sabato 31 dicembre 2011

venerdì 23 dicembre 2011

I Fiori di Kama - L'Ardore



Per mia esperienza diretta posso dire di sperimentare che esiste una "forza", un "fuoco", all'origine di tutto ciò che viene all'esistenza.

Questo Fuoco, a livello universale (che poi include ogni minimo processo subatomico) scaturisce dalla "frizione" generata dal "desiderio creativo" di una vasta volontà "universale" (difficilmente percepibile da noi, se non nei suoi effetti) sulla "sostanza madre" primordiale.

La Volontà "originale" si ripercuote, come un'eco, nei nostri gesti quotidiani, così come in ogni processo istintivo e naturale. Solo che noi ne siamo inconsapevoli.

Comunque, a ben osservare, dobbiamo ammettere che questo "fuoco" è il fondamento stesso della vita, dei processi vitali biologici, di ogni pensiero. di ogni azione, di ogni desiderio...di ogni sacrificio (inteso come Sacro Ufficio).

Questo "fuoco", nei Veda, era definito Tapas, Ardore o Aspirazione Ardente. E si dice che Prajapati stesso (Colui da cui secondo i Veda tutto è stato creato, il Supremo Sé) abbia risvegliato in Sé l'Ardore, per ottemperare al suo "Sacrificio" della Creazione (Sacrificio ancora in atto).

Perciò, che ne siamo consapevoli o meno, l'Ardore pervade ogni processo vitale.

Tutto l'Universo è pervaso di ardore. E ogni azione, ogni processo, è un sacrificio (non nel senso negativo che gli è stato dato posteriormente, ma nel senso di "offerta" sacrificale, Sacro Ufficio).

Da questo punto di osservazione ogni nostra azione assume un carattere "sacro" (soprattutto se svolta con la giusta consapevolezza, col desiderio di "donare" e col desiderio di perfezionarsi).

Perciò, a mio modesto parere, per un buon andamento della società dovremmo essere animati da un desiderio di "offerta" di ogni nostra azione agli altri (o a "qualcosa" di più grande che ci contiene).

Ma è indispensabile imparare a rispettare l'altrui modo di "sacrificare", senza entrare in "collisione" con chi è diverso da noi. Armonia.

Ecco che allora anche il mangiare, il fare l'amore...lavorare, diventano azioni animate dall'Ardore, e allo stesso tempo "azioni sacrificali" che ognuno di noi dona, offre, a modo suo, come contributo all'andamento della vita sociale e universale.

Dopo questa mia scarna presentazione vi passo le pagine che seguiranno, che sono tratte da "L'Ardore", di Roberto Calasso, uno studio sui Veda (soprattutto il Rg Veda) e sui loro compendi: i Purana, i Brahmana e le Upanishad (a volte confrontati ad altre tradizioni occidentali). Un tentativo di capire il "perché" dell'ossessione dell'antica civiltà vedica per il ritualismo, il sacrificio, e delle connessioni tra i loro atti e lo sviluppo della prosperità, non solo del contesto sociale in cui erano inseriti, ma, addirittura, anche degli dèi e dell'intero universo. Per non parlare della ricerca del Piacere, della Verità e dell'immortalità.



Dal risvolto di copertina:

Qualcosa di immensamente remoto dall'oggi apparve più di tremila anni fa nell'India del Nord: il Veda, un "sapere" che comprendeva in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai confini dell'universo...

...Gli uomini vedici prestavano un'attenzione adamantina alla mente che li reggeva, mai disgiungibile da quell'Ardore da cui ritenevano si fosse sviluppato il mondo...

Una paginetta dal libro:

...L'attività da cui dipende e discende l'intera creazione è soltanto mentale. Ma di una specie che subito manifesta l'efficacia della mente su ciò che le è esterno.
E le propaggini dell'esterno sono, per la mente, l'interno del proprio corpo. Così si produce una combustione invisibile, un tepore progressivo, fino all'ardore che consegue all'operare della mente. E' il Tapas, ben noto agli sciamani siberiani, ignorato o clandestino nel pensiero occidentale.

...Ciò che agisce sul mondo, ciò che lo investe, è il Tapas, l'ardore interno alla mente. Senza di esso ogni gesto, ogni parola sono inerti. Il Tapas è la vampa che occultamente o in modo manifesto percorre il tutto.

