mercoledì 23 febbraio 2011

Meccanicità inconsapevole - Allenarsi, ogni tanto, a resistere agli stimoli



Ricordo che una sera, da ragazzo, assistendo a una serata canora nella piazza principale del paese, illuminata per l'occasione, lasciai il gruppo dei miei amici sotto il palco e me ne andai tutto solo in cima alle scale della chiesa.

Erano i giorni della festa patronale e quella sera, come consuetudine voleva, si esibiva un cantante famoso.

L'immensa piazza era gremita fino all'inverosimile: migliaia di uomini, donne, giovani e bambini si assiepavano stretti stretti formando un'unica grande massa umana.

Dal mio "strategico" punto di osservazione potevo estraniarmi (cosa che ero solito fare sin da bambino in tutte le situazioni "pubbliche" in cui mi trovavo) e in un'unico colpo d'occhio potevo osservare non solo il palco e il cantante, ma l'immensa folla sotto di me.

Vedevo così le varie dinamiche meccanico-reattive di massa che si ricreavano sempre uguali, anno dopo anno: bambini che facevano i capricci perché volevano la tal cosa, ragazzine che civettavano per attrarre l'attenzione dei loro coetanei, famigliole compunte intente più all'apparire che all'ascolto, gruppi di scapestrati che creavano disordini, poliziotti in divisa, persone di un ceto elevato che avevano i migliori posti a sedere perché loro erano "diversi", il cantate che tra una canzone e l'altra faceva dei complimenti alla folla dicendo che quella era la più calda e accogliente piazza d'Italia, la folla che rispondeva "automaticamente" con un boato di approvazione...fischi alle formose ballerine che accompagnavano il cantante...e cose di questo genere.

Per non parlare dell'abbigliamento: i giorni della festa patronale tutti dovevano sfoggiare abiti nuovi (i pochi che non potevano si sentivano dei poveri sfigati).

Dall'alto delle scale osservavo quell'immenso palcoscenico in cui ognuno recitava una parte, ognuno col proprio costume, ognuno col suo ruolo, e....ognuno nell'inconsapevolezza più totale di chi era e cosa stesse facendo (così come aveva fatto il giorno prima dietro la processione).

E io dall'alto "vedevo" tutto ciò...

..ma non sapevo spiegare né a me stesso né tantomeno agli altri quello che sia allora che in centinaia di altre occasioni avevo "visto"...


...e poco dopo aver "visto" tornavo anch'io alla normalità, e andavo a recitare il mio ruolo tra gli amici e in famiglia, nella "quasi" totale inconsapevolezza.


Dico "quasi" perché quel "qualcosa" che avevo visto sin dai primissimi anni di vita non mi permetteva di immedesimarmi al cento per cento nella parte che mi si chiamava a recitare nelle varie situazioni della vita.


Ma allo steso tempo non ero né carne né pesce: non ero un attore inconsapevole, ma neanche una persona totalmente libera e consapevole.


Solo dopo molti anni di questo "travaglio", crescendo, vivendo, leggendo...cercando, e praticando certe tecniche per il "risveglio", ho scoperto cose veramente incredibili su me stesso e sull'essere umano in generale.


La prima cosa "incredibile" (talmente incredibile che se la dici a qualcuno quel qualcuno, appunto, non ti crede) è che l'essere umano è "addormentato", profondamente addormentato, ma, cosa veramente strana, egli crede di essere sveglio.


L'essere umano crede di fare, di sapere, di scegliere...in poche parole crede di essere libero e sveglio e confonde questo "dormire da svegli" per autonomia.


La realtà, invece, è che non solo non è sveglio, ma neanche libero e autonomo.


L'essere umano non è libero né di scegliere nè di pensare in autonomia: egli è solo un "aggregato" senza capo né coda di azioni, emozioni e pensieri "reattive" e compulsive...è semplicemente un "automa" programmato dalle usanze, tradizioni e consuetudini del posto e del tempo in cui è nato e cresciuto.


L'uomo è tirato per il naso da condizionamenti di varia natura: di specie, di razza, di patria, familiari, educativi...in pratica è progammato bene bene a reagire sempre allo stesso modo a stimoli sensoriali, emotivi e psicologici.


