sabato 30 gennaio 2010

UNA DIGRESSIONE CON TONINO CAROTONE

Non mi dite niente, ma questo brano mi fa morire.

Era l'anno 2000, io, all'epoca squattrinato (non è che oggi sia cambiato granché) condividevo una villa di campagna in una città di mare con altri due squattrinati come me.
Ogni giorno era un'avventura diversa e non sapevamo se il giorno dopo avremmo avuto di ché mangiare, né se saremmo riusciti a pagarci l'affitto a fine mese (parlo sul serio).
Mentre gli altri si sbattevano un po' per fare quattrini (però io contribuivo con quel che guadagnavo con i corsi di yoga, cioé quasi niente) io facevo il signorotto di campagna e passavo le giornate a meditare, praticare yoga e tai chi, suonare la chitarra e leggere sulla veranda (con tanto di paglietta in testa, nonché tanta segatura).
Però ogni tanto ci scappava una festicciola e si tirava fino all'alba.
Una notte scoprii, tra i cd di un amico (che ho perso di vista ma che ricordo sempre con simpatia) questo brano zingaresco.
Le parole della canzone calzavano a tal punto con la nostra vita che diventò la nostra canzone.
" E' un mondo difficile
è vita intensa,
felicità a momenti
e futuro incerto..."
e poi:
"Si io l'ho duro io sto sicuro
che tiene ragion..."
e ancora:
"Me cago en el amor"
Troppo forte.


venerdì 29 gennaio 2010

ERCOLE: MITO O STORIA?


Ultimamente uno studioso greco di geomitologia, Ilias Margiolakos, ha sostenuto in un intervento all'università di Atene una tesi che sostiene la storicità del "mito" di Ercole (o Eracle).


"Ercole non è solo un personaggio della mitologia, ma è esistito veramente e fu uno studioso e un instancabile viaggiatore che superò i limiti del mondo conoscuto e raggiunse perfino il Canada...."


Questo sostiene lo studioso.


Indipendentemente dalla fondatezza delle tesi esposte da Margiolakos, ritengo sia molto utile che vi siano uomini che facciano ricerche di testimonianze archeologiche e quant'altro sugli antichi miti, perché i miti hanno sempre molto da insegnare e, se scoprissimo che invece sono stati realtà forse metteremmo un po' più di attenzione a quello che hanno da raccontarci.


Una curiosità.


Ad Ercole, oltre le famose Dodici Fatiche, è attribuita la fondazione di molte città, anche italiane.


Sapevate che la città di Cremona si dice sia stata fondata dal famoso Eroe? Tutt'oggi vi sono due antiche statue di Ercole ed una targa commemorativa collocate nella Loggia dei militi (ai piedi del campanile), e numerosi studi al riguardo che sostengono che l'Eroe salvò gli abitanti del territorio da una banda di briganti giganteschi.

Mito o realtà?
Perché non approfondire?

giovedì 28 gennaio 2010

L'ULTIMO GIORNO DI CARNEVALE: IL MARTEDI' GRASSO




Ho accennato a come le pricipali festività (come il Natale, il Carnevale e la Pasqua) siano strettamete collegate alle stagioni.

Le stagioni, si sa, sono dovute alla rotazione del nostro pianeta attorno al Sole. La Terra, nel suo viaggio nello spazio, segue un'orbita ellittica attorno al Sole. A volte gli è più vicina, altre volte più lontana. Inoltre, il nostro pianeta, oscilla, inclinando i poli ora in un senso ora nell'altro. Queste oscillazioni, unite alla rotazione attorno al Sole, causano i fenomeni detti Primavera, Estate, Autunno e Inverno.

Il giorno e la notte, invece, sono dovuti alla rotazione della Terra su se stessa. Man mano che la Terra gira su se stessa ed attorno al Sole, la "faccia" del pianeta rivolta verso il Sole è illuminata a giorno, mentre all'opposto si genera un "cono d'ombra", quello che noi chiamiamo "notte".

