giovedì 3 febbraio 2011

La storia dell'unico Avatara donna di Vishnu: Mohini devi



La storia che sto per raccontare è veramente "incredibile", come tutte le storie che trattano delle imprese di Vishnu, il Figlio Cosmico, la Coscienza Universale.

Sono veramente innumerevoli le storie che da milioni e milioni di anni si tramandano gli 'iniziati' vaishnava sulle imprese di Vishnu. Infatti se consideriamo che gli Avatara di Vishnu sono praticamente infiniti, e che ogni Avatara ha compiuto diverse imprese straordinarie, occorrerebbe una vita solo per raccontarle in sunto.

La storia che seguirà si svolge in dimensioni e pianeti molto al di là della nostra comprensione e nasce da un 'piccolo' difetto di orgoglio da parte del Re degli Esseri Celesti: Indra.
Racconta il Bhagavata Purana che in un'Era precedente a questa in cui viviamo, durante il periodo di 'supervisione universale' del Sesto Manu, Cakshusha Manu, credo intorno agli 8-900 milioni di anni fa (considerando che viviamo nell'era del Settimo Manu, Vaivasvata, e che ogni Manu se non sbaglio 'vive' per 6-700 milioni di anni) il grande saggio Durvasa Muni, uno yogi dai poteri inconcepibili, volle complimentarsi con Indra durante una parata ufficiale.
Durvasa mentre assisteva alla parata si introdusse davanti al corteo e offrì una ghirlanda di fiori ad Indra. Quest'ultimo anziché mettere al collo la ghirlanda, com'era in uso, la infilò sulla proboscide dell'elefante su cui stava seduto. Ma la ghirlanda cadde a terra e l'elefante la calpestò.
A Durvasa, uomo molto suscettibile, la cosa non piaque molto, e vide in quel gesto un difetto di orgoglio nel cuore di Indra. Effettivamente il Re degli Dei era divenuto un po' orgoglioso per la sua alta posizione. Quindi Durvasa maledisse Indra, condannandolo a divenire un miserabile e cadere dalla sua alta posizione (da notare che la parola di un essere della levatura di Durvasa diventa realtà, potenza della parola di un essere realizzato).

In conseguenza di ciò sia Indra che tutti gli Dei persero la loro forza ed autorità.
Poiché gli Dei erano costantemente in lotta contro i loro fratelli maggiori, gli Dei Gelosi, gli Asura, questi ne approfittarono per spodestarli, e tutto l'universo cadde nella rovina e nel caos. Questo perchè gli Dei, con a capo Indra, si dice fossero i 'sostenitori' dell'ordine universale, in accordo con la Volontà Suprema, mentre gli Asura, da sempre, tentano di rovesciare l'ordine universale, basato sull'Armonia Divina.
Immensamente afflitti tutti gli dei si recarono da Brahma (l'Architetto e Creatore degli Universi, Padre-Madre sia dei Deva che degli Asura) per metterlo al corrente della triste situazione di caos in cui erano sprofondati i mondi.
Dopo che ebbe ascoltato, Brahma capì che gli universi stavano perdendo la Virtù (l'equilibrio, la giusta misura) qualità posseduta dagli Dei, mentre le basse passioni, l'avidità, lo squilibrio e l'arroganza stavano devastando i mondi.
Brahma pensò: "Ora è il momento di appellarsi all'influenza della virtù degli esseri viventi che hanno assunto un corpo materiale...".
Brahma sapeva che l'unico che avrebbe potuto fare qualcosa di veramente risolutivo era Vishnu, il Signore Sovrano, l'unica Sorgente di tutto: dei, uomini, e di tutti gli universi.
Poichè era Vishnu ad essere preposto a mantenere in vita la Virtù e ristabilirla quando decadeva (mentre Brahma, pur essendo virtuoso, sovrintende alla Passione Creatrice e Shiva (anch'egli virtuoso) sovrintende all'Ignoranza distruttrice, all'inerzia, e alla trasformazione), Brahma non poteva che rivolgersi a Vishnu..

