martedì 30 novembre 2010

Gli elementi fondamentali dello Sri Yantra





Gli elementi fondamentali di questo Sacro Simbolo sono il Punto centrale (Bindu) - da cui è emanata e in cui è riassorbita la Manifestazione -, il Suono (Shabda) e la Vibrazione, Fremito, Tremore (Spanda).

IL BINDU

Il Punto centrale dello Sri Yantra (come di tutti gli altri Yantra, del resto) è la “porta” d’entrata e d’uscita dell’Assoluto nella Manifestazione.

Prima del Punto visibile (che può essere bidimensionale, tridimensionale, eccetera) vi è il “Punto Immanifesto”, il Para Bindu, il Bindu Supremo, che potremmo paragonare a un “pensiero” o un “desiderio” contenuto in seno all’Assoluto Immanifesto (le Tenebre).

Cosa sia l’Assoluto Immanifesto, e come si sia originato il Punto manifesto (cioè come si sia generato l’Essere dall'apparente Non-Essere) è forse l’unico mistero che non può essere spiegato a parole, ma solo intuito o realizzato ad alti stati coscienziali.

Di tutto il resto si può parlare (in modo più o meno corretto, s’intende).

Quindi dal Para Bindu, da questa “idea” sorta nel non spazio e non tempo, si è generato il Bindu.

Il Punto, nello Sri Yantra, rappresenta il Principio e la fine di tutto, la Causa prima e la meta ultima.

Matematicamente parlando Esso è l’Uno.

L’Uno contiene in sé il Due, che è il riflesso “polare” di Se stesso (Tre in Uno, quindi).

Nella tradizione dello Sri Yantra il Bindu viene associato a Shiva Ardhanarishvara, lo Shiva Androgino, che contiene in Sé il Principio Maschile e quello Femminile: Shiva e Shakti (ma anche nel Taoismo, per esempio, ritroviamo gli stessi concetti: dal Wu Chi - l’Immanifesto - nasce il Tai Chi - il punto manifesto - che contiene in sé i due Principi primordiali: lo Yin e lo Yang; questi in seguito si separano per manifestare il Tre – il quale contiene in Sé qualità sia maschili che femminili - e le conseguenti infinite creazioni della Manifestazione).

I due differenti aspetti contenuti nel Bindu vengono rappresentati coi colori Bianco (Shiva) e Rosso (Shakti).

Riassumendo: vi è un Assoluto Immanifesto che ad un certo momento “condensa” una parte di Se stesso; questa condensazione è un “punto bipolare”, ma non ancora scisso né diversificato; Esso contiene in Sé la dualità, ma questa non è ancora manifesta; essa riposa nell’Unità, fusa, avvolta in un Eterno abbraccio pre-cosmico nel quale non è possibile alcuna distinzione.

Questo Punto primordiale contiene in Sé ogni potenzialità, ma non ancora espressa (naturalmente non immaginiamocelo come un punto disegnato su un foglio di carta, anche se questo può aiutare, piuttosto pensiamolo come un “concentrato” un “germe” di Essenza-Forma, di Potere e Potenza, di Forza e Sostanza che contengono in Sé: fuoco, potenza, conoscenza, amore…).

All’inizio solo Iswara (il Supremo) esisteva (rappresentato appunto dal Punto centrale dello Sri Yantra).

L’Eterna Genitrice (Spazio), ravvolta nelle sue sempre invisibili vesti, era rimasta sopita ancora una volta per sette Eternità. Il Tempo non era poiché giaceva dormiente nel seno infinito della durata. La Mente universale non era…”.
(Stanze di Dzyan, Cosmogenesi, Stanza I, 1,2,3).

Sembra quindi che vi siano infiniti Cicli di Creazione e Dissoluzione (…era rimasta sopita ancora una volta…); questo è confermato da numerose altre Antiche Scritture.

Al momento della Dissoluzione finale tutto si reintegra nel “punto manifesto”, il Quale ritorna all’Immanifesto (le Tenebre), per tornare a manifestarsi e “fiorire” ancora e ancora secondo un Piano Evolutivo Divino (sono molte le antiche scritture che attestano l’esistenza di un “Piano Divino” rappresentato da un “cammino” evolutivo teso alla perfezione finale della Materia, dello Spirito e della Coscienza).

Il punto manifesto, definito anche Uovo Luminoso, Germe d’Oro, Padre-Madre, Brahma, Iswara…(ma poco importa se si chiami in un modo o nell’altro; a volte ci si perde in dispute sui nomi e si perde di vista l’essenza di un discorso) originatosi da un “volere” proveniente da “oltre”, è appunto, credo, la “chiave di volta” dello Sri Yantra, proprio come l’uno matematico è la chiave di volta di tutte le cifre e le operazioni algebriche.

Ma torniamo allo Sri Yantra…

Il Bindu “ermafrodita”, ad un certo punto, spinto dalla Necessità, esprime il Desiderio di scindersi in due poli contrapposti, al fine di Creare la Manifestazione; ecco che l’Uno si fa Due, gli opposti si scindono in Spirito e Materia (anche l’ovulo si scinde in due).




Questo momento segna il Big-Bang, la deflagrazione che ha dato origine alla Luce e all’Oscurità e allo Spazio e al Tempo.

I due Principi Maschile e Femminile contenuti nel Bindu si scindono: il principio Maschile diventa l’Uno (Suono, Luce, Tempo…), quello Femminile il Due (Etere, Oscurità, Spazio…).

Dall’Unione (o dalla somma) dell’ Uno col Due (che sono Potere e Potenza, Spirito e Materia, Essere e Beatitudine, Forza e Sostanza, Luce e Oscurità, Tempo e Spazio, eccetera) e dal loro “Orgasmico Amplesso Cosmico” nacque il Tre: il Figlio Cosmico, la Coscienza-Saggezza.

Ecco generata la Prima Triade.

L’interazione delle Tre Forze Originarie sta all’origine, credo, di ogni forma di energia e di vita (esattamente come per generare un campo elettrico è necessaria l’interazione della forza positiva, negativa e neutra).

Da allora in poi vi saranno infinite triadi (come vedremo parlando delle cornici dello Sri Yantra).

Ma come avvenne tutto ciò?

Con un Pensiero, poi divenuto un Suono: lo Shabda.

Brahma espira, e dal suo espiro nascono gli innumerevoli Universi.

Il Suo espiro genera un suono potentissimo, il quale mette in moto una vibrazione (dicono degli antichi testi).

Questa vibrazione comincia a mettere in ordine e a diversificare la Primordiale Materia (la Vergine Sostanza Originale, l’Etere Primordiale) in differenti sottosostanze, le quali si allineano per “affinità vibratoria” e “precipitano la Materia” in coagulazioni sempre più dense.

Questi campi vibratori si dice siano i Piani e Sottopiani Cosmici (Adi, Causale, Buddhico, Mentale, Astrale, Eterico…) e individuali.

Ecco come nello Sri Yantra viene rappresentato, in forma simbolica, questo processo di Creazione (l’espiro di Brahma) e Dissoluzione (l’inspiro di Brahma) attraverso la Vibrazione, e come quel Punto centrale, in realtà sia ovunque: tutto è quel Punto, così come, giusto per fare un paragone (anche se non perfettamente calzante), non v’è differenza tra le ragnatela e il ragno che la emana, tra il baco da seta e il bozzolo che egli stesso costruisce con la sua stessa sostanza, tra un piccolo seme e un grande albero sviluppatosi a partire dal seme stesso.

