venerdì 26 novembre 2010

Yoga - Lo preferite alcolico o analcolico?



(Premetto che la differenza tra alcolico e analcolico che compare nel titolo non è una mia intuizione, ma l'ho letta su un libro, ed è un paragone fatto da una persona che conosco e che stimo molto - di cui non faccio il nome - fatto a riguardo della "vera religiosità" in contrapposizione a quella che non porta da nesuna parte, che non ubriaca, appunto).


E passiamo allo Yoga.


Venendo da una Scuola dove si pratica "veramente" yoga, di quello che ti scuote e ti sveglia dal torpore che ti accompagna sin dalla prima infanzia, facendoti "inebriare" di vita e di voglia di Divino qui, nella vita, mi sono messo subito ad insegnare (pur nella mia consapevolezza di essere un principiante) col "sincero" desiderio di trasmettere quanto via via ricevevo (e mai dichiarandomi né come discepolo né tantomeno come maestro, piuttosto dando l'indirizzo della Scuola a chi era desideroso di conoscere degli autentici Maestri e Discepoli).


Pensando che anche gli altri fossero cosìtantodesiderosidisvegliarsi sono rimasto veramente meravigliato (e confuso) nel constatare che il 99,99% delle persone che mi avvicinavano non erano interessate a "svegliarsi", ma solo a curare il mal di schiena, liberarsi dall'ansia, dalle crisi di panico o, semplicemente, per passare qualche ora in compagnia tra due chiacchiere e un po' di stretching.


Invece, tra quelli che mi avvicinavano perchè "veramente" volevano capire qualcosa in più dello yoga (e quindi della vita e di se stesso), almeno tre su quattro si lamentavano che fossi troppo duro nel mio modo di trasmettere la disciplina (eppure assicuro che non era, e non è, niente confronto a come la pratico io).


Allora mi sono fatto "più dolce"...ma ancora non va bene.


Altri mi hanno accusato di "andare oltre", cioé di "sconfinare" in territori che sono appannaggio esclusivo delle religioni.


Allora ho smesso di parlare di Divino, di reicarnazione, di illuminazione, di spiritualità...ma ancora non va bene.


Ma anche tra quelli che cercavano solo la serenità, il guarire dal mal di schiena e, in definitiva, il semplice star bene in questa esistenza (senza voler porsi domande sul "chi siamo" e "dove siamo diretti", né avere nessuna voglia di cambiare) ho quasi sempre riscontrato una assoluta mancanza di volontà nel voler applicarsi per eseguire i semplici esercizi che consigliavo per "liberarsi" dal loro problema.


Pare che i più si aspettassero di trovare un novello Mago Merlino che, con un colpo di bacchetta magica li liberasse all'istante dei loro problemi, e il tutto con la modica cifra di poche decine di euro (che è la quota mensile di un mio corso di yoga).


Per non parlare della diffidenza che scorgo (ben nascosta, naturalente) nei miei confronti, della disciplina a cui si approcciano e, in definitiva, della vita in generale.


Diffidenza che non permette mai a nessuno di "abbandonarsi" fiduciosi non alla persona, ma almeno alle tecniche che vengono trasmesse.


Il paradosso, tragicomico, è che molti di quelli che vengono per rilassarsi (non tutti per fortuna) non mollano un istante l'attitudine al voler tenere tutto sotto controllo.


Questi sono sempre vigili, guardinghi, sospettosi...come si fa a rilassarsi in quelle condizioni?


In definitiva ho amaramente scoperto che quasi tutti (per fortuna non tutti) vogliono e pretendono uno yoga light, leggero, che non ubriachi.


Uno yoga da palestra, dove tra una bibita gassata e una barzelletta ci si mette due secondi nella posizione dell'Albero, così...giusto per dire alle amiche la sera: - SAI CHE MI SONO ISCRITTA AD UN CORSO DI YOGA? ORA SEMBRA CHE FACCIA TENDENZA! LO PRATICANO ANCHE I VIP...-

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