mercoledì 1 febbraio 2012

Un'intervista a Sagitta55 - Domanda: Lo yoga fa male? Leggi la risposta...


Tempo addietro Sagitta55 si è divertito a fare qualche intervista in giro.

Alcuni giorni fa, invece, gli è capitato di essere stato a sua volta intervistato dall'inviato di una rivista sul benessere.

Il giornalista aveva appena letto questo articolo di Repubblica del 10 gennaio: http://rampini.blogautore.repubblica.it/2012/01/10/allarme-dagli-usa-lo-yoga-puo-anche-far-male/ e, questo giovane trentenne, appena entrato in casa chiede a bruciapelo a Sagitta55 (sapendo che insegna yoga):

- Mi dica sinceramente: lo Yoga fa male? E se si, in quali casi? -

Sagitta: - Sicuramente lo Yoga fa male...quando non lo si pratica. Scherzi a parte, come può chiedere ad un insegnante di yoga se la disciplina che insegna faccia bene o meno? E' come chiedere ad un venditore di camicie se la merce che vende è di buona qualità. La qualità è buona...se il venditore è onesto. Ma come facciamo a sapere se il venditore di camicie è onesto? Innanzitutto constatando di persona la qualità del prodotto che vende. E' una questione di fiuto, di intuito diretto, di sensibilità...ma anche di attenta osservazione, di ragione...esperienza.

Intervistatore: - A proposito di esperienza, com'è possibile che un insegnante con molta esperienza si laceri il tendine di Achille - come dice l'articolo di Repubblica - praticando una asana?

Sagitta55: - Io non conosco l'insegnante in questione, ma conosco la posizione, la presunta colpevole di questo incidente: la Posizione del "cane a testa in giù", in sanscrito Adho Mukha Svanasana. E le posso assicurare che è molto, molto difficile lacerarsi il tendine di Achille praticando questa asana. Forse l'insegnate aveva già delle problematiche al tendine, oppure era uno di quelli che usano lo yoga in modo esageratamente competitivo, con troppo ego...inoltre non sappiamo il suo stile di vita fuori dalla sala di yoga. Purtroppo io non ho letto il libro scritto dal praticante di yoga americano che ha suscitato questo falso allarme.

Int.: - A proposito del "modo competitivo" e della massificazione dello yoga. Che ne dice di questa tendenza americana a praticare yoga quasi come fosse una moda?

Sagitta: Tutte le mode passano, lo yoga resta. Forse quando sarà passata anche questa moda resteranno solo le persone veramente interessate allo yoga, chissà! E qui ci colleghiamo alla massificazione americana...

Int.: - Si parla di venti milioni di praticanti...

Sagitta: Sì, l'ho letto. E questo sminuisce l'entità dell'allarme lanciato riguardo alla pericolosità dello yoga. Infatti mi sembrano una ben misera cosa i 13 casi di infortunio del 2000, i 20 del 2001 e i 46 del 2002, casi che, dicono, si sono raddoppiati in un decennio. Non mi sembra proprio un "esercito" come dicono i tabloid. C'è comunque da dire che...sì, molte delle cose dette sono vere. E' vero che vi sono degli improvvisati che si ergono a "maestri", è vero che l'occidentale fa molta più fatica di un orientale ad entrare nelle asanas, è vero che molti approcciano lo yoga pensando di diventare dei supermen, partendo, spesso, da una condizione fisica di base debole, piena di contratture. Tornando ai venti milioni...se noi prendessimo un campione di venti milione di persone e volessimo stabilire, ad esempio, quanti di questi subiscono danni fisici più o meno gravi muovendosi in cucina, sicuramente raggiungeremmo delle cifre molto superiori a quelle di questo allarme ingiustificato. Cioé, voglio dire...venti milioni è una cifra enorme...su venti milioni di persone che attraversano la strada quante vengono investite? Su venti milioni di persone che frequentano una normale palestra quanti subiscono infortuni più o meno gravi?...

