giovedì 14 luglio 2011

Tai Chi Chuan: Quando non si sa quel che si fa...



In genere si dice "si trova ciò che si cerca" per alludere al fatto che uno che non cerca una cosa non potrà mai trovarla.
Se è fortunato (o sfortunato, dipende dai punti di vista), al massimo, trova la cosa che sta cercando.

Però può anche succedere che pur cercando una certa cosa ne troviamo una molto migliore per noi, ma di cui ignoriamo il vero valore. Una cosa che possieda un "potenziale" molto, ma molto superiore alla cosa che stavamo cercando noi.

Immaginiamo che noi stavamo cercando un biglietto da cinque euro, avendo bene impressi nella mente il colore, la grandezza e le immagini stampate - evidentemente avevamo bisogno di soldi e pensavamo che cinque euro fossero sufficienti per soddisfare le nostre esigenze - e invece ne troviamo uno da cinquecento, ma non riconoscendolo per il suo valore lo buttiamo via.

Dico questo perché ho direttamente sperimentato, come insegnante di Tai Chi Chuan, che può succedere che una persona, per errate convinzioni, condizionamenti, o per semplice ignoranza, abbia trovato qualcosa di meraviglioso (in questo caso il Tai Chi) ma ne faccia un uso improprio, o quantomeno immensamente riduttivo.

Ecco che una sera all'inizio di una lezione, durante la respirazione prenatale, mi è capitato di sentirmi dire - in modo aggressivo e a mo' di rimprovero - da una persona che seguiva i miei corsi già da un paio d'anni ma che ancora non aveva la più pallida idea di cosa fosse il tai chi: "Io sono qui per fare il Tai chi, non per fare queste altre cose".

A questo punto sicuramente il lettore di questo post penserà che la colpa è mia, che sono io che non gli ho mai parlato dell'importanza del respiro, del Chi, dei canali energetici, di come i movimenti fluidi e lenti del Tai Chi Chuan portino a benefici fisici, energetici, emotivi e psicologici solo se sono abbinati al giusto modo di respirare.

Sbagliato!

Io a questa persona, come a tutte le altre che hanno la sfortuna di venire a praticare da me, gli avevo rotto i maroni per mesi e mesi sull'importanza di approfondire nella "realtà" quotidiana i principi del Tai Chi Chuan, cioè l'osservazione dello yin e lo yang negli elementi e nelle nostre azioni, dell'energia vitale, del rilassamento, dell'armonia...dei vuoti e dei pieni. Casomai leggendo qualche bel testo sull'argomento.

E di questo e di mille altre cose, a lui come agli altri, gliene parlavo (e ancora lo faccio) abbondantemente durante le mie lezioni. Secondo il mio grado di consapevolezza, s'intende.

Cercavo di far capire che il Tai Chi Chuan non è una ginnastica, non è basato sugli stessi principi del fitness. Il Tai chi è un'altra faccenda.

No!

Lui veniva solo per imparare la Forma...e si annoiava a farla lentamente.
E si annoiava a farlo come io dicevo di farlo. Lui aveva già le sue convinzioni di come doveva essere il Tai Chi...e voleva solo imparare sbrigativamente la Forma per ripetersela al mattino, a mo' di ginnastica.

Risultato: quella sera non l'ho messo alla porta in malo modo perché vi era un'amicizia di vecchia data (com'è difficile fare da insegnanti ad un "amico" che ti conosceva prima che tu diventassi insegnante di yoga o tai chi), ma mi sono talmente "spento" nelle mie lezioni e nel rapporto umano che lui, spontaneamente, dopo poche lezioni ha smesso di venire.

Questa persona non ha risolto i suoi problemi fisici né quelli psicologici ed energetici. Non ha capito un cazzo dell'Armonia!

L'armonia con se stesso e con gli altri questa persona non sa ancora dove sta di casa.

E' rimasto aggressivo e prepotente...conflittuale.

E se ancora si ricorda e pratica la Forma, sicuramente starà credendo di praticare Tai Chi Chuan (in pratica si sarà accontentato del biglietto da cinque euro invece che di quello da cinquecento).

Ma, altra cosa deleteria per me, se qualcuno lo vedrà praticare (così legnoso e disarmonico com'è) quella persona penserà male del suo istruttore. Perché, alla fine, la colpa è sempre dell'insegnante.

Non è che forse era meglio quando chi deteneva "certe conoscenze" se ne stava isolato e si faceva pagare fior di quattrini per concedere anche una sola "goccia" del suo sapere?
Ai posteri l'ardua sentenza.

4 commenti:

  1. Purtroppo la madre degli idioti è sempre incinta. Probabilmente con costui doveva aver fatto anche gli straordinari.
    Comunque su quello che si possa pensare di te osservando lui... non è detto che vada come pensi tu. Probabilmente chiunque lo conosca un minimo, vedendolo praticare dirà: "Cazzo... ma se qualcuno è riuscito ad insegnare a questo testone anche solo questa pantomima di forma... dev'essere proprio uno in gamba!"

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  2. Molto gentile. Grazie Franz.
    Sapessi che fatica tenerlo buono durante le lezioni.
    Devo dire che per me, comunque, è stata un'occasione in più per "mettere in pratica", anche nelle relazioni umane, i "principi" del Tai Chi: mi adeguavo ai suoi ritmi...quando lui era pieno io divenivo vuoto, quando lui era Yin io avanzavo. Alla fine mi sono stufato e...ho "fatto il vuoto totale".

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  3. Non so, ma da quel che scrivi, e dal racconto, direi che come sempre il torto non sta mai da una sola parte, che ergersi a maestri filosofeggiando sulla respirazione e sul sublime tai chi non e' altro che una forma occidentale di vedere le cose, che dietro nasconde un ego molto forte. Studio tai chi da un paio di anni, mi alleno ogni giorno, ho un insegnante orientale, cinese,ora e' lontano, e mai ho sentito da lui spiegazioni filosofiche e esoteriche, poche parole, molta pratica, una benevolenza infinita e un rapporto di devozione che viene dalla disposizione che egli mostra nel guidare l'allievo per sentieri sconosciuti. Ad ogni modo, nelle sue poche parole, un giorno, mentre camminavamo, dopo la lezione( strettamente pratica di tai chi(preceduta da riscaldamento e stretching)mi disse: tu mediti? dovresti meditare, ogni giono. Ecco, questo e' quanto, poi mi spiego' come lui lo faceva,e niente piu'. ed e' cosi' che sono ritornata a praticare la meditazione unendola alla pratica

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  4. Buon per te che hai trovato un siffatto maestro. Io, purtroppo, non sono un maestro.
    Comunque...non mi sembra che nel post parlo di respirazione, di vedere nella realtà quotidiana come agiscono i due principi yin e yang per meglio vivere nelle relazioni con gli altri.E queste non mi sembrano spiegazioni tanto esoteriche, quanto piuttosto pratiche e strettamente legate al Tai Chi.
    Ammetto comunque di aver avuto sicuramente parte di torto in questa vicenda.
    Grazie comunque del commento.

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