Nel Bindu, Tempo, Spazio, Spirito, Materia, Energia, Essere e Coscienza sono un tutt’uno; con la Vibrazione questi apparentemente si separano…ma forse sarebbe più corretto dire che “si espandono”…. perciò tutto ciò che esiste è "quel Punto".
2. Continua...

lunedì 29 novembre 2010

Sri Yantra



Nel variegato e complesso mondo dei Mandala e degli Yantra, lo Sri Yantra è ritenuto da molti lo Yantra per eccellenza: questo è attestato dal suo stesso nome.

Sri Yantra, infatti, è l’unione di due parole: Sri = Luce, Potere, Splendore, Grazia, Maestà, Regalità, Ricchezza; e Yantra = Strumento per contenere, limitare o fissare, sostegno, legame.

Lo Sri Yantra è quindi uno “strumento regale” meditativo che contiene le “chiavi di lettura” volte a far accedere a stati di consapevolezza altrimenti difficilmente raggiungibili con altri mezzi “simbolici” (come ad esempio la parola).

Come molti sapranno i “simboli della Scienza Sacra” hanno diverse chiavi di lettura; ad esempio vi è la “chiave” Cosmologica, quella Psicologica, Fisica, Geometrica, ed altre.

Lo Sri Yantra non fa eccezione a questa regola, anzi, forse esso contiene in sé tutte le chiavi di lettura, chiavi, naturalmente, che solo gli Iniziati possiedono.

Però qualcosa può essere detto (naturalmente limitato a quel poco che so io, poco che, non mi stancherò mai di ripeterlo, può essere anche "macchiato" da qualche errore).

Ad esempio: dal punto di vista Cosmologico lo Sri Yantra rappresenta le due fasi di Creazione-Dissoluzione (o Espansione-Contrazione, Emanazione-Assorbimento) dei differenti Universi coi loro diversi Piani e Sottopiani;


dal punto di vista Psicologico Esso rappresenta i vari stati di espansione e contrazione della coscienza-consapevolezza (con le conseguenti identificazioni, a seconda del piano su cui si fissa, o vibra, la coscienza);


dal punto di vista Fisico, invece, rappresenta i vari livelli “vibratori” della Sostanza Primordiale (detta Prakriti) messa in fibrillazione dal Suono Creativo dell'Essere Supremo (rappresentato nello Yantra dal punto centrale), suono che genera una vibrazione.


Questa "vibrazione", sorta dal Punto centrale, va dal sottile al denso nella fase di Creazione e viceversa in quella di Distruzione (quando si riassorbe nel Punto).
La Vibrazione, ci comunica lo Sri Yantra, è la causa delle differenti condensazioni atomiche (quindi della materia).


Perciò le differenti densità della Materia sono strettamente legate alle differenti velocità vibratorie.



(1) Continua...


sabato 27 novembre 2010

Buona Domenica con queste meravigliose Pantere Nere

Chi l'ha detto che la Pantera Nera è un "simbolo" negativo?

A me sembrano dei "cuccioloni" meravigliosi, affascinanti, fieri e...positivi.


venerdì 26 novembre 2010

Yoga - Lo preferite alcolico o analcolico?



(Premetto che la differenza tra alcolico e analcolico che compare nel titolo non è una mia intuizione, ma l'ho letta su un libro, ed è un paragone fatto da una persona che conosco e che stimo molto - di cui non faccio il nome - fatto a riguardo della "vera religiosità" in contrapposizione a quella che non porta da nesuna parte, che non ubriaca, appunto).


E passiamo allo Yoga.


Venendo da una Scuola dove si pratica "veramente" yoga, di quello che ti scuote e ti sveglia dal torpore che ti accompagna sin dalla prima infanzia, facendoti "inebriare" di vita e di voglia di Divino qui, nella vita, mi sono messo subito ad insegnare (pur nella mia consapevolezza di essere un principiante) col "sincero" desiderio di trasmettere quanto via via ricevevo (e mai dichiarandomi né come discepolo né tantomeno come maestro, piuttosto dando l'indirizzo della Scuola a chi era desideroso di conoscere degli autentici Maestri e Discepoli).


Pensando che anche gli altri fossero cosìtantodesiderosidisvegliarsi sono rimasto veramente meravigliato (e confuso) nel constatare che il 99,99% delle persone che mi avvicinavano non erano interessate a "svegliarsi", ma solo a curare il mal di schiena, liberarsi dall'ansia, dalle crisi di panico o, semplicemente, per passare qualche ora in compagnia tra due chiacchiere e un po' di stretching.


Invece, tra quelli che mi avvicinavano perchè "veramente" volevano capire qualcosa in più dello yoga (e quindi della vita e di se stesso), almeno tre su quattro si lamentavano che fossi troppo duro nel mio modo di trasmettere la disciplina (eppure assicuro che non era, e non è, niente confronto a come la pratico io).


Allora mi sono fatto "più dolce"...ma ancora non va bene.


Altri mi hanno accusato di "andare oltre", cioé di "sconfinare" in territori che sono appannaggio esclusivo delle religioni.


Allora ho smesso di parlare di Divino, di reicarnazione, di illuminazione, di spiritualità...ma ancora non va bene.


Ma anche tra quelli che cercavano solo la serenità, il guarire dal mal di schiena e, in definitiva, il semplice star bene in questa esistenza (senza voler porsi domande sul "chi siamo" e "dove siamo diretti", né avere nessuna voglia di cambiare) ho quasi sempre riscontrato una assoluta mancanza di volontà nel voler applicarsi per eseguire i semplici esercizi che consigliavo per "liberarsi" dal loro problema.


Pare che i più si aspettassero di trovare un novello Mago Merlino che, con un colpo di bacchetta magica li liberasse all'istante dei loro problemi, e il tutto con la modica cifra di poche decine di euro (che è la quota mensile di un mio corso di yoga).


Per non parlare della diffidenza che scorgo (ben nascosta, naturalente) nei miei confronti, della disciplina a cui si approcciano e, in definitiva, della vita in generale.


Diffidenza che non permette mai a nessuno di "abbandonarsi" fiduciosi non alla persona, ma almeno alle tecniche che vengono trasmesse.


Il paradosso, tragicomico, è che molti di quelli che vengono per rilassarsi (non tutti per fortuna) non mollano un istante l'attitudine al voler tenere tutto sotto controllo.


Questi sono sempre vigili, guardinghi, sospettosi...come si fa a rilassarsi in quelle condizioni?


In definitiva ho amaramente scoperto che quasi tutti (per fortuna non tutti) vogliono e pretendono uno yoga light, leggero, che non ubriachi.


Uno yoga da palestra, dove tra una bibita gassata e una barzelletta ci si mette due secondi nella posizione dell'Albero, così...giusto per dire alle amiche la sera: - SAI CHE MI SONO ISCRITTA AD UN CORSO DI YOGA? ORA SEMBRA CHE FACCIA TENDENZA! LO PRATICANO ANCHE I VIP...-

Yoga: Liberarsi dall'immobilismo dell'ignoranza e dell'impotenza



Esiste un’Unica Natura, un Unico mondo, un’Unica Sostanza Spirituale, un'Unica Coscienza (all'interno della quale si evolvono le infinite coscienze individuali) ma finché continueremo a credere il contrario non combineremo che guai.

L’unità di tutto ciò che esiste è il fine di cui prendere coscienza e al quale armonizzarsi, mentre la disarmonia e l’illusione della divisione, nate dall’ignoranza, sono il vero male del mondo.