Int.: - A proposito di palestra, mi chiarisca: ma lo yoga è una ginnastica, è una religione...cos'è esattamente?

Sagitta: - Splendida domanda alla quale non è facile rispondere in quattro parole, anzi, è impossibile. Infatti vi sono migliaia di libri, antichi e moderni sullo yoga. Possiamo dire, comunque, che lo yoga non è una ginnastica e non è neanche una religione. Quindi, approcciare lo yoga solo considerando il punto di vista fisico può portare, come forse sta avvenendo in America, a dare troppa enfasi al risultato "fisico" raggiunto. Nel senso: se sei un bravo contorsionista come Iyengar allora sei a un buon livello, se non ci riesci sei una schiappa. Ma non è così: lo yoga non è contorsionismo, né fachirismo, né una ginnastica...ma allo stesso tempo è una disciplina di auto-perfezionamento, anche fisico, ma non solo, perché coinvolge anche il nostro aspetto energetico, emotivo...mentale. Perciò non c'è da diventare degli strafighi fisicamente con lo yoga, né da diventare sciolti come Iyengar per essere dei bravi praticanti. Lo yoga comunque aiuta a modificare il nostro corpo, questo è certo, lo irrobustisce, lo scioglie, lo fa diventare più elastico e resistente, comunque dipende dalla condizione dalla quale siamo partiti.

Int.: - E per quanto riguarda l'aspetto religioso?

Sagitta: - Qui la risposta è ancora più difficile. Infatti se dico che lo yoga non è religioso non dico esattamente la verità. Ma non la dico neanche se dico che è religioso. Mi spiego: se dico che lo yoga è religioso noi occidentali lo associamo subito alla nostra "interpretazione" di religione. Cioè: dogma, struttura gerarchica di stampo cattolico, dio da una parte e tu, il fedele (che devi fare il buono) dall'altra. In mezzo, tra te e dio c'è il papa, i cardinali, fino ai preti come intermediari tra te e dio, e cose di questo genere...

Se invece dico che lo yoga non è religioso non sono stato preciso. Infatti la parola yoga può benissimo essere vista come sinonimo della parola religione. Infatti "re-ligare" vuol dire "unire insieme", ed anche la parola "yoga" vuol dire "unire", più che unire vuol dire "unione", il che è un tantino differente.
Infatti tutto lo yoga serve proprio a prendere gradualmente coscienza del fatto innegabile che non siamo separati da dio né dall'universo fenomenico. Pur vivendo in una stupenda e meravigliosa varietà di forme e di situazioni tutto è sempre stato unito, sorge da un'unica matrice, ed in essa vive e si muove. Questo nel Vedanta è definito come Acintya beba beda tattva, cioé l'inspiegabile miracolo dei due aspetti del divino, che è unità e pluralità allo stesso tempo. Uno e contemporaneamente molti. E tutto è divino. Solo che non basta praticare quattro posizioni per realizzare questa verità.
Vede...se cominciamo ad entrare nell'aspetto filosofico dello yoga non ci basterebbero settimane di interviste, per questo le dicevo che non è facile rispondere alle sue domande. Quindi possiamo concludere che lo yoga "è e non è religioso", dipende da cosa intendiamo con religione.

Int.: - Quindi lo yoga arriva allo spirituale?

Sagitta: Sicuramente sì! Ma qui apriremmo un altro capitolo lunghissimo. Cosa intendiamo per spirituale? Non è facile rispondere a questa domanda, e forse neanche utile. L'unico consiglio che posso dare al riguardo è quello di cercare una guida che ci ispiri fiducia. Poi, da lì, cominciare a muovere i primi passi, senza fretta, casomai studiando qualche buon testo antico sull'argomento, come la Bhagavad gita e gli Yoga sutra di Patanjali, ma senza mai dimenticarsi di rimanere ragionevoli e sensibili allo stesso tempo. Ragione e sensibilità assieme possono fare miracoli.

Int.: - La ringrazio moltissimo.

Sagitta55: - Si figuri. Sono io che ringrazio lei.

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