mercoledì 19 ottobre 2011

Praticando Tai Chi si può avere la consapevolezza di qualcosa di immobile dentro noi



Ieri affermavo che il Tao è la Via, paragonando l'Universo al Tao. Ma non vorrei aver dato un'idea tangibile, statica e materiale del Tao.

Infatti, come diceva Lao Tzu, il Tao di cui si può parlare non è l'eterno Tao.

E allora come la si mette?

Il punto è che il Tai Chi è una disciplina sperimentale, va praticato.

Parlando del Tao è facile allontanarsene di molto, perché il Tao è inafferrabile, inspiegabile, fluido, mutevole, profondo...oscuro. E non può essere certo razionalizzato o schematizzato.

Per fortuna c'è la Forma, la respirazione e...la consapevolezza.

Tutta la Forma del Tai Chi, qualunque essa sia, si svolge sul filo della consapevolezza e del rilassamento.

Il praticante, all'inizio, parte dalla condizione di vuoto (wu chi). La mente è sgombra e il corpo immobile, rilassato.

Poi, in un istante, sorge l'intenzione di muoversi.
Quell'intenzione è come un seme, dal quale germoglierà la Forma, il movimento, che genererà l'apparente pieno nel vuoto.

Dico "apparente" perché ormai è risaputo da un pezzo anche dai fisici nucleari che l'apparenza della solidità è un "inganno dei sensi" dovuto alla forte velocità di rotazione degli elettroni attorno al nucleo centrale dell'atomo. Il quale a sua volta è composto da altre particelle anch'esse in movimento.

Quindi il movimento genera l'illusoria sensazione della solidità.
Per fare un esempio spesso citato: proviamo a far roteare una sigaretta accesa in una stanza buia. La parte infuocata della sigaretta creerà un cerchio di fuoco...apparente. Infatti noi9 sappiamo che il cerchio di fuoco non esiste.

Ecco! Praticando la Forma con consapevolezza, rilassamento e concentrazione sentiremo che vi è "qualcosa", al nostro centro, che non si muove, che resta immobile.

Con la pratica e l'esperienza quello diventerà proprio il "centro di consapevolezza" da cui osserviamo lo svolgersi fluido e naturale della Forma.

Allo stesso tempo, se lo vogliamo e ce ne ricordiamo, possiamo conservare quel tipo di "osservazione" in tutti i momenti della giornata: dal "centro immobile di consapevolezza" possiamo osservare lo svolgersi fluido della miriade di eventi, suoni e immagini che fuse, miscelate tutte assieme, costituiscono la parte visibile (ai nostri sensi fallaci e limitati) di ciò che definiamo Tao.

Se saremo stati ben attenti, durante la Forma o nell'osservazione dei fenomeni quotidiani, non potremo non aver constatato la fluidità dell'esistenza...direi la sua "inconsistenza".

Ecco una breve spiegazione del perché non si può parlare del Tao.
E allo stesso tempo un modo per "meditare" a partire dal "centro immobile" di consapevolezza.

Ma se non ci dedichiamo alla pratica tutte queste restan solo parole senza senso.

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