Ma non possiamo cambiare niente fuori di noi se prima non guariamo noi stessi, non possiamo trasformare il mondo esteriore se prima non trasformiamo quello interiore liberandolo dall’immobilismo dell’ignoranza e dell’impotenza.

Presupposto fondamentale per intraprendere un autentico cammino alla ricerca della Verità è innanzitutto aver compreso, anche solo per un attimo (ma vissuto intensamente), che viviamo all’interno di una prigione mentale fatta di parole, concetti, opinioni, dogmi, idee fisse che ci impediscono di guardare alla vita e a noi stessi con occhi limpidi e trasparenti.

Questa "presa di coscienza" deve necessariamente produrre in noi uno stato di insofferenza nei confronti della schiavitù dei vecchi contenuti mentali, i soli che ci impediscono di vedere l’eterna freschezza dell’esistenza, tenendoci rinchiusi in vecchi modelli comportamentali.


Se non proviamo questa "insofferenza", non preoccupiamoci, semplicemente lo yoga (quello vero) non fa ancora per noi.

Per chi, invece, è veramente stanco dell'egemonia di una mente tiranna ecco allora la necessità di stabilire il “silenzio mentale”, quello stato in cui le "vecchia mente chiacchierona e calcolatrice" tace, consentendo alla Conoscenza e alla Forza universale di fluire in noi.


Occorre perciò uno "sforzo individuale" che dal basso si dirige verso l'Alto.


Allora la "discesa" della Forza Divina scendendo dall’alto, come una cascata di pura energia, si incontra e si fonde con l'Energia che abbiamo "risvegliato" dal basso.


La Coscienza e la Forza extracosmica si incontra con quella della Natura Inferiore, di cui ognuno di noi è un concentrato.


Il risultato di questa "fusione" pervade tutto il nostro essere rinnovandolo continuamente, espandendolo e nutrendolo di sempre nuova forza, intelligenza e amore, traboccando poi all'esterno.

Sforzo e abbandono: due requisiti indispensabili nello Yoga.


Abbandono...


Con l'abbandono ci si "apre" a quella Dimensione Divina viva e forte, che è Potere allo stato puro.


E' quella "Forza Divina" che da sempre nutre i nostri involucri inferiori, ma che solo le barriere dei concetti mentali ci impediscono di percepire o di abbandonarvisi fiduciosi.


La capacità di sapersi abbandonare a Ciò che viene dall’Alto, dal basso e da ogni dove, quindi, diventa un’altra condizione indispensabile per chi è assetato di Verità, Bellezza, Eternità e vera pace.

Ma, anche quando si sperimentano simili stati di beatitudine (durante la pratica) di solito durano poco; presto il lavorìo meccanico della mente riparte, si viene di nuovo sviati dai pensieri, dalle preoccupazioni, dai dubbi: di nuovo si cade nei vecchi modelli concettuali e comportamentali.

Di nuovo torniamo ad identificarci col nostro "piccolo io".


Ecco quindi la necessità di imparare l’arte della Concentrazione (Dharana), della focalizzazione della consapevolezza e dell’attenzione prolungata su quelli che sono i “punti chiave” che andiamo via via scoprendo nella nostra ricerca.

La concentrazione, proprio come un muscolo, va fortificata, allenata alla resistenza nella durata; solo resistendo concentrati in una condizione di silenzio, di pace, di abbandono (ma solo dopo che ci si è dedicati senza riserve allo sforzo e alla lotta), si può sperimentare sempre più in profondità gli effetti della “discesa della Forza” in ogni cellula del nostro essere.

Questo stato di concentrazione della consapevolezza deve essere costante durante la giornata, qualunque sia l’attività che svolgiamo.


La concentrazione non può essere “recintata” solo nei momenti di pratica.


Da qui l’importanza del “ricordo di sé”, dei propri propositi, obbiettivi e aspirazioni più profonde.


Occorre coltivare la capacità di non farsi travolgere continuamente dalle “onde” o dalle "maree" degli eventi esterni, dimenticandosi di se stessi.


Centratura costante...


Lo Yoga, visto in questi termini, è quindi una esperienza viva, vibrante, che trasforma ogni cellula del nostro essere in Pura Forza, perché: “il valore di una esperienza si misura dal suo potere di cambiare la vita, altrimenti è soltanto un sogno vano o una allucinazione”.

giovedì 25 novembre 2010

Eduardo De Filippo in "E' cosa 'e nient"

Chi ha visto la puntanta di "Vieni via con me" di lunedì scorso, e ascoltato Roberto Saviano parlare del "malaffare" dei rifiuti in Italia, avrà anche visto il video finale proposto da Saviano.
In quel video il grande Eduardo De Filippo impersona un uomo stanco di vivere una vita scialba, all'insegna dell'accettazione passiva delle cose "così come vanno".
Tratto dalla serie televisiva "Peppino Girella", questo dialogo ci da molto su cui riflettere e...chissà, forse può scuotere in noi qualcosa che dorme nel profondo, facendoci venire la voglia di vivere più intensamente e coraggiosamente.



martedì 23 novembre 2010

Tadasana: Essere consapevoli della verticalità



Vi sono cose che risultano estremamente difficili da far comprendere all'essere umano.


Paradossalmente queste cose sono quelle più a portata di mano...perciò quelle che diamo di più per scontato.


Ecco che risulta veramente difficile far capire a qualcuno l'importanza dell'esistenza del Sole, dell'aria, dell'acqua, della Terra...


Tra le cose che l'uomo dà maggiormente per "scontato" vi è sicuramente la verticalità.


Così, al mattino, dopo essere stati per diverse ore in "posizione orizzontale", nella più allegra inconsapevolezza ci mettiamo "in piedi" e ci tuffiamo nella nostra routine quotidiana.


E mai, dico mai, che ci soffermiamo un attimo a prendere coscienza della grandiosità dell'immenso dono che abbiamo ricevuto dalle Razze che ci hanno preceduto: la posizione verticale.


La verticalità, assieme alla capacità delle mani di afferrare e "manovrare" sono, credo, i due fattori che fanno dell'uomo quello che è (rispetto ai Regni inferiori): la gemma della creazione.


Proviamo a rifletterci sù: l'essere umano è l'unico (tra le specie conosciute) ad avere una verticalità perfetta (o quasi perfetta).


Allo stesso modo, egli è l'unico ad avere una struttura delle mani ed una capacità manuale in grado di "manipolare" gli elementi che lo circondano.


E' grazie alla verticalità e alla manualità se l'uomo ha potuto erigere monumenti maestosi, costruire abitazioni, accendere un fuoco, creare opere d'arte...usare il computer.


Ci sarebbe molto da dire sulla verticalità e sulla manualità, ma perché togliere il piacere della scoperta?


Riguardo alla verticalità diciamo solo che osservando proprio quelle creature che sono all'opposto dell'uomo, i serpenti, possiamo forse avere un'idea più chiara dell'immensa importanza della verticalità.


Il serpente "striscia" sulla nuda terra. La sua vita si svolge quasi sempre in orizzontale.


Oserei dire che il serpente è tutt'uno con la Terra, non sa nulla dellle altezze del cielo.

Solo in rari momenti, quando si "innalza" sulla propria coda, il rettile si slancia verso il cielo (nello yoga esiste la posizione del Cobra, che rappresenta appunto questo "processo" di innalzamento).


L'uomo invece, che si trova all'esatto opposto, si è talmente abituato alla sua verticalità da non sapere più nulla né della Terra né del Cielo.


L'uomo ha dimenticato da dove proviene la "materia" che forma il suo corpo, ed ha dimenticato (o mai saputo) riguardo la "materia" da cui proviene il suo spirito.