Quindi, assieme, tutti gli dei si recarono sulle rive dell'Oceano di Latte (la Via Lattea?), al centro del quale dimorava Vishnu, su un'isola chiamata Shvetadvipa (una dimora che si dice sia eterna e trascendentale la dimensione materiale), per chiedergli il sostegno necessario.

Vishnu non poteva essere avvicinato da nessuno, solo Brahma poteva entrare in contatto telepatico con Lui. Prima d'allora nessuno lo aveva mai visto.

Dopo un lungo periodo, e dopo molte suppliche, Vishnu apparve ai Deva, e il suo splendore era tale (e consideriamo che anche i deva sono splendenti) che questi non riuscivano a guardarlo direttamente.

Per prima cosa Visnu propose di stipulare un tregua con gli Asura e di proporre loro di 'frullare' l'Oceano di Latte per ricavarne il Nettare dell'immortalità.

(Qui mi sembra d'obbligo aprire una parentesi, altrimenti si può pensare che sto raccontando solo una favoletta per bambini: consideriamo innanzitutto che i testi giunti a noi ci sono stati presentati effettivamente come della favole, dei miti inverosimili. Se invece consideriamo che possono essere state dette delle 'verità' nascoste, o alterate, in questi miti, allora la cosa può cambiare prospettiva. Così l'Oceano di Latte potrebbe essere la Via Lattea; Shvetadvipa può essere, ad esempio, la Stella Polare; la 'frullatura' dell'Oceano un qualche processo chimico o, perché no? tecnologico, in grado di produrre le infinite manifestazioni più 'dense' della materia ma, soprattutto, il segreto dell'immortalità; gli Dei e gli Asura potrebbero essere le supreme 'categorie' di Extratterrestri, con poteri multidimensioni; Vishnu la Coscienza Universale, l'unica matrice di ogni manifestazione, e via dicendo).

Quindi: Vishnu propose di frullare l'Oceano di Latte per produrre il 'nettare dell'immortalità', ma avvertì gli Dei di non farsi 'sviare' dalle cose attraenti che sarebbero nate dalla frullatura dell'Oceano, né di temere il Veleno che si sarebbe prodotto per primo sotto l'effetto della frullatura, perché se ne sarebbe occupato Shiva.
Il loro unico scopo era riavere la direzione degli universi secondo 'legge' e...perché no? il segreto dell'immortalità.

Così gli Dei andarono a proporre quell'idea 'geniale' ai loro avversari, capeggiati da Bali, e questi si mostrarono subito molto felici del progetto 'immortalità'.

Stipulato l'armistizio, Deva e Asura si accinsero all'opera di produrre il nettare.

Per prima cosa dovevano versare molte specie di erbe nell'Oceano, poi trasportare un'immensa montagna d'oro, la montagna Mandara, sul posto, e poi, servendosi di un'immenso serpente (Vasuki, il re dei Serpenti) come corda attorcigliata attorno alla montagna, tutti avrebbero dovuto, con la sola forza delle loro braccia, far ruotare la montagna così velocemente da produrre la 'frullatura' desiderata.

L'impresa di trasportare la montagna non fu all'altezza delle forze degli 'impresari" divini e asurici, e occorse l'aiuto di Vishnu per trasportarla sul luogo.

Una volta sul posto si dovettero superare tutta una serie di problemi, e le idee astute si susseguirono una dietro l'altra, a ritmo incredibile, pur di arrivare allo scopo.

Innanzitutto su cosa poggiare quella pesante montagna?

Iniziarono col fissarla a un gigantesco perno, ma questo, con tutta la montagna, sprofondò nell'oceano.

Allora Vishnù assunse la forma di una tartaruga (che si estendeva per un milione e trecentomila chilometri) e prese su di sé la montagna che avrebbe potuto benissimo ruotare sul suo guscio.

Poi, sempre Vishnù in un'altra forma, prese il serpente Vasuki per la testa, incitando gli Dei ad imitarlo; ma gli Asura, sempre sospettosi, pensarono ci fosse un trucco, quindi vollero prendere loro il serpente dal lato della testa.
Vishnu e gli Dei accettarono tranquillamente (dopo, durante la frullatura, gli Asura si sarebbero quasi carbonizzati per le fiamme e i miasmi che uscivano dalla bocca del serpente).



