Gli elementi fondamentali di questo Sacro Simbolo sono il Punto centrale (Bindu) - da cui è emanata e in cui è riassorbita la Manifestazione -, il Suono (Shabda) e la Vibrazione, Fremito, Tremore (Spanda).
IL BINDU
Il Punto centrale dello Sri Yantra (come di tutti gli altri Yantra, del resto) è la “porta” d’entrata e d’uscita dell’Assoluto nella Manifestazione.
Prima del Punto visibile (che può essere bidimensionale, tridimensionale, eccetera) vi è il “Punto Immanifesto”, il Para Bindu, il Bindu Supremo, che potremmo paragonare a un “pensiero” o un “desiderio” contenuto in seno all’Assoluto Immanifesto (le Tenebre).
Cosa sia l’Assoluto Immanifesto, e come si sia originato il Punto manifesto (cioè come si sia generato l’Essere dall'apparente Non-Essere) è forse l’unico mistero che non può essere spiegato a parole, ma solo intuito o realizzato ad alti stati coscienziali.
Di tutto il resto si può parlare (in modo più o meno corretto, s’intende).
Quindi dal Para Bindu, da questa “idea” sorta nel non spazio e non tempo, si è generato il Bindu.
Il Punto, nello Sri Yantra, rappresenta il Principio e la fine di tutto, la Causa prima e la meta ultima.
Matematicamente parlando Esso è l’Uno.
L’Uno contiene in sé il Due, che è il riflesso “polare” di Se stesso (Tre in Uno, quindi).
Nella tradizione dello Sri Yantra il Bindu viene associato a Shiva Ardhanarishvara, lo Shiva Androgino, che contiene in Sé il Principio Maschile e quello Femminile: Shiva e Shakti (ma anche nel Taoismo, per esempio, ritroviamo gli stessi concetti: dal Wu Chi - l’Immanifesto - nasce il Tai Chi - il punto manifesto - che contiene in sé i due Principi primordiali: lo Yin e lo Yang; questi in seguito si separano per manifestare il Tre – il quale contiene in Sé qualità sia maschili che femminili - e le conseguenti infinite creazioni della Manifestazione).
I due differenti aspetti contenuti nel Bindu vengono rappresentati coi colori Bianco (Shiva) e Rosso (Shakti).
Riassumendo: vi è un Assoluto Immanifesto che ad un certo momento “condensa” una parte di Se stesso; questa condensazione è un “punto bipolare”, ma non ancora scisso né diversificato; Esso contiene in Sé la dualità, ma questa non è ancora manifesta; essa riposa nell’Unità, fusa, avvolta in un Eterno abbraccio pre-cosmico nel quale non è possibile alcuna distinzione.
Questo Punto primordiale contiene in Sé ogni potenzialità, ma non ancora espressa (naturalmente non immaginiamocelo come un punto disegnato su un foglio di carta, anche se questo può aiutare, piuttosto pensiamolo come un “concentrato” un “germe” di Essenza-Forma, di Potere e Potenza, di Forza e Sostanza che contengono in Sé: fuoco, potenza, conoscenza, amore…).
All’inizio solo Iswara (il Supremo) esisteva (rappresentato appunto dal Punto centrale dello Sri Yantra).
“L’Eterna Genitrice (Spazio), ravvolta nelle sue sempre invisibili vesti, era rimasta sopita ancora una volta per sette Eternità. Il Tempo non era poiché giaceva dormiente nel seno infinito della durata. La Mente universale non era…”.
(Stanze di Dzyan, Cosmogenesi, Stanza I, 1,2,3).
Sembra quindi che vi siano infiniti Cicli di Creazione e Dissoluzione (…era rimasta sopita ancora una volta…); questo è confermato da numerose altre Antiche Scritture.
Al momento della Dissoluzione finale tutto si reintegra nel “punto manifesto”, il Quale ritorna all’Immanifesto (le Tenebre), per tornare a manifestarsi e “fiorire” ancora e ancora secondo un Piano Evolutivo Divino (sono molte le antiche scritture che attestano l’esistenza di un “Piano Divino” rappresentato da un “cammino” evolutivo teso alla perfezione finale della Materia, dello Spirito e della Coscienza).
