lunedì 31 ottobre 2011

Noi bruciamo gli elefanti

Vi propongo un trailer ed un articolo sull'interessante documentario (in questi giorni proiettato in una sala della città) girato dal regista Giuseppe Valentino nel 2010 a Cerignola.

Soggetti: la campagna elettorale comunale, la situazione delle discariche e dell'inceneritore di Borgo Tressanti, i disagi degli extracomunitari, la malavita, l'inconsapevolezza dei giovani nati e cresciuti in un ambiente dove si da più enfasi all'apparire che all'essere...

C'è da dire che il giovane regista è riuscito a rendere "leggibile" - e con "occhio imparziale" - una realtà complessa come quella cerignolana, emblema di un'Italia allo sfascio.

Belli gli effetti, la musica e le tecniche di montaggio.

L'articolo e il trailer:

L'anima del Sud

Ritrovarsi su una pellicola, rivedersi, risentirsi, riviversi diventa forse un po’ problematico. Ma quelle vie, calpestate quotidianamente, battute più volte al giorno, non sono mai le stesse, una volta finite nll’occhio di una videocamera. E così Valentino, con “Noi bruciamo gli elefanti”, riesce a gettare una nuova luce sulla città con un’operazione culturale senza precedenti. Siamo stati figli, nipoti e pronipoti di “Totò Gambe d’oro”: “ti ricordi a quello?”. “Noi bruciamo gli elefanti” sarà il prossimo “ti ricordi a quello, che fine ha fatto?”. Perché ieri sera, nella gremita sala del Teatro Roma, si è proiettata una storica pellicola, osteggiata, in fase di preparazione, dai soliti sciocchi retropensieri della solita sciocca cittadina. Fino alla proiezione che ha zittito tutti.

Valentino ha dato un’anima a quelli che ormai reputiamo luoghi comuni; ha dato un’anima al caporalato, agli extracomunitari, ai rifiuti, alle giostre della festa patronale. Li ha raccolti e mescolati per poi unirli attraverso l’unico filo conduttore. Una collana di fatti, situazioni, problematiche, di perle che si inseriscono, una dopo l’altra, sul filo dorato che è la nostra città. Una città che luccica nell’abito “buono” della domenica e saluta la Madonna di Ripalta, sua protettrice, affidandole segretamente tutte le angosce di un lavoro sottopagato, di un matrimonio fallito, di una vita disgregata: «perché la vita è pesante», dice una signora appoggiata al bancone di un bar, sorseggiando una birra.

Valentino dà un’anima alla criminalità, ascoltandola come un buon padre di famiglia farebbe con un figlio, fino a non farcela detestare, perché ce la fa capire. Lo spaccio non è un crimine, è una condizione, una necessità; e anche questo rappresenta il “di dentro” di una realtà complessa come quella del sud. Il Sud è così perché tutto, da noi, ha un’anima. E Valentino, toccando le cose e chiedendo(si) solamente “perché?”, riesce a riportare a galla con maestria e leggerezza delle tematiche altrimenti scomode e complesse, quindi intrattabili.

E la vita di Cerignola è la vita del Mezzogiorno, di una Italia che non può cambiare nel momento in cui chi è deputato a farlo, chi è delegato dal popolo, ritiene «Gesù un socialista», non si accorge nemmeno del santino che indossa al collo mentre giocherella con la collana o guarda prima all’autocelebrazione di sé e poi alla sostanza. Una politica che prende il suo "compenso" contrattando la salute dei cittadini con un obolo; una politica incapace di affrontare i temi di cui non ha conoscenza, praticità, interesse.

“Noi bruciamo gli elefanti” smantella le sfumature tra bene e male, tra buono e cattivo, per diventare un addensato di verità contrastanti, una visione dei fatti molto più incredibile di quanto generalmente siamo portati a considerare: e da qui ne esce un quadro apocalittico, perché le nostre dinamiche, ormai storiche,croniche, sono apocalittiche. «Non serve un sindaco, serve una bomba a Cerignola» e l’applauso dei presenti in sala, durante la proiezione, danno l’immagine della rassegnazione mista a rabbia di una realtà sempre in coda a tutto, e a tutti. Una realtà che non ha un'essenza, ma che è intrappolata, strangolata, dalla sua essenza. L’anima di Cerignola, del Sud, tra voglia di fare e demoralizzazione costante. La voglia di fare degli agricoltori, chini sui campi o a testa in su per tagliare l’uva; quella voglia di fare che si svincola dal suo significato originario di entusiasta attività, perchè permeata di una rassegnazione che rende quasi meccanico ogni movimento, ogni slancio disincantato. Perché “Noi bruciamo gli elefanti” ci ha mostrato l’anima del Sud. Quella stessa che- accettiamolo- abbiamo cucita addosso. La stessa anima battagliera che viene da lontano, «quando essere comunisti significava essere con le spalle al muro, essere isolati», quando Cerignola aveva un altro tipo di rabbia: quella della fame, delle rivendicazioni, quelle che Valentino dedica a Di Vittorio in una larga fetta del “girato”. Quella che oggi s’è persa, irrimediabilmente, schiacciata e soffocata dai mutui e dalla politica, dal fine mese e dalle tasse.

Valentino non si preoccupa di essere brusco, non si preoccupa di non trovare un giro di parole giusto: nelle immagini selezionate, nell’incipit di un animale squartato e cucinato, nelle musiche cupe e d’atmosfera, nella filastrocca iniziale, in dialetto, che riporta a domeniche di primavera, tra pasta al sugo e l’armonia delle grandi “tavolate”. È casa, è Sud, è Cerignola. E’ la nostra anima.

Michele Cirulli






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