"...I due fiori di loto inscritti nel quadrato, rispettivamente di sedici e di otto petali, ribadiscono la connessione con il livello fisico più grosso e costituiscono la seconda e la terza cornice da integrare.
I sedici petali hanno diverse interpretazioni simboliche: per alcuni testi rimandano ai sedici costituenti corporei e cioè i cinque elementi grossi, i cinque organi di senso, i cinque di azione e la mente che sovraintende e coordina le sensazioni e le volizioni; per altri sono collegati con il desiderio, l'intelletto, l'ego, il suono, il tatto, la forma, il sapore e l'odore (le cinque qualità sottili dei cinque elementi grossi), il pensiero, la forza, la memoria, la facoltà di denominazione, la radice dei fenomeni, la coscienza di sé, l'immortalità e il corpo.
In ogni petalo risiede una divinità che simboleggia un preciso tipo di attrazione che la vita esercita e il conseguente offuscamento che ingenera. Il nome di questa seconda cornice è 'Quella che realizza i desideri', ovviamente mondani.
Il loto a otto petali rimanda ad altrettante divinità rappresentanti componenti e funzioni psicofisiche: la capacità verbale, la locomozione, la capacità di afferrare, l'evacuazione, l'attenzione, la capacità di provare gioia, repulsione, sensazioni neutre.
Il nome dato a questa cornice, 'Quella che pone tutto in agitazione', indica che il soddisfaciento di desideri mondani e l'acquisizione di poteri non portano all'equilibrio e alla pienezza, ma favoriscono scontento e agitazione.
E' comunque da questo stato che si è indotti a cercare la realizzazione ad altri livelli.
Come nell'ambito buddhista il panico è considerato funzionale al decondizionamento della mente e allo spostamento dei piani di attenzione, così, nel contesto indù, l'agitazione induce a ribaltare parametri di giudizio e categorie di valori..."
brano tratto da: "Mandala, Xenia ed."
6. Continua...
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