Vi è una stretta correlazione tra lo Yoga e le Arti Marziali, ma la cosa sembra sfuggire anche agli "addetti del settore", da entrambe le parti.
Dagli anni sessanta in poi abbiamo visto diffondersi, qui in Occidente, una cultura dello yoga mielosa, mistica, devozional-sentimentale...e spesso molto, molto molliccia. Intensa disciplina fisica e controllo dell'energia vitale=poco quanto niente; conoscenza di se stessi=ancor meno.
Dall'altro lato, nel settore "marziale" abbiamo assistito all'arrivo di antiche e nobili discipline orientali, come il Karate, l'Aikido, il Tai Chi Chuan, il Kung-Fu, il Judo...ma quasi mai gli istruttori hanno pensato di associare lo studio di entrambe le discipline. Forse perché non ne erano al corrente. Eppure sono entrambe importanti, in quanto complementari, e la loro associazione può rivelarsi decisiva per un corretto sviluppo armonico fisico, energetico e caratteriale del praticante.
Oggi raramente vediamo praticare, in un dojo o in una palestra, delle tecniche posturali tenute nella più assoluta immobilità (asana), oppure tecniche di osservazione e controllo del respiro, per non parlare di focalizzazione mentale.
Eppure anticamente non era così, e se pensiamo che praticare arte marziale, nei tempi che furono, voleva dire imparare a difendersi per la vita o per la morte in "situazioni reali", la cosa dovrebbe farci riflettere ancora più a fondo sul perché nell'antica India i guerrieri erano tutti esperti praticanti di Yoga.
Ma non ci si addestrava solo nello yoga e nell'arte marziale, nell'India dei tempi vedici i giovani Adepti venivano educati in tutte le più raffinate e diversificate Arti dei Quattro Upaveda (Veda secondari):
Dhanur Veda - Arti Marziali,
Ayurveda - Medicina per il corpo e per la mente,
Gandharva Veda - Musica, Danza, Poesia e Lettratura,
Sthapatya Veda - Vastu, studio degli influssi energetici astrologici e planetari in relazione all'architettura di interni e giardini.
Ai praticanti veniva insegnato praticamente a conoscere, manipolare e gestire anche i 107 Marma, i punti energetici vitali diffusi nel corpo, e le antiche armature di uomini, cavalli ed elefanti erano strutturate in funzione della protezione di questi punti vitali.
Prendendosi la briga di leggere qualche antico poema indiano, come il Mahabharata o il Ramayana, salta subito all'occhio come quei formidabili eroi e guerrieri fossero in possesso di conoscenze sul corpo umano - e sulle funzioni energetiche "sottili" dello stesso - di gran lunga superiori a quelle attuali.
Ma anche dopo i tempi vedici, ai tempi della diffusione del buddhismo (che pure era a favore della non violenza), l'arte marziale era considerata una delle diciannove "arti monastiche", non solo in India, ma anche in Thailandia, Indonesia, Birmania, Corea, Cina, Giappone. Questo perché l'arte marziale forgia il carattere, fortifica il corpo e lo spirito e, naturalmente, permette di difendersi (o di difendere qualcun'altro) in caso di necessità.
Recentemente ho fatto esperienza, a Torino, di commistione di arte marziale (in quel caso era la Muay thai) e Yoga sperimentati in gruppo. E' stata un'esperienza improvvisata (nel senso che io partecipavo solo agli allenamenti, molto duri, tra l'altro) ma molto interessante, e che potrebbe avere degli sviluppi in futuro.
Alla fine degli allenamenti mi è stato chiesto di dirigere una mini sessione di yoga e, naturalmente, l'ho strutturata soprattutto sullo scioglimento delle tensioni e sulla consapevolezza emotivo-sensoriale. Questo perché le emozioni giocano un ruolo cruciale in un combattimento.
Durante un combattimento non vi dovrebbero essere oscillazioni emotive. L'emotivo dovrebbe essere calmo e controllato. Cosa per niente facile, lo assicuro, soprattutto in uno scontro vero, reale.
La conoscenza e il controllo del proprio corpo e del respiro sono fattori basilari su cui lavorare nelle arti marziali. Esattamente come nello yoga.
Sempre durante questi recenti allenamenti ho notato come dei ragazzi giovani, forti e prestanti che avevano un buon controllo del corpo in movimento, facevano poi fatica a stare immobili o a rimanere attenti per pochi minuti ad osservare il ritmo naturale del proprio respiro.
In quelle occasioni non ho avuto modo di approfondire con loro l'importanza di questi aspetti , che io considero "basilari" anche in un addestramento marziale (perché ero appunto un ospite), ma ne abbiamo parlato, e ho sentito una buona risposta da parte di quei giovani...
...Chissà: forse è tempo di introdurre in modo più consistente la pratica dello yoga nei dojo e nei centri dove si insegnano arti marziali.
Bell'articolo che condivido in pieno, sono praticante di Jiu Jitsu brasiliano e penso che il controllo delle emozioni e del respiro possano aiutarti molto ,specialmente nelle competizioni considerando che una lotta o un incontro per prima si vince con la testa, ovvero l'atteggiamento giusto!
RispondiEliminaEnrico
Mi fa piacere che tu condivida, Enrico, soprattutto perché sei un praticante di arti marziali. Spero tu sia anche un praticante di Yoga, se non lo sei ti consiglio vivamente di cercare un buon corso e di iscriverti. Buona fortuna.
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