Egli (l'uomo) vive come in un limbo, inconsapevole degli immensi "doni" che ha ricevuto, e orgoglioso e vanitoso per i "poteri" che pensa di possedere.


Diciamo che l'essere umano non sa ancora stare "in piedi" con consapevolezza e semplicità.


Ecco che Tadasana serve anche a conquistare la consapevolezza della verticalità e...perfezionarla.


Infatti non è stato facile per la nostra razza conquistare la verticalità.


E non è stato facile per nessuno di noi, da bambini, imparare a "stare ritti".


L'influenza che lo "stare ritti" ha sulla nostra psiche e sulle nostre emozioni (oltre che sulla salute, naturalmente) sono molte più di quanto possiamo immaginare.


Pensiamo, ad esempio, a come ci "incurviamo" sotto il peso delle tribolazioni della vita.


Oppure osserviamo (stando ben posati sui piedi) la condizione di slancio verso il cielo, e come noi, esseri fortunati (quando consapevoli di questo innalzamento), diveniamo antenna di collegamento tra la Terra e il Cielo.


Assumere la posizione di Tadasana è dunque un "processo" di consapevolezza e di perfezionamento della propria verticalità...senza nulla togliere alla bellezza delle "posizioni orizzontali".


lunedì 22 novembre 2010

Il Fisico Konstantin Korotkov parla dell'energia

Energia, danni degli Ogm, Mucca pazza, l'importanza dell'olfatto, danni da cellulari, DNA...questi ed altri importanti argomenti vengono spiegati con semplicità, facili da comprendere...per chi ha voglia di capire.


giovedì 18 novembre 2010

Yoga - C'è differenza tra Piacere Sensoriale e Piacere Interiore



I più scettici non ci crederanno, soprattutto quelli che non hanno mai provato a praticare seriamente lo Yoga per alcuni mesi ma, veramente, c'è un'enorme differenza tra il piacere dei sensi e quello interiore.


Questa differenza è come quella che passa tra il giorno e la notte, o tra il conoscere il mare solo superficialmente o averne sondato anche le profondità.


Di solito quando c'è il primo è assente l'altro (ma non sempre è così).


Il piacere sensoriale ha sempre bisogno di oggetti esterni per manifestarsi, ma, come possiamo intuire da soli, questo presenta degli inconvenienti: innanzitutto non sempre è disponibile secondo le modalità da noi desiderate; inoltre, anche quando riusciamo a raggiungere l'agognato piacere sensoriale, questo prima o poi ci sfuggirà di mano.


Ad esempio un buon pasto prima o poi finirà; la bella automobile dovremo lasciarala in garage, non possiamo portarcela a letto con noi. Anche una bella donna (o un bell'uomo) non possiamo sempre, a nostro piacere, portarcela a letto, non sarà sempre disponibile.


Anche un buon libro prima o poi finirà.


Passerà un bel tramonto, un momento "magico" vissuto da soli o in compagnia...finirà, in definitiva, qualunque forma di piacere sensoriale che abbiamo avuto la fortuna di vivere.


Credo che chiunque abbia sperimentato quanto sia "doloroso" distaccarsi da qualcosa di piacevole e trovarsi a tu per tu con qualcosa (o qualcuno) che non ci piace.


In definitiva possiamo affermare, senza tema di smentita, che il piacere che si ricerca all'esterno presenta sempre un altro lato della medaglia: il dolore del distacco, dell'assenza dell'oggetto del piacere (non sempre è così, ma questo lo vedremo dopo).


Esiste però un'altra forma di piacere, o meglio: un piacere informe, interiore, diffuso in tutto il nostro essere.


Questo tipo di piacere, piacere che hanno sicuramente esperito i "fortunati" che si sono dedicati a delle pratiche interiori (come lo yoga o la preghiera) non presenta "due facce".


No!


Ne ha una sola.


Ed è sempre lì, disponibile.


Anzi, dirò di più: il piacere interiore è sempre in aumento (aumenta in proporzione a quanto riusciamo ad immergerci profondamente in noi stessi).


Il piacere interiore è una qualità "innata" al nostro essere; questo non và creato, è sempre lì, disponibile per chiunque: belli e brutti, giovani e vecchi...ricchi e poveri.


Perciò non bisogna fare nulla per "crearlo", non si crea dal nulla...c'è, è lì, ce l'abbiamo incorporato, basta far tacere il rumore di fondo della nostra mente e calmare "le acque sempre agitate" delle nostre emozioni turbolenti.


Sono questi gli "ostacoli" che si frappongono fra noi e il piacere innanto (che non ha flussi e riflussi): una mente agitata (cioé un pensiero che ci disturba e ci distrae continuamente) e le conseguenti emozioni, che si colorano continuamente della qualità dei pensieri che ci assillano.


Ecco l'immenso beneficio dello yoga, il grande dono dello yoga: portarci a sentire un piacere costante che non è frutto di nessuna dinamica di causa-effetto.


Riassumendo: esiste un piacere sensoriale (che si manifesta quando siamo esteriorizzati, attraverso i nostri strumenti percettivi o immaginativi), e un piacere interiore che si manifesta ogni qualvolta riusciamo a ritirare i sensi all'interno (più in là, quando si diventa "esperti" a percepirlo, quest'ultimo è sempre presente, anche quando viviamo sensorialmente).


Esteriorizzazione e interiorizzazione.


Tra l'uno e l'altro c'è la nostra consapevolezza, la nostra attenzione.


Quando la nostra attenzione è rivolta all'esterno siamo in balìa delle fluttuazioni sensoriali, superficiali e caotiche; quando invece rivolgiamo l'attenzione all'interno di noi stessi ci immergiamo in un oceano di piacere.


Lo yoga è dunque un processo di reintegrazione nel nostro essere più profondo, essere che, lo ripeto, ha già in sé la qualità del piacere.


Leggendo queste parole, chi si è dedicato solo per poco tempo allo yoga, avrà dei dubbi, perché forse avrà sperimentato momenti di quel piacere interiore di cui parlo, alternato ad altri momenti, momenti di grande agitazione mentale ed emotiva.


La spiegazione è semplice, e la posso dare con una metafora: se ci immergiamo in un mare agitato non possiamo non essere travolti dai flutti. Per sperimentare il piacere delle "acque calme" dobbiamo andare più in profondità, e non basta immergersi solo di pochi metri.


Solo allora, essendoci allontanati dalla superficie agitata, possiamo godere la calma delle profondità marine.


In pratica occorre diventare del bravi "sommozzatori", imparare ad immergersi profondamente, dove le acque sono più calme.


Col tempo, immersione dopo immersione, si impara a distinguere l'enorme differenza che passa tra il piacere di "superficie" e quello delle nostre profondità, delle profondità dell'essere.


Non solo.


Dopo un "certo numero di ore di immersione" si diventa tutt'uno con l'oceano: si comprende, cioé, che le profondità interiori e ciò che sta in superficie sono due aspetti differenti di un'unica vita, di un'unico mare, e noi con lui.


Lo yoga, perciò, è un processo di trasformazione coscienziale che, prendedoci da una condizione di dualità e apparente divisione, ci conduce a divenire consapevoli dell'unità della vita, di interno ed esterno.


A quel punto anche i piacere sensoriali saranno i benvenuti, e la loro assenza non ci disturberà più di tanto, perchè non saremo più identificati esclusivamente con le "onde" di superficie.


