giovedì 28 luglio 2011

Arte Marziale - L'importanza della ripetizione del gesto...per renderlo perfetto



Qualunque sia la disciplina marziale che pratichiamo una cosa ha di certo in comune con tutte le altre: la ripetizione del gesto.

Che si tratti di Karate, Judo, Aikido, Kung Fu, Tai Chi Chuan, Muai Thai, Kick Boxing, Difesa personale, Boxe e quant'altro, la ripetizione del gesto ha sempre avuto un'importanza capitale.

Ma raramente, nelle mie frequentazioni di palestre, ho assistito ad un addestramento degli allievi consapevole di questo "semplice" particolare.

Di solito si cerca di "sbrigare" al più presto questa "formalità" passando direttamente al combattimento.

In alcune palestre non ho visto praticare nessun tipo di Kata, di Forma, né ripetizione concentrata del gesto, figuriamoci poi l'addestramento al respiro e al ritmo.
Ci si dedicava soprattutto agli esercizi di riscaldamento e alle tecniche di combattimento.

Lo scopo?
Diventare delle "macchine" da guerra per abbattere l'avversario...in palestra.
Mentre poi, nella "vita reale", sentirsi crollare immediatamente il mondo addosso sotto il peso della prima difficoltà emotiva.

La ripetizione del gesto, per non parlare dell'addestramento all'immobilità, al respiro e al ritmo (ampiamente praticati anticamente in oriente) ci dimostrano che il primo avversario da tenere sotto controllo siamo proprio noi stessi.

Un colpo di taglio, un pugno basso o un calcio alto ruotante dovrebbero essere ripetuti all'infinito cercando il giusto ritmo, il corretto equilibrio...il giusto respiro.

Il gesto deve divenire limpido, pulito, elegante, naturale...senza sbavature.

Il respiro svolge un ruolo importante in tutto questo.

Quando un gesto è teso e disarmonico il ritmo del respiro si altera (con disastrose conseguenze sugli stati emotivi e psicologici). Questo avviene costantemente durante la giornata. Anche durante un combattimento in palestra.

Al combattimento "reale", invece - senza un controllo effettivo sulle proprie emozioni e sui propri gesti -, non ci si arriva neanche, perché l'emotivo gioca brutti scherzi (paralizzando, facendo tremare, o facendo divenire eccessivamente alterati). Risultato: una brutta figura o un guazzabuglio di insulti, di improperi e parolacce che nulla hanno a che vedere con un "confronto" marziale.

La ripetizione del gesto (col giusto respiro e ritmo) di solito annoia.

Eppure cosa c'è di più bello che addestrare il proprio corpo, con pazienza, tenacia e conoscenza, per renderlo uno "strumento" efficace, elastico, forte ed elegante?

La ripetizione del gesto addestra il carattere, fortifica lo spirito, forma la massa muscolare in modo equilibrato, rinforza il sistema nervoso, porta a galla, nella nostra coscienza, il "segreto" dell'equilibrio dinamico (già ampiamente all'opera, in natura, da milioni e milioni di anni).

Il gesto vissuto consapevolmente è importante anche fuori dal tatami.

Grazie alla ripetizione del gesto (vissuto col Cuore) molti grandi uomini hanno realizzato opere importanti.

Cosa sarebbe stato Mozart se non avesse passato molte ore al giorno sulla tastiera? E cosa sarebbe stato Giotto, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Einstein, Bruce Lee o Pat Metheny (strepitoso chitarrista contemporaneo)?

La bellezza espressa da tutte queste persone, attraverso le loro opere, è anche frutto della "ripetizione del gesto". O no?

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