Il Solstizio invernale (il 22 Dicembre) è il punto (e il momento) di massima lontananza dal Sole. Dal 22 al 25 vi è un periodo di stasi. La terra (che pareva allontanarsi sempre più dal Sole), inverte rotta e torna ad avvicinarsi al suo astro.

Questo è il giorno di "apparente" rinascita del Sole, festeggiato da tutte le antiche civiltà il 25 Dicembre. Dal 25 Dicembre fino al 2 Febbraio inizia il periodo definito del "Carnevale". Il 2 Febbraio segna il clou di questo periodo di quaranta giorni.

Dal 2 (e per i sette giorni consecutivi) le popolazioni del Nord Europa abolivano tutte le regole: non esistevano più le classi sociali e la sessualità si scatenava, senza più freni. Era addirittura vietato dormire (ci si doveva nascondere per farsi un sonnellino).

Era, questo, un periodo affascinante e pericoloso, in cui si festeggiava il "tempo immobile" e si cercava (con balli, canti, grandi abbuffate, sesso ed altro) di "attizzare" il fuoco divorante della Natura, che sembrava come morta. Durante questa festa uomo e universo si fondevano.

Il Carnevale iniziava e si concludeva con la Morte (si bruciava il Martedì Grasso). Questo veniva simboleggiato da un fantoccio che rappresentava il "Sovrano della Follia" e veniva bruciato assieme alle maschere ed ai costumi.

Il Carnevale riuniva simbolicamente la morte (infatti vi era uno scheletro che conduceva le danze), l'amore, il viaggio della vita, il mutare di tutte le cose, la follia (rappresentata dal caos, dall'assenza di regole).

La festa terminava alla mezzanotte del Martedì Grasso, dopodiché regnava un silenzio mortale, ad indicare che la Quaresima era iniziata (e sarebbe durata quaranta giorni, fino alla Pasqua).

L'unico che continuava a vagare era lo scheletro o un vecchio con la lanterna (a seconda delle regioni), il quale girava per verificare che nessuno fosse rimasto all'aperto e la quaresima potesse fare il suo ingresso.


- Fonte: "Il manuale delle rune" di Jean-Paul Ronecker. -

FINE

domenica 24 gennaio 2010

IL MATTO DEL CARNEVALE



Il Carnevale, la Pasqua e il Natale sono solo gli esempi più evidenti di quanto abbiamo perso il significato delle cose.
Molte "feste" antiche erano collegate a precisi momenti dei "Cicli Naturali" (l'ordinato susseguirsi delle stagioni) come detto nel post precedente. Il Carnevale, ad esempio, festeggiava (ed incoraggiava) il risveglio della Dea Madre (la Natura). Non era certo la "Fiera della vanità" che conosciamo oggi.

Oggi, la nostra visione della Natura è enormemente cambiata. Da un lato l'abbiamo "addomesticata e ingabbiata" in giardini perfetti e ben "recintati". Dall'altro la sfruttiamo senza pudore, favorendo le coltivazioni intensive e i mostruosi insediamenti industriali ed abitativi. E i pezzi di terra che non ci servono li usiamo come discariche.

Ai nostri occhi distratti la Natura sembra essere caduta in secondo piano. Nelle città moderne è sempre sotto i nostri occhi il degrado naturale (coi parchi o i terreni incolti offesi da cartacce e rifiuti di plastica). Ma anche le campagne non se la passano meglio. La Madre Terra, quando non è "sporcata" dai nostri rifiuti, è "intossicata" dai nostri ritrovati chimici, che la avvelenano e la intossicano. E non ci rendiamo conto del male che facciamo a noi stessi.

Ma torniamo a parlare del Carnevale "pagano". A proposito sapete che "pagano" significa semplicemente "abitante del villaggio"? Il paganesimo non è niente di mostruoso, come ci hanno fatto credere. Erano solo popolazioni che vivevano a più stretto "contatto" con la Natura.

