Ognuno di noi è
potenzialità illimitata.
Dirò di più.
Ad ogni istante ognuno
di noi ha illimitate possibilità di azione, di movimento e di esperienza, siano
esse fisiche, mentali o emozionali.
Non c’è limite a quello
che potremmo intraprendere a partire da questo preciso istante. Questo è
possibile in quanto l’essere umano non è statico, ma un flusso
energetico-coscienziale in costante movimento-trasformazione.
Pensiamoci bene e
osserviamoci in questo preciso istante: possiamo muovere una mano in molti
modi, cambiare posizione corporea, respirare più profondamente o smettere per
alcuni istanti di respirare. Possiamo fermare la lettura e parlare con
qualcuno, andare a bere un bicchiere d’acqua o fare qualcos’altro.
A partire da questo
preciso istante non c’è limite a quello che possiamo decidere di fare. E questo
in ogni istante della nostra vita.
In un qualunque istante
possiamo decidere di partire per un viaggio (verso qualunque meta), o decidere
di “viaggiare” leggendo un libro, guardando un film o con la fantasia.
Da questo punto di
vista possiamo considerare la vita intera come un viaggio, un viaggio
“esperienziale” dalle infinite varianti sensoriali e cognitive.
E se scorgiamo dei
limiti, nella nostra vita, di sicuro siamo noi a stabilirli.
Noi
siamo ciò che pensiamo di essere, e se non facciamo
qualcosa è solo perché ci siamo auto-convinti che non possiamo farla (forse
perché inusuale, non convenzionale, immorale, fuori dai nostri schemi o da quelli
collettivi, perché abbiamo paura della novità o semplicemente perché siamo
pigri).
Insomma: i limiti sono
nella nostra mente, siamo chiusi nei gusci dei nostri schemi mentali, di
conseguenza preferiamo scegliere la sicurezza di schemi mentali e
comportamentali ripetitivi piuttosto che concederci il lusso (anche se pieno di
incognite) di uscire dal guscio e lasciarci andare al flusso di una vita aperta
a tutto tondo.
Da questo punto di
vista possiamo affermare che l’illimitata o limitata potenzialità è tutta una questione
di scelta tra l’essere e il non-essere.
Come afferma Hocking: “…Sii ciò che sei. Cioè, sii nell’azione ciò
che sei nella realtà”.
Sii te stesso, insomma!
Riflettendo a fondo su
questa semplice frase possiamo scorgere nel “non-essere” la radice di molti mali e patologie psicologiche che tanto
affliggono l’uomo moderno: spersonalizzazione, crisi d’ansia, depressione,
confusione mentale, frustrazione, aggressività, senso di impotenza, insicurezza
e molto altro.
Nel tantrismo l’infinita potenzialità di espressione
e sperimentazione da parte di un qualunque essere-individuo,
a partire dall’attimo presente, è rappresentata dal punto (bindu) al centro degli yantra (diagrammi geometrici), o (nel tantrismo buddhista tibetano) è
rappresentato anche dalla sfera (tig-lé)
al centro del vajra (dorje).
A mio avviso questi
sono dei simboli interessantissimi da studiare, in quanto dispiegano un intero
universo di profondissime conoscenze psicologiche e spirituali - di carattere sia
individuale che universale e atemporale - che ben spiegano la natura di tutta
la realtà e…dell’infinita potenzialità che può essere espressa, ad ogni
istante, da ogni uomo o donna che decida liberamente di andare “più a fondo”
nell’apprezzamento delle esperienze che incontra (o che sceglie di fare) nella
propria vita.
A questo riguardo voglio
spendere qualche parola per meglio chiarire il mio punto di vista riguardo all’
“apprezzamento dell’esperienza”.
Generalmente si dà
valore solo a quelle esperienze che in un modo o nell’altro ci hanno colpito
particolarmente, cioè quelle “forti” esperienze che hanno scosso qualcosa
dentro di noi.
Le “comuni” esperienze,
invece, di solito vengono vissute nella più tranquilla indifferenza,
lasciandole scivolare nell’oblio di “ciò
che non merita attenzione”.
Si dimentica che
qualunque sensazione è già un’esperienza.
Questo atteggiamento, a
mio avviso irrispettoso e insensibile verso la vita e verso noi stessi, analizzato
più in profondità esprime la nostra dipendenza dalla forza di
attrazione-repulsione (o amore-odio), ed è la causa di un forte senso
individuale di insoddisfazione, di noia e di isolamento dalla totalità della
vita (oltre che di molti disagi sociali).
In poche parole ci
impoverisce, ci immiserisce.
Mi spiego meglio: se
non apprezziamo comuni atti quotidiani come respirare, bere un “semplice”
bicchiere d’acqua, camminare, guardare ciò che abbiamo sotto gli occhi,
sdraiarsi, sedersi, mangiare, toccare, odorare…e un milione di altre “comuni”
esperienze e sensazioni a cui normalmente non facciamo caso, ci stiamo privando
di preziosi momenti di vita che sommati assieme formano la quasi totalità delle
nostra esistenza.
Per tutto quel tempo
noi è come se non fossimo esistiti.
Per vivere, per
esistere pienamente, bisogna addestrarsi innanzitutto ad essere “sempre” presenti.
Non vi sono esperienze non degne di essere vissute.
Questa considerazione
(tra le altre) è alla base di tutte le tradizioni di Ricerca Interiore (come lo
Yoga, lo Zen, il Buddhismo Tibetano…).
La Ricerca comincia col
dare la massima importanza ad un “addestramento” al vivere con “presenza” ogni istante.
Attraverso questo
“addestramento alla presenza” pian piano possiamo imparare a “fluire con consapevolezza” sulle ali del
Tempo (perché gli istanti non esistono, la divisione del tempo in istanti è
solo una convenzione linguistica e simbolica), fino a realizzare che noi stessi
siamo una delle infinite espressioni del Tempo.
Grazie alla “presenza”
sperimenteremo in modo sempre più vasto l’unità di fondo tra noi e l’esistenza,
esattamente come ogni onda sente di far parte di un unico oceano.
Fino a scoprire che noi
siamo il Tempo, un Tempo che ad ogni istante può esprimere infinite
potenzialità.
Se ciò non avviene
nelle nostre vite dobbiamo indagare nella nostra “mancanza di presenza” e nella
consapevolezza ristretta e limitata da abitudini, ideologie e opinioni (le idee
che ci siamo fatti della vita e di noi stessi).
Se noi pensiamo di
essere limitati vivremo nella prigione di spazi esperienziali ristretti, ma se
capiremo che i limiti sono solo nelle
nostre rigide strutture ideologiche e
nei comportamenti abitudinari, quelle stesse “strutture” (le idee, le
convinzioni, le opinioni) perderanno
influenza sulla nostra coscienza e, svanendo come neve (al sole della
consapevolezza liberata), riveleranno tutto il loro carattere illusorio di
semplice miraggio.
Allora saremo liberi di
spaziare.
Solo allora potremo
realizzare più in profondità la verità dell’affermazione “ognuno di noi è potenzialità illimitata” e farne buon uso, perché
si libererà una grande energia dentro di noi.