Il sacrificio è l'occasione perché si incontrino e si congiungano quelle due modalità dell'ardore, visibile nel fuoco, invisibile nell'officiante.

Questa la massima approssimazione concessa, se si vuole nominare il dato più elusivo e inevitabile: la sensazione di essere vivi. Che ridotta alla sua essenza propriocettiva e termodinamica, è sensazione di qualcosa che sta bruciando, qualcosa che arde su un fuoco lento e costante.

...Perciò il sacrificio, in quanto atto del bruciare qualcosa, dovette apparire coma la più "precisa equivalenza" visibile di quello stato che è il fondamento della vita stessa.

L'ARDORE, ROBERTO CALASSO, ADELPHI EDIZIONI

venerdì 16 dicembre 2011

martedì 13 dicembre 2011

Sachiko Kodama e le sue Sculture liquide

Decisamente suggestive queste "sculture liquide" dell'artista giapponese Sachiko Kodama.

Gli elementi utilizzati sono un liquido (detto ferrofluido) composto da nanoparticelle ferromagnetiche sospese in un solvente sintetico.

Il ferrofluido è attratto dai due magneti (in cui sono state incise delle spirali) e - grazie a un gioco di corrente alternata e ad una musica sincronizzata ai movimenti - si è avuta questa suggestiva performance.

Tutto un gioco di elettromagnetismo, insomma, più un pizzico di creatività umana.




mercoledì 7 dicembre 2011

Immobilità: l'Arte di aprirsi un varco verso la libertà!



Le tecniche di meditazione sono dei "metodi scientifici" utilizzati sin dall'antichità per liberarsi dall'ignoranza sulla "vera" natura della realtà (quindi anche di se stessi).

Molto importanti in tutte le tecniche meditative sono: l'allenamento della capacità di "osservare stando a lato" (senza identificarsi nei fenomeni osservati), e quello di conquistare l'immobilità fisica e mentale.

Qui parleremo solo dell'importanza di sperimentare regolarmente (all'interno della giornata) momenti di immobilità fisica, e del perché questa "pratica quotidiana" è così importante per "aprirsi un varco verso la libertà".

E quindi iniziamo con una dissacrante affermazione: l'essere umano non è libero!

Vediamo perché.

Se osserviamo attentamente tutto ciò che ci circonda (compreso noi stessi) vedremo che tutto, ma proprio tutto, è in costante movimento (ormai sappiamo che anche nella pietra e nei minerali vi è un continuo "brulicare" di fenomeni atomici e subatomici.

Insomma: nulla è immobile.

Ma cosa muove tutte le cose?

E, soprattutto: "ogni singola cosa si muove per sua spontanea decisione e volontà o è piuttosto mossa da Leggi in cui è contenuta?"

Lasciando da parte un'analisi approfondita del "cosa" muove tutte le cose, dobbiamo comunque ammettere che vi è "qualcosa" che causa il movimento e la trasformazione di tutti gli aggregati atomici.

Insomma: vi sono delle "forze" che fanno sì che una mela non resti mai "fresca", e che piano piano si deteriori.

Tutto si trasforma e cambia di stato, volendo o nolendo. Persino il volto della Sfinge, roso dai venti, si sta lentamente consumando.

Le stesse "forze" che causano il cambiamento sono anche all'origine del "movimento".

Perciò possiamo benissimo affermare che viviamo in un gigantesco "vortice" che muove galassie, stelle, pianeti, forme viventi e minuscoli atomi.

In poche parole tutto è mosso da stimoli esterni (o mentali: i condizionamenti acquisiti con le consuetudini, l'educazione, l'imitazione, eccetera...).

Parrà offensivo o dissacrante, ma "noi siamo polvere mossa dal vento".

Dov'è la libertà in tutto questo?

Vi è libera scelta in questo vorticare (sia a livello fisico che sociale)?

Nessuna!

Da questa comprensione nasce (in qualcuno-a) il desiderio di indagare più a fondo in questa faccenda, per scoprire se esiste una "via di fuga".

Gli "strumenti" - come già detto - esistono: sono l'Osservazione e lo sperimentare periodi più o meno lunghi di immobilità fisica e mentale.

L'utilità dell'Osservazione è forse più comprensibile. Tutti i capolavori dell'Arte e della Scienza sono nati anche grazie ad una spiccata capacità di osservazione.