Dicevo che il Carnevale è la Sagra della Primavera, ed inizia il giorno della Candelora (poi denominato Martedì Grasso), il 2 Febbraio. Questo è un periodo preparatorio ad un nuovo ciclo naturale. Un vecchio ordine è finito(quello dell'anno precedente) e per alcuni giorni regna il timore del caos più totale. In accordo a questo, in questi giorni di transizione ogni regola sociale e morale viene volutamente "sospesa" e l'uomo ricerca una nuova armonia con la Natura. L'uomo pagano provocava così il rifiorire delle energie vitali della Natura con amoreggiamenti, canti e danze sacre, mettendo fine al sonno invernale (in effetti anticamente il nuovo anno non iniziava a gennaio, ma con l'entrata della primavera).

Una figura centrale di questa festa era "il Matto del Carnevale" che imitava la figura del buffone di corte. Oggi noi sappiamo che i re e i suoi vassalli, nel medio evo, avevano i loro giullari di corte che li facevano divertire (ma erano spesso anche degli ottimi consiglieri).
Quello che invece non sappiamo è che sotto i panni del "buffone", spesso, si nascondeva un Bardo, o un uomo saggio (i nordici lo chiamavano wita). Questi Bardi nordici non erano solo dei cantastorie, ma anche "iniziati" ai misteri divini.

Il ruolo del Bardo si può far risalire a quello degli sciamani itineranti. Questi conoscevano molti "segreti" e li comunicavano a corte sotto forma di poemi, poesie o frasi sarcastiche cantate e suonate. Il loro scopo era "educare" alla "vera conoscenza" e far rilevare gli "errori" commessi dagli stessi re e nobili che li ospitavano.
Quindi, il Matto del Carnevale, equivaleva più o meno al buffone di corte, e rappresentava l'essere "risvegliato": colui che si è bruciato con la Luce Sacra della Conoscenza.

Continua. (2)

giovedì 21 gennaio 2010

TRADIZIONI OCCIDENTALI - IL CARNEVALE NELLA MITOLOGIA GERMANO-SCANDINAVA (1)



E' sempre interessante (e illuminante) riscoprire i particolari delle radici delle nostre tradizioni popolari. Una di queste tradizioni è il Carnevale, conosciuto e praticato, si dice, già dagli antichi egizi, dai greci e dai romani. Ma non solo.

Il Carnevale, così come il Natale, era festeggiato anche dai "pagani" del nord Europa: i Celti e le popolazioni Germano-Scandinave. Chi non ha mai sentito parlare delle Rune, del dio Odino o della Dea Madre?

Per i popoli nordici il Carnevale era una festa "sacra", ed era strettamente collegato al solstizio invernale (22 Dicembre). Questo giorno è il più breve dell'anno. Infatti, a partire dall'Equinozio d'Autunno le giornate diventano sempre più brevi, fino a raggiungere la punta massina appunto intorno al 22 Dicembre. Dal 22 al 25 Dicembre vi è un periodo di stasi. Il Sole, in quel periodo, sembra incerto sul da farsi. Solo il 25 le giornate tornano ad allungarsi.

Certo, per noi oggi la rinasciata del Sole è una cosa scontata, ma non era così per gli antichi. Loro collegavano la progressiva decrescita della luce alla morte. Mentre, nell'allungarsi delle giornate, vi vedevano la rinascita. Il momento fatidico di questo processo era appunto il solstizio invernale. Ad esso è collegato il Natale (già festeggiato da molte popolazioni antiche: Indù, Egizi, Greci, ed altri, per celebrare la Rinascita del Sole). Tutto questo avveniva molto tempo prima della nascita di Gesù Cristo. (Chi volesse approfondire sul tema del Natale può leggere gli interessanti post sul blog: Leggere tra le righe).

Ma torniamo al Carnevale. Questo, nella cultura nordica, cadeva esattamente quaranta giorni dopo il solstizio invernale (il 2 febbraio). Era una festa che celebrava la fine dell'inverno e l'inizio di una nuova vita. Era la festa della Grande Dea, la Madre Universale, associata alla Natura. La Dea veniva festeggiata, durante questo periodo, con l'appellativo di Brigantia (da cui deriva il francese Brigitte e l'italiano Brigida).

