domenica 24 gennaio 2010

IL MATTO DEL CARNEVALE



Il Carnevale, la Pasqua e il Natale sono solo gli esempi più evidenti di quanto abbiamo perso il significato delle cose.
Molte "feste" antiche erano collegate a precisi momenti dei "Cicli Naturali" (l'ordinato susseguirsi delle stagioni) come detto nel post precedente. Il Carnevale, ad esempio, festeggiava (ed incoraggiava) il risveglio della Dea Madre (la Natura). Non era certo la "Fiera della vanità" che conosciamo oggi.

Oggi, la nostra visione della Natura è enormemente cambiata. Da un lato l'abbiamo "addomesticata e ingabbiata" in giardini perfetti e ben "recintati". Dall'altro la sfruttiamo senza pudore, favorendo le coltivazioni intensive e i mostruosi insediamenti industriali ed abitativi. E i pezzi di terra che non ci servono li usiamo come discariche.

Ai nostri occhi distratti la Natura sembra essere caduta in secondo piano. Nelle città moderne è sempre sotto i nostri occhi il degrado naturale (coi parchi o i terreni incolti offesi da cartacce e rifiuti di plastica). Ma anche le campagne non se la passano meglio. La Madre Terra, quando non è "sporcata" dai nostri rifiuti, è "intossicata" dai nostri ritrovati chimici, che la avvelenano e la intossicano. E non ci rendiamo conto del male che facciamo a noi stessi.

Ma torniamo a parlare del Carnevale "pagano". A proposito sapete che "pagano" significa semplicemente "abitante del villaggio"? Il paganesimo non è niente di mostruoso, come ci hanno fatto credere. Erano solo popolazioni che vivevano a più stretto "contatto" con la Natura.

Dicevo che il Carnevale è la Sagra della Primavera, ed inizia il giorno della Candelora (poi denominato Martedì Grasso), il 2 Febbraio. Questo è un periodo preparatorio ad un nuovo ciclo naturale. Un vecchio ordine è finito(quello dell'anno precedente) e per alcuni giorni regna il timore del caos più totale. In accordo a questo, in questi giorni di transizione ogni regola sociale e morale viene volutamente "sospesa" e l'uomo ricerca una nuova armonia con la Natura. L'uomo pagano provocava così il rifiorire delle energie vitali della Natura con amoreggiamenti, canti e danze sacre, mettendo fine al sonno invernale (in effetti anticamente il nuovo anno non iniziava a gennaio, ma con l'entrata della primavera).

Una figura centrale di questa festa era "il Matto del Carnevale" che imitava la figura del buffone di corte. Oggi noi sappiamo che i re e i suoi vassalli, nel medio evo, avevano i loro giullari di corte che li facevano divertire (ma erano spesso anche degli ottimi consiglieri).
Quello che invece non sappiamo è che sotto i panni del "buffone", spesso, si nascondeva un Bardo, o un uomo saggio (i nordici lo chiamavano wita). Questi Bardi nordici non erano solo dei cantastorie, ma anche "iniziati" ai misteri divini.

Il ruolo del Bardo si può far risalire a quello degli sciamani itineranti. Questi conoscevano molti "segreti" e li comunicavano a corte sotto forma di poemi, poesie o frasi sarcastiche cantate e suonate. Il loro scopo era "educare" alla "vera conoscenza" e far rilevare gli "errori" commessi dagli stessi re e nobili che li ospitavano.
Quindi, il Matto del Carnevale, equivaleva più o meno al buffone di corte, e rappresentava l'essere "risvegliato": colui che si è bruciato con la Luce Sacra della Conoscenza.

Continua. (2)

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