mercoledì 3 agosto 2011

La Res Pubblica


La meravigliosa forma di governo in cui siamo inseriti noi uomini moderni, la Democrazia, considerata da un punto di vista molto dilatato nel tempo è senz’altro un’anomalia storica. Infatti non è sempre stato così, anzi.

Lì dove (sotto le monarchie o i governi oligarchici) le decisioni partivano dall’alto, e il popolo non poteva fare altro che adeguarsi, in democrazia i popoli sono chiamati a “governare” se stessi. Ma per farlo devono innanzitutto sentire forte la “coscienza collettiva” e l’importanza della “cosa pubblica”.

La Democrazia (quella vera) rappresenta una grande opportunità per ogni singolo uomo e donna di divenire maggiormente responsabili di se stessi e della collettività. Un’occasione di crescita personale.

Non si può vivere in democrazia e continuare a fregarsene di tutti gli altri e del bene comune.

Non danneggiare i nostri simili (usando impropriamente i “beni” collettivi) dovrebbe divenire la norma di vita in democrazia.

Ecco le responsabilità dell’uomo di oggi, come le vedo io: la salvaguardia e il rispetto della cosa pubblica.

Ma cosa intendo per “cosa pubblica?”

Detto in breve per “cosa pubblica” si può intendere cose di pubblica utilità, perciò anche cose private, come la vetrina e l’insegna di un negozio, uno sportello bancomat (perché tutti ne sono beneficiari)..ma anche i “beni” dello Stato, edifici, strade, cartelli stradali…

Tutto ciò che è pubblico è una ricchezza di tutti, non dimentichiamolo!

Tra il “pubblico” vi è anche la Sovranità monetaria (ormai quasi inesistente). Anche quella dovrebbe appartenere al popolo di una nazione, non ad “organismi privati” transnazionali.

Per “cosa pubblica” s’intende anche il patrimonio naturale in cui siamo nati e cresciuti, a iniziare dall’habitat intorno a casa nostra.

Allo stesso modo “pubblici” sono i beni storici, artistici e culturali.

Attualmente la salvaguardia e il rispetto della “res pubblica” sono considerate come esclusive responsabilità dello Stato e di libere associazioni naturaliste, ambientaliste, culturali...invece ognuno di noi dovrebbe arrivare al punto di apprezzare la bellezza di un mondo migliore e di sentirsene responsabile, senza che nessuno lo obblighi a farlo. Senza il timore di multe e punizioni.

Il rispetto per la cosa pubblica ha un “ritorno” anche per se stessi e i propri cari, non dimentichiamolo. O ce ne ricordiamo solo quando ci serve l’efficienza di un’Ambulanza o di un Pronto Intervento della Polizia?

E i governanti democratici dovrebbero essere eletti solo se sono i primi a rispettare la “res pubblica” (ricordiamocelo tutte le volte che andiamo a votare).

Questi devono dimostrare di avere le palle per fronteggiare possibili minacce alla cosa pubblica, minacce come la delinquenza, le speculazioni monetarie e cose del genere, per intenderci.

Ma guardando come vanno le cose in giro mi sembra siano veramente pochi gli uomini politici che tengano alla “res pubblica” più che ai propri interessi personali.

Non è ammissibile che un politico abbia le mani in pasta in “affari” che vadano contro la salvaguardia e il rispetto del Paese, dell’habitat naturale, delle opere d’arte e della cosa pubblica in generale.

Anche l’attività di un libero imprenditore può essere considerata “cosa pubblica”. Proteggerla è un dovere per chi governa. Invece sembra che lo Stato se ne ricordi solo quando deve “mungere” le tasse.

Un politico non dovrebbe divenire un oligarca.

Disorganizzare l’amministrazione della cosa pubblica, ostacolando in tutti i modi l’efficienza di chi è preposto ad eseguire e vigilare sul buon andamento del Governo (cosa che regolarmente si fa in Italia quando si sta “all’opposizione”) è dannoso per tutti.

Un politico simile è altamente distruttivo per la democrazia, perché ne è in antitesi.

Dovrebbe finire l’epoca dei politici arruffoni o che mirano al potere personale.

Il “buon politico” non dovrebbe “viaggiare” in una corsia preferenziale, pensando che a lui è concesso tutto, al contrario, dovrebbe essere il primo a dare l’esempio su come si vive in una Repubblica. O no?

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