Ma pure l'immobilità ha giocato la sua parte, nell'Arte e nella Scienza. Molti artisti e scienziati hanno testimoniato che molte delle loro ispirazioni sono avvenute proprio nei momenti di "sospensione" dagli sforzi fisici e intellettivi.

Vi è "qualcosa" di forte e pregnante nell'immobilità.

Dalla "frizione" che nasce dall'opporsi volontariamente alle "leggi che muovono tutte le cose" possono scaturire "lampi" di comprensione profonda delle medesime leggi, e del nostro "ruolo" all'interno delle medesime.

Contemporaneamente si coltiva una capacità indispensabile ad ogni "ricercatore": l'Arte di resistere mantenendosi focalizzati sull'obiettivo.

Inutile anticipare altro...chi praticherà scoprirà!


giovedì 1 dicembre 2011

Racconti dei saggi Samurai



Un libro veramente ben fatto, rilegato in modo elegante e pieno di immagini artistiche giapponesi.

Naturalmente anche il contenuto è all'altezza della veste tipografica.

In pratica vi sono molti racconti di samurai, ronin, ninja, cortigiane e nobili signori dell'epoca storica del Giappone che fu, ognuno intessuto attorno a una morale cavalleresca nipponica.
Un bello spaccato del Giappone feudale.

LA PROVA DEL CAVALLO

Un maestro di sciabola voleva scegliersi un successore che dirigesse la sua scuola. Convocò i tre migliori allievi davanti a un recinto dov'era rinchiuso un giovane stallone.
Il purosangue non era stato domato e se qualcuno gli si avvicinava dava segni di grande nervosismo.

Il sensei dichiarò: - Ecco la prova che vi propongo per controllare a che livello siete: entrerete uno dopo l'altro nel recinto e non ne uscirete che dopo aver girato attorno al cavallo. -

Appena il primo discepolo penetrò nello stretto serraglio, lo stallone selvaggio si impennò, e iniziò a far balzi e a sferrar calci. Saltellando da un piede all'altro, simulando mosse per ingannare l'animale, schivandone gli attacchi con velocità sorprendente, con una precisione e un senso del ritmo mirabili, il samurai evitò ogni colpo di zoccolo e uscì dal recinto senza la minima scalfitura. Fu come una danza accordata sull'energia dell'animale.

Il secondo discepolo mise in opera una tattica molto diversa. Con le mani in avanti come se tenesse una sciabola immaginaria, intensamente concentrato, simulò un attacco lanciando un grido che proveniva dalle profondità del suo essere. Spiazzato, il cavallo fece uno scarto e gli lasciò via libera. Arrivato dall'altra parte del recinto il samurai ripeté la manovra, e il purosangue, visibilmente intimidito, fu di nuovo interrotto nel suo slancio e liberò il passaggio.

Quanto al terzo discepolo, dette prova di un'assenza di tensione incredibile. Avanzò con grande calma, come se fluttuasse sul suolo, mentre un sorriso interiore gli illuminava il volto. Il cavallo non fece nessun passo falso, non ebbe la minima reazione, apparentemente indifferente alla presenza dell'uomo.

Il maestro si rivolse ai due primi discepoli: - Avete dimostrato di aver raggiunto un altissimo livello nell'arte della sciabola. L'uno, con atteggiamento yin, ha dato prova di un'eccellente scienza nel sottrarsi ai colpi. La sua vigilanza era senza fallo, non si è mai lasciato sorprendere e ha sposato il movimento dell'avversario.
L'altro, con un'approccio yang, è riuscito, grazie al suo kiai, a spiazzare il cavallo. Proiettando la sua energia interna lo ha dominato. -

Poi, rivolgendosi al terzo discepolo, il sensei gli disse: - Quanto a te eri nello stato di Mushin, del Non-Spirito. La tua anima era calma e trasparente come l'acqua di un lago che nessun soffio di vento agita. Non era turbata da alcuna ombra. Nessuna paura, nessuna intenzione veniva ad offuscarla. Un animale è particolarmente sensibile alle emanazioni. Il cavallo si è sentito in confidenza e si è calmato. Tu eri in perfetta armonia con lui. Non c'era più nessun dualismo, non c'era più né l'io né il nemico. -

E il maestro gli consegnò il menkyo kaiden, il certificato della trasmissione suprema dei segreti della sua scuola.

Racconti dei saggi Samurai, Pascal Fauliot, L'Ippocampo Edizioni