In una notte stellata ci affacciamo alla finestra a contemplare le stelle. Dei puntini luminosi appaiono sullo schermo della nostra consapevolezza e pensiamo che quei teneri puntini siano le stelle.
Ma le stelle sono ben altro, dei globi immensi infuocati, pieni di scariche elettriche e chissà cos’altro a livello sottile.
Un altro esempio: un dolce profumino esala dalla cucina di un ristorante. Ci sediamo al tavolo e chiediamo di servirci la pietanza che emanava quel dolce e invitante profumo.
Il cameriere capisce al volo e dopo un po’ ci serve un piatto pieno di…trippa allo scoglio, arricchita da “frutti” di mare e speziata fino all’inverosimile. Al nostro sguardo disgustato il cameriere risponde con un altro sguardo che vuol dire: - Mi dispiace ma ora te la devi magnà! –
Ma questi sono solo dei miseri esempi.
Se guardassimo attraverso un microscopio elettronico un qualunque frammento di oggetto vedremmo cose che i nostri sensi si rifiutano categoricamente di mostrarci.
E qui siamo ancora su un livello di sensazioni grossolane. Se pensiamo che esistono anche dimensioni più sottili e, di conseguenza, occorrerebbe una sensibilità più raffinata per percepirla, allora viene da chiedersi: qual’è la realtà? Vedo veramente le cose per quello che sono?
I sensi, in realtà, velano la realtà. Scusate il gioco di parole.
Essi sono strutturati per muoverci solo in un certo range e, come in una bolla di esperienza strettamente soggettiva, ci mostrano solo un aspetto parziale della realtà oggettiva. Un aspetto a nostro uso e consumo. Solo nostro. Un aspetto necessariamente parziale e soggettivo.
Una persona che accidentalmente si affaccia alla finestra ad osservare le stelle con noi non vedrebbe quello che stiamo vedendo noi. Perché noi vediamo e percepiamo attraverso il nostro personale apparato sensoriale (che è sempre diverso da quello degli altri) e attraverso il nostro vissuto - anche questo altrettanto strettamene personale - nonché attraverso l’idea preconcetta che abbiamo del mondo. Pensiamo ad esempio alle miriadi di opinioni discrdanti su un medesimo soggetto.
Qual è la realtà la nostra o quella del nostro vicino di osservazione?
Forse nessuna delle due.
Eppure penso che i sensi siano comunque strumenti di conoscenza, ma conoscenza di un campo ristretto.
Ma le stelle sono ben altro, dei globi immensi infuocati, pieni di scariche elettriche e chissà cos’altro a livello sottile.
Un altro esempio: un dolce profumino esala dalla cucina di un ristorante. Ci sediamo al tavolo e chiediamo di servirci la pietanza che emanava quel dolce e invitante profumo.
Il cameriere capisce al volo e dopo un po’ ci serve un piatto pieno di…trippa allo scoglio, arricchita da “frutti” di mare e speziata fino all’inverosimile. Al nostro sguardo disgustato il cameriere risponde con un altro sguardo che vuol dire: - Mi dispiace ma ora te la devi magnà! –
Ma questi sono solo dei miseri esempi.
Se guardassimo attraverso un microscopio elettronico un qualunque frammento di oggetto vedremmo cose che i nostri sensi si rifiutano categoricamente di mostrarci.
E qui siamo ancora su un livello di sensazioni grossolane. Se pensiamo che esistono anche dimensioni più sottili e, di conseguenza, occorrerebbe una sensibilità più raffinata per percepirla, allora viene da chiedersi: qual’è la realtà? Vedo veramente le cose per quello che sono?
I sensi, in realtà, velano la realtà. Scusate il gioco di parole.
Essi sono strutturati per muoverci solo in un certo range e, come in una bolla di esperienza strettamente soggettiva, ci mostrano solo un aspetto parziale della realtà oggettiva. Un aspetto a nostro uso e consumo. Solo nostro. Un aspetto necessariamente parziale e soggettivo.
Una persona che accidentalmente si affaccia alla finestra ad osservare le stelle con noi non vedrebbe quello che stiamo vedendo noi. Perché noi vediamo e percepiamo attraverso il nostro personale apparato sensoriale (che è sempre diverso da quello degli altri) e attraverso il nostro vissuto - anche questo altrettanto strettamene personale - nonché attraverso l’idea preconcetta che abbiamo del mondo. Pensiamo ad esempio alle miriadi di opinioni discrdanti su un medesimo soggetto.
Qual è la realtà la nostra o quella del nostro vicino di osservazione?
Forse nessuna delle due.
Eppure penso che i sensi siano comunque strumenti di conoscenza, ma conoscenza di un campo ristretto.
Inoltre i sensi possono (e devono) essere affinati al fine di percepire più sottili sfumature della realtà che ci circonda. Anche se forse, un giorno, le percezioni sempre più raffinate ci porteranno proprio alla comprensione intuitiva che tutto ciò che vediamo e tocchiamo è solo un’illusione, un sogno…una magia.
Ma penso occorra comunque vivere pienamente il contatto sensoriale, e sentire tutto quello che ci riesce di sentire, e ragionare su tutto quello su cui ci riesce di ragionare. Senza dimenticare, naturalmente, che non finisce tutto lì.
Non dimenticare mai che la verità è ben altra cosa e sta sempre un tantino più in là di dove siamo riusciti a spingerci con i nostri sensi limitati.
Ma penso occorra comunque vivere pienamente il contatto sensoriale, e sentire tutto quello che ci riesce di sentire, e ragionare su tutto quello su cui ci riesce di ragionare. Senza dimenticare, naturalmente, che non finisce tutto lì.
Non dimenticare mai che la verità è ben altra cosa e sta sempre un tantino più in là di dove siamo riusciti a spingerci con i nostri sensi limitati.