Il punto manifesto, definito anche Uovo Luminoso, Germe d’Oro, Padre-Madre, Brahma, Iswara…(ma poco importa se si chiami in un modo o nell’altro; a volte ci si perde in dispute sui nomi e si perde di vista l’essenza di un discorso) originatosi da un “volere” proveniente da “oltre”, è appunto, credo, la “chiave di volta” dello Sri Yantra, proprio come l’uno matematico è la chiave di volta di tutte le cifre e le operazioni algebriche.
Ma torniamo allo Sri Yantra…
Il Bindu “ermafrodita”, ad un certo punto, spinto dalla Necessità, esprime il Desiderio di scindersi in due poli contrapposti, al fine di Creare la Manifestazione; ecco che l’Uno si fa Due, gli opposti si scindono in Spirito e Materia (anche l’ovulo si scinde in due).
IL BINDU
Il Punto centrale dello Sri Yantra (come di tutti gli altri Yantra, del resto) è la “porta” d’entrata e d’uscita dell’Assoluto nella Manifestazione.
Prima del Punto visibile (che può essere bidimensionale, tridimensionale, eccetera) vi è il “Punto Immanifesto”, il Para Bindu, il Bindu Supremo, che potremmo paragonare a un “pensiero” o un “desiderio” contenuto in seno all’Assoluto Immanifesto (le Tenebre).
Cosa sia l’Assoluto Immanifesto, e come si sia originato il Punto manifesto (cioè come si sia generato l’Essere dall'apparente Non-Essere) è forse l’unico mistero che non può essere spiegato a parole, ma solo intuito o realizzato ad alti stati coscienziali.
Di tutto il resto si può parlare (in modo più o meno corretto, s’intende).
Quindi dal Para Bindu, da questa “idea” sorta nel non spazio e non tempo, si è generato il Bindu.
Il Punto, nello Sri Yantra, rappresenta il Principio e la fine di tutto, la Causa prima e la meta ultima.
Matematicamente parlando Esso è l’Uno.
L’Uno contiene in sé il Due, che è il riflesso “polare” di Se stesso (Tre in Uno, quindi).
Nella tradizione dello Sri Yantra il Bindu viene associato a Shiva Ardhanarishvara, lo Shiva Androgino, che contiene in Sé il Principio Maschile e quello Femminile: Shiva e Shakti (ma anche nel Taoismo, per esempio, ritroviamo gli stessi concetti: dal Wu Chi - l’Immanifesto - nasce il Tai Chi - il punto manifesto - che contiene in sé i due Principi primordiali: lo Yin e lo Yang; questi in seguito si separano per manifestare il Tre – il quale contiene in Sé qualità sia maschili che femminili - e le conseguenti infinite creazioni della Manifestazione).
I due differenti aspetti contenuti nel Bindu vengono rappresentati coi colori Bianco (Shiva) e Rosso (Shakti).
Riassumendo: vi è un Assoluto Immanifesto che ad un certo momento “condensa” una parte di Se stesso; questa condensazione è un “punto bipolare”, ma non ancora scisso né diversificato; Esso contiene in Sé la dualità, ma questa non è ancora manifesta; essa riposa nell’Unità, fusa, avvolta in un Eterno abbraccio pre-cosmico nel quale non è possibile alcuna distinzione.
Questo Punto primordiale contiene in Sé ogni potenzialità, ma non ancora espressa (naturalmente non immaginiamocelo come un punto disegnato su un foglio di carta, anche se questo può aiutare, piuttosto pensiamolo come un “concentrato” un “germe” di Essenza-Forma, di Potere e Potenza, di Forza e Sostanza che contengono in Sé: fuoco, potenza, conoscenza, amore…).
All’inizio solo Iswara (il Supremo) esisteva (rappresentato appunto dal Punto centrale dello Sri Yantra).
“L’Eterna Genitrice (Spazio), ravvolta nelle sue sempre invisibili vesti, era rimasta sopita ancora una volta per sette Eternità. Il Tempo non era poiché giaceva dormiente nel seno infinito della durata. La Mente universale non era…”.
(Stanze di Dzyan, Cosmogenesi, Stanza I, 1,2,3).