Naturalmente vi sono differenze da uomo a uomo, da razza a razza, ma...ognuno ha i propri condizionamenti e stimoli che lo inducono a reagire secondo un cliché che è stato pre-ordinato dalla sua "educazione".


Stimolo-reazione: questa è la vita umana allo stato attuale (anche quando pensa).


Natiralmente questa "cosa" è più facile da vedere negli altri, soprattutto quando si tratta di interi popoli.


Per esempio le rivolte popolari che stanno avvenendo in Nord Africa in questi giorni (non considerando, in questo contesto, le manovre segrete che possono esserci sotto) mostrano chiaramente la natura reattivo-meccanica dei popoli, come ben sanno tutti i politici: "il popolo si ribella solo quando non ha più pane sulla tavola".


Il popolo non si ribella se vede delle ingiustizie, se sente odore di marcio nel suo governo, no! Si ribella solo quando non può più mangiare: dagli da mangiare, "regole di educazione" e un po' di divertimento e hai il popolo nelle mani. Ben ammaestrato e addomesticato.


Ma non disperiamo, la cosa non è senza rimedio (individualmente parlando), si può divenire liberi e consapevoli anzi, è a quello che dobbiamo tendere con tutte le nostre forze, a patto che...la smettiamo (sempre individualmente) di credere che sono gli altri quelli che dormono: "No, io sono ben sveglio!"


Non mio caro, mi spiace, anche tu sei addormentato e soggetto alle dinamiche di stimolo-reazione.


Non ci credi?


Per sperimentare di persona prova per esempio a:


1) resistere ad uno stimolo quando si presenta (tipo: non guardare una bella donna quando ti attraversa la strada, resistere a rispondere a qualcuno che ti fa incazzare...ognuno ha i suoi stimoli preferiti);

2) cambiare alcune abitudini della tua vita (cambiare tipo di colazione, percorso per andare a lavoro, modo di lavarsi i denti, modo di mangiare, eccetera);

3) per un lasso di tempo (che può essere mezzora, un'ora) decidere in anticipo le tue azioni o un certo percorso e non cambiarlo per nulla al mondo, resistendo agli stimoli che vorrebbero farti deviare a destra o sinistra;

4) sedere immobili per un certo tempo, senza fare assolutamente nessun movimento, costi quel che costi. NATURALMENTE DEV'ESSERE UN TEMPO CONSIDEREVOLE, DICIAMO TRE QUARTI D'ORA, UN'ORA ALMENO. (Questo metodo è il più efficace in assoluto, non solo per dominare la "reattività" ma soprattutto per divenirne "consapevoli". Infatti lo scopo non è tanto il liberarsi dalla meccanicità, ma dall'inconsapevolezza della stessa).


Il nostro vero "nemico" è l'inconsapevolezza (o una consapevolezza solo parziale), quell'inconsapevolezza che ci fa pensare appunto di essere svegli e liberi, che ci fa credere che noi non possiamo essere "pilotati" da "poteri superiori" perché noi siamo svegli (e casomai stiamo pensando questa cosa mentre siamo seduti al tavolo di McDonald's, bevendo Coca, mangiando Hamburger di gomma, e patatine di plastica; oppure mentre stiamo sfilando come marionette in una manifestazione pacifista o ecologista "programmata" e organizzata ad hoc da qualcuno che muove le pedine, per scopi che noi ignoriamo completamente.


Lottare per divenire liberi e svegli non è né stare contro né stare a favore; non è essere normali né diversi: qualcuno lo ha difinito un "Viaggio Trasversale".


"Trasversale" perché non si esclude nulla a priori (neanche un pranzo da McDonald's), ma si viaggia dovunque da "osservatori attenti", soprattutto a se stessi.


Invece appena cadiamo in una qualche "ideologia", divenendone parte, non facciamo altro che aggiungere altre dinamiche meccanico-reattive a quelle che già esistevano in noi (perché ci identifichiamo col gruppo in cui ci siamo inseriti).


In definitiva è impossibile liberare il mondo se prima non abbiamo liberato noi stessi.


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