venerdì 29 ottobre 2010

Terzigno: emblema di un'Italia allo sfascio!



Mentre "coloro" che dovrebbero provvedere al "benessere" della popolazione passano tutto il loro tempo (e dico tutto) affeccendati in lotte di potere, strategie di difesa personale e "cene importanti" dove passano il tempo a raccontarsi berzellette, gli esponenti del mondo economico fanno man bassa di tutte le risorse del pianeta.


Tutto, al giorno d'oggi, è diventato business.


Il terremoto dell'Aquila? Business.

Stupri, omicidi e violenze sui minori? Business.

Emergenza rifiuti?....Business.


Sembra proprio che quella del business sia diventata la "vocazione" più diffusa dell'era moderna: tutti siamo diventati venditori (e compratori) di tutto.


Al giorno d'oggi l'importante è vendere e comprare...anche l'immondizia.


Quindi, in base alla legge della domanda e dell'offerta, più immondizia si produce più il business si fa importante.


Ecco che in questo "mare di immondizia" vi sono "pescecani" che ci sguazzano da dio.


A loro poco importa che a Terzigno molti giovani e anziani si stiano ammalando di tumore, quel che importa è il business.


E siccome un'azienda si regge sul giusto rapporto dei costi e dei ricavi, visto che mantenere una discarica o un'inceneritore con tutti i crismi fa aumentare i costi di gestione, allora si sorvola sul fatto che l'inceneritore non funziona a giusto regime (facendo diventare le ciminiere delle bocche che sputano veleno), l'importante è badare ai profitti.


E se gli abitanti della zona (ormai arrivati al limite della sopportazione) protestano, giù botte, si instaura la linea dura (nella mia zona si dice "cornuti e mazziati").


Il punto è che dovremmo ormai aver capito che quella del business a tutti i costi è una "malattia", una malattia che è degenerata nel consumismo sfrenato.


Molti di coloro che sentono la "vocazione" per l'impegno sociale sanno che il problema del surplus dei rifiuti (giusto per dirne una) sta a monte: cioé nel consumo irresponsabile, strettamento collegato all'eccesso di produzione di beni superflui o di cattiva qualità.


A questo punto poco importa se è nato prima luovo o la gallina, cioé se la colpa è degli industriali che invogliano a consumare con strategie altamente sofisticate, o dei consumatori che non sanno autogestirsi (o vivono di ingordigia), fatto sta che per ridurre i rifiuti bisognerebbe andare a "monte" ed eliminare tanta paccottiglia inutile.


Si potrebbero fare degli aggiustamenti su migliaia di cose che hanno preso una brutta piega, come per esempio l'impacchettamento dei prodotti.


Ma non mi va di stare a fare una lista delle cose che si potrebbero fare, vi sono molte associazioni, riviste e siti che trattano questi argomenti.


Fatto sta che se non vogliamo morire sepolti dall'immondizia (fine ingloriosa, non credete?) è bene che ci diamo una mossa.


Ognuno di noi dovrebbe stare più attento all'autogestione dei consumi.


Mentre chi è interessato ad operare nel sociale, per sensibilizzare i più distratti, potrebbe organizzare cicli di "Campagne di Informazione all'Educazione al Consumo Responsabile", ad iniziare dalle scuole (non parlando agli alunni, ma agli educatori).


Infatti so di molte "maestrine" che sono sempre molto solerte nel cambiare le scarpine e i vestitini (ancora nuovi) ogni tre mesi ai propri figli (rigorosamente di alta qualità, s'intende) perché l'abbigliamento "in" dei bambini fa status sociale e non possono vestire "fuori moda". E poco importa se poi fanno fatica a pagarsi il mutuo della casa: il vestitino del bambino è più importante.


Così come so di molti professori che per andare da casa a scuola (300 mt) ci vanno in auto.


Quindi, come vedete, l'autogestione dei consumi riguarda differenti aspetti, basta guardarsi attentamente attorno e in casa, e...iniziando da noi stessi.


Quindi il punto importante da considerare è l'eccesso di produttività, la cattiva qualità e addirittura l'inutilità di molti beni prodotti.


Se non si correggono questi tre punti tutte le soluzioni adottate non possono fare altro che peggiorare la situazione.


In Capitanata (nella provincia di Foggia), se non ho sentito male, sono in fase di costruzione o progettazione circa una cinquantina di inceneritori, termovalorizzatori e megadiscariche.


A quando una discarica anche nel Colosseo?
Intanto che riflettete vi lascio col simpatico Wall-e che si diverte in un mondo pieno di immondizia.


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