Allora, quando saremo soli, non ci sentiremo più soli, perchè ci sentiremo sempre immersi nell'oceano della vita, dell'Essere...che è piacere.

L'importanza del rilassamento


Sminuire l’importanza del rilassamento è quanto di più dannoso un essere umano possa fare a se stesso. Sapete perché?

Perché continuamente, durante la giornata, siamo soggetti a numerosi stimoli sensoriali che “elettrizzano” il Cervello e il Sistema Nervoso Neurovegetativo.


Quando questi stimoli superano il "livello di guardia" ecco che siamo a rischio esaurimento nervoso.


Il Sistema Nervoso è in stretto rapporto con le Ghiandole endocrine, tra cui le Surrenali; queste sono una coppia di Ghiandole situate sopra i Reni.


Le ghiandole surrenali svolgono diverse funzioni vitali di estrema importanza per la nostra salute psico-fisica. Esse secernono diversi ormoni riversandoli direttamente nel sangue: l’adrenalina, la noradrenalina, il cortisone e l’idrocortisone.


Forse vi stareche chiedendo: "Cosa centra tutto questo col rilassamento?"


Bene, il punto è questo.


Ogni ghiandola endocrina possiede un certo potenziale di produzione di ormoni, ormoni che non possono essere prodotti indefinitamente.


Gli ormoni, come si sa, sono delle sostanze chimiche che trasmettendo messaggi (attraverso il sangue) nelle diverse parti del corpo umano, mettono in moto tutta una serie di reazioni chimiche e vitali.


Quindi, ogni ghiandola endocrina è una piccola “fabbrica chimica” che coopera con le altre ghiandole e con l’intera struttura umana al fine di reagire ai continui stimoli esterni e mantenere in uno stato di equilibrio dinamico l'essere umano con l’ambiente circostante.


Fa troppo freddo? Ecco che entra in funzione una ghiandola endocrina che, producendo un certo ormone, regola la temperatura del corpo.


Ogni ghiandola ha un minimo e un massimo di produzione a cui può essere sottoposta; se il massimo non viene superato tutto va a meraviglia e noi siamo sani, forti, saldi e rispondiamo prontamente agli stimoli della vita. Ma se viene superato il limite massimo, la piccola fabbrica (la ghiandola endocrina) va in crisi, e con essa tutto il “sistema corpo” psico-fisico.

L’ADRENALINA


L’Adrenalina è un potentissimo ormone (Ormone significa “mettere in movimento”) secreto dalle ghiandole surrenali; questo, riversandosi direttamente nel sangue, aiuta il nostro organismo ad affrontare situazioni di stress.


Quante volte abbiamo sentito parlare delle “scariche” di adrenalina? Cos’è, e a cosa serve? Detto semplicemente l’adrenalina è un ormone, cioè una sostanza chimica prodotta dalle ghiandole surrenali che ha il compito di procurare un surplus di forza e vivacità sia fisica che mentale.

Ma, attenzione!


Le ghiandole endocrine, in questo caso le surrenali, non possono produrre indefinitamente adrenalina, se si supera la sua capacità massima di produzione sapete cosa può succedere? Esaurimento nervoso, sensibilità eccessiva al freddo, perdita di appetito, perdita del gusto della vita, instabilità mentale, indecisione, tendenza a preoccuparsi anche per cose da poco, inclinazione al lamento e al pianto e molto altro ancora.

SCARICHE DI ADRENALINA


Ma quali sono gli stimoli che causano le scariche di adrenalina? Tutte le situazioni di stress fisico, mentale ed emotivo: sovraffaticamento fisico, eccessivo studio o pensiero, emozioni violente come paura, ansia, rabbia, eccessivi stimoli sensoriali.


Tutti questi fattori causano un disordine nervoso che mandano in tilt il nostro equilibrio interno e ci tolgono la capacità di interagire correttamente ed armoniosamente con l’ambiente circostante.


Quando si vive in un simile stato di disordine tutto ciò che percepiamo sembra superare la nostra capacità di sopportazione: allora la temperatura esterna, i suoni, gli eventi che ci circondano, tanto per citare solo alcuni effetti, ci sembrano “troppo” rispetto alle nostre capacità di reazione e sopportazione.


Quando vi sono delle disfunzioni delle ghiandole endocrine si vive la vita come un “peso” insopportabile.


Un esempio di superlavoro delle ghiandole endocrine lo possiamo ricavare da questa metafora: se procuriamo del lavoro eccessivo ad un operaio, facendogli svolgere il compito di dieci persone per ventiquattro ore di fila per diversi giorni, sapete cosa accadrebbe a quell’operaio? Si esaurirebbe, crollerebbe sotto il peso della fatica. Risultato: perderemmo una preziosa collaborazione.


Pensate che sto esagerando?


Provate ad analizzare una giornata tipo di un giovane di oggi: studi a non finire, concorsi, masters, suoni eccessivi, stress da disoccupazione, problematiche sociali e familiari, e molto altro ancora, non fanno che tenere il giovane sempre teso (cioè con l’adrenalina sempre a mille).


Perché poi ci si meraviglia se il poverino crolla, sotto il peso di tanti stimoli?


Perché quindi, sottovalutare le pratiche di rilassamento, grazie alle quali la nostra “fabbrica biochimica” viene messa a riposo?


Io consiglierei vivamente il lettore di non sottovalutare queste informazioni, ma approfondirle facendo delle ricerche attive, perché le problematiche su citate sono sempre più attuali e diffuse (vedi crisi di panico e di ansia) facendo una gran strage di giovani e meno giovani, e cercare dei Centri dove si insegnano pratiche di rilassamento.

sabato 13 novembre 2010

La Suggestione: Kim Robertson in "Contemplate"

Prima di lasciarvi al dolcissimo brano che seguirà (inserito come sottofondo di un video giapponese) vorrei dire la mia sulla Suggestione (a cui, forse, dedicherò dei post a cadenza regolare, o meglio: cercherò di dare delle Suggestioni).
La Suggestione...
Leggo su un dizionario etimologico on line: "Suggestione...Insinuazione malvagia, Istigazione fatta con malizia..."
Che strano...
Eppure poco prima lo stesso dizionario dice: "...Suggestione, dal lat. Suggestionem=Suggerimento...".
E più avanti ancora: "...la Suggestione differisce dalla Insinuazione, che può essere diretta al bene...).
Sbaglio o qui c'è qualcosa che non va?
Se la Suggestione è un "suggerimento" allora questo può essere sia positivo che negativo, probabilmente dipende solo dalla motivazione che anima chi genera una Suggestione.
La stessa cosa dicasi per l'Insinuazione.
Ma tornando alla Suggestione: secondo me tutto è "suggestivo", nel senso che tutto ci "istiga" a seguire un certo comportamento anziché un'altro, e tutto ci "suggerisce" qualcosa.
Può essere suggestiva una pubblicità, un "consiglio" dato da un genitore o un educatore, assistere a un'alba o un tramonto, il modo di vestire di un amico...un film o una canzone.
A questo punto sta a noi, secondo le nostre tendenze, seguire una suggestione anziché un'altra.
Chi "crea" una suggestione, a mio avviso, spesso lo fa con l'intenzione (più o meno riuscita ed efficace) di farci sperimentare qualcosa di bello o di illuminante, credo sia questo il caso di molti artisti e filosofi.
Giordano Bruno usava a piene mani le "Suggestioni" nei suoi scritti.
E le parabole del Maestro Gesù non sono forse delle suggestioni?
Questo solo per citare dei personaggi famosi.
La Suggestione, sempre a mio avviso, s'intende, può aprire nella nostra coscienza degli scenari a dir poco meravigliosi e illuminanti, perché dipingerla come negativa allora?