Al momento dell'inizio della frullatura si può notare l'evidente Legge del Tre: si dice che Vishnu entrò nel corpo degli asura come passione (raja guna): moto, prima forza; in quello di Vasuki come tama guna: inerzia o forza di opposizione, seconda forza; e nel corpo dei deva come sattva: ritmo, terza forza, forza di riconciliazione.

Dopo altri insuccessi (per mancanza di energia da parte dei deva e degli asura), e dopo l'ennesimo aiuto personale di Vishnu, finalmente si cominciò a frullare al giusto ritmo la montagna.

La prima cosa che uscì dalla frullatura fu un potentissimo veleno e in tale quantità da spaventare a morte Deva e Asura. Tutta la manifestazione era in pericolo di vita.
Allora tutti i partecipanti alla frullatura si racarono al Monte Kailasa, perché sapevano che Shiva era l'unico in grado di salvarli da quel pericolo.
Mosso a compassione per tutte le creature viventi Mahadeva acconsentì a bere il veleno, una goccia del quale avrebbe steso il più potente degli dei.



Dopo aver bevuto il veleno la gola di Shiva divenne blu, cosa che sul suo corpo dorato assunse l'aspetto di un ornamento. A questo evento è dovuto l'epiteto di Shiva come Nilakanta (il Dio dalla gola blu).

Tornati a frullare, dopo l'episodio del veleno, cominciarono a uscire dall'Oceano tutta una serie di cose meravigliose: la mucca dell'abbondanza; un cavallo magico di cui si impadronì Bali; elefanti dai poteri straordinari, capeggiati da Airavata, che divenne in seguito la cavalcatura di Indra; la gemma Kaustuba, che Vishnu prese per ornare il suo petto; poi un fiore magico e le dee più belle dell'universo: le apsaras; poi, sempre dalla 'frullatura' apparve addirittura la Dea della Fortuna, Lakshmi: questa, dopo aver esaminato attentamente tutti i presenti, scelse come suo sposo Vishnu.
Gli Asura si sentirono trascurati dalla Dea della Fortuna, ma quando la frullatura fece apparire Varuni, la Dea dei bevitori, questi la accettarono volentieri e si consolarono.
Tornati a 'frullare', i presenti videro Dhanvantari (un altro Avatara, esperto in medicina, bellissimo, che reggeva un vaso d'oro col 'nettare' dell'immortalità) uscire dall'Oceano.
Immadiatamente gli Asura gli strapparono di mano il vaso e fuggirono via.




Mentre i Deva se ne stavano afflitti da una parte per il furto del Nettare, gli Asura cominciarono a contendere tra di loro per accaparrarsi il liquido prezioso.
Allora Vishnu pensò di giocare un 'tiro mancino' agli Asura assumendo una 'forma' femminile: la più bella che fosse mai esistita.
Questo Avatara di Vishnu, Mohini devi, era così attraente che tutti gli Asura, vedendo le sue forme sensuali e i suoi ancheggiamenti ornati da timidi sorrisi, furono presi da irrefrenabili desideri sessuali.
Attratti dalla donna gli Asura pensarono di chiedere a lei di appianare la loro disputa su chi avesse dovuto bere per primo il nettare.
Mohini replicò con tono scherzoso dicendo che era solo una prostituta e che avrebbe anche potuto prendere una decisione 'disonesta'. Ma gli Asura, sorridendo tra loro, completamente soggiogati dal fascino di Mohini, le consegnarono il vaso prezioso (per il quale si stavano scannando) e affidarono a lei il compito di dirimere la contesa, dicendole che avrebbero accetato qualunque sua decisione.

Senza farselo ripetere due volte l'affascinante Mohini prese il vaso e diede appuntamento a tutti i presenti in un momento successivo quando, dopo adeguati riti e purificazioni, avrebbero ricevuto "ciò che gli spettava".

