questo periodo storico si sia arrivati ad un tale abuso della parola da non lasciare che miseri brandelli di spazio, nelle nostre coscienze, ad una percezione diretta e non verbale della realtà che ci circonda.
La verbalizzazione è talmente diffusa che i poveri addetti al settore 'comunicazione' non sanno più dove sedere nei momenti di relax: le edicole scoppiano letteralmente di riviste, le librerie sono piene d'ogni sorta di mercanzia 'letteraria', nelle tivù, nelle radio, sulla rete e per strada non si fa altro che parlare parlare parlare.
Tutti sanno tutto (o almeno credono di sapere) e parlano di tutto.
E tutti fanno affidamento solo ed esclusivamente sulla parola (scritta o parlata), come se la conoscenza fosse tutta lì, nel linguaggio.
E la percezione diretta, il fiuto, l'intuito dove li mettiamo?
L'eccessivo uso del linguaggio verbale ci ha portati a non sapere quasi più interpretare il linguaggio dei gesti, dei suoni, dei colori, degli odori, degli abiti, degli oggetti...dei volti: si ha bisogno di una parola 'definitiva' (possibilmente di una autorità in materia) per stabilire cosa è reale e cosa non lo è, cosa è lecito e cosa no, cosa è benefico e cosa dannoso.
Ma la parola e il pensiero non sono la realtà! Questi sono solo una rappresentazione simbolica della stessa: una parodia, una 'messa in scena'.
Tutti conosciamo le 'trappole' del linguaggio, eppure continuiamo a dargli più importanza di quanta gliene spetta.
Tutti coloro che vivono di comunicazione sanno bene fino a che punto con le parole si può addirittura far apparire bianco ciò che è nero (o almeno attribuire le qualità del bianco al nero) sovvertendo la realtà.
Districarsi dalle trappole e dai labirinti del linguaggio è oggi più che mai disperatamente necessario se si vuol vedere la realtà per quella che è.
Da qui l'importanza del silenzio mentale.
Naturalmente il silenzio di cui parlo non è uno stato di sonno o di incoscienza, al contrario, questo è uno stato di 'lucida presenza' che si svincola dalle trappole del linguaggio per farci accedere ad una percezione 'diretta e non mediata' degli oggetti, delle persone...dei fenomeni.
E anche il reale di cui parlo non è il Reale con la R maiuscola, non è la Verità ultima: quello è un altro discorso che rimandiamo in altra sede.
Il reale di cui parlo qui è la somma delle percezioni-sensazioni dirette che ognuno di noi, ad ogni istante, capta dal mondo esterno: percezioni-sensazioni dirette che mai possono essere espresse a parole.
Ad esempio, ciò che percepiamo nell'aprire la terza pagina del giornale e nel guardare una foto che ritrae il volto di un qualunque personaggio pubblico è una percezione-sensazione diretta e non potrà mai essere trasmessa a parole, perché l'immagine è una cosa e le parole un'altra.
Oppure: ciò che si prova sulla propria pelle nel fare una doccia fredda non potrà mai essere espresso a parole.
Sensazioni, percezioni, emozioni e sentimenti non possono essere espressi a parole.
Certo, se ne può anche fare il tentativo (ed è quello che facciamo regolarmente migliaia di volte al giorno, parlando e scrivendo, provando poi la delusione nel non essere capiti o, al contrario, l'illusione di essere capiti), ma ciò che ne risulta sarà sempre qualche altra cosa rispetto a quell'attimo unico che abbiamo vissuto.
Il silenzio mentale...
Il silenzio mentale (indivisibile perché il silenzio è uno) per comodità lo potremmo dividere in Silenzio Sub Mentale e Silenzio Surmentale (per usare un termine molto caro a Sri Aurobindo).
Il silenzio submentale è quella sorta di incapacità a pensare, tipica degli animali o di chi non ha allenato il cervello a pensare, riflettere, ragionare.
Il silenzio surmentale è sia un 'posizionamento' sulla cima della montagna dalla quale, con un colpo d'occhio, si vede tutta la valle circostante (si vedono le caratteristiche del terreno, fiumi, colline, foreste, fabbriche coi loro fumi, città ed esseri viventi) che la capacità di penetrare con grande lucidità nel più piccolo particolare o nelle situazioni della vita.
Il silenzio surmentale è una visione-presenza lucida e intelligente delle cose e dei fenomeni, interni ed esterni a noi, sia visti da lontano che da vicino.
Ma non fraintendiamo: una silenziosa visione-presenza lucida e intelligente non significa sapere tutto, essere onniscenti, ma solo vedere le cose, le persone e se stessi per quello che sono: sentire interiormente quello che ci trasmettono e avere la capacità di rifletterci sù (quindi anche una più raffinata capacità di usare il linguaggio).
Non solo.
Silenzio surmentale è anche avere la 'lucidità' di capire i propri limiti di comprensione: il capire di non capire e il sapere di non sapere.
Ecco: è al silenzio surmentale a cui dobbiamo aspirare per meglio vivere, per trovare lucidità di visione e pace interiore.
Il silenzio mentale è stato praticato da milioni di 'ricercatori del reale' da millenni e millenni, sia in Occidente che in Medio Oriente, Oriente e nelle Americhe.
Naturalmente il silenzio mentale non è il fine...ma una porta d'accesso a....
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