sabato 20 ottobre 2012

Meditazione: uno sguardo disincantato






Molti anni fa ho letto un libro intitolato "L'incanto quotidiano", se non ricordo male l'autrice la tirava sull'allenarsi a vedere tutto "rose e fiori", nel vedere tutto incantevole. L'incanto quotidiano, appunto.

Ecco: a mio avviso la pratica Meditativa è esattamente il contrario, vale a dire allenare la propria consapevolezza a "combattere l'incanto quotidiano"!

L'incantesimo - cioè la fascinazione della coscienza attraverso un canto ben modulato - è già fin troppo diffuso ai nostri tempi, e persone che ce le cantano di cotte e di crude, su libri, giornali e tivù pubbliche e private, ve ne sono a bizzeffe.

Forse e tempo di svegliarsi da tutti questi incantesimi.

Chi si avvicina alla pratica della meditazione lo fa perché ha percepito, intuito, che tutti noi siamo già sotto incantesimo, e vuole "svegliarsi".

Egli vuole vedere le cose per quello che sono - o almeno avvicinarsi a una visione più oggettiva, più reale, di se stesso e della vita.

Chi si vuole svegliare non sa cosa vedrà e cosa farà una volta sveglio, sa solo che ha compreso che sta sognando un sogno in cui è impotente e, proprio come negli incantesimi delle fiabe, si sente come paralizzato, o peggio, costretto ad agire contro la propria volontà, asservito alla volontà di chi gli ha fatto l'incantesimo.

Allargando poi a tutto il nostro mondo percettivo il concetto dell'incanto quotidiano a cui siamo soggetti - e non incolpando nessuno in particolare della fascinazione di cui siamo vittime - potremo sperimentare personalmente che, attraverso le pratiche meditative, si arriva a vedere che "l'inganno" è dovuto semplicemente ad una "limitatezza percettiva" del nostro apparato sensoriale, e a conseguenti conclusioni sbagliate a cui arriva la nostra ragione, circa la natura della realtà.

Ecco che, per via delle nostre limitatezze percettive vediamo, ad esempio, il sole girare intorno alla terra quando è ben risaputo che siamo noi che viaggiamo intorno alla nostra stella.

Oppure consideriamo come stabili e immutabili tutti gli oggetti "solidi", compreso il nostro corpo, quando invece sappiamo tutti che nulla dura in eterno e che nulla permane identico a se stesso per più di cinque secondi.

Tutto è fluido!
Tutto muta costantemente nella sua composizione atomica.

Ma l'incanto quotidiano a cui siamo soggetti ci fa credere che sia "ragionevole" avere una visione stabile e standardizzata delle cose e della vita, o di come dovrebbe essere strutturata ed amministrata una società politica, economica o scientifica. 

L'inganno sensoriale, l'incanto quotidiano, ci fa credere che tutto durerà per sempre, immutato.

La Meditazione ci permette, invece, di avere una visone spazio-temporale più dilatata e più raffinata.

La Meditazione conduce oltre i limiti della ragione, pur senza danneggiarla.

Meditando non si diventa irragionevoli o sconclusionati, semplicemente si ammette che esiste dell'altro oltre i limiti della ragione.

Come fa notare Don Juan a Carlos Castaneda nell'Isola del Tonal, ognuno di noi organizza gli elementi del mondo secondo una propria logica "ragionevole", molto simile alla logica ragionevole della collettività in cui siamo inseriti.

Questa logica "ragionevole" è utilissima nell'ambito sociale, politico ed economico, ma non in quello umano e spirituale.

L'uomo non è solo un numero, una cifra o un nome, l'essere umano è molto di più.

Escludere che vi sia dell'altro oltre i limiti della ragione ci toglie la completezza che avremmo se solo osassimo "avventurarci", ogni tanto, oltre i limiti della ragione: nel vasto regno dell'ignoto.

Ecco: la consapevolezza lucida del meditante vede i limiti della propria e dell'altrui ragione e, pur riconoscendone l'utilità nel suo ambito, ammette che vi è molto altro da scoprire che sfugge alle leggi della ragione, un vasto oceano ancora tutto da esplorare.

Naturalmente questo non è un viaggio per esseri timorosi e pigri: occorre coraggio e spirito d'avventura.

Forse è proprio per paura e pigrizia che andiamo avanti tutta la vita conviti che sia tutto qui, che oltre non vi sia altro. "Dopotutto" - pensiamo - "si sta più comodi qui".

 Lo sguardo disincantato del meditante, invece, vede che oltre ciò che ho definito "l'incanto quotidiano" vi è una vita più completa, più spaziosa e luminosa.

E sa anche che, al contrario, rimanendo nello stato di "incanto quotidiano" egli  continuerà a vedere solo l'ombra della realtà, un pallido riflesso che nasconde ben più vasti orizzonti.

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