In questa libro bello e intenso (ma economico), che fa parte di una serie di quattro (La vita felice, La saggezza, La filosofia, La serenità), l'autore Mauro Maggio, esperto di buddhismo - nonché scrittore ed editore (Adea Edizioni) - fa una chiara ma esaudiente sintesi (direi 'ispirata') di quello che è stato il messaggio principale del Buddha: la liberazione dal dolore.
L'autore - a volte parlando in proprio, altre volte lasciando parlare il Buddha - ha il pregio di aver saputo estrapolare passi significativi dell'immenso corpus di scritti appartenenti all Canone buddhista.
Dalla quarta di copertina:
"Fa' ciò di cui non ti pentirai, fa' ciò che ti porterà gioia".
Non c'è alcun dubbio che l'essere umano aneli alla felicità, sia essa in termini materiali, psicologici o ideali.
Vogliamo essere felici, questo è tutto. Ma cosa ci impedisce tutto questo? Semplicemente il dolore, quella sofferenza che sperimentiamo, sia quando abbiamo avuto tutto dalla vita, sia quando - al contrario - sembra che ogni soddisfazione ci sia negata.
Il Buddha si pose esattamente questo obiettivo: non tanto il raggiungimento della felicità, bensì la cessazione del dolore. Ci riuscì, e regalò al mondo la Via - il metodo - in grado di portare chiunque alla stessa realizzazione. Vinse il dolore e, nello spazio immenso che si venne a creare, incontrò la più grande felicità possibile: la beatitudine.
Dal libro:
...Soprattutto nella tradizione del buddhismo zen giapponese, l'accento rivolto alla presenza mentale ha prodotto arti di raffinatezza irraggiungibile (cerimonia de tè, tiro con l'arco, calligrafia, ikebana, ecc.). Nello zen, l'utilizzo della concentrazione su un'unico punto, in un'azione qualsiasi, rende possibile, nella perfezione del gesto, il raggiungimento del Satori (l'esperienza del Risveglio) liberante.
La consapevolezza, dunque, secondo l'insegnamento del Buddha, rappresenta un elemento centrale della pratica quotidiana...
La consapevolezza conduce alla vita eterna,
l'inconsapevolezza alla morte.
Chi si è risvegliato alla propria vera natura non muore.
L'inconsapevole vive come se fosse già morto.
(Dhammapada, Appamada Vagga)
Ecco che un monaco vigila presso il corpo sul corpo,
instancabile, con chiara mente, sapiente,
dopo aver superato le brame e le cure del mondo;
allo stesso modo vigila sulle sensazioni con le sensazioni;
presso l'animo sull'animo; presso i fenomeni sui fenomeni.
E come lo fa?
Un monaco si reca all'interno della foresta,
o sotto un grande albero, o in un vuoto eremo,
si siede con le gambe incrociate, il corpo diritto,
e si esercita nel sapere.
Cosciente egli inspira, cosciente espira.
Se inspira profondamente egli lo sa;
se inspira brevemente, egli ne è consapevole.
'Voglio inspirare sentendo tutto il corpo',
'Voglio espirare sentendo tutto il corpo',
'Voglio inspirare calmando questa combinazione corporea',
'Voglio espirare calmando questa combinazione corporea;
così egli si esercita.
Così come un abile tornitore o garzone tornitore
tirando fortemente sa 'Io tiro fortemente',
tirando lentamente sa 'Il tiro lentamente':
così accade al monaco allorché inspira ed espira.
(Majjhima Nikaya, Satipatthana Sutta)
- BUDDHA, la vita felice, a cura di Mauro Maggio, Liberamente ed. -
Nessun commento:
Posta un commento