venerdì 12 novembre 2010

Un video sulla produzione McDonald's

Il cibo di McDonald's

"L'offerta di prodotti alimentari di McDonald's è estremamente limitata e semplice. In fondo, l'azienda non fa che assemblare quei prodotti di base (carne, pane e patate) che si trovano nei principali modelli alimentari.
Il suo segreto non sta dunque nel tipo di prodotti che offre, ma nell'innovativa modalità che ha escogitato per presentarli. Cioè nella sua capacità di rielaborare tali prodotti combinandoli all'interno di un nuovo modello che è inconfondibilmente quello di McDonald's.
Le patatine fritte, per esempio, non sono patatine qualsiasi - McDonald's ha infatti sostituito le patate fresche con un prodotto surgelato perché era impossibile altrimenti ottenere un prodotto standard.
Le varietà utilizzate non si trovavano sul mercato per molti mesi e le bucce emanavano un cattivo odore incompatibile con l'immagine igienista desiderata.
Gli esperti del gruppo hanno così selezionato tra le centinaia esistenti, solo poche varietà ad alto rendimento (Bintje, Pentland Dell, Russet Burbank, Marijike) - (Aries 2000 p.25).
Ma anche il pane utilizzato non un è vero pane, in quanto ha un colore diverso (marrone chiaro), una pasta morbida e non croccante e, soprattutto, è priva di gusto e di odore.
E così è anche per la carne bovina, che viene utilizzata surgelata, la cui percentuale di grassi è accuratamente pianificata al fine di evitare un eccessivo restringimento durante la cottura e poter far sì, pertanto, che continui ad essere leggermente più grande del panino e dia al consumatore l'impressione di un hamburger tanto grande da non poter entrare nel panino stesso.
Inoltre - la macinatura e l'accurata cottura la privano del colore, dei suoi sughi, della resistenza e della sua solita consistenza; diventa così una materia informe, senza sangue, per mangiare la quale non servono più i denti. - (ibid, pag.29)....
...McDonald's, in realtà, non è che il caso estremo di un processo di standardizzazione e impoverimento dei prodotti alimentari che è stato introdotto dalla crescente industrializzazione.
A causa di quest'ultima, infatti, i cibi non vengono più conumati dove nascono, e si sviluppa di conseguenza la necessità di una conservazione.
Ma va considerato, soprattutto, che - lo standard su cui si basa la produzione alimentare industriale e la ristorazione veloce, non esiste in natura: così tutto è ingannevole, persino l'uovo del panino in autogrill non proviene semplicemente da un uovo sodo affettato ma da un assemblaggio di molte uova cotte e ricompattate in un lungo cilindro sottile, tale da consentire tante fette identiche; le crocchettine di pollo del fast food non sono pezzi di carne ma dosi standardizzate prelevate da un impasto di tanti polli triturati e cotti assieme - (Laffi 2000, pag.38)
brani tratti da "Il potere della marca", Vanni Codeluppi

giovedì 11 novembre 2010

La Marca: tra illusione e realtà


Nel post precedente abbiamo visto (anche se solo superficialmente) come vi siano delle sofisticate “strategie” dietro i prodotti di marca.

Le strategie di marketing che stanno dietro l’immagine di un prodotto mirano a suscitare in noi l’idea (in verità falsa, perché pilotata e creata di sana pianta) di non poter fare a meno di quello specifico prodotto.

Per questo dicevo che “…le marche sono legate a sofisticate strategie di marketing volte a far credere come benefico e reale ciò che non è né benefico né reale…”.

Col dire che “un prodotto non è reale” non intendo dire che un hamburger di Mc Donald’s non esiste, intendo piuttosto dire che non è come ce lo vogliono far apparire.

L’hamburger di Mc Donald’s è il tipico esempio della “grassa” società occidentale.

Infatti un panino di questa catena di fast food appare abbondante e succulento, quindi, nel nostro immaginario, nutriente e benefico.

In verità l’hamburger di Mc Donald’s è composto interamente da alimenti surgelati e ricco di grassi non digeribili dal nostro organismo; questi tipi di alimenti non sono né nutrienti né tantomeno benefici, anzi, niente di più lontano dalla salute.

Ma le sofisticate strategie di comunicazione di questo, e migliaia di altri prodotti, sanno come suscitare in noi delle emozioni…più del prodotto stesso.

Senza nulla togliere alla bellezza di migliaia e migliaia di spot pubblicitari (spot di farmaci, di automobili, di profumi, di merendine…) oserei dire che la bellezza finisce lì...con lo spot.

Tutto il resto, dalle dinamiche che stanno dietro al prodotto in questione fino al prodotto stesso sono, a mio avviso, di una bruttezza inguardabile.

Perché affermo questo?

Dico questo perché le sofisticate strategie di marketing (scusate se sto ripetendo questo termine, è che ritengo sia importante capirne la portata negativa sul nostro immaginario) rappresentano quanto di più subdolo e deleterio ci possa essere al mondo.

Queste pubblicità sono subdole e deleterie perché alterano, nella nostra immaginazione, la visione delle cose e della realtà.

Infatti la realtà non è fatta di strade tutte rosa e fucsia, o immerse in paesaggi verdi, solitari e incontaminati, oppure in strade cittadine linde e pulite dove tutti si girano ammirati al nostro passaggio (cosa che vogliono farci credere le pubblicità di automobili). E poi: la gente non guarda mica noi, nò, guarda l’automobile.

La realtà quotidiana non è fatta di scenari fantastici, surreali, affascinanti e con dolci musiche e canti di sottofondo, dentro i quali meravigliose ragazze e ragazzi ci aspettano in estasi, nudi e seminudi, pronti a donarsi come vogliono farci credere le pubblicità dei profumi.

In realtà lo yogurt non fa dimagrire, come vogliono farci credere le leggerissime donzelle che saltano leggere (sempre rigorosamente vestite di bianco) negli spot di marche di yogurt.
Lo yogurt non è né leggero né digeribile.
Non vi è niente di più “pesante” da digerire dello yogurt (o quasi, forse le pietre sono un pochino più pesantucce, e...gli hamburger di Mc Donald's, naturalmente).

In realtà i farmaci sintetici non fanno bene, anzi, non c’è niente di più velenoso per il nostro organismo (forse più velenosi del morso dello scorpione e di alcuni serpenti a sonagli).
Eppure ci presentano i farmaci come se fossero i rimedi a tutti i disturbi, le panacee di tutti i mali.

Quando invece i farmaci, è risaputo dai più informati, eliminano solo gli effetti, non rimuovono le cause di un male. In realtà il male, trattato coi farmaci allopatici, continua a crescere, oppure si sposta in un’altra parte del corpo.

E quando proprio “uccidono” il male i farmaci, chissà come, uccidono anche il malato.

Del famoso “primum non nocere”, dei padri della medicina, le case farmaceutiche sembra non ne abbiano mai sentito parlare, in compenso sanno bene quali agenzie pubblicitarie sanno “creare dal nulla” degli spot ad hoc per farci ingozzare ogni sorta di immondizia spacciandocela per “puro elisir”.

Devo continuare???

martedì 9 novembre 2010

Il libro del mese: Il potere della marca



In questo libro di qualche anno fa (ma ancora più che attuale) scritto da Vanni Codeluppi, docente di Sociologia dei consumi, è possibile trovare le risposte ai perché del successo di tante "marche", successo legato alle sofisticate strategie di marketing volte a far credere come benefico e reale ciò che non è né benefico né reale.
Ma è anche possibile farsi un'idea di cosa ci sia realmente dietro il "mondo dei consumi".