Sembra quindi che vi siano infiniti Cicli di Creazione e Dissoluzione (…era rimasta sopita ancora una volta…); questo è confermato da numerose altre Antiche Scritture.
Al momento della Dissoluzione finale tutto si reintegra nel “punto manifesto”, il Quale ritorna all’Immanifesto (le Tenebre), per tornare a manifestarsi e “fiorire” ancora e ancora secondo un Piano Evolutivo Divino (sono molte le antiche scritture che attestano l’esistenza di un “Piano Divino” rappresentato da un “cammino” evolutivo teso alla perfezione finale della Materia, dello Spirito e della Coscienza).
Il punto manifesto, definito anche Uovo Luminoso, Germe d’Oro, Padre-Madre, Brahma, Iswara…(ma poco importa se si chiami in un modo o nell’altro; a volte ci si perde in dispute sui nomi e si perde di vista l’essenza di un discorso) originatosi da un “volere” proveniente da “oltre”, è appunto, credo, la “chiave di volta” dello Sri Yantra, proprio come l’uno matematico è la chiave di volta di tutte le cifre e le operazioni algebriche.
Ma torniamo allo Sri Yantra…
Il Bindu “ermafrodita”, ad un certo punto, spinto dalla Necessità, esprime il Desiderio di scindersi in due poli contrapposti, al fine di Creare la Manifestazione; ecco che l’Uno si fa Due, gli opposti si scindono in Spirito e Materia (anche l’ovulo si scinde in due).
Questo momento segna il Big-Bang, la deflagrazione che ha dato origine alla Luce e all’Oscurità e allo Spazio e al Tempo.
I due Principi Maschile e Femminile contenuti nel Bindu si scindono: il principio Maschile diventa l’Uno (Suono, Luce, Tempo…), quello Femminile il Due (Etere, Oscurità, Spazio…).
Dall’Unione (o dalla somma) dell’ Uno col Due (che sono Potere e Potenza, Spirito e Materia, Essere e Beatitudine, Forza e Sostanza, Luce e Oscurità, Tempo e Spazio, eccetera) e dal loro “Orgasmico Amplesso Cosmico” nacque il Tre: il Figlio Cosmico, la Coscienza-Saggezza.
Ecco generata la Prima Triade.
L’interazione delle Tre Forze Originarie sta all’origine, credo, di ogni forma di energia e di vita (esattamente come per generare un campo elettrico è necessaria l’interazione della forza positiva, negativa e neutra).
Da allora in poi vi saranno infinite triadi (come vedremo parlando delle cornici dello Sri Yantra).
Ma come avvenne tutto ciò?
Con un Pensiero, poi divenuto un Suono: lo Shabda.
Brahma espira, e dal suo espiro nascono gli innumerevoli Universi.
Il Suo espiro genera un suono potentissimo, il quale mette in moto una vibrazione (dicono degli antichi testi).
Questa vibrazione comincia a mettere in ordine e a diversificare la Primordiale Materia (la Vergine Sostanza Originale, l’Etere Primordiale) in differenti sottosostanze, le quali si allineano per “affinità vibratoria” e “precipitano la Materia” in coagulazioni sempre più dense.
Questi campi vibratori si dice siano i Piani e Sottopiani Cosmici (Adi, Causale, Buddhico, Mentale, Astrale, Eterico…) e individuali.
Ecco come nello Sri Yantra viene rappresentato, in forma simbolica, questo processo di Creazione (l’espiro di Brahma) e Dissoluzione (l’inspiro di Brahma) attraverso la Vibrazione, e come quel Punto centrale, in realtà sia ovunque: tutto è quel Punto, così come, giusto per fare un paragone (anche se non perfettamente calzante), non v’è differenza tra le ragnatela e il ragno che la emana, tra il baco da seta e il bozzolo che egli stesso costruisce con la sua stessa sostanza, tra un piccolo seme e un grande albero sviluppatosi a partire dal seme stesso.
Nel Bindu, Tempo, Spazio, Spirito, Materia, Energia, Essere e Coscienza sono un tutt’uno; con la Vibrazione questi apparentemente si separano…ma forse sarebbe più corretto dire che “si espandono”…. perciò tutto ciò che esiste è "quel Punto".
2. Continua...