Il Carnevale era un periodo di sette giorni di risate, allegria, canzoni, musica e danze. Tutte attività chiaramente rimandanti alla gioia di vivere, alla vicina esplosione della primavera e rinascita della Natura.


In questo periodo, tra l'altro, si trasgredivano volontariamente gli schemi abituali e tutte le "convenzioni sociali" venivano a cadere. Si generava così una sorta di "caos" in cui i normali ruoli perdevano la loro importanza.

Continua. (1)

venerdì 15 gennaio 2010

OSSERVARE E ASSECONDARE LE INCLINAZIONI DEI FIGLI SIN DAI PRIMI ANNI DI VITA



Parlando di figli con un'amica professoressa (quindi insegnante) il discorso è caduto su come educarli.
Dopo aver ascoltato con rispetto la sua opinione (superprotettiva e incline a dare una direzione alla vita dei figli) io ho espresso brevemente la mia visione, che è la seguente: "Noi dovremmo avere più rispetto per i nostri figli. Per me il sistema moderno di educazione, sia familiare che scolastico, è profondamente sbagliato e coercitivo. Obblighiamo gli adolescenti a fare quello che noi crediamo sia bene per loro, senza stare minimamente attenti a quelle che sono le loro tendenze.
Mi spiego meglio. Noi sappiamo che abbiamo tre centri energetici: quello motore, emotivo ed intellettivo. Ora, un bambino mostra sin dai primi anni di vita una propensione particolare verso uno di questi centri (o un mix dei tre, ma sempre con uno che prevale). I bambini in cui prevale il centro motore saranno naturalmente più inclini verso lavori manuali, fisici. Quelli in cui prevale il centro emotivo in attività artistiche e quelli con il centro intellettivo dominante verso le attività intellettuali.
Poi, come dicevo, vi è sempre un mix dei tre centri. Per cui se prevale, ad esempio, il centro motore con una forte influenza emotiva il soggetto può appassionarsi all'artigianato artistico, al giardinaggio, eccetera. Cioé a tutte quelle attività che comportano un impegno fisico ma "colorato" da una sensibilità artistica.
Questo è solo uno tra i tanti esempi che si possono fare ed è molto affascinante studiare le varie combinazioni di "traenze" verso cui un bambino può mostrare inclinazione. Per questo è importante osservarli e assecondare ciò che a loro piace fare.
Questo si dovrebbe fare in famiglia e a scuola.
Invece noi cosa facciamo? Sin dai primi anni di vita li mandiamo a scuola, li imbottiamo di nozioni e li indirizziamo verso un percoso (una carriera) spesso distante anni luce da ciò che il giovane sarebbe diventato se l'avessimo lasciato libero di esprimersi e di sperimentare la vita secondo la sua particolare natura.
La conseguenza è che abbiamo una società di persone che occupano le "poltrone" sbagliate: avvocati che sarebbero stati degli ottimi imbianchini, medici che come idraulici avrebbero fatto scintille, e cose di questo genere".


Naturalmente il discorso è complesso ma, ditemi voi se questa società non sarebbe un tantino migliore se ognuno svolgesse un ruolo in accordo con la sua particolare natura?


Per questo credo sia importante sviluppare una certa sensibilità nel vedere non solo quello che "noi" vogliamo vedere nei nostri figli, ma anche ciò che, spesso, i nostri occhi di padre o di madre "affettuosi e protettivi" ci impediscono di scorgere.

venerdì 8 gennaio 2010

FILM: IL RICCIO

Una giovanissima adolescente dell'alta società parigina in crisi.
La sua ferma determinazione di farla finita con la vita.
La portinaia (dello stabile dove vive la ragazza) che nasconde un animo sensibile ed una biblioteca segreta.
Un ricco giapponese altrettanto sensibile ed imprevedibile che stravolge le vite di entrambe.
Un film pieno di colore, anche se il suo tema portante è la morte.