Così, dopo i riti e i digiuni, Dei e Asura si ritrovarono tutti riuniti, seduti in file separate, sotto eleganti padiglioni, in attessa dell'affascinante Mohini.

Quando questa arrivò conquistò ancora una volta tutti i convenuti: i suoi seni, le sue cosce, il suo viso, i suoi occhi, il suo incedere erano talmente sensuali da soggiogare completamente la volontà degli Asura.

Mohini si muoveva con estrema eleganza tra le due file di contendenti pensando tra sé che, poiché i Demoni erano inaffidabili, insidiosi come serpenti e destabilizzatori dell'ordine universale, non poteva affidare loro il prezioso liquido dell'immortalità.

Tuttavia era stata onorata e omaggiata con parole affettuose e piene di rispetto, perciò si rivolse verso gli Asura, ormai pieni d'affetto verso di lei, e li soddisfece con le sue dolci parole.

Ma il vaso lo affidò ai Deva.
Gli Asura, pur immensamente amareggiati, accettarono in silenzio la sua decisione: essi stessi avevano sostenuto che giusta o ingiusta che fosse l'avrebbero accettata senza fiatare (e qui vediamo come i grandi demoni sanno comunque essere di parola).
Solo un Asura, Rahu, furbescamente si nascose tra gli Dei e riuscì a bere qualche goccia di nettare, ma Vishnu se ne accorse e gli stacco la testa col suo disco Sudarshana (si dice che quella testa immortale sia diventata uno dei pianeti 'nascosti' del sistema solare).



Fine della storia

Che cosa possiamo capire da questa vicenda?

Innanzitutto che l'orgoglio gioca veramente dei brutti scherzi (vedi orgoglio di Indra).
Poi: se paragoniamo sia gli Dei che gli Asura a diverse razze superiori di 'extraterrestri multidimensionali', quindi alcuni 'giusti' altri 'ribelli' all'armonia universale, possiamo vedere che sempre, alla fin fine, la bilancia pende sempre dalla parte dei giusti.

Anche quando sono in vantaggio numerico e di forza gli Asura, prima o poi, vengono sconfitti, anche con l'inganno se necessario (sembrerà strano che il Divino 'inganni' eppure in casi estremi arriva a farlo).

Qui vediamo che sia gli uni che gli altri condividono le stesse ambizioni, nello stesso luogo e nello stesso tempo, ma in modi differenti: i primi assoggettandosi ad un 'ordine naturale cosmico', gli altri tentando di stabilire loro un diverso ordine, contrario alla volontà divina, e quindi portando scompiglio nella creazione.

Ora: una cosa che pochi sembrano sapere è che l'onnipresente Padre Universale (qui rappresentato dalla triade Vishnu, Shiva e Brahma) è equanime verso tutti gli esseri viventi, rispettando la legge del libero arbitrio, quindi veramente di rado interviene nelle faccende divine e umane.

Questo perché tutti, ma proprio tutti (anche gli Dei e gli Asura) siamo qui per crescere in consapevolezza verso...una perfezione finale.

Quindi la 'frizione' tra Dei e Asura e la ricerca dell'immortalità (i cui effetti sono risentiti anche nel nostro piano fisico) ha come scopo...diciamo...una certa evoluzione della coscienza, collettiva e individuale.

Sembrerà strano a dirsi ma i tempi difficili in cui stiamo vivendo, visti da un'altra ottica, sono una vera e propria 'manna' per una persona che ha deciso di lavorare su se stesso, che vuole arrivare a capire come stanno veramente le cose e trasformarsi in una persona più armoniosa e consapevole...questi tempi difficili sono più adatti per svegliarsi dal torpore quotidiano.
Sì, perché è proprio la frizione tra le parti antagoniste a creare quello 'spazio' di consapevolezza differente (di cui ognuno di noi ha bisogno per liberarsi dalle identificazioni inconsapevoli) nonché generare la famosa 'terza forza' indispensabile per andare 'oltre', per fare 'salti' d'ottava.

Che altro dire?

1 commento:

  1. La donna ne sà una più del diavolo e Vishnu ne sà una più di Dio Brahma.

    Lingua di Vishnu e Occhi di Krishna

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