Dice il saggio Patanjali, negli Yoga Sutra, che le carattereristiche di una Asana è che deve essere:
- stabile e confortevole;
- mantenuta a lungo;
- praticata in perfetta concentrazione;
- praticata nella perfetta immobilità.
- stabile e confortevole;
- mantenuta a lungo;
- praticata in perfetta concentrazione;
- praticata nella perfetta immobilità.
Quindi vediamo che uno dei requisiti essenziali della pratica delle asana è che devono essere stabili e confortevoli.
Ma quando una asana è stabile e confortevole?
Non certo dopo una, due o dieci volte che l'abbiamo praticata.
L'asana stabile e confortevole è una conquista. Una conquista che può richiedere anche mesi o anni di addestramento.
Ma perché faticare tanto per stare comodi in una asana? Non sarebbe meglio sdraiarsi tranquillamente sul divano e...lasciarsi andare?
Perché faticare tanto? Per ottenere cosa poi?
E qui subentra l'importanza di capire cosa stiamo facendo e perché lo stiamo facendo.
Se ci siamo iscritti ad un corso di yoga per rilassarci sicuramente va bene anche starsene sdraiati sul divano con un bel sottofondo di musica lounge, classica, jazz...
Ma se ci siamo iscritti ad un corso di yoga perché abbiamo letto testi importanti, come la Bhagavad Gita, gli Yoga Sutra, la Shiva Samita...
Se abbiamo comprato quei testi perché avevamo intuito che c'era altro da conoscere su noi stessi e sul mondo che ci circonda...
Se avevamo intuito che c'era altro da sapere sul perché dell'esistenza, cose di cui non ci ha mai parlato nessuno...
Se avevamo intuito, leggendo quei testi (ed altri classici) che lo yoga può aprire squarci di conoscenza, di amore e di potere interiore non ottenibili con altri mezzi comuni...
Se avevamo intuito che diventare uno "yogi" può essere un'impresa talmente ardua (ma altamente desiderabile) da richiedere una intera vita di dedizione alla pratica e allo studio, e...
Se avevamo intuito che la prima tappa importante da raggiungere per poter affermare che stiamo "veramente" praticando yoga è l'aver reso la mente stabile, silenziosa, attenta, concentrata (come afferma lo stesso Patanjali proprio all'inizio del suo trattato), allora capiremo il perché dell'importanza di rendere l'asana stabile e confortevole.
Infatti finché il corpo non si è forgiato con la pratica dello yoga, finché non si ragginge una perfetta immobilità fisica, non si può avere anche l'immobilità mentale. Questo perché la mente si agita ad ogni piccolo soffio di vento, ad ogni pensiero, ad ogni emozione...ad ogni seppur minimo movimento fisico o alterazione del respiro.
E solo quando le "fluttuazioni mentali" si sono acquietate è possibile una ferma e duratura concentrazione della coscienza su un pensiero, un oggetto meditato...una dimensione di noi stessi più rarefatta e raffinata.
E questo è ottenibile solo quando l'asana è stabile e confortevole.
Ecco il perché di una conquista!
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