venerdì 14 ottobre 2011

Nutrirsi di bellezza e armonia



"La mente è come una lastra fotosensibile, ciò che la impressiona la trasforma".

Partendo da questa frase, sentita da Andrea Di Terlizzi, scrittore, maestro di vita e conoscenza, nonché co-fondatore di una Scuola di Formazione Umana e Ricerca Interiore, riesce forse più facile sviluppare un argomento non sempre di facile comprensione: quello che anche le impressioni e le sensazioni sono "nutrimento". Nutrimento per la mente e per l'emotivo.

Normalmente si pensa che solo il cibo solido e l'acqua siano nutrimento. Ma non esiste solo il nutrimento per il corpo, vi è anche il nutrimento per la mente, appunto.

Da questo punto di vista potremmo classificare il nutrimento della mente in due grandi divisioni: quello esterno e quello interno.

Il nutrimento esterno è rappresentato da tutte le impressioni che, attraverso i sensi, ci giungono dall'esterno.

Quello interno, invece, è costituito dai processi della memoria e dell'immaginazione (che a loro volta sfruttano i dati acquisiti in precedenza attraverso il nutrimento esterno).

Se paragoniamo la mente ad una bolla trasparente (o anche ad una lastra fotosensibile, come si usava nei vecchi apparecchi fotografici) viene da sé comprendere che quando sulla superficie della bolla non si riflette nulla la mente è limpida e trasparente. Se invece vi si riflettono delle immagini la bolla si "colora" delle qualità delle forme che vi si riflettono.

Riflettere su questo, cercare di capire a fondo come funziona questo affascinante processo di continua "identificazione" della mente con le immagini viste o pensate, può aiutare a comprendere meglio il perché di pratiche come la Meditazione "senza appoggio", cioè senza nessun supporto a cui agganciarsi, o in cui riflettersi. Pratiche che mirano a realizzare la nostra "intima essenza".

Ma osservare nella quotidianità questo processo delle impressioni sensoriali, o della memoria e dell'immaginazione, può anche aiutare a capire come gestire meglio, cioè a nostro vantaggio, i suddetti processi.

E' indubbio che passare dei momenti nella natura, in riva al mare o in montagna, generi in noi una condizione di armonia. Perché la natura è appunto armonia e bellezza.

Diversa cosa è l'effetto che genera il "caos" di una grande città, o dei nostri pensieri meccanico-associativi-inconsapevoli e sconclusionati. Il caos genera bruttura e disarmonia.

Ma non è necessario fuggire dalla città per entrare in una condizione di armonia, almeno non è indispensabile.

Personalmente, quando passeggio per strada, cerco di osservare forme, oggetti e persone belle e armoniose. Anche se con questo non dico che chiudo gli occhi su tutto il resto. Anzi, spesso mi diverto proprio a notare la "differenza" degli effetti sulla mia psiche e sull'emotivo, delle contrastanti realtà che mi circondano.

Ecco che da un lato osservo attentamente una folla rumorosa in una grande piazza che, nella sua diversità di personaggi che la compongono, forma un vero e proprio caos ambulante.
Mentre dall'altro non monco di osservare la bellezza del rosone di una chiesa, delle sue mirabili architetture (parlo di chiese antiche, naturalmente), di un bel palazzo, di un bel quadro esposto in vetrina o di una bella persona.

Cerco di nutrirmi di bellezza e armonia, insomma.

E, pur essendo vero che il concetto di bellezza è relativo, nessuno può negare che delle forme geometriche ben fatte generino armonia nella mente di chi le osserva, con conseguenti benefici sulla salute in generale.

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