Dal risvolto di coopertina:


La grandezza degli occhi di Topolino rispetto al corpo e la forma del becco di Paperino non sono senza rapporto con l'ideologia rassicurante e infantilizzante, tipicamente medio-borghese che, sorta negli anni trenta, continua a ispirare quella straordinaria impresa di clonazione del mondo rappresentata da Disney World...



Alcuni frammenti dal libro:


...E' stato calcolato che, negli Stati Uniti, nel 1980 ogni individuo era esposto in media ogni giorno a circa 1600 messaggi pubblicitari, mentre nel 1990 tali messaggi erano saliti a 3000...



...Nel volume "Lo spettacolo della merce" (Codeluppi 2000a) si è cercato di mostrare come sia in atto un processo di progressiva estensione della logica spettacolare e promozionale del consumo nata con la vetrina a negozi, a spazi di vendita sempre più grandi e ai monitor dei computer utilizzati nelle loro abitazioni dai consumatori, e come tale logica si vada estendendo anche nel sociale.


Ma oggi si può aggiungere che il processo di "vetrinizzazione della società" comporta che gli individui siano diventate specie di vetrine in movimento.


Infatti, in un mondo che cambia sempre più velocemente, i criteri tradizionali di definizione sociale non funzionano più e soltanto con il contributo determinante di marche come Coca-Cola, Virgin, Sony, Levi's, Armani, Calvin Klein, Apple o Marlboro gli individui sono in grado di collocarsi socialmente.

Sono in grado, cioé, di attribuirsi una specifica identità sociale impiegando pezzi diversi provenienti dalle attività di comunicazione delle marche. Spesso portandole direttamente sul proprio corpo, indossando capi di vestiario firmati dalle stesse marche.


Ciò è possibile perché la marca ha un'identità stabile.


Si tratta, infatti, di "una combinazione di nomi, slogan, logotipi, design dei prodotti, packaging, pubblicità e marketing che insieme attribuiscono a particolari prodotti o servizi una forma operante sul piano fisico e riconoscibile.


Ma ciò non è tutto.


Le marche hanno anche una dimensione cerebrale, che è quella reputazione di cui godono nelle menti dei consumatori.


Le marche devono suscitare fiducia e lealtà se vogliono essere acquistate.


Una marca, perciò, è una strategia aziendale che cerca di incoraggiarci a consumare un prodotto più dei suoi competitors, ed è un segno caricato con un significato che noi decidiamo di consumare perché sentiamo che siamo legati ad esso.


E' in grado, dunque, di darci delle emozioni, in quanto, esattamente come le persone, è dotata di una personalità e un carattere, mentre il prodotto, da solo, non è più in grado di fornire tali emozioni, né tantomeno, di stimolare il consumatore all'acquisto...


...Il volto triste in primo piano di un bambino piccolo diventa improvvisamente felice per poi tornare di nuovo triste.


Lo spettatore non capisce le ragioni di questi cambiamenti, finché non viene allargato il campo di ripresa e può vedere che il bambino stava oscillando su un'altalena davanti a una finestra oltre la quale c'era l'insegna luminosa di un Mc Donald's e che dunque rideva quando si avvicinava a tale insegna e piangeva quando se ne allontanava.


Sono immagini tratte da uno spot pubblicitario che non è mai uscito in Italia...


...Mc Donald's, in realtà, non è che il caso estremo di un processo di standardizzazione e impoverimento dei prodotti alimentari che è stato introdotto dallacrescente industrializzazione...



Il potere della marca, Vanni Codeluppi, Bollati Boringhieri edizioni, 2001

lunedì 8 novembre 2010

Conoscenza e informazione


Quando abbiamo sotto gli occhi uno scritto dovremmo sempre considerare che ciò di cui parla rappresenta "conoscenza" solo per lo scrittore.


Vi sono poi casi molto frequenti, come quelli riscontrati in tanti articoli giornalistici, nei quali neanche lo scrittore sa bene di cosa parla.


Infatti, spesso, il giornalista ha copiato da qualche altra fonte, oppure è "troppo di parte", e quindi oggettivamente inaffidabile.

Comunque, ammesso che lo scrittore padroneggi praticamente l’argomento di cui parla, questa è conoscenza solo per lui, per noi, invece, è solo informazione, e tale resterà finché non avremo imparato a mettere in pratica le informazioni lette o non ne avremo fatto esperienza personalmente.


Leggere su un giornale cosa sta accadendo, per esempio, a Terzigno non è come andare a verificare di persona lo stato delle cose.

Oppure, mettiamo che abbiamo sotto gli occhi un foglietto illustrativo sul montaggio di un armadio: per chi ha ideato la sequenza del montaggio quella rappresenta conoscenza (perché di solito questo è fatto dal costruttore), ma per noi che lo stiamo leggendo sarà solo informazione…fino a quando non avremo imparato a mettere in pratica i passi suggeriti dal foglietto illustrativo.

Questo semplice “giochetto” di saper distinguere la conoscenza dall’informazione spiega perché molte persone che hanno letto e “studiato” moltissimo (e fatta poca o nessuna esperienza diretta) poi si sentano spiazzate e inadeguate quando devono affrontare la vita all’atto pratico.

Conoscere è aver fatto proprio un certo sapere, averne fatta esperienza diretta e saper riprodurre fedelmente i passi necessari alla costruzione di qualcosa, teorica o pratica che sia (a quel punto si possono addirittura apportare delle varianti, se padroneggiamo bene l’argomento e abbiamo l’intelligenza sveglia).

E questo spiega altresì quante illusioni ci facciamo quando cadiamo nel “tranello di sapere” solo perché abbiamo letto molto.

Se poi la Conoscenza in questione è Conoscenza con la C maiuscola, cioè Conoscenza di ordine metafisico, allora la faccenda è ancora più delicata e sfuggente, ma risponde allo stesso principio: padroneggiare praticamente l'argomento in questione, averne fatta esperienza diretta.

Come dice Raphael nel “La Triplice Via del Fuoco”, pag.122:

-…Oggi, in linea di massima, la filosofia discorre su rappresentazioni mentali…è diventata una concezione sistemica logico-razionale empirica di un determinato individuo e spesso non viene vissuta neanche dallo stesso creatore.

Anche per Aristotele conoscere è essere, perché la vera conoscenza deve operare nell’individuo una vera catarsi.

Chi cerca esclusivamente rappresentazioni mentali rimane, ovviamente, tale e quale.

La Filosofia tradizionale è realizzativa, è catartica, è trasformante perché rappresenta, come sostiene Platone, un mezzo di ascesi.

Chi non vive la Conoscenza non conosce; se la Conoscenza non diviene coscienza non è autentica Conoscenza, ma semplicemente memoria di dati e cognizione di fatti…-.


...aggiungo io: spesso sbagliati o distorti...

sabato 6 novembre 2010

giovedì 4 novembre 2010

Quando la yogini si denuda...


Grazie a Walter per la segnalazione.


Dopo i copyright sulle posizioni dello yoga ora sta facendo imbestialire gli Hindù più conservatori quest'ultima moda stravagante: praticare yoga nudi.


E' certamente vero, e condivisibile, che quando la yogini si denuda lo yogi in contemplazione di tanta bellezza non può che esserne infiammato di piacere.


Ma quando la yogini si denuda sempre?


Quando la yogini si denuda su una rivista come Playboy c'è da chiedersi: "Perché lo fa?"


Vuole essere di rottura?


Vuole solo apparire e farsi pubblicità?


E, soprattutto, c'è da chiedersi: "E' veramente una yogini, una donna, solo perché assume una posizione dello yoga, fosse anche in modo fisicamente perfetto? Basta imparare ginnicamente lo yoga per essere yogi e yogini?"
E poi: "Perché sbandierare la propria nudità a destra e a manca?"


Ora, ci sarebbe molto da dire sullo scalpore che stanno suscitando alcune immagini e video (che stanno circolando in America) in cui avvenenti "yogini" si denudano (leggi questo articolo: http://www.corriere.it/spettacoli/10_ottobre_27/burchia-youga-nudo_23536f82-e1bb-11df-9076-00144f02aabc.shtml).


In un'altra immagine ho visto una presunta "yogini" completamente nuda che pubblicizzava dei calzini firmati.


Sinceramente io non me lo vedo un Milarepa vestito con un Kesa firmato Armani che posa per una rivista di successo.

E voi?
Niente di male nel farsi mettere in copertina, ma...c'è modo e modo di farlo.
O no?




I Fiori di Kama - Il Sacro Fuoco







..."I testi tantrici spesso attribuiscono al fuoco l'origine e la fine di tutti i fenomeni. Gli astrologi occidentali ritengono che il fuoco è l'elemento più importante al momento della creazione e distruzione di ogni sole.

Il fuoco ha il potere di distruggere tutto ciò che è stato creato, permettendo così nuovi atti di creazione.
Molti grandi yogi hanno trascorso anni interi davanti al fuoco, raggiungendo alla fine la realizzazione trascendente attraverso un processo di identificazione e di assorbimento nella sua fiamma.
Con l'avvento del Cristianesimo l'Occidente ha perso il senso della natura sacrale che appartiene al fuoco. Esso è diventato uno strumento utile o un diletto estetico.
La maggior parte delle case moderne sono fornite di elettricità, gas o carburante. La gente raramente si siede davanti ad un fuoco all'aperto, e ne è risultato che il concetto di fuoco sacro è regredito a livello inconscio.
Ciò è un peccato, poiché il fuoco è stato alungo fonte di ispirazione per artisti, poeti, mistici, così come lo è stato per gli yogi e gli amanti.
Le dottrine orientali parlano di un fuoco interno e di uno esterno. Essi sono entrambi ugualmente sacri.

Il fuoco interiore è il principio che, se stimolato con il respiro, brucia le impurità del corpo e della mente.

Il fuoco interno ha anche la capacità di divorare il destino o il karma.
Quando è centrato nella regione dello stomaco, è il fuoco gastrico che digerisce i cibi e permette al corpo di assimilare gli ingredienti contenenti la sostanza vitale.
Negli occhi il fuoco interiore si manifesta come bagliore della chiarezza e del diletto.
Nella regione sessuale si trova la primordiale Kundalini, la quale si proietta lungo la spina dorsale come un fulmine.
Il fulcro principale del fuoco interno è nella regione dell'ombelico, da dove si diffonde: da questo punto di trasformazione il fuoco interno viaggia attraverso il corpo e risveglia la coscienza.
Quando sedete di fronte ad un fuoco aperto cercate di considerarlo come un essere vivente.
Guadate il fuoco come ad un maestro da cui si ha molto da imparare..."


brano tratto da "I Segreti Sessuali dell'Oriente".

martedì 2 novembre 2010

La danza dei Guna


Sia quello che vediamo del mondo, che quello che non vediamo, è energia.


Tutto è energia, anche la materia.


Tutto ciò che esiste, dal grande Universo che ci contiene al moscerino o alla dura pietra, è una manifestazione energetica nella quale dimora e si evolve la Coscienza.


L’energia si esprime secondo tre modalità principali: Inerzia, Mobilità e Ritmo (o Armonia), che sono appunto le caratteristiche dei tre Guna.


Quindi. anche tutti i corpi materiali sono sottoposti a queste tre modalità principali chiamate in sanscrito: Tamas, Rajas e Sattva.


Il Tamas è l’inerzia originaria della Natura materiale, l’immobilità, la quiescenza del fuoco degli atomi.


Il Rajas, produce il risveglio del Fuoco dormiente in ogni atomo di materia; una volta attivo, questo Fuoco produce suono, luce, calore, e il moto rotatorio attrattivo-repulsivo; è questa Forza che ha fatto venire all’esistenza i Pianeti e le Galassie.

E’ per via dell’azione della forza rotatoria attrattivo-repulsiva che i Pianeti, le Stelle, le Galassie e molte forme esistenti sono circolari e si espandono attorno ad un centro magnetico.


Il Sattva è quella Forza che impone il giusto ritmo al movimento; esso porta ordine e armonia, sia nelle forme che nel loro movimento nello spazio.


L’interazione di queste tre Qualità intriseche della Natura, messe in moto da una Forza Intelligente Immateriale, produce la Vita così come la conosciamo: cioé l’Universo, le Galassie, le Stelle, i Pianeti, fino ai Regni Minerale, Vegetale, Animale ed Umano.


Queste tre Forze non sono quasi mai in equilibrio e la loro interazione produce una infinita serie di cause ed effetti atomiche: Galassie che influenzano altre Galassie, Stelle altre Stelle e giù giù, fino a tutto ciò che esiste sul nostro pianeta.


Questa infinita serie di cause ed effetti, anche denominata: “Interdipendenza di tutti i fenomeni” o “Legge di trasformazione”, è la Causa della diversità delle specie, delle singole forme all’interno di una specie e dei caratteri diversi dei singoli individui.


Anche caratterialmente un uomo non è uguale ad un altro uomo perché la sua Psiche è influenzata da linee differenti di energia.

Ecco alcune brevi considerazioni degli effetti dei Guna sull’uomo a livello caratteriale:


Dice Krishna, nella Bhagavad-gita, che l’uomo in cui prevale il Tamas è pigro, indolente, negligente, ignorante, sporco e ama cibi non freschi.


L’uomo in cui prevale il Rajas è attivo ma irrequieto, ha desideri ardenti e insaziabili; se poi è influenzato anche dal Tamas diventa collerico, arrogante, prevaricatore, e ama cibi molto salati e piccanti.


Mentre l’uomo in cui prevale il Sattva è calmo, pulito, gentile, ordinato; ama la conoscenza, la verità e la virtù. Egli si nutre di cibi freschi, soprattutto frutta, vegetali e cereali.


L’uomo in cui prevale il Tamas è emotivamente incline al lamento; quello in cui prevale il Rajas a passioni violente, mentre quello in cui è il Sattva a prevalere, ad un calmo senso di appagamento e felicità.


Quell’uomo in cui prevale il Tamas è sempre scontento e vive un costante senso di impotenza.

Quello in cui prevale il Rajas - ma con l’influenza del Tamas - è avido e si crede onnipotente; mentre quando il Rajas è influenzato dal Sattva può far sì che un uomo diventi un grande uomo d’affari o un capitano d’industria (ma con una sana etica), un re o addirittura un Eroe.

L’uomo in cui prevale il Sattva può diventare un religioso, un grande artista, uno scienziato...ma può vivere un senso di appagamento che lo porta a considerare distrattamente la realtà che lo circonda.


A livelli elevati (con l'influenza del Sattva) il Rajas si manifesta come Intelligenza e Coraggio; mentre il Sattva, purificato da ogni scoria di Rajas e Tamas, si manifesta come Amore e Saggezza.


Continua...