martedì 14 settembre 2010

Far politica è una cosa seria...o almeno dovrebbe esserlo.



Di solito chi non si interessa affatto di politica si limita a storcere la bocca quando si nomina qualche politico. Al massimo si lascia scappare un: “Ahh, io di politica non me ne intendo, che facciano pure quello che vogliono”.

Chi segue la politica distrattamente, invece, può appartenere a due categorie: quelli che sperano (e si aspettano) che prima o poi facciano qualcosa di utile per il popolo, e quelli sfiduciati che spesso e volentieri si lasciano scappare un: “Secondo me sono tutti corrotti!”.

Poi vi sono le persone più attente non solo alla politica, ma anche a tutto l’andazzo del Paese (o del pianeta) sul quale vivono.

Questi ultimi seguono non solo le vicende politiche, ma anche quelle economiche, sociali, religiose, e prestano attentamente orecchio anche alle inchieste che mirano a svelare i “segreti” su chi comanda veramente in una nazione o sul pianeta.

Queste persone sono arrivate alla conclusione che il “potere” del politico è irrilevante perché chi decide le sorti economiche (manovrando spesso anche il mondo politico) sta in ben altri lidi che non sono il Parlamento, il Senato, e quant’altro.
E oggi si sa che l'economia la fa da padrona.

Dal punto di vista di queste persone colui si è instradato nella “carriera” politica lo ha fatto solo per tornaconto personale, cioè per interessi economici o per “briciole” di potere.

Secondo lui al politico importa ben poco della gente.
Al politico interessa procurarsi con tutti i mezzi a disposizione il voto per arrivare a sedere in “poltrona”, e da lì comandare (e obbedire, perché il politico ha sempre qualcuno che “siede” più in alto di lui, e che lo tiene al guinzaglio).

Quindi queste persone, attente curiosone alle vicende politiche, hanno compreso due cose fondamentali sul “mondo politico”: 1) Che poiché il pianeta (e l’occidente in particolare) allo stato attuale segue la “legge del denaro”, tutte le scelte umane sono dettate dalla ricerca di quest’ultimo.
E il politico non fa eccezione.
Ne sono la prova i lauti stipendi, buonuscite e pensioni che si becca il politico (per non parlare degli “extra”).

E 2) che il politico può effettivamente fare ben poco per la gente che “governa”, perché non ne ha il potere.
Infatti, come abbiamo visto, il potere sta in ben altre sedi e il politico deve, volendo o nolendo, obbedire e adeguarsi.

Come conseguenza a questi due fattori su elencati, il poverino (il politico), si trova in una ben strana, e forse comica situazione (ma anche tragica perché a farne le spese è ogni singolo cittadino): da un lato si aspettava di diventare ricco e comandare. Invece si rende conto che non comanda un accidente e si deve anche trovare spesso seduto a tavola con chi di ricchezza e potere ne possiede talmente tanta da farlo impallidire dall’invidia.

In secondo luogo (e qui sta la comicità della situazione) il poverino non può far sapere alla gente che non comanda un cazzo, e che non può risolvere i problemi che affliggono il popolo, problemi come la disoccupazione, la criminalità, l’inquinamento, la malasanità, e via dicendo.
Egli sa che non può confessarlo pubblicamente perché altrimenti chi lo ha votato lo manderebbe a quel paese, togliendogli la poltrona da sotto il sedere. E il politico, si sa, alla poltrona ci tiene molto (anche se non sempre è comoda come si aspettava).

Ecco che allora il poverino (che si è messo nei guai con le proprie mani) deve usare la difficile arte - arte che ha già imparato a padroneggiare durante gli anni della militanza giovanile - di mentire, prostituirsi e fare il saltimbanco.

Ehh sì che lo si potrebbe definire un vero artista!

Questi ha imparato la ancor più difficile arte dell’Equilibrio dinamico.

Infatti deve sempre stare nel giusto equilibrio tra chi comanda veramente e il popolo “votante”, credulone e affamato di soldi, giustizia e benessere.

Ma non tutti sono così bravi, e spesso si fanno scoprire con le dita ancora sporche di marmellata rubata di nascosto.

Se non fosse che far politica è una cosa seria (o almeno dovrebbe esserlo) ci sarebbe veramente di che divertirsi.

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