mercoledì 19 gennaio 2011

Il Punto: La Nona Cornice dello Sri Yantra









Ed eccoci arrivati alla fine del nostro affascinante viaggio alla scoperta dello Sri Yantra: il Punto, o Bindu.

E quando si arriva al Punto non ci si può che perdere, così come si sono persi i Fisici nucleari quando sono arrivati a studiare le microparticelle.

Tornando al Bindu esso rappresenta un inizio-fine che è un nuovo inizio, in quanto il Bindu è l'inizio, il durante e la fine (o il Fine) di tutto ciò che esiste e di ogni ricerca di conoscenza.
Infatti, essendo il Bindu la Causa prima di tutte le cause - proprio come il punto geometrico è all'origine di ogni figura o forma geometrica - e poiché la causa non è veramente separata dall'effetto (in quanto causa-effetto sono in intima relazione) ne consegue che tutto ciò che esiste è quell'Unico Punto.

Ho fatto un giro contorto di parole?
Ci riprovo.
Di solito si pensa che la causa sia una cosa e l'effetto un'altra cosa. Questo avviene perché siamo abituati a 'separare' sempre tutto in un 'prima' e in un 'dopo'.
A ben guardare, invece, la causa e l'effetto sono talmente in 'intima' relazione, o fusione, che risulta veramente difficile stabilire dove finisce la causa e quando inizia l'effetto.

Consideriamo, per esempio, lo svilupparsi di un grande albero a partire da un minuscolo seme: un seme cade nel terreno (e già questo ha avuto una causa, ma lasciamola stare). Questo seme per dischiudersi ha bisogno di trovare un terreno favorevole, giuste condizioni ambientali, sole, acqua...tutte queste sono cause che interagiscono e funzionano come un 'flusso' costante.
Non c'è un momento preciso in cui il seme assorbe minerali, acqua o calore dal terreno, questo avviene costantemente, e naturalmente il seme si dischiude e germoglia.
Inoltre quelle che chiamiamo cause: il terreno, il sole, l'acqua...si trasformano esse stesse nella piantina neonata, e poi nella pianta ancor più grande, e poi nell'albero, nel fiore, nel frutto, nel seme...tutto questo avviene in un flusso costante, ininterrotto.

Si potrebbe dire che un albero è la 'concretizzazione' dell'energia del sole, dell'aria, dell'acqua...una concretizzazione che è un flusso vitale costante.
Tutto è uno!
Ininterrottamente le cause si trasformano negli effetti i quali, a loro volta, diverranno cause di altri effetti.



Quindi si può dire che cause ed effetti 'coesistono' e si trasformano costantemente l'uno nell'altro: ciò che prima era un effetto poi diventa una causa, e via dicendo.

Perciò una "ricerca" che escluda questa 'visione' unitaria (olistica si dice oggi) dalle proprie indagini non può che essere parziale, incompleta, se non addirittura fuorviante e illusoria, e quindi votata al fallimento.

Allo stesso tempo un ricercatore che escluda una "causa prima", il Bindu appunto (che è comunque una causa incausata in quanto il Bindu si 'autogenera' dal potenziale dell'Assoluto Immanifesto) che sempre si trasforma e si rinnova in un flusso incessante e onnipervadente, è destinato a vagare senza senso e senza meta nel labirinto dell'Universo fenomenico.

Ma partiamo dall'inizio cercando di compredere cosa hanno a che vedere questi astrusi ragionamenti con lo Sri Yantra, e nel farlo ripercorriamo questo antico simbolo non più dall'esterno all'interno (in un processo di contrazione-riassorbimento), ma dall'interno all'esterno, in un processo di creazione, espansione.

Lo Sri Yantra ci racconta come l'Ineffabile Punto è all'origine di tutti i fenomeni sottili e grossolani e di tutte le cose manifeste.

Il Bindu, lo abbiamo visto, rappresenta la Volontà o il Desiderio di creazione che, procedendo da 'oltre' - cioé da una dimensione a-spaziale e a-temporale - si 'concretizza' per dare inizio ad un nuovo ciclo di creazione.





Il Bindu, nella tradizione Indù e conosciuto come Purusha, il Supremo fruitore o il Principio Creatore, che sfugge a ogni tentativo di analisi.
Il Principio Creatore (Potere e Volontà allo stato puro) è sempre associato alla Prakriti, la Grande Madre-Sostanza (nello Sri Yantra raffigurata dal triangolo rosso).

Quindi il punto si polarizza in due aspetti, i due Principi originari conosciuti in tante antiche tradizioni.

I Due Principi Purusha-Prakriti sono Uno, e nulla possono l'uno senza dell'altro.

Detto in termini forse più comprensibili Spirito e Materia nella Creazione sono fusi, al punto che diventa veramente difficile distinguerli, e l'uno senza l'altro non può produrre alcunché, esattamente come l'uomo e la donna non possono generare da soli, ma hanno bisogno l'uno del contributo dell'altro.

Si potrebbe fare anche l'esempio del gong e del batacchio. Sbattendo il batacchio (il bindu) sul gong (il triangolo centrale nello Sri Yantra) si genera il suono-vibrazione che origina tutti gli altri fenomeni.









In Tibet si fa anche l'esempio della mazza e della campana per spiegare quanto appena detto.

Quindi abbiamo il seguente schema: dall'Infinito Immanifesto, l'Assoluto denominato Brahman Nirguna (che non può essere rappresentato né con simboli né con parole, ma che è il 'serbatoio' di ogni possibilità creativa) procedono il Principio Maschile Cosmico e quello Femminile.
Essi vengono definiti in molti modi: Purusha e Prakriti, Shiva e Shakti, Essenza e Sostanza, Spirito e Materia, Yang e Yin...
Quindi ciò che era in potenza nel Punto immanifesto, diventa 'atto' col manifestarsi del Punto e l'unione dei due Principi Originari: Purusha-Prakriti o Shiva-Shakti.

Ciò che era in Potenza (nella mente del Divino) diventa manifesto.
La Manifestazione è perciò l'esteriorizzazione dell'Intento Divino attraverso l'Unione (o l'interazione) dei Due Principi Originari.
Nello Sri Yantra questa 'unione' è raffigurata col Punto all'interno del Triangolo.

Nella tradizione tibetana i due Principi creatori vengono raffigurati dall'Unione Mistica del Buddha Primordiale con la sua Consorte, detti anche Yab Yum, e rappresentano i due aspetti dell'Unità inscindibile dell'esistenza, detta anche Maha Mudra.




Ma torniamo allo Sri Yantra.

Se prima della Creazione lo Spirito era immanifesto e la Materia-Natura era come 'dormiente' (quindi la manifestazione non esisteva ancora, se non nella mente Divina), con lo 'scoccare' della prima scintilla del desiderio creativo la Madre-Natura viene 'inseminata' e i mondi, gli esseri e le cose vengono progressivamente all'esistenza.
I tre lati del triangolo raffigurano, come abbiamo visto, la triade Volontà-Conoscenza e Azione, ma rappresentano anche i tre guna, cioé le tre modalità vibratorie della Grande Madre: moto, ritmo e inerzia.
Tre qualità, dunque, tre differenti modalità vibratorie, che caratterizzano tutti i processi vitali: fisici, energetici e psicologici.
Con lo scoccare della scintilla il "moto" della Grande Madre ha avuto inizio e, come avviene col lancio di un sasso nell'acqua, infinite onde cominciano ad espandersi secondo un ritmo.
Per prima cosa si manifesta la dualità delle coppie di opposti: maschile-femminile, movimento-inerzia, vuoto-pieno, luce-buio, caldo-freddo, eccetera.
Ed è proprio la vibrazione (e il movimento che ne consegue), a generare lo spazio-tempo e le apparenti divisioni e contrapposizioni (che prima erano in stato di quiete), fisiche e psicologiche che caratterizzano l'esistenza.
Dico apparenti divisioni e contrapposizioni perché, esattamente come l'esempio fatto del sasso lanciato nell'acqua, le onde generate non dividono l'oceano.
L'oceano resta sempre uno e indivisibile, e le onde sono solo fenomeni temporanei che si generano nell'oceano e in esso tornano a dissolversi.

A questo punto sarà forse più facile capire come tutte le altre manifestazioni della vita (rappresentate dalle seguenti cornici dello Sri Yantra) sono contenute nel Grande Oceano dell'Assoluto Indifferenziato, sono delle Sue manifestazioni e non sono differenti da Esso in Qualità e Sostanza.
Infatti tutto in Esso si manifesta, in Esso si dissolve e, in ultima analisi, tutto non è altro che una Sua multiforme manifestazione (come nell'esempio dell'albero e dell'oceano).
La vita è una e molteplice allo stesso tempo, esattamente come l'Oceano, che è uno ma le onde e le creature che genera sono infinite e sempre nuove.
Da qui deriva la non ancora compresa asserzione di molte antiche 'rivelazioni', scritte e orali, quando dicono che tutto è Divino, e che anche noi siamo Dei (solo che non ne siamo ancora consapevoli).
Ed eccoci finalmente giunti a quello che rappresenta uno dei punti cruciali (del perché di tutto questo ambaradan della manifastazione, della vita, con tutte le sue contraddizioni, fatiche, gioie, dolori e...domande irrisolte): lo sviluppo della CONSAPEVOLEZZA.
Infatti, a ben rifletterci, l'interazione tra le coppie di opposti (coppie tra l'altro presenti in tutte le antiche tradizioni: in quella cinese, ebraica, mesoamericana, dei pellerossa, cristiana, zoroastriana, babilonese, egiziana, eccetera) servono poprio allo scopo ultimo di offrire un 'campo' di sviluppo alla Coscienza.
Infatti è grazie alla continua alternanza del giorno e della notte, del caldo e del freddo o della gioia e dolore, ad esempio, che 'sorge' in noi la consapevolezza di esistere, di essere.
Però all'inizio, quando la coscienza individuale è ancora giovane e la sua conoscenza incompleta, la sensazione di 'essere' la porta a considerarsi 'fuori' dal mondo: la porta a vedere, cioé, un fuori e un dentro, un noi e gli altri...

Questa sensazione di separazione, nata dall'ignoranza della vera natura della realtà, genera l'egoismo con tutte le sue conseguenze disastrose.
Eppure man mano, nonostante (o forse grazie a tutte le problematiche che affliggono ogni essere senziente) la consapevolezza cresce e si fa sempre più 'luminosa'.
Con gli ostacoli e i conflitti cresce pian piano la consapevolezza di chi o cosa siamo, e di cosa sia il mondo.
Si può dire che è grazie ai problemi (e ai conflitti interni ed esterni) che siamo spinti a porre infinite domande alla Natura o a chi è più saggio di noi.

Ecco che a furia di cercare di capire come risolvere i problemi, qualcosa in noi si 'illumina' e si espande, e diveniamo sempre più consapevoli di qualcosa che ignoravamo.
Fino ad arrivare a capire che la 'ricerca' è da svolgersi in se stessi.
Qui sta l'assurdo paradosso.
Ciò che si trova dopo un lungo cercare, non è qualcosa che sta fuori di noi.
Non esiste un 'fuori' e un 'dentro'.
E si comprende che la 'cosa preziosa' è proprio il cercare.
La Ricerca è lo sforzo della Coscienza di capire e di capirsi, al fine di riempire i propri 'spazi' di inconsapevolezza.
Ecco qual'è, infine, lo scopo della 'ricerca': la propria coscienza.
E' lei 'il giovane bimbo senza padre né madre' di cui parla il grande Padmasambhava.
Tornando allo Sri Yantra quindi, possiamo dire (ma senza la pretesa di darne una spiegazione esaustiva, né di essere un'autorità in materia) che Esso rappresenta simbolicamente il Grande, Affascinante viaggio della Coscienza Cosmica che 'immagina', 'sogna' e crea infinite situazioni e manifestazioni dalle quali nulla è escluso: schiavitù e liberazione, gioia e dolore...(esattamente come facciamo anche noi, nel nostro piccolo, quando sogniamo di notte, oppure di giorno, immaginando ad occhi aperti svariate situazioni e forme).
Questo è il 'gioco' della Maya, gioco nel quale si cade nell'ignoranza e nell'identificazione, si soffre e si gode, si vive in una alternanza di luce e buio, per poi, infine, cercare la 'vera luce' della conoscenza liberatrice dall'illusione della 'dualità'.
Tutto questo e molto più esprime lo Sri Yantra.
Niente di fisso, di stabile dunque, nello Sri Yantra, ma un 'flusso' costante di energia creativa che costantemente genera e distrugge infinite forme e infiniti mondi.
Un flusso dove il mutamento e la trasformazione sembrano essere l'unica 'regola' e lo sviluppo della Coscienza, della Consapevolezza, l'unica costante.

Un flusso dove tutto è possibile, il bene come il male, la gioia come il dolore, la schiavitù come la liberazione, e dove gli apparenti opposti trovano 'riconciliazione' nella 'chiarezza coscienziale' che avvolge l'inseparabilità di tutti i fenomeni...
Tutto questo viene spesso definito come un 'gioco' della Coscienza, un Lila, o un sogno...illusorio eppure reale, in cui le cose, le persone e gli eventi 'sono e non sono' allo stesso tempo.
Lo potremmo definire un grande paradosso, un koan che costantemente ci obbliga a trovare una risposta non razionale, ma intuitiva.
Come può infatti la ragione, da sola, decifrare le mille contraddizioni della vita?
Cos'è il dolore?

Cosa sono il bene e il male?

Cosa sono la vita e la morte?
Cosa è reale e cosa irreale?
Ecco il prolema che ci pone lo Sri Yantra.
Avvertendoci che tutte le risposte date dall'esterno, dai simboli, dalle parole, dai libri, o da qualunque saggio non possono che indicare e ri-velare, e mai essere definitive, perché le risposte le troveremo solo dentro di noi, vivendo, fluendo e...cercando la verità.
Un simbolo dunque, lo Sri Yantra, da studiare e da meditare. Un simbolo in cui assorbirsi in modo non concettuale.
Da sentire, oltre